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Autore: ineedmagicandsuperheroes    26/04/2014    2 recensioni
Post-Mockingjay alternativo.
Peeta è morto durante la rivolta a Capitol City, Haymitch e Katniss si ritrovano soli e apparentemente incapaci di andare avanti.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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È inverno, e il cortile sul quale si affacciano le case dei Vincitori è ghiacciato. Si sente solo lo starnazzare delle oche. 
Haymitch Abernathy è in piedi vicino al recinto; è impossibile capire se sia lì per nutrire il suo allevamento di pennuti o per rovinarsi un po' il fegato mentre guarda qualcosa di vivo, tanto per cambiare.Di certo non sente freddo, con tutto l'alcol che ha in corpo.
Katniss Everdeen esce di casa come una furia, brandendo un piccone da minatore. 
-Dolcezza, dove hai trovato quell'arnese?- Dal tono di voce non sembra nemmeno lontanamente preoccupato, e probabilmente è troppo ubriaco per realizzare che la ragazza non dovrebbe nemmeno avvicinarsi ad oggeti del genere. Non dopo la morte di Prim e Peeta e la partenza di Gale. 
Katniss si avvicina alla prima casa e, piangendo, colpisce la finestra al primo piano fino a distruggerla completamente. Urla, e squarcia il cielo. Piange, urla e colpisce per interi minuti, poi arriva davanti alla casa di Peeta; o meglio, quella che una volta era la casa di Peeta. Dentro è rimasto tutto intatto. La Ragazza di Fuoco adesso è una fenice che non riesce più a rigenerarsi dalle proprie ceneri. Cade in ginocchio sul prato ghiacciato, lascia andare il piccone e singhiozza rumorosamente. Haymitch non si è mosso. 
-Torna in casa, dolcezza. Fa un freddo cane. 
Katniss impiega quasi un minuto per fermare i singhiozzi, poi risponde con voce roca: -Stai zitto Haymitch. 
L'uomo sostiene il suo sguardo, poi si gira ed entra in casa; non la propria. È già in cucina quando Katniss entra a passo di marcia, bagnando tutto il pavimento con gli scarponi. 
Haymitch si appoggia al bordo del tavolo, con il viso diretto verso la porta della cucina dalla quale Katniss è appena entrata. 
-Le lacrime e gli atti vandalici non li faranno tornare indietro.- Non parla come chi è sul punto di perdere i sensi, non ancora, ma nella sua voce si distingue una nota di scherno decisamente inopportuna. 
-Nemmeno ubriacarsi.- Risponde con ostilità Katniss, lanciandogli un'occhiata assassina. 
-Bere mi fa dimenticare che siano mai esistiti.- spiega Haymitch, con la stessa disinvoltura con cui annuncerebbe di voler fare una passeggiata. 
-Lurido bastardo, morirei piuttosto che diventare come te.- sibila la ragazza, il volto una maschera di dolore e disgusto. 
Con uno scatto degno del vincitore della cinquantesima edizione degli Hunger Games, e non del suo fantasma ubriaco, Haymitch le serra il collo con una mano e la sbatte contro il muro. Katniss ha già vissuto una scena simile, e le lacrime iniziano a velarle gli occhi. Il suo vecchio mentore deve realizzarlo, perché apre la mano e la sposta sulle ossa sporgenti all'attaccatura del collo. La presa è decisa, ma non tanto forte da farle male. La mano sinistra, chiusa a pugno, sbatte contro il muro a pochi centimetri dalla testa di Katniss, senza incuterle il minimo timore. Haymitch non è l'unico ad essere infuriato. 
Per ora, comunque, è lui a condurre il gioco e si abbassa per sibilarle all'orecchio: -Tu sei già come me. Lo sei adesso, infatti non permetti a nessuno di aiutarti; lo eri durante la Rivolta, quando hai lasciato che i tuoi amici si sacrificassero al posto tuo; lo eri nella seconda arena, quando non ti sei fidata dei tuoi alleati nemmeno per un minuto; lo eri durante il Tour della Vittoria, quando eri troppo occupata a pensare a te stessa per raccontare a me e a Peeta cosa ti aveva detto il Presidente; lo eri già anche nella prima arena, quando hai permesso che la ragazzina che ti aveva salvata morisse trafitta...una lancia, un becco. Non fa molta differenza. La verità è che sei sempre stata uguale a me, Katniss Everdeen; io l'ho capito dal primo giorno e, in un angolo remoto del tuo cervello, dove nascondi tutte le cose che non ammetteresti mai, anche tu covi questo pensiero. 
-No.- Katniss lo spinge con tutta la forza che ha in corpo, ma lui non si sposta di un centimetro. La ragazza si arrende, cerca i suoi occhi, scrolla la testa e ripete decisa: -No. 
-Bene allora, parlami di quanto siamo diversi.- Risponde Haymitch, ritirando le mani e indietreggiando abbastanza da non toccarla, senza però lasciarle lo spazio necessario per andarsene. 
-Farò di meglio. Te lo dimostrerò.- Katniss non piange più: le fiamme che ha nelle pupille le hanno asciugato le lacrime. 
-D'accordo, dolcezza.- Ribatte l'uomo, prima di bere un sorso dalla fischetta che porta sempre con sè e imboccare la porta della cucina. 
Si avvia, barcollando leggermente, verso casa propria e sorride: Katniss non piange più.

  
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