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Autore: LullabyPotter    26/04/2014    2 recensioni
Prequel di Seeking Darkness
Un'adolescente che vive nel lusso di una casa fatta di vetro e di un nome che pesa come un macigno. Lily Stark, al vostro servizio.
«Perché mi nascondi quello che fai?» domandai, gesticolando e spaventando Muffin, che si rifugiò nella mia tasca. «Non mi hai mai escluso dalla tua vita, non farlo proprio ora!»
Ma lui non rispose. Rimase in silenzio, dandomi le spalle, ed era anche peggio che se mi avesse risposto con una delle sue solite battute.

_Eagle ||
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: James 'Rhodey' Rhodes, Nuovo personaggio, Obadiah Stane, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: AU, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Lily's Stories'
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Dolore e perdita
 
Tony Stark, visionario, genio, patriota americano. Anche in giovane età il figlio del leggendario creatore di armi Howard Stark, si è ritrovato alla ribalta grazie alla sua brillante e geniale mente. All'età di 4 anni costruì il suo primo circuito, all'età di 6 il suo primo motore, a 17 anni si è laureato al MIT summa cum laude. Ma poi, il decesso di un titano. Obadiah Stane, alleato e amico di una vita di Howard Stark, si fa avanti per riempire il vuoto creato dal leggendario fondatore. Fino al ritorno a casa del figliol prodigo ventunenne che viene consacrato Amministratore Delegato del regno, e con il patrimonio spirituale del padre, Tony introduce una nuova era, creando armi intelligenti, robotica all'avanguardia, target satellitari. Oggi Tony Stark ha cambiato radicalmente il volto dell'industria bellica garantendo libertà e protezione ma soprattutto gli interessi dell'America in tutto il Mondo.
Quando la voce dello speaker terminò e il video si spense, Rhodey salì sul palco. Sentii di sfuggita ciò che disse: ero troppo occupata a capire perché la sedia tra me e Obadiah fosse ancora vuota.
Sapevo che ci teneva, a dare quel premio a Tony. Ma Rhodey stesso sapeva che Tony non si sarebbe presentato. Era un classico di mio fratello.
Obadiah si alzò, mi lanciò uno sguardo esasperato allacciandosi la giacca del vestito e si avvicinò al palco, prendendo in mano la situazione.
Io già pensavo a quello che avrei detto a Tony da lì a poco.

- - -

Trovammo Tony al tavolo da gioco, circondato da ragazze con più pelle che stoffa. E Obadiah aveva appena finito di dire che il più grande pregio (e difetto) di Tony era che lavorava troppo.
«Sei incredibile.» gli disse Rhodey, piazzandosi alle sue spalle. «Sei davvero incredibile. Mi avevano detto che se ti avessi consegnato un premio ne saresti stato onorato.»
«E lo sarei» ma non finì la frase. Rhodey gli mostrò il premio, un piedistallo di vetro da cui partiva un pilastro che si attorcigliava su se stesso sormontato da una sfera. «Ah.» rispose Tony. Mi appoggiai al tavolo da gioco e scossi la testa. Tony lo prese in mano. «Mi dispiace, l'ho dimenticato. Ma mi farò perdonare.»
Rhodey non sembrava molto convinto.
Mio fratello prese i dadi in una mano e la porse a una delle ragazze tra cui mi ero infilata. «Dammi un po' di fluidi.» lei soffiò con fare sensuale e lui fece per passare la mano a me. «Non ci pensare nemmeno.» gli dissi, scuotendo la testa.
Lui rinunciò subito (strano, tra l'altro) e mise il pugno chiuso davanti a Rhodey. Che, come me, non aveva intenzione di soffiare sui dadi. Dato che Tony non demordeva, Rhodey gli colpì la mano e i dadi partirono sul tavolo. Non ne capivo molto di gioco d'azzardo, ma i due uno che uscirono non lo resero molto felice.
Finalmente si decise a uscire. La musica della sala mi stava facendo venire mal di testa.
Dato che eravamo al Cesar Palace, vicino alla fontana all'ingresso degli attori impersonavano Giulio Cesare e Cleopatra. «Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare.» esclamò, porgendo all'attore il premio che Rhodey gli aveva consegnato poco prima. Lo recuperai io passando. Lo avrei messo insieme a tutti gli altri di cui Tony aveva tentato di disfarsi.
Eravamo alla macchina, quando una donna ci avvicinò. «Christine Everard, Vanity Fair Magazine, solo qualche domanda, signor Stark!»
Tony non si girò subito. Chiese a Happy, la sua guardia del corpo, la sola cosa che importasse per lui: «Com'è?»
Quando Happy rispose che si, era carina, Tony finalmente si voltò. «Salve!»
Mi appoggiai alla macchina a braccia conserte. Lo avevo già visto fare così più volte di quanto fosse lecito.
«Signor Stark, lei viene definito il Leonardo da Vinci contemporaneo, cos'ha da dire?»
«Una cosa ridicola, io non dipingo.» risposta tipica di Tony.
Christine non si fece intimidire. «E riguardo all'altro soprannome, il mercante di morte?»
«Non è male...» rispose lui, con espressione compiaciuta. «Mi faccia indovinare: Berkley?»
«Brown, in verità...»
«Beh, signorina Brown, è un mondo imperfetto ma è l'unico che abbiamo. Creda, quando non serviranno più armi per mantenere la pace, costruirò mattoni per ospedali pediatrici.» era una cosa che diceva anche a me.
«Prova spesso le battute?»
«Ogni sera prima di coricarmi.»
«Sì, lo vedo...» Christine sembrava stancarsi.
«Mi piacerebbe mostrarglielo di persona...»
«A me interessa una risposta seria.»
Tony si avvicinò al registratore togliendosi gli occhiali da sole – sì, li portava anche di notte. «Daccordo, sarò serio. Mio padre aveva una filosofia: “pace significa avere una mazza più grossa degli altri”.»
«Una gran bella battuta da chi vende le mazze.»
«Mio padre ha aiutato a sconfiggere i Nazisti. Ha lavorato al progetto Manhattan. Molti tra cui suoi professori alla Brown lo definirebbero un eroe.»
«E molte persone un affarista della guerra.»
Non sapevo a chi dare ragione. Ero sempre stata indecisa su cosa pensare di mio padre, soprattutto perché non lo ricordavo e Tony non mi aveva parlato molto di lui.
Mio fratello stava rispondendo a tono. «E scriverà anche su quante persone abbiamo salvato con la tecnologia medica avanzata o di quante persone la nostra cultura intelligente ha sfamato? Tutti questi progressi: finanziamenti militari, cara.»
Christine era passata dallo scetticismo all'ammirazione. «Magnifico... ha mai perso un'ora di sonno in vita sua?»
«Magari ne perderei qualcuna con lei.»
Sapevo come sarebbe finita. Christine che saliva in macchina con noi fino a casa, beveva un drink con Tony e spariva nella sua camera. L'ultima di una lunga serie.
Fortuna che le camere erano insonorizzate.

- - -

Il giorno dopo, quando mi svegliai, Tony era già uscito e Pepper non c'era. Non mi stupii della cosa: mio fratello doveva partire per l'Afghanistan e lei probabilmente svolgeva qualche commissione per lui.
Mi stavo recando in camera mia, quando vidi la giornalista della sera prima aggirarsi per la casa con indosso solo gli slip e la camicia che Tony indossava la sera prima. Non aveva nemmeno la decenza di vestirsi in casa d'altri.
Dopo che aveva toccato l'ennesima cosa che non avrebbe dovuto, Jarvis le fece capire in maniera non del tutto sottile che non poteva stare qui.
Fece un salto che quasi bucò il soffitto.
«Quello è Jarvis, gestisce la casa.» dissi, e lei si voltò a guardarmi.
«Tu invece sei Eileanor. Dico bene? La minore di casa Stark.»
Mi limitai ad annuire. Volevo sbatterla fuori a calci da casa mia, ma aspettavo che arrivasse Pepper che sicuramente aveva delle istruzioni per lei.
«E lui?» indicò Muffin che spuntava sulla mia spalla tra i capelli. «È il mio criceto. Si chiama Muffin.»
«E lo tieni sulla spalla?» sembrava perplessa.
«Non è mai scappato, se è questo che vuole sapere.» presi un respiro profondo. «E le sarei davvero molto grata se evitasse di girare per casa come se fosse sua. L'essere andata a letto con mio fratello non le dà il diritto di comportarsi come se l'avesse sposato.»
Ero stata diretta, antipatica e senza un briciolo della classe che avrebbe avuto Pepper, ma non mi importava. Ero stufa marcia delle donne che credevano di poter fare quello come pareva loro in casa mia solo perché andavano a letto con Tony.
Christine mi squadrò. Chissà cosa avrebbe scritto su di me.
Pepper comparve in quel momento e la giornalista concentrò l'attenzione su di lei. «Lei deve essere la famosa Pepper Potts.»
Annuì. «Si, sono io.» non mi ero resa conto degli abiti avvolti nella plastica che teneva in mano finché non li alzò per mostrarli alla giornalista. «Questi sono i suoi abiti, sono stati lavati in tintoria e stirati. Fuori l'attende una macchina che la porterà ovunque desideri andare.» non ci avevo mai fatto caso, ma Pepper alcune volte aveva un certo fare da hostess.
Christine si avvicinò sculettando, prese i vestiti e li appoggiò dietro la spalla. «Dopo tutti questi anni Tony la manda ancora in tintoria?»
Tony? E chi le aveva dato il permesso di chiamarlo per nome?
«Io faccio qualunque cosa il signor Stark mi chieda di fare. Incluso, eccezionalmente, portare fuori la spazzatura. Desidera altro?»
Questa era classe.


- - -


Capii che Tony non era ancora uscito quando Pepper si avviò verso il laboratorio. Passò a salutarmi cinque minuti prima di uscire, con un ritardo tale che Rhodey si sarebbe arrabbiato e non poco.
Passai il resto della giornata a leggere, scrivere e giocare, dato che altro da fare non avevo ed ero sola. Pepper arrivò la sera, per farmi compagnia.
Erano più o meno le due del mattino, quando squillò il mio cellulare. Io e Pepper ci eravamo messe in salotto, dopo cena, lei sul divano davanti alla finestra che dava sul mare, io sulla poltrona davanti a lei, il computer appoggiato sul tavolino. Non mi avvicinavo mai alle finestre della casa che davano sullo strapiombo: l'unica volta che lo avevo fatto avevo avuto un attacco di panico tale che mi aveva convinto a non guardarle mai più.
Mi ero alzata a prendere il succo di mela, quando Highway to hell si era sprigionata dalle casse del mio Nokia. Il nome che lampeggiava sullo schermo al ritmo di musica era Obadiah Stane.
«Lily?» la sua voce, storpiata dall'altoparlante del cellulare, sembrava preoccupata. «Ti ho svegliata?»
«No» risposi, tornando verso la poltrona. «Cosa c'è?»
«Si tratta di Tony.»
Il mio cuore perse qualche battito. «Cos'è successo?» chiesi, sprofondando nella poltrona.
«C'è stato un attacco al suo convoglio. Lui è sparito.»
«Tu stai scherzando, vero?»
Sentivo le lacrime salire. Non poteva essere vero. Tony disperso... volevo credere che fosse solo uno scherzo di pessimo gusto.
«No, Lily. Tony è scomparso.» una pausa, forse per darmi il tempo di metabolizzare il concetto. «Sei sola? Vuoi che venga da te?»
«No!» esclamai. L'ultima cosa che volevo era avere lui in casa. Cercavo di trattenere il pianto fino alla fine della chiamata. «No, c'è Pepper con me. Tienimi informata.» chiusi la comunicazione.
Lasciai andare il cellulare che scivolò sulle mie gambe e cadde a terra. Non mi trattenni più. Muffin uscì dalla tasca e mi guardò, mentre Pepper si sedeva sul bracciolo della poltrona e mi abbracciava chiedendomi cosa fosse successo, ancora ignara di quale fosse il motivo che mi aveva portata a un pianto tanto incontrollabile.
«Tony» riuscii a dire tra i singhiozzi. «Ha-hanno at-taccato il suo con-convoglio... lui è...»
«Shh» disse lei, stringendomi di nuovo a sé. «Lo troveranno, vedrai. Tornerà presto.»
Ma sentii distintamente piangere anche lei.

- - -

Il mattino dopo, quando mi svegliai, ero nel letto di Tony. Doveva avermici messo Pepper dopo che mi ero addormentata tra le sue braccia.
Rimasi sdraiata a lungo, stringendo le coperte e guardando il soffitto. L'ultima volta che aveva dormito in quel letto, Tony lo aveva fatto con Christine. E mi sembrava passato un secolo da quando mi aveva salutata con la promessa di passare una giornata in spiaggia quando fosse tornato. Se ci pensavo mi veniva ancora da piangere.
Per evitare di scoppiare di nuovo in lacrime, mi alzai e andai in bagno. Avevo un aspetto orribile: gli occhi erano rossi e gonfi, con due borse talmente grandi che avrei potuto farci la spesa. Mi sciacquai il viso e spalmai la crema per le occhiaie, usando quasi mezzo tubetto. Quando finalmente districai il nodo unico che erano i miei capelli, mi guardai di nuovo allo specchio. Gli occhi scuri di mio fratello mi ricambiarono lo sguardo attraverso la frangetta nera, e mi sembrò di sentire la sua voce vicino a me. Ehi, Lily, sembra tu abbia appena fatto a pugni con qualcuno. Questo avrebbe detto Tony vedendomi.
Presi il portasapone e lo lanciai contro lo specchio, urlando. Le schegge mi ferirono le mani, ma lo ignorai. Avevo solo voglia di sprofondare in una gola e non risalire mai più.
Tornai in camera con un asciugamano, guardandomi attorno. Era tutto tremendamente uguale e dannatamente diverso.
Trovai Muffin sotto le coperte, che tremava. Dovevo averlo spaventato prima in bagno.
Presi una camicia di Tony dall'armadio e i jeans che avevo il giorno prima. Mentre mi vestivo, la sigla del Doctor Who risuonò nella stanza.
Era un messaggio di Obadiah. Ho delle cose da farti firmare. Se passo da te, più tardi?
Odiavo quando faceva così il premuroso. Quell'uomo non mi era mai piaciuto, ma era il socio di Tony e io mi limitavo a eclissarmi quando lui era in casa. Non avevo nessuna voglia di vederlo, ma dovevo. Avrei chiesto a Pepper di farmi compagnia.
Vieni dopo cena. Risposi semplicemente.
Ok. Ti serve qualcosa?
Mio fratello.
Dopo la mia ultima risposta, dovette decidere che era meglio non andare oltre.
Non feci nulla per tutto il giorno. Quando Pepper arrivò a casa ero nel laboratorio di Tony, seduta dentro una delle sue auto.
«Da quanto sei qui?» Pepper aprì lo sportello e si sedette al posto del passeggero.
«Dall'ora di pranzo.» risposi. Avevo pianto ancora e la voce mi era diventata rauca.
«Hai mangiato?»
«No.»
«Hai fame?»
«No.»
Non avevo voglia di mangiare, non avevo voglia di vedere Obadiah e non avevo voglia di uscire da quella macchina. Volevo solo stare lì, tra le cose di Tony.
«Secondo te è vivo?» le domandai, dopo un po'.
Era una domanda che mi facevo da tutto il giorno – l'unica e anche quella che mi aveva procurato un altro attacco di pianto.
Pepper si sporse e mi scostò una ciocca nera dietro l'orecchio. «Certo che lo è.» rispose. «E sta già cercando un modo per tornare a casa.»
Cercai di aggrapparmi a quella convinzione con tutte le mie forze.
La voglia di vedere Obadiah scese sotto lo zero mano a mano che si avvicinava l'orario convenuto.
Ero sprofondata nella solita poltrona, quando arrivò. Ancora con gli occhi gonfi di pianto, ancora con la camicia rossa di Tony addosso.
«Ciao» dissi solo, quando lo vidi entrare, sporgendomi dalla poltrona.
Lui si bloccò per un secondo. «Non ti chiedo come stai perché lo vedo da me.»
Gli feci una smorfia in risposta.
I documenti che mi fece firmare dovevano essere cose che, in assenza di Tony, passavano a me.
«A che punto sono le ricerche?» domandai, mentre Obadiah sistemava i fogli in una ventiquattro ore.
«Procedono. Stanno battendo tutto il deserto per trovarlo.»
«Chi sta coordinando le ricerche?»
«Rhodey.»
Mi consolava saperlo. Rhodey non si sarebbe arreso finché non lo avesse riportato a casa.
«Qualcuno ha mandato una richiesta di riscatto?»
Lui scosse la testa, alzandosi. «Sempre che sia stato rapito.»
Scattai in piedi. «Perché, tu pensi che sia già morto?»
Obadiah esitò. «Non dovresti coltivare troppe speranze.» rispose infine. «Potresti rimanere delusa.»
«Non ho intenzione di rassegnarmi, Obadiah.» replicai.
Fu solo quando fui sicura che era uscito che mi rivolsi a Pepper, che era rimasta in disparte per tutto il tempo. Non mi ero nemmeno accorta di aver stretto i pugni. «Lui sa qualcosa.»
Lei si avvicinò, perplessa. «Cosa intendi dire?»
«Lui sa cosa è successo a Tony.»
«Lily» Pepper si inginocchiò davanti a me. «Non puoi esserne sicura. Sei troppo influenzata da ciò che è successo e dal fatto che Obadiah non ti è congeniale.» le lanciai un'occhiata eloquente e lei sorrise. «Dormici su. Domani ci penserai più obiettivamente.»
Annuii. Quello che non le dissi è che non avevo bisogno di pensare obiettivamente. Ne ero certa.

Nota dell'autrice«

E sono ancora qua. Eeeeeh già.
Allora. Questo è un prequel di Seeking Darkness, quindi niente Loki, niente Avengers, solo Lily e Tony e il loro strano rapporto.
Come sempre, seguirò il film, ma ovviamente molte cose saranno diverse. Dopotutto, questa è la versione di Lily.
Non sto ad elencare tutte le persone che vorrei ringraziare, ma loro sanno chi sono anche se non dico i loro nomi. Grazie, senza di voi non sarei qui <3
Ora vi lascio recensire in pace.

_Eagle
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