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Autore: Amie Jay Fox    26/04/2014    1 recensioni
Non avrei rinunciato al mio sogno. MAI!
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buio.
Solo buio regnava in quella casa spenta in cui vivevo… con mio padre.
Nessuna decorazione per Natale, nessun costume per Halloween, niente amore ma soprattutto niente musica.
Sin da piccola avevo provato l’emozione di poter toccare una tastiera anche se, a dir la verità, quella era solo la pianola-giocattolo che una delle maestre dell’asilo ci aveva regalato. Ma per me non aveva differenza! Muovevo le dita su quei tasti bianchi e neri come se fossi guidata da qualcosa terribilmente melodica, ritrovandomi davanti a un mondo completamente diverso da quello che mi circondava.
A sette anni avevo chiesto a mio padre se mi comprasse una di quelle tastiere che ogni mattina mentre mi dirigevo assonnata a scuola vedevo sulla vetrina di un simpatico negozio in centro, qual’era il suo nome? Oh, “Musician”. C’erano molti altri strumenti.
Era Natale. La fitta neve si poggiava sulla strada con delicatezza dando un tocco angelico al quartiere spesso molto cupo. Le decorazioni che addobbavano i negozi mi davano un motivo in più per sorridere. Semplicemente… mi facevano sorridere, mi trasmettevano armonia.
Delle volte, dopo aver terminato quel lungo giorno di scuola, sgattaiolavo dentro questo di nascosto, mostrando sempre attenzione all’orologio che tenevo al polso per non ritardare e guadagnarmi una delle solite ramanzine di papà.
Un’anziana signora con una crocchia ben ordinata sulla testa e un paio di occhiali appoggiati alla punta del naso sedeva su un bancone.
Entravo imbarazzata nascondendomi spesso tra gli scaffali pieni zeppi di strumenti e radio. Alcuni non li avevo mai visti in vita mia così ne approfittavo per tastarne uno con la punta della dita.
Le pareti erano bianche con delle note colorate sparse che davano l’aria di essere felici. Erano davvero belle! Non mi sarebbe, di certo, dispiaciuto avere una stanza così allegra.
“Dev’essere bello stare qui” Dissi a bassa voce guardandomi intorno meravigliata con occhi spalancati. Infine rivolsi lo sguardo alla signora.
Questa non rispose, aveva solo un semplice sorriso stampato in faccia. Improvvisamente si alzò dalla sedia in cui era poggiata raggiungendomi in un battibaleno. “Ti piace?” Mi domandò osservando la mini-chitarra che avevo appena preso con molta delicatezza.
“Si” Sussurrai imbarazzata. Non ero abituata a parlare con le persone più grandi, mi spaventavano.
 “Beh, se vuoi visto che è Natale puoi prenderlo”
“Davvero?” Le domandai incredula come se quello che la donna aveva pronunciato fosse solo una presa in giro.
“Sì! Bisogni essere generosi e poi ho notato che ti piace molto la musica. E’ vero? Frequenti un corso o ti alleni a casa con uno di questi gioiellini?” Indicando con uno sguardo tutti quei congegni da cui eravamo circondate.
Abbassai lo sguardo guardandomi le mani un po’ infreddolite. Sapevo benissimo com’era la realtà. “No” Risposi triste.
“E perché?” Mi chiese l’anziana signora appoggiando una mano sulla mia spalla con fare comprensivo.
Tutta colpa di mio padre che ne approfittava sempre per rovinarmi tutto. Sempre. Uno di quei giorni la maestra ci aveva detto di disegnare un qualcosa che si addica con il titolo ‘La mia passione’ così io mi ero affrettata a disegnarmi in preda a suonare un piano forte con i colori dell’arcobaleno spargendo un po’ di glitter qua e la e… Puff! Quando ho terminato il disegno e l’ho portato a casa l’ho fatto vedere a papà che mi ha mostrato uno sguardo pieno di disgusto e ha fatto di quel foglio tanti piccoli pezzetti di carta urlandomi contro che ero una scema.
“Al mio papà non piace la musica, né gli strumenti musicali, né tanto meno questa passione che io nascondo”
La donna mi ascoltò con pazienza. Aveva uno sguardo piuttosto attento e triste dopo aver sentito la mia storia. Non le piaceva. Era una brutta storia e questo.. lo sapevo anche io che ero ancora un’ingenua bambina delle elementari.
“Beh, questo non significa che tu debba abbandonare questa tua passione per il tuo papà. Tu sei una bambina meravigliosa che ha il diritto di pensare a modo suo sulle cose in cui può e credo che se proverai a farlo capire a tuo padre, stai certa che cambierà idea”
Annuii felice.
Dopodichè prese la mini-chitarra e me la porse sorridente. “Adesso vai prima che si preoccupi” Ringraziai la gentile signora e dopo esser uscita da ‘Musician’ mi incamminai per arrivare a casa accorgendomi che era abbastanza tardi.

“Che cos’è questo ritardo?” Mi strillò papà quando mi notò sulla soglia della porta mentre poggiavo lo zaino a terra e mi toglievo il cappotto. “Ti ho detto mille volte che non ti devi fermare a parlare con gli sconosciuti!” Grida ancora arrabbiato.
“Ma io non mi sono fermata a parlare con gli sconosciuti” Sussurro con gli occhi lucidi e la voce spezzata.
“E allora che cosa hai fatto!?” Egli non si calma anzi… strilla ancora di più per poi bloccarsi davanti un viso intimorito e arrossato come il mio. Quando improvvisamente sposta lo sguardo verso la mia mano destra che teneva il regalo che la signora del negozio mi aveva dato.
“Cos’è questa stronzata?” Mi afferrò con forza quell’aggeggino guardandolo con disgusto, come del resto faceva sempre. Sempre quello sguardo così orribile? Non lo sopportavo.
“Me l’ha regalata la signora del negozio di musica che c’è in centro” Papà mi fulmina con lo sguardo. Poi mi sferra un schiaffo in pieno viso e da lì delle lacrime amare incominciano a scendere dal mio viso. “Quante volte te lo devo dire che queste cose fanno schifo?” Gridò indicando la mini-chitarra e rivolgendosi anche a tutto ciò che riguardava la musica. “Fanno schifo!” Sputò dalla bocca con disprezzo.
Infine strinse il piccolo regalo tra i pugni e raggiungendo il sacchetto della spazzatura lo buttò lì dentro.
“No!” Incominciai a piangere. “E’ Natale! Non puoi farmi questo! Non puoi essere così cattivo!”
“Sta zitta e sali in camera tua prima che ci ripenso e ti do un altro ceffone in faccia!” Piansi disperata e salii svelta per le scale che dirigevano alla mia stanza. Quando arrivai, chiusi la porta alle mie spalle con forza e mi abbandonai al letto bagnando il cuscino delle mie lacrime amare.
9 ANNI DOPO
“..ed ecco che fu così che Martin Luther King diede la libertà agli uomini neri che venivano sottoposti a atteggiamenti di discriminazione.” Concluse il professore mentre alcuni dei suoi alunni, compresa me, ascoltavano. Peccato che erano pochi. Molti erano impegnati a scarabocchiare qualcosa sul banco, guardarsi le unghie o mandare messaggini sul cellulare di nascosto evitando di farsi scoprire alzando di tanto in tanto lo sguardo.
“Bene ragazzi. Per martedì vi studiare da pagina 234 a pagina 241” Si bloccò sfogliando il libro per poi chiuderlo e sistemare il tutto nella sua cartella. “Adesso potete andare”
Dopo pochi minuti la campanella suonò e con fretta tutti svuotarono la classe.
“Hey Jas” Tra la folla nel corridoio comprare la mia migliore amica, Emma che mi chiama agitando una mano per farsi riconoscere. Jas? Oh, di certo quello era solo il soprannome con cui lei era abituata a chiamarmi ma il mio nome era Jasmine Sullivan e avevo 16 anni anche se mancava poco per compierne 17.
“Emma!” Gridai esasperata del suo ritorno. Una settimana prima era mancata per chissà qualche motivo ma di solito non era per malattia ma i suoi genitori viaggiavano insieme a lei. Loro erano musicisti e lei si dava da fare con il canto. Davvero una vita ‘perfetta’!
“Fammi indovinare.. sei mancata per un tour con i tuoi genitori” Sottolineai la parola tour e sorrisi spensierata. Ella annuì consapevole di aver passato una settimana da Dio.
In seguito parlammo del più e del meno passeggiando per i corridoi e magari.. scambiando qualche frecciatina con alcuni dei ragazzi della squadra di football e al suono della campanella ci dividemmo per dirigerci ognuna nella propria classe.
Adesso.. avevo due ore di storia. Che palle!
La trovavo noiosa e basta. Ma non era poi così ‘poco interessante’. C’era di peggio come.. ascoltare le strazianti prediche di mio padre.
DUE ORE DOPO:
“Bene ragazzi… per giovedì vi studiate da pag 345 a 352. Adesso potete andare!” Disse con cautela la professoressa di storia prima che la campanella dell’intervallo suonasse. Dopodichè, sistemandosi gli occhiali sulla punta del naso, prese i libri sulla cattedra e li posò dentro la cartella.
Non avevo fame. Anche se era sbagliato ma.. era ormai diventata un’abitudine.
Decisi così di uscire svelta dalla classe e precipitarmi all’armadietto 46, il mio, dove avrei posato i libri.
Evitai di guardarmi intorno, come al solito, con lo sguardo fisso sulla mie converse bianche. Che bel passatempo!
Improvvisamente sentii degli schiamazzi provenire alla fine del corridoio dove era solito vedere quelli che chiamavano ‘secchioni’ mentre appendevano qualche proposta di partecipazione a corsi di recupero sulla bacheca anche se… era strano, parecchio strano.
Erano degli studenti, soprattutto ragazze che avevano lo sguardo fisso sulla bacheca per chissà quale motivo. Di solito non era un ‘posto’ in cui trovare cose interessanti da trovare.
“Fammi vedere!” Strillò una bionda spingendo un’altra ragazza che faceva di tutto per spostare le teste che si trovava davanti.
“Non ci vedo!” Si dimenò un ragazzo con i capelli a punta.
“Fatemi leggere!” Un’altra ragazza bionda cercava di allontanare i compagni con le braccia senza successo. Prima o poi le avrebbero cavato un’occhio, di questo ne ero certa.
Tra questo gruppo di ragazzi intravidi Sophia, la ragazza del quarto liceo che avevo conosciuto due anni fa. Era davvero molto simpatica ma non avevamo tanto di cui parlare quindi ci limitavamo a salutarci agitando la mano e tenendo lo sguardo dritto sulla strada.
“Cosa succede qui?” Domandai a lei confusa. Ella mi notò subito e sorrise radiosa.
“Guarda un po’” Mi indicò con l’indice un foglietto colorato appeso nella parte alta della bacheca. C’era bisogno di strattonarsi in quel modo se era ben alto ed evidente?
Lessi in modo veloce: - GRANDISSIMA NOTIZIA PER LE FUTURE STELLE DEL DOMANI: Lunedì 16 Dicembre, ore 20.30, si terrà un Concerto al teatro di Saint Francisco e gli studenti dei licei avranno la possibilità di esibirsi cantando, ballando o suonando uno strumento. Mi raccomando non mancate! VALIDO FINO AL 16 DICEMBRE. –
Quando Sophia si accorse che avevo terminato di leggere quel volantino mi sorrise: “Non è stupendo!? Ci andrò sicuramente e.. preparerò qualche bella coreografia per esibirmi. Dopotutto è anche gratis!”
Annuii in modo normale come se la notizia fosse qualcosa di aspettato, qualcosa di cui non c’era niente da stupirsi. Niente di che!
Anche se dentro di me gridavo a squarciagola. Ero triste e arrabbiata allo stesso tempo e sapevo benissimo che non avevo speranze. Mio padre non mi avrebbe mai permesso di partecipare, questo era più che sicuro!
Ma non gli avrei permesso un’altra volta di rovinarmi la reputazione. Non questa volta! Avrei partecipato a quel concerto e.. anche se di nascosto, avrei approfittato del tempo in cui mio padre era fuori città per visitare la nonna e esercitarmi su quello che avrei sempre voluto fare. Suonare il piano forte.
Sì, la nonna aveva un pianoforte in ebano.. molto antico e pregiato. Lei mi era sempre stata accanto e non aveva mai condiviso l’odio per la musica di mio padre, mai. Così qualche volta mi faceva sentire una delle sue musiche.
Già, lei era un’ottima pianista, un tempo e presto sarei stata la sua futura beniamina.
ARRIVATA A CASA…
“Devo andare a fare una ricerca con una mia compagna di classe … tornerò più tardi!” Dissi a mio padre prendendo la borsa e recandomi alla porta.
“Vai tanto quando rientrerai non ci sarò perché ho un colloquio importante di lavoro. Tornerò tardi.” Perfetto! Pensai.
Il vento gelido d’inverno. I negozi che incominciavano a brillare per le loro luci natalizie, la neve e il fruscio leggero del vento che pizzicava. “Sto arrivando nonna!” Dissi tra me e me sorridendo.
LUNEDI’:
“Davvero pensi di disobbedire a tuo padre? ..Sai lo conosco abbastanza per dire che è un perfetto rompiscatole severo” Emma gesticolava nervosa con le mani  sperando che io cambiassi idea.
“Non posso più continuare così, Emma. Stare ai suoi comodi mi fa sentire spenta ed è come se il mondo mi cadesse addosso. Ho questo sogno da quando ero piccola e non voglio farmi scappare questa opportunità.. un’opportunità preziosa visto che questa sorta di concorsi non sono frequenti” 
“Va bene.. ma sta attenta e se hai bisogno d’aiuto prima di stasera chiamami” Accennai un ‘ok’ dopodiché presi una penna dalla borsa e firmai il volantino dei partecipanti che era appeso alla bacheca del corridoio della scuola.
Nonna quello stesso giorno mi aveva parlato di parecchie cose. Ricordi, Musica, Note e.. anche del fatto che anche i suoi genitori non erano molto d’accordo col fatto che suonasse il pianoforte, preferivano che lei diventasse una giornalista di professione ma di sicuro non erano così ossessionati come mio padre. I suoi sentimenti di rancore erano sempre più nascosti visto che ormai non parlavo più di suonare o cose simili.. ma non credevo fossero completamente scomparsi. Tutto sarebbe riemerso in un colpo e il groppo che avevo alla gola era davvero molto pesante. Mi sarei esibita.. ‘in segreto’.
Avevo preparato una canzone da suonare con il pianoforte e da cantare visto che me la cavavo parecchio anche in questa e.. fortunatamente dopo qualche sbaglio non ho più fatto alcun errore. Ero fiera di me ma dovevo stare sempre attenta.
 
 
“Pensa un po’.. stasera dei colleghi di lavoro mi hanno invitato in un evento che si presenterà nella tua scuola. Uno di quei noiosi concorsi musicali.. come fanno a guardare quelle cretinate?”
“C-Cosa? E tu h-hai accettato?”Cosa sentivano le mie orecchie? Papà era stato invitato al concorso di stasera? Ma non era possibile! Come avrei potuto esibirmi senza farmi scoprire? Ero senza speranze.
“Come non posso accettare un invito dai proprietari di una delle aziende petrolifere più famose della città? Avranno i miliardi”
“Q-Quindi verrai..” Abbasso lo sguardo mentre mio padre mi guarda interrogativo, ma non posso fargli accorgere di nulla, così alzò gli occhi facendo la finta entusiasta con un altrettanto falso sorriso stampato sul viso.
“Si. Mi nascondi qualcosa per caso?”
“Macchè no!” Salgo in camera mia correndo per le scale e penso sdraiandomi sul letto e guardando il soffitto bianco.
Non potevo assolutamente mandare al diavolo tutto. Era troppo importante per me e.. avrei dimostrato quanto era per me importante questa occasione a lui, mio padre. Basta, avevo deciso!
In seguito chiamai Emma al cellulare e le parlai dell’ultima notizia e di cosa pensavo di fare. Lei fu d’accordo con me e mi incoraggiò dicendomi che stasera ci sarebbe stata sicuramente.
 
20.56:
“Bene.. cari spettatori e adesso si presenterà il 13° e ultimo concorrente. Diamo il benvenuto a… oh, non c’è scritto nome. Colpo di scena, signori e signore.. un concorrente anonimo. Non è mai successo negli anni passati ma vedremo tutto in seguito! Diamo il bevenuto all’anonimo.. un applauso!”
Il mio cuore batteva a mille e le gambe erano come bastoncini di legno fragile che si sarebbero piegati da un momento all’altro. Pensai di non far scoprire il mio nome agli spettatori e.. durante l’esibizione indossai una maschera argentata davvero molto femminile per non farmi riconoscere. I miei passi furono diretti verso il pianoforte quando iniziai a suonare seguendo le note di ‘Skyscraper di Demi Lovato’ e incominciando a cantare strappando l’ansia che avevo prima di mettermi in mostra.
A fine esibizione mi guadagnai un sonoro applauso.. non avevo ancora intravisto mio padre tra la folla ma quando mi accorsi della sua presenza notai che era sorpreso. Forse aveva apprezzato la mia canzone.
Dissi un caloroso ‘grazie’ e in seguito mi tolsi la maschera: “Papà, scusa ma ho realizzato il mio sogno”
Mio padre posò una mano sulla sua bocca aperta a ‘O’ poi rimase immobile per qualche secondo. Poi ci ripensò e gridò con tutto il suo fiato: “DEVO DIRTI UNA COSA CHE NON TI PIACERA’…”
Sobbalzai. Non gli ero piaciuta e di sicuro mi avrebbe fatto la solita ramanzina severa che non ascoltavo da parecchi anni. Abbassai lo sguardo dispiaciuta in attesa che completasse la frase: “..SEI STATA BRAVISSIMA!”
Gridò poi farfugliando qualcosa alla gente che aveva accanto che somigliava a qualcosa tipo: “Quella è mia figlia? Com’è stata? Vi è piaciuta?”
“E’ la vincitrice è… Jasmine Sullivan l’anonima ragazza dalla maschera d’argento!”
Saltai dalla gioia abbracciando papà e mimandogli un immenso grazie poi rincorsi Emma che mi disse che ero stata perfetta e in seguito mi presentai al pubblico con il viso rosso dall’emozione e le lacrime.
 
 
 
 
 AmieJ Fox:
#Storia scritta un anno fa.
Spero vi piaccia e se volete.. recensite.
   
 
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