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Autore: Agnese_san    26/04/2014    1 recensioni
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[...]I ragazzi, tre maschi e tre femmine, sono scomparsi nel bel mezzo di quella che testimonianze hanno dichiarato essere stata una stretta sorveglianza, durante la cerimonia della consegna dei diplomi nella West Roswell High School.[..]
Genere: Avventura, Mistero, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Parte 1

Indicazione della data: 26 giugno 2002 - Roswell, New Mexico.

L’ufficio dello Sceriffo riporta che non ci sono state circostanze misteriose nella sparizione di sei adolescenti del posto. I ragazzi, tre maschi e tre femmine, sono scomparsi nel bel mezzo di quella che testimonianze hanno dichiarato essere stata una stretta sorveglianza, durante la cerimonia della consegna dei diplomi nella West Roswell High School.

Una ragazza, la signorina Pamela Troy, ha dichiarato: "Erano tutti lì e uno di loro, Max, era appena salito sul palco per fare un discorso che non era in programma. Ad ogni modo, le luci si sono spente. Poi una luce accecante ci ha abbagliato e, quando siamo stati in grado di vedere di nuovo, loro erano spariti. Come se fossero stati rapiti dagli alieni. Non pensate che sia successo questo, vero?"

Qualche presente ha dichiarato di aver visto dei cecchini appostarsi in punti scelti. Mentre uno degli adolescenti scomparsi - Maxwell Evans, abitante in Murray Lane, Roswell - cominciava il suo improvvisato discorso, la sala è stata occupata da diversi membri armati dell’ Unità Speciale dell’ FBI. E’ stato a quel punto che una luce ha accecato tutti i presenti e, quando alla fine si è attenuata, il signor Evans è saltato sul sedile posteriore di una moto, apparsa dal nulla, ed è scomparso nella notte.

Sembra che Hanson, lo Sceriffo di Roswell abbia detto: "Questo gruppetto di ragazzi è particolarmente unito e si è già trovato nei guai, in passato. Affrontando la disapprovazione dei rispettivi genitori, hanno fatto quello che fa la maggior parte degli adolescenti delle piccole città, appena finita la scuola superiore. Si sono trasferiti in una città più grande, probabilmente Chicago, dove uno dei ragazzi è stato accettato al College."

L’FBI afferma che il suo intervento non è stato niente di più che un’esercitazione per la continua battaglia contro il terrorismo nel mondo. I capi dell’FBI negano che ci sia una qualsiasi connessione tra quei sei ragazzi e il mistero che circonda i molti incidenti riportati a Roswell, fin dal 1947. Sembra che Baurline, uno degli Agenti Speciali dell’FBI, abbia affermato: "Non stiamo investigando su quei sei ragazzi, sulle loro famiglie o sulla loro scomparsa. Non ci sono alieni a Roswell, New Mexico."

In seguito alle rimostranze di diversi illustri cittadini di Roswell, guidate dal padre di due dei ragazzi scomparsi, potrebbe essere avviata un’inchiesta per verificare se siano stati infranti dei diritti civili. I rapporti dicono che sono stati rinvenuti dispositivi di ascolto illegali e nastri di registrazioni telefoniche non autorizzate. - - - Reuters.

* * * * *

Il mio nome è Liz Parker, questo è il mio nuovo diario e qui ci sono i miei pensieri. Una volta ho detto a Max di tenere un diario in modo che, non importa cosa mi sarebbe successo, mi sarei sempre ricordata le sensazioni che ho provato. Visto che ormai l' ho sposato, so che nessuno potrà mai toccarmi come lo fa lui, per cui non è più questo il motivo per cui tengo il diario. Questo diario documenterà le nostre vite, la nostra storia, così, una volta che ce ne saremo andati, il mondo potrà sapere che uomo eccezionale era Max Evan, ed il modo in cui aveva ottenuto rispetto e lealtà da quelli le cui vite ha sfiorato.

Sono fuggita via da tutto, dalla mia vita, dal mio passato e dal mio futuro. Sono fuggita dalla mia famiglia, che amo moltissimo, con i miei due migliori amici e tre alieni, uno dei quali ha completamente conquistato il mio cuore. Tutto quello che ci è rimasto è il nostro presente, che è attualmente molto rischioso, non saprei descriverlo altrimenti. Sin da quando abbiamo abbandonato la cerimonia del nostro diploma, nel corso della quale l’FBI aveva in progetto di ucciderci tutti, siamo fuggiti per proteggere le nostre vite.

Ho paura che quando ce ne saremo … andati - perché tutti ci aspettiamo di venir catturati, prima o poi - non ci sarà nulla a ricordare al mondo di un incredibile, incredibile ragazzo il cui più grande crimine è stato quello di innamorarsi di una ragazza semplicemente umana, io. Da quando Max Evans ha posato la sua mano sopra il mio stomaco ed ha rimosso il proiettile che altrimenti mi avrebbe ucciso, le vite di tutti noi sono drasticamente cambiate.

Ogni volta che penso al passato o guardo i miei compagni di viaggio crollare sui sedili di questo vecchio furgone o sdraiarsi sul pavimento di uno sporco motel, stanchi e sconvolti, chiedo a me stessa se ne vale la pena. Se una vita in fuga, passata a guardarci costantemente alle spalle, senza mai sapere se il prossimo sarà il nostro ultimo momento, sia un prezzo che vale la pena di pagare pur di continuare ad esistere. Poi guardo gli occhi di Max e vedo l’amore che prova per me, l’amore che spero lui veda riflesso nei miei occhi, e allora ho la risposta. So, con ogni fibra del mio essere, che ogni momento che passo con lui, per me, vale come mille vite. Non potrà mai essere una cosa normale, ma a me non importa.

* * * * *

Così lasciarono Roswell, New Mexico. Sei adolescenti, uniti da un legame che solo pochi potevano capire, legame forgiato dalle avversità e temprato dalla lealtà, dalla fiducia, dalla consapevolezza che ci sarebbero sempre stati uno per l’altro e, soprattutto, dall’amore. Spaventati dal destino cui erano appena sfuggiti e addolorati dall’aver dovuto lasciarsi dietro tutti quelli che amavano, guidarono lungo il sentiero polveroso che partiva dalle rovine della Camera dei bozzoli dove, anni prima, tutto era cominciato. Prima di raggiungere la statale, sei facce videro nello specchietto retrovisore e nell’oscurità, le luci rosse della macchina del Vice Sceriffo Valenti, che si riflettevano nelle pareti rocciose della gola in cui si era fermato per dire loro addio. Tutti gli occupanti del furgone si augurarono che Jim ci sarebbe stato, per aiutare i loro genitori in futuro come già, in passato, aveva fatto innumerevoli volte per loro. Dopo un profondo sospiro ed un sorriso triste rivolto a Liz, Max voltò il furgone in direzione della strada principale e si lasciarono Roswell alle spalle. Tutti si chiesero se avrebbero ancora rivisto la loro città.

Viaggiarono verso ovest, verso l’Arizona come aveva suggerito Jim. Facendo a turno per guidare, tennero sulla strada il vecchio van che avevo procurato Jesse. Tutti loro dividevano il dispiacere di Isabel per aver lasciato l’uomo che amava. Per una strana ragione, questo fatto aveva avvicinato Liz e Isabel, ora che lei aveva provato personalmente quello che aveva provato Liz quando aveva lasciato Max, perché lui potesse seguire il suo destino. Liz aveva detto ad Isabel che come lei non aveva mai spesso di amare Max, anche Jesse non avrebbe mai smesso di amare lei. Come qualcuno molto speciale le aveva detto una volta, ‘Scegliamo da soli il nostro destino’.

Quando avevano passato il confine dello Stato, nessuno di loro sapeva se dovesse sentirsi sollevato o sconvolto. Ora erano veramente soli ma, di contro, non lo erano sempre stati? Era arrivato il momento di prendere la prima decisione. A dispetto della possibilità dell’anonimato e dei facili guadagni offerti da Las Vegas, e della ancora maggiore attrazione fornita dalla cappella di Elvis, la gang si diresse a nord, verso lo Utah. Né a Max, né a Liz, piaceva più molto l’idea di sposarsi sotto la luce dei riflettori. Quello era successo in un altro tempo, ormai loro non erano più gli stessi.

Prima di lasciare l’Arizona e di entrare nello Utah, presero in considerazione l’idea di separarsi. Sin da quando il piano originale di Michael di fuggire separatamente era stato modificato così drammaticamente dalla comparsa di Bryce McCain come ospite d’onore alla cerimonia del loro diploma, quella era stata una conversazione che nessuno di loro aveva gradito fare. Il pensiero c’era comunque stato. Dopo una lunga discussione, erano stati tutti d’accordo che l’idea di non stare insieme, come una squadra, li riempiva di terrore. Isabel non avrebbe sopportato l’idea di separarsi da Max o da Michael; aveva già perso anche troppo. In nessun modo Liz avrebbe permesso a qualcuno di separarla da Max, avevano già deciso di stare insieme a dispetto di qualsiasi cosa. Maria, naturalmente, voleva stare con Michael, ma aveva disperatamente bisogno di stare anche con Liz. Sia Max che Kyle volevano che rimanessero tutti insieme, nel caso in cui avessero avuto bisogno uno dell’altro. Era come aveva detto Max, c’era una ragione per cui erano insieme. Uniti ce l’avrebbero fatta; divisi avrebbero fallito. Michael era d’accordo con tutti. Il ‘quadrato’ era diventato un ‘esagono’. L’opzione di divedersi non fu più presa in considerazione.

Fu solo quando furono arrivati in Idaho, che si sentirono abbastanza al sicuro da permettere a Max e a Liz di trovare il tempo per sposarsi. Mentre Max riempiva i documenti necessari, Isabel e Maria avevano portato Liz in una piccola città lì vicino, dove avevano trovato una piccola boutique che aveva un delizioso completo, adatto ad essere indossato da una sposa per il grande giorno e che richiese solo un minimo di ‘adattamento’ da parte di Isabel.

La semplice gonna da campagnola e la camicetta potevano anche non essere propriamente ortodossi come abito da sposa, ma quello non si poteva definire certamente un matrimonio normale. Per un reincarnato re alieno - che aveva recentemente abdicato, che stava sposando la più piccola delle ragazze della più piccola delle città, la quale aveva recentemente sviluppato tendenze aliene, e che stava fuggendo da un gruppo scelto di cacciatori di alieni - l’abito sembrava in un certo qual modo, appropriato.

Inoltre, indossandolo, Liz era molto bella. Max aveva spalancato gli occhi quando Kyle, ridendo anticipatamente alla reazione che avrebbe avuto Max, aveva scortato una raggiante Liz Parker lungo la navata, accompagnato da Isabel e da Maria. Accanto allo sposo, Michael poté solo ridacchiare e chiedersi se Max avesse realizzato il potere che quella minuscola ragazza aveva su di lui.

Si erano sposati in una piccola cappella alla periferia di una cittadina chiamata Cherry Creek, proprio lungo il confine tra lo Utah e l’Idaho. Avevano pranzato in un piccolo ristorante italiano, dove Michael, come testimone dello sposo, aveva annunciato la sua finale accettazione di Liz come membro del loro piccolo gruppo. Insieme alla promessa di amarla e proteggerla per sempre, Max aveva promesso che, un giorno, avrebbero ripetuto la loro cerimonia nuziale con le famiglie e gli amici, per avere la loro benedizione. Era un pensiero amorevole, ma nessuno di loro credeva che avrebbe rivisto la propria casa … o la propria famiglia. Nonostante tutto, quello fu un giorno che Liz non avrebbe più dimenticato. Non poté trattenersi dal sorridere per tutto il giorno. Il suo più grande desiderio si era realizzato, lei aveva sposato l’uomo dei suoi sogni e non era mai stata più felice.

Alla periferia della cittadina successiva, Max e Liz trascorsero la loro prima notte di nozze in un piccolo, ma grazioso motel di campagna, nascosto tra gli alberi. La gang aveva concesso loro quel lusso, attingendo dalle limitate risorse, perché dopo tutto quello che quei due avevo passato dall’inizio della loro altalenante relazione, meritavano almeno una notte speciale. La stanza non avrebbe potuto essere più romantica. Nemmeno l’appartamento nuziale del più costoso albergo del mondo, avrebbe potuto competere con quella affascinante piccola stanza dalle tende di merletto, il caminetto e la coperta fatta a mano stesa sul letto enorme.

La loro unione fu consumata con gioia, tenerezza, passione, rispetto e, sopra ogni altra cosa, amore e devozione. Nemmeno gli avvertimenti sussurrati da Maria, in un attimo in cui erano rimaste sole, avrebbero potuto preparare Liz all’esperienza che avrebbe finalmente condiviso con Max quella notte. Ogni orgasmo derivato dal loro amore era durato più di un’ora e, invece di lasciarla soddisfatta, aveva fatto sì che il suo corpo desiderasse ancora di più. Quella notte, né Max né Liz avevano dormito molto e quando alla fine il sole si era alzato sul loro primo mattino insieme come marito e moglie, il loro amore era cresciuto ancora di più, se fosse stato possibile. I sorrisetti compiaciuti sui visi dei loro amici, quando si erano incontrati per pranzare insieme, indicavano che il loro aspetto la diceva lunga sul come gli sposini avevano goduto la loro notte di passione.

Mentre Max e Liz erano occupati nella reciproca scoperta sessuale, i loro amici non erano rimasti inoperosi. Avevano trascorso la serata in un bowling a pochi chilometri dal ‘Nido d’amore’, come Kyle lo aveva ribattezzato. Lui aveva preferito evitare ogni rischio di poter sentire quei due, suggerendo perfino che anche lo stato confinante era troppo vicino. Era stato al bowling che avevano sentito un gruppo di ragazzi parlare della possibilità di un lavoro estivo in un vicino campeggio. Sebbene sapessero del desiderio di Max di aiutare la gente che ne avesse avuto bisogno, loro avevano bisogno di denaro. Kyle era riuscito a sapere dove fosse e come si chiamasse il camping e, dopo aver studiato una cartina del posto, che Michael si era ‘procurata’ ad una stazione di benzina, lo avevano individuato.

Era stata Liz, durante il pranzo del giorno successivo che aveva suggerito di arrivare al campeggio separatamente, per non attirare l’attenzione sul loro gruppo. Il furgone era stato nascosto in una vecchia cava a poca distanza dal campo, dopo che loro quattro ne avevano alterato l’apparenza per mimetizzarlo col paesaggio. Lo avrebbero recuperato in un secondo momento e lo avrebbero portato più vicino alla loro temporanea residenza, nel caso in cui ne avessero avuto bisogno per una fuga improvvisa.

Kyle e Isabel furono i primi ad andare. Presa la penosa decisione di nascondere il loro matrimonio, Liz e Maria li seguirono il giorno successivo, mentre Max e Michael aspettarono il terzo giorno, dopo essersi assicurati di non aver lasciato alcun segno della loro sosta. Max non si era mai sentito così solo come si sentì quella notte. Per Liz fu la stessa cosa. Era come se avessero perso una parte importante di se stessi.

* * * * *

Nella Sawtooth National Forest, Idaho, appena fuori della città di Stanley, Camp Sawtooth era un grande ed affermato complesso che ospitava campeggiatori che arrivavano con tende o caravan, ma che affittava anche appartamenti, cottages e chalets per quelli che non amavano vivere senza comodità. Nella piazza principale del campeggio c’era un piccolo ristorante, molto simile al Crashdown, ma decorato con alberi ed animali, invece che da marziani ed UFO. Michael, o piuttosto ‘Mikey’ come era conosciuto in pubblico, vi aveva trovato lavoro come aiuto cuoco. Aveva brontolato, quando Liz gli aveva suggerito di presentarsi, ma sapeva che lei aveva ragione. Avevano bisogno di lavorare per andare avanti. Mikey posò due piatti di patatine fritte sul banco di servizio e suonò il campanello.

"Ordinazione per il tavolo dodici." urlò Mikey a Rita, una graziosa cameriera dai lunghi capelli biondi.

"Era ora." ribatté Rita, che nei momenti privati rispondeva al nome di Maria.

"Senti, qual è il tuo problema?"

"Limitati a cucinare, Ragazzo dello Spazio!" Rita roteò gli occhi.

Nelle sei settimane che avevano lavorato nel campeggio, la loro relazione aveva seguito pressappoco lo stesso sentiero di quando erano fuggiti per sopravvivere. Una notte Max e Liz avevano parlato della situazione ed erano arrivati alla conclusione che essere così rudi uno nei confronti dell’altra dava a Michael, ma soprattutto a Maria, una sensazione di normalità. Nonostante questo, era chiaro che vivere in una così stretta vicinanza, aveva esacerbato la loro animosità, cosa che valeva per tutti e sei i profughi di Roswell.

"Allora!" una piccola e graziosa ragazza dai lunghi capelli neri, stava sorridendo ai quattro ragazzi, seduti ad un tavolo, che la stavano guardando fissamente. "Tre hamburger al formaggio, tutti con patatine fritte, e un Grand Slam speciale. Avete deciso cosa volete da bere?"

"Nessuno ti ha mai detto quanto sei carina?" chiese uno dei giovani, il capo del gruppo. Erano in vacanza insieme, l’ultimo ‘hurrà’ prima di dividersi per andare nei diversi college che avevano offerto loro una borsa di studio per lo sport. Avevano un aspetto da atleti. O almeno si comportavano come tali.

"Grazie." lei gli rivolse un sorriso assassino, con la chiara intenzione di flirtare.

Aveva flirtato con loro fin da quando erano arrivati, la settimana precedente. In effetti, il suo atteggiamento era cominciato fin dalla sua prima settimana di lavoro come cameriera, facendola presto diventare la cameriera più richiesta. Tutti, specialmente i ragazzi, cercavano di trovare posto ai tavoli serviti da lei.

"Hey, Betty." continuò il ragazzo che si chiamava James. "Ti ho detto che sono il detentore per l’Idaho del record per i passaggi nella scorsa stagione, vero?"

"Sì." sorrise lei. "Insieme ai tre o quattro altri record, giusto?"

"Ti ha parlato solo di tre o quattro?" rise uno dei suoi compagni, cercando di attirare l’attenzione della graziosa cameriera.

"E ti ho detto che Stanford mi ha offerto una borsa di studio per il Football?" James ignorò l’amico. "A che ora esci oggi, Betty?"

"E perché lo vorresti sapere?" Betty, meglio conosciuta tra gli amici come Liz, strinse gli occhi.

"Pensavo che tu ed io potremmo andare a Stanley, per andare a cena o qualcosa del genere. Magari al cinema. Un appuntamento, insomma."

"Bene, per quanto la cosa sia allettante," sorrise Liz "credo che la mia compagna di stanza abbia già qualcosa in programma e sarebbe scortese da parte mia non andare."

"Che sta facendo?" chiese Michael quando Maria tornò al banco di servizio. "Credevo che dovessimo cercare di non attirare l’attenzione."

"Non parlarmi con quel tono!" ringhiò Maria. "Come se fosse colpa mia."

"E’ sposata con Max da meno di due mesi. Cosa penserebbe se arrivasse all’improvviso e la vedesse comportarsi così?"

"Senti, parlerò con lei. Va bene?"

"Vedi di farlo. Altrimenti lo farò io."

Maria non era impressionata dal comportamento di Liz come lo era Michael. Alla prima occasione, avrebbe scambiato due chiacchiere con la sua migliore amica.

"Una parola fuori posto e ci potrebbe scoppiare tutto in faccia." Michael sbatté un paio di bistecche sulla griglia. "Da parte mia, non voglio finire con un paio di proiettili in testa per colpa di ‘Mrs. Popolarità’."

"Ricordati una cosa, però." esplose Maria, sentendo il bisogno di difendere l’amica. "Se non fosse stato per Liz, tu non saresti stato qui."

"Hai detto bene!" rispose Michael a voce un po’ troppo alta.

"Cosa?"

"Niente!"

"Okay, Chica." Maria afferrò Liz per una spalla, mentre posava l’ordine dei quattro ragazzi sulla giostrina sospesa davanti al banco di servizio. "Io, te, ripostiglio. Ora!"

Maria trascinò per il colletto la sua amica attraverso la porta che da un lato della cucina portava nello spazio riservato al personale. Una volta al sicuro nello spogliatoio femminile, Maria si voltò verso Liz, con gli occhi verdi che fiammeggiavano.

"Allora? Che ti passa per la testa?"

"Che vuoi dire, Rita?" Liz guardò l’amica.

"Stai cominciando a rimpiangere tutta questa faccenda della ‘Regina Liz’?"

"Non ha molto senso quello che dici, sai?" Liz era confusa. "Ma di che stai parlando?"

"Quei bulletti." Maria mosse la mano in direzione della sala da pranzo. "Ho visto come stavi flirtando con loro. Ed ho notato che parli spesso con i nostri colleghi. I nostri colleghi ‘maschi’. Sei in cerca di qualcosa di diverso? Sei forse in cerca di una via d’uscita da questa situazione?"

"Ho detto a Max che avrei fatto qualsiasi cosa pur di stare con lui." sibilò Liz. "Tu, più di tutti gli altri, dovresti sapere quello che provo per lui, quello che ho dovuto sopportare per far avverare il mio sogno."

"E allora che sta succedendo? Il sogno è diventato un incubo?"

"Pensi che mi piaccia parlare ai clienti in quel modo? O ai nostri colleghi? Noi abbiamo bisogno di guadagnare il più possibile e di farlo in fretta." le ricordò Liz. "E abbiamo bisogno di accertarci che la gente che ci sta intorno sia quello che dice di essere. Me ne sto solo accertando, okay? Se voi ragazzi non riuscite a sopportare il modo in cui flirto per avere più mance, allora … allora … dovete crescere!"

"Perché fai così?" ribatté Maria.

"Ugh!" gridò Liz, alzando le mani al cielo ed uscendo di corsa dalla stanza.

Kyle, che per il resto del campeggio era conosciuto come ‘Bud’, entrò nella stanza dalla porta sul retro, appena in tempo per vedere Liz allontanarsi sbuffando. Un secondo dopo, quando anche Maria si allontanò, Kyle roteò gli occhi e fece un cenno allusivo con la testa.

"Rita!" chiamò attirando la sua attenzione. "Potresti mettersi insieme un pranzo veloce? Una delle giostre è ferma per manutenzione ed ho una scadenza da rispettare."

"Cosa?" sbuffò Maria. "Così, adesso, io sarei diventata la tua cameriera personale?" E seguì Liz nel ristorante.

"Questo è molto strano." si accigliò Kyle, entrando a sua volta nella sala e fermandosi accanto al banco si servizio.

"Cosa vuoi Va … Bud?" gli chiese Michael.

"Solo un hamburger ed un po’ di patatine." sospirò lui. "Oh, e una coca. Però non uno di quei cosi dietetici."

Dopo pochi minuti, una busta da asporto fu posata senza troppe cerimonie tra le mani di Kyle.

"Diamine, grazie!"

Imprecando contro gli umori mutevoli dei suoi compagni, specialmente di quello dei ‘Cecoslovacchi’, Kyle tornò alla giostra sulla quale stava lavorando. Morse il panino come se fosse stata la testa di ‘Mikey’ o quella di ‘Evan’ quella che stava mordendo. Kyle lavorava come meccanico, assicurandosi che le giostre, i veicoli e le motobarche ormeggiate al lago fossero tutte tenuto in buono stato di manutenzione e pronte all’uso. Aiutava il fatto che Max, o piuttosto Evan, passava ogni sera a controllare per lui il buon funzionamento delle apparecchiature, usando le sue abilità per analizzare la composizione delle parti metalliche. Fino a che loro fossero stati lì, nessun macchinario si sarebbe rotto o avrebbe provocato degli incidenti. Ma quel doppio controllo infastidiva Kyle, come se fosse un’accusa silenziosa alla sua capacità di svolgere quel lavoro.

Finito il suo pranzo, Kyle tornò ai suoi compiti, smontando, smartellando e imprecando contro la stessa esistenza di Cecoslovacchi.

"Ehy, amico." lo chiamò uno dei suoi colleghi dall’altra parte della giostra. "Guarda che quel paese non esiste più."

Vallo a dire ad Alex, urlò la mente di Kyle, mentre dava all’uomo un’occhiataccia.

"Grazie." disse ad alta voce. "Deve essere bello avere un’istruzione."

L’altro ragazzo ignorò il commento di Bud e, guardando oltre la sua testa, la sua espressione si illuminò. Cominciò ad aggiustarsi gli abiti e i capelli, cercando di rendersi più presentabile.

"Ehi, sta arrivando Belle." e con la testa indicò il centro del piazzale. "Che tu sappia, si vede con qualcuno? Io penso che sia sexy. Vorrei chiederle di uscire."

"Sì, come se lei potesse accettare." sospirò Kyle. "Mettiti in fondo alla fila."

L’alta ragazza bionda si diresse decisa verso i due lavoratori.

"Hey, Belle." il collega di Kyle fece un passo verso di lei. "Vorresti … vorresti venire in città con me? A vedere un film?"

"Non in questa vita." sogghignò Isabel. Si voltò verso Kyle. "Che stai facendo?"

"Cosa pensi che stia facendo?" sbottò lui.

"Non c’è bisogno di sfogarti con me." si risentì lei. "Sono solo venuta a vedere se volevi pranzare."

"Già fatto!"

"Oh, non mi hai aspettato?" sembrava ferita. "Grazie. Grazie tante."

"Non c’è di che."

Isabel si allontanò. ‘Belle’ trascorreva la sua giornata girando il campeggio, per fare foto con la sua digitale. Alla fine di ogni giornata, scaricava le foto su uno speciale computer dove apparivano in forma di albo elettronico. Gli ospiti del campeggio potevano, attraverso un collegamento speciale alla TV del loro alloggiamento, ordinare le copie delle foto che preferivano. Lei trovava il lavoro noioso e frustrante ma, come aveva detto Max, lei era i loro occhi e le loro orecchie, in grado di circolare tra la folla in cerca di possibili agenti dell’FBI. Ogni volta che vedeva un possibile candidato, poteva usare la foto che aveva scattato per passeggiare nei sogni del sospetto. Gli altri facevano a turno per studiare i visi sulle foto, ognuno alla ricerca di qualcuno o di qualcosa che poteva essere sfuggito agli altri. Tra tutti loro, Isabel era quella che guadagnava di più, contando sulla percentuale che prendeva su ciascuna foto. Credeva che gli altri la accusassero silenziosamente di non dividere tutto il suo guadagno. Si affrettò verso il ristorante, scontrandosi con Liz che ne stava uscendo con una busta in mano.

"Perché non guardi dove vai?" sibilò.

"Vale anche per te." lampi verdi passarono negli occhi di Liz.

Liz traversò la piazza e si diresse verso l’angolo del campeggio dove stavano i cottage e gli chalet che gli ospiti estivi prendevano in affitto, portando il necessario per un picnic con Max. Ogni giorno, immancabilmente, pranzavano insieme. Max era stato assunto per fare il lavoro di manutenzione e risolvere i piccoli problemi nelle piccole costruzioni. Di solito si trattava di piccole cose, come cipolle della doccia guasti o porte che non chiudevano bene, ma Max si era dimostrato esperto anche con gli impianti idraulici ed elettrici. Non in modo imprevisto, si era dimostrato naturalmente abile. Il signor Anderson, il proprietario del campeggio, si era complimentato con Max per il suo lavoro, dicendo che le costruzioni non erano mai state in un così buono stato.

"Tieni." disse Liz bruscamente e lanciò a Max il suo pranzo.

Lui la stava aspettando ad uno dei tavoli da picnic, un po’ isolato dagli altri e relativamente nascosto, in modo da non poter essere ascoltati facilmente.

"Ciao, Liz. E’ bello anche per me rivederti." Max sorrise a sua moglie.

Liz guardò nei suoi occhi scuri e il suo malumore svanì all’istante, rimpiangendo la sua animosità.

"Mi spiace, Max." sospirò lei, lasciandosi avvolgere dal suo abbraccio di benvenuto. "E’ solo che i ragazzi … lo sai.”

"Ne vuoi parlare?"

"Maria mi ha appena fatto la sua predica su ‘Cosa stai facendo?’, solo perché flirto con i ragazzi."

"Flirti, uhm?" rise lui, carezzandole la nuca con la mano.

"Non fare il geloso con me, Max." grugnì Liz. "Lasciano più mance se pensano di avere una possibilità. Sai? Cercano di farmi una buona impressione."

"Fa’ attenzione, Liz." Max sembrava preoccupato. "Potrebbero … arrabbiarsi … fare qualcosa di stupido. Potrebbero … "

"So badare a me stessa, Max."

"Lo so, lo so." sorrise lui. "Ma per farmi contento, vorresti fare in modo che almeno uno di noi sia sempre con te?"

"Okay." ridacchiò lei. "Se questo ti rende felice."

Finirono di mangiare, imboccandosi l’un l’altra, e godendosi la reciproca compagnia. Poi si sedettero sull’erba, stretti uno all’altra, per scambiarsi baci teneri e sensuali.

"Meglio che torni indietro." la riluttanza di Liz a lasciarlo era evidente. La sua mano strinse più forte quella di lui. "Che programma hai per il pomeriggio?"

"Bene, devo finire tutti i lavori sulla scheda, e uh … "

"Ma li hai finiti ore fa e lo sappiamo tutti e due."

"Sì." rise Max. "E’ una vita dura."

"Cosa farai del tempo guadagnato? Voglio dire, lo so che devi fingere di impiegare lo stesso tempo che impiegherebbero gli altri."

"Leggo questo." Max le mostrò un libro di elettronica avanzata. "Devo saperne di più su come prendere misure di protezione per noi. Su come possiamo scoprire i loro … congegni. Come fare per batterli."

"Max." Liz si accigliò. "Non li potremo mai battere. Noi siamo appena all’inizio. Anche se riuscissimo a toglierci di torno l’intero FBI, loro non dovrebbero far altro che assumere altri agenti. O usare l’esercito. Max? Affronta la verità. Questa è la nostra vita."

* * * * *

Finiti i turni di lavoro, tutti i sei elementi della banda si ritrovavano sul retro del piccolo cottage che dividevano. Più di un sopracciglio si era sollevato quando quei sei apparentemente estranei si erano dichiarati disposti ad accettare quella sistemazione. Naturalmente, il fascino delle tre ragazze aveva fatto rimpiangere agli altri ragazzi il fatto di non aver pensato prima loro a quella soluzione. Il cottage che dividevano aveva solo una stanza da letto al piano superiore. Kyle aveva suggerito che, come unica coppia sposata, fossero Max e Liz a prendere la stanza. Max aveva rifiutato dicendo che, per amore di giustizia, avrebbero fatto a turno. Una settimana l’avrebbero divisa Max e Liz, la successiva sarebbe stato il turno di Michael e Maria. Dopo di loro l’avrebbe avuta Isabel e, la settimana dopo di lei, sarebbe stata di Kyle. In questo modo, aveva spiegato Max, tutti avrebbero avuto una settimana di privacy, un lusso che era diventato difficile da avere. Era interessante notare che la relazione tra Michael e Maria dava il massimo durante la settimana che li vedeva di turno nella stanza da letto. Quando non era il loro turno, gli altri dormivano o sul divano letto o in una delle brandine da campeggio, aperte nel soggiorno.

Benché il lavoro della giornata fosse finito, Max e Kyle avevano un turno di reperibilità serale, così pur restando nel cottage con gli altri, né l’uno né l’altro era completamente rilassato. Non che, quella sera, gli altri lo fossero. Ormai la tensione stava crescendo da giorni e tutti sembravano tesi. Tutti stavano dando segni di ‘febbre da cottage’ e si azzannavano l’uno con l’altro per la minima cosa. Isabel e Maria avevano preparato la cena, mentre Liz e Michael avrebbero rigovernato. Erano così che andavano le cose, per tacito accordo tra di loro. Tutti quelli che lavoravano o che erano di reperibilità, erano esentati dai servizi domestici, che gli altri si dividevano. Era un sistema giusto e tutti facevano la loro parte. Spesso i poteri alieni rendevano le cose più facili per loro, ma dovevano prendere tutte le precauzioni per assicurarsi che qualche passante non li sorprendesse a facilitare le cose, rispetto al modo normale.

Michael crollò sbuffando sul divano, dopo aver finito di rigovernare. Liz stava asciugando i piatti, aiutata da Max che sembrava felice di stare con lei, anche se non era di corvée per aiutarla. La tensione era forte ed era ovvio che qualcuno stava per esplodere. Una persona sveglia avrebbe puntato i suoi soldi su Michael.

"Vorrei che potessimo permetterci la Tv via cavo." brontolò Michael.

"Ebbene, possiamo." disse brusco Kyle.

"Da parte mia, faccio volentieri a meno di rivedere qualche stupida replica di Bewitched o cose del genere." aggiunse Isabel.

"E allora? La mia compagnia non ti basta più?" Maria gli diede uno schiaffo sulla spalla.

Michael si alzò con un movimento improvviso, facendo cadere a terra Maria che si era accomodata sul suo grembo.

"Vado a fare una passeggiata." disse lui, a nessuno in particolare. "Censo che andrò al centro di divertimenti."

"No che non ci vai." Max si fermò davanti a Michael. "Stasera devi restare qui. Resterete tutti. Voglio che le foto siano tutte controllate due volte."

"Ancora, Max?" brontolò Kyle. "Lo abbiamo già fatto la scorsa settimana."

"E allora lo rifarai questa settimana."

Il cercapersone di Max cominciò a squillare. Lui lo prese e lesse il breve messaggio.

"Sentite." continuò a dire. "Voi avete voluto che io continuassi ad essere il vostro capo e io farà il possibile per assicurarmi che tutti noi possiamo uscire vivi da tutto questo."

"E questo lo chiami vivere?" chiese Michael.

"Credimi, Michael." Max fissò l’amico negli occhi. "So per certo che è meglio delle altre due alternative." Un’ombra passò sul viso di Max e guardò Liz in cerca di rassicurazione. "Morirei prima di lasciare che uno di voi soffra quello che io … io … Non permetterò che accada." Max si avvicinò ad una demoralizzata Liz e la baciò, prima di uscire per rispondere alla chiamata che aveva ricevuto.

"Ma chi si crede di essere?" disse Michael ai componenti del gruppo che erano rimasti, una volta che la porta si fu richiusa alle spalle di Max. Si rimise a sedere, tirando Maria contro di lui.

"Gente, riesce ad essere un tale idiota." concordò Kyle. "So che è tuo fratello, Isabel, ma ha bisogno di rilassarsi!"

"Hey, non preoccuparti del fatto che è mio fratello." Isabel si sedette ed accese la TV sul canale dell’album fotografico. "Sono d’accordo con voi. Ha bisogno di un trapianto di personalità."

"Perché deve tenere sempre tutto sotto controllo?" chiese Maria. "Credevo che avesse abdicato."

"Mi ha veramente stancato." annuì Michael.

Incapace di restare ad ascoltare gli amici parlare in quel modo di suo marito, Liz scivolò silenziosamente fuori dalla porta di ingresso ed andò a sedersi sulla veranda, per aspettare il ritorno della sua anima gemella. Dentro al cottage, poteva sentire gli altri uniti per criticare Max, lamentarsi ed avere da ridire sul suo comportamento, mentre guardavano le foto sull’album elettronico. Avrebbe dovuto parlare con Max, una volta che fosse rientrato. Doveva fargli capire che non poteva comportarsi in quel modo, che così si stava alienando i suoi amici. Liz sospirò e guardò il cielo stellato attraverso il baldacchino di alberi.

* * * * * N.d.T: Non ho tradotto io questa storia. L'ho trovata già tradotta su un sito che purtroppo è stato cancellato. L'ho salvata in tempo ed è molto bella quindi a voi la lettura :D

La Storia è stata tradotta da SirioJB :)


e Scritta da WR
   
 
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