Anime & Manga > Prince of Tennis
Ricorda la storia  |      
Autore: Vala    19/07/2008    1 recensioni

l'ambiente di fondo è semplice: Fuji che tornando a casa cammina lungo uno dei tanti canali/fiumi.
è la prima volta che pubblico, anche se non è stata la prima fanfic che ho scritto. l'ho messa nero su bianco per far comprendere ad un'amica una determinata sensazione...spero di esserci riuscita...
se siete sensibili o avete problemi per conto vostro, l'amica in questione non ve la consiglia.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fuji Shusuke
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L’aria gelida del tramonto soffiava sui suoi capelli che ondeggiavano armoniosi al ritmo della danza della natura, uno spettacolo agli occhi dei passanti che si voltavano a guardarlo. Come non notare quel ragazzo dal fascino femmineo che procedeva con la schiena ben dritta, lo sguardo all’orizzonte. Era benvoluto dalla gente del quartiere, osannato dai suoi fan, coccolato dai suoi compagni di squadra che lo consideravano una sorta di pilastro, la terza colonna portante, come amava definirlo scherzando il suo migliore amico Eiji. Amava essere adulato, lo faceva sentire vivo.
Fuji camminava tranquillo, il passo rilassato di chi non ha fretta. E in effetti non ne aveva, non ne aveva mai avuta. Accanto a lui scorreva placido uno dei canali della sua città, acqua placida che invitava a fare il bagno. La guardò ricordandosi quante volte da bambino vi aveva spinto dentro il fratellino per poi andarlo subito a riprendere per paura che annegasse. Erano davvero bei tempi, ma erano passati.
Le sue gambe si mossero da sole portandolo lontano dal marciapiede, lontano dalle luci dei lampioni che rischiaravano la strada. Le suole delle scarpe toccarono l’acciottolato del sentiero che correva a fianco del letto dell’acqua, scivolò e si ritrovò seduto a terra a guardarsi le mani sbucciate. Usciva un filo di sangue. Seccato ma divertito dalla situazione così simile alla sua infanzia, si limitò ad allungarsi restando in ginocchio per immergere la mano lesa nell’acqua limpida del fiume. Il contatto generò un immediato sollievo, la sensazione di pace si intensificò al punto che trattenne il fiato chiudendo gli occhi. Era in quel punto che aveva assaggiato per la prima volta il cioccolato da piccolo, o era più avanti? Era quello il luogo ove aveva trovato la sua prima pallina da tennis, o era più indietro? Era quello lo spiazzo dove aveva deciso di entrare nel Seigaku o lo aveva solo sognato?
Fuji aprì gli occhi a guardare il tramonto. Il sole calava molto lentamente quella sera, pareva non voler lasciare gli uomini nelle tenebre. In un certo senso lo capiva. Anche lui ora che Tezuka era in Germania per farsi operare al braccio sinistro, si sentiva perso, confuso, senza guida. Non aveva altro che se stesso. A chiunque sarebbe bastato, ma non a lui.
Tentò di alzarsi ma la forza del suo peso interiore lo tenne inchiodato al suolo. Non ce la faceva da solo, non ce l’aveva mai fatta a reggersi con le sue sole gambe. Da piccolo non era mai solo, non aveva mai fatto un passo senza la sua famiglia. E ora che la sua famiglia lo appoggiava meno perché stava crescendo e doveva imparare a cavarsela da solo, si era aggrappato disperatamente all’unica persona che aveva mostrato di essere sufficientemente forte da portarlo con sicurezza tra le braccia. Era un ipocrita. Lui non aveva affatto necessità di sentire Tezuka perché gli mancava, aveva bisogno di sentire le sue mani forti sul suo corpo per poter essere di nuovo circondato dalla sua luce.
Guardò il suo riflesso nell’acqua: un ragazzo sano, bello secondo molti, un genio nel suo campo sportivo. Ma qual’era la realtà sotto la facciata? L’acqua divenne improvvisamente torbida come per effetto si un sasso. Fuji immerse la mano lavando via le ultime gocce di sangue che vennero assimilate al liquido neutro. Quando lo specchio si calmò, gli rimandò il volto di un estraneo. Chi era in realtà quella creatura che lo stava guardando? Chi camminava con il suo corpo fingendosi lui ma essendo un altro? Dietro gli occhi di Fuji ce n’era sempre un altro, qualcuno che aveva così tanta paura di mostrarsi per quello che era che preferiva restare celato, nelle tenebre perenni.
Fuji abbassò il volto a sfiorare con il naso quello del suo riflesso. Gli occhi del suo doppio non mostravano la dolcezza e l’allegria che regalava al prossimo, gli occhi di quel ragazzo erano carichi di rancore verso un mondo che non poteva accettarlo per quello che era, occhi spaventati, occhi selvaggi e ribelli che rifiutavano di lasciarsi trascinare dalla corrente, occhi che avevano imparato a loro spese il significato della parola dolore. Fuji immerse la testa sott’acqua.
Il liquido gli entrò nelle orecchie togliendogli l’udito. L’acqua si insinuò nella sua bocca socchiusa togliendogli la parola. I suoi occhi si chiusero al mondo per non vedere. Il freddo della sera entrò nelle ossa facendogli perdere la sensazione tattile. L’acqua non aveva odore, non poteva sentire nulla. Ora era un tutt’uno con il suo doppio nascosto.
Passarono i secondi, i minuti. La sua testa non ce la faceva a risalire. Non ce la faceva da solo. Quando era piccolo non si tuffava per ripescare Yuta, si tuffava per ripescare quel pezzo di sé che aveva nascosto dentro il fratello. Lacrime si mescolarono all’acqua. Era dunque solo questo? Un guscio da mostrare agli altri mentre costruiva la sua personale corazza. Stava attingendo dalla forza altrui per restare a galla.
Qualcosa si mosse dentro il suo essere, una percezione così sottile che era difficile comprenderne la fonte, percepì che qualcuno lo cercava, qualcuno aveva bisogno di lui. Bisogno di un inetto…non era possibile. Si stava ingannando di nuovo, era solo un tentativo del suo doppio di rimandare l’inevitabile. Spinse la testa ancora più sott’acqua. Eppure era così, lo avvertiva chiaramente, quasi una voce nella sua testa. C’era un essere che richiedeva il suo sostegno.
Le mani di Fuji afferrarono i suoi stessi capelli e lo riportarono alla luce del tramonto, il sole stava per svanire del tutto. Presto non ci sarebbe stato nemmeno un bagliore lontano a ricordare il giorno appena trascorso. Le lacrime rigavano ancora il suo volto. Chiuse gli occhi. Qualcuno lo chiamava. Attraverso il naso respirò l’odore dell’estate. Le sue mani sfiorarono l’erba fresca. Le orecchie sentirono i suoni di un mondo in festa. Riaprì gli occhi per guardare ancora una volta il suo riflesso. Aveva quasi ceduto, si era lasciato andare.
Sospirando di rammarico, Fuji si congedò con un cenno dal suo doppio. Non poteva ancora mollare, qualcuno aveva bisogno di lui così come lui aveva bisogno dell’altro. Erano necessari entrambi i pezzi o il delicato mosaico di equilibri sarebbe andato in frantumi. Le sue gambe ressero e si rialzò, la testa grondante acqua. Le gocce scendevano a bagnargli i vestiti, cadevano, gli scivolavano di dosso così come gli stava scivolando via la tristezza, trasferita in un buco profondo all’interno della sua anima. Sarebbe venuto il tempo per essa di uscire, ma non ancora. Forse un giorno avrebbe avuto abbastanza coraggio per mostrarsi al mondo, fino a quel momento, lui era Fuji, il fenomeno del tennis.
Diede le spalle al fiume e prese a risalire la collina per tornare sulla strada della vita. Troppo pericoloso guardarsi indietro, chi si ferma è destinato a non ripartire più. E lui non poteva farlo. Non era così debole come pensava, lui era davvero una colonna portante. Era la colonna portante di Tezuka.
Fuji salutò la notte. Ci sarebbero stati altri momenti tristi, ma finché il suo sole personale avrebbe continuato a splendere su di lui, il suo doppio avrebbe dormito. Riprendendo la strada di casa, Fuji sorrise alla notte. Ora la tenebra non poteva toccarlo perché anche lui era il sole di qualcuno.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Prince of Tennis / Vai alla pagina dell'autore: Vala