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Autore: weirdo___    26/04/2014    0 recensioni
"Aveva preso la bizzarra abitudine di sedersi sul dondolo nel porticato della grande casa sul mare assieme alla nonna di Logan, Ethel, intrattenendoci lunghe conversazioni che vertevano chissà su quali argomenti. Una sera Logan le chiese di cosa parlassero; lei gli rispose che l'anima di sua nonna aveva mille colori e che le sarebbe piaciuto riuscire a conoscerli tutti. Logan pensò che anche l'anima della sua amica avesse mille colori. E si rese conto di quanto la parola "amica" non bastasse più perché amava il suo sproloquiare, amava come gli sorrideva al telefono e, soprattutto, amava le mille mila contraddizioni che la rendevano una ragazza dall'animo arcobaleno".
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Jade?"
"Alexander?"
"Do you remember that day you fell out of my window?"
"I sure do, you came jumping out after me!"
"Well, you fell on the concrete and nearly broke your ass, and you were bleeding all over the place
and I rushed you off to the hospital"
"Yes, I do"
"Well, there's something I never told you about that night"
"What didn't you tell me?"
"While you were sitting in the backseat, smoking the cigarette you thought was going to be your last, 
I was falling deep, deeply in love with you, and I never told you 'til just now"
"Oh, now I know!"

Se Cassie fosse stata una canzone, Logan ne era certo, sarebbe stata sicuramente una di quelle che custodiscono messaggi meravigliosi ben nascosti tra migliaia di parole dette rapidissimamente, quel tipo di canzoni nelle quali si riesce ad avvertire nitidamente il cantante prendere respiro oppure sorridere mentre pronuncia le parole di una strofa. Seduta di fronte a lui, con la testa chinata sul suo blocco note dalla copertina rosa (quello che "Se provi a toccarlo sarò costretta ad aprirti il cranio e a toccarti il cervello!"), aveva l'aria di una che la sapeva lunga sulla vita. Logan, perlomeno, lo aveva pensato quando lei gli aveva confessato al matrimonio di Emelì che aveva letto quasi tutti i libri della sezione "Storia" della Biblioteca vicino casa sua a Leicester, in Inghilterra, e che le piaceva da matti scrivere, le piacevano da matti le parole ed i periodi lunghi, anche per esprimere concetti relativamente brevi e semplici. Glielo aveva anche detto e lei aveva replicato dicendo che scriveva proprio perchè, invece, non riusciva a capire quasi niente di nulla: di matematica, geografia, degli altri, dell'amore, della vita, perfino di se stessa. Poi si era alzata, aveva lisciato con la mano le pieghe della gonna gialla indossata per l'occasione e se n'era andata, sorridendo. Aveva messo un punto a quella conversazione che sembrava non finire mai, tanta era il pathos con cui le parole uscivano dalla sua bocca. Ma a Logan, silenzioso e riservato com'era, non aveva dato per niente fastidio tutto ciò. Al contrario, era rimasto concentrato al fine di non perdersi neanche una pausa, avendo avuto l'impressione che proprio in quei secondi di silenzio la sua interlocutrice celasse il vero senso di ciò che aveva espresso precedentemente con le sue amate parole; come a voler sfidare il mondo intero a non fermarsi di fronte a ciò che era facile capire, ma ad andare oltre; a conoscerla per quello che era, non per quello che sembrava. Così Logan decise che valeva la pena accettare la sfida e, da quel momento in poi, non la lasciò più sola.
Imparò a riconoscere quando gli sorrideva attraverso la cornetta del telefono mentre raccontava come era andata a lavoro lì in Inghilterra. Studiò con attenzione, quelle poche volte che condividevano la camera da letto durante le vacanze con gli amici, le espressioni che assumeva mentre dormiva in base a quello che stava sognando. Si rese conto molto presto di quanto lo gratificasse quando lei gli diceva "Log, sei il mio migliore amico, sai che sposerò te!" in reazione alle mille domande che lui le faceva ogni volta che un ragazzo la invitava ad uscire. Lui, sinceramente, le credeva.
Se Cassie fosse stata un luogo, secondo il suo amico dagli occhi blu, sarebbe stata Leicester Square, vicino Piccadilly Circus, a Londra: non affollatissima, soffocante, accecante come Times Square a New York, nè silenziosa e dispersiva come Alexander Platz a Berlino. Certo, quando ci arrivi per la prima volta ti trovi un po' spaesato, ma è impossibile perdersi: ci sarà sempre qualche turista o negoziante cordiale che ti darà una mano. Cassie aveva portato Logan a Leicester Square, un Natale. Lo aveva fatto sedere sul muretto bianco davanti al cinema. Gli aveva detto che lì, in mezzo a quei negozi e a quella gente, si sentiva a casa, perchè poteva piangere, litigare, ridere, ascoltare la musica, sedersi in un bar qualsiasi e stare le ore a leggere senza avere gli occhi di qualcuno che la conosceva puntati addosso. Logan rispose che lui gli occhi puntati addosso ce li aveva sempre, ma terminò la frase nella sua mente dicendo che non gli importava essere osservato se c'era lei a farlo sentire a casa. Cassie si limitò a stringersi a lui, come per proteggerlo, e Logan apprezzò quel gesto perchè non era soffocante, ma il suo silenzio non trasmetteva neanche freddezza o indifferenza. Era semplicemente affettuosa e discreta, una via di mezzo, proprio come il luogo in cui stavano trascorrendo quei momenti.
Quella sera cenarono da Burger King, seduti ad un tavolino attaccato alla grande finestra che dà sulla piazza inglese. Poi tornarono nel piccolo appartamento della ragazza e decisero di guardare un film in tv. Davano "Shrek" su uno dei canali principali, Cassie si era mostrata particolarmente interessata alla visione di quel film. Logan, però, si addormentò sul divano, con la testa sulle gambe della sua amica ch lo restò a guardare per alcuni minuti.
Se Cassie fosse stata un libro, pensava Logan, sarebbe stata un romanzo introspettivo, di quelli che spendono pagine e pagine descrivendo emozioni e pensieri di un singolo personaggio. Lo aveva capito quella volta al mare, quando lei gli chiese così, di punto in bianco, quale fosse il suo colore preferito. "Il blu", aveva risposto lui. "Perchè lo chiedi?" "Mi piace sapere di che colore è l'anima di chi mi sta intorno" aveva asserito e poi, come se nulla fosse, aveva iniziato a sproloquiare su cosa avrebbe voluto mangiare per cena. Ci erano volute delle settimane per convincerla ad andare con lui a Los Angeles per trascorrere le vacanze primaverili ma, alla fine, si era decisa, e aveva conosciuto la famiglia del suo amico. Aveva preso la bizzarra abitudine di sedersi sul dondolo nel porticato della grande casa sul mare assieme alla nonna di Logan, Ethel, intrattenendoci lunghe conversazioni che vertevano chissà su quali argomenti. Una sera Logan le chiese di cosa parlassero; lei gli rispose che l'anima di sua nonna aveva mille colori e che le sarebbe piaciuto riuscire a conoscerli tutti. Logan pensò che anche l'anima della sua amica avesse mille colori. E si rese conto di quanto la parola "amica" non bastasse più perchè lui amava il suo sproloquiare, amava come gli sorrideva al telefono e, soprattutto, amava le mille mila contraddizioni che la rendevano una ragazza dall'animo arcobaleno. La amava così tanto che non riusciva ad arrabbiarsi con lei neanche per gioco.
Come in quel momento, per esempio. Lo ignorava, seduta con le gambe accavallate, scribacchiava su quel dannatissimo quadernetto rosa, quello che sapeva più di tutti, perfino più di Logan. Sapeva quale era il suo colore preferito, sapeva il nome dei suoi genitori, sapeva il motivo per il quale si era trasferita così giovane in un posto così lontano perchè Cassandra Bianchi, in realtà, era italiana. Alcuni stupidi fogli di carta potevano godere della completa fiducia di quella testa dura. Cosa mancava a Logan? Era proprio per questo che avevano discusso, poco prima . Il ragazzo, infatti, aveva realizzato che Cassie poteva leggerlo come un libro, sapeva tutto di lui, e lui era sempre stato se stesso con lei. La ragazza, invece, per una scusa o per un'altra, riusciva ad evitare alcune (molte) domande, e questo Logan non poteva proprio accettarlo. Avrebbe voluto dirle che di lui si poteva fidare, perchè restava le ore a guardarla mentre sonnecchiava in macchina, perchè adorava il fatto che venisse sempre lei a prenderlo in aereoporto con i capelli acciuffati e la maglia "Bentornato, stronzo!" e perchè la amava infinitamente, e conosceva a memoria i nomi di tutti i colleghi di lavoro che ci provavano con lei e che presto avrebbe ucciso. Così, mosso da un impeto di coraggio, si alzò di scatto, facendo un rumore terribile con la sedia anni '60 in quel bar malfamato nella periferia di Londra. Erano appena tornati dall'Ikea e avevano deciso di fermarsi per prendere un caffè e per calmarsi dopo il litigio in auto. Cassie spalancò gli occhi, non sapendo cosa aspettarsi. "Cassandra, io devo dirti una cosa", esordì il ragazzo. Lei gli fece cenno di sedersi e continuare. E lui le disse tutto, incoraggiato dai grandi occhi neri di lei che non lo mettevano mai in soggezione, ma che lo rendevano sicuro e felice. Quando terminò, descrivendo nei minimi dettagli la strage di colleghi marpioni calò il silenzio, dei secondi interminabili nei quali Cassie iniziò a cercare disperatamente qualcosa tra le pagine del suo blocchetto. Logan pensò che lo stesse ignorando di nuovo, così sbuffò e, col cuore a pezzi, si accasciò su quella schifosa sedia. Ma, dopo un po', una mano impiastricciata d'inchiostro blu gli posò accanto al braccio un foglio bianco piegato a metà. Il ragazzo lo aprì, timoroso, ed incominciò a leggere tra sé e sé.

 
Per Logan

Se mai ti rivelassi
quale è il mio colore preferito,
se mai ti spiegassi
cos'è che mi piace delle visite all'Ikea di domenica,
e se mai ti parlassi
di mia madre che siedeva sulle ginocchia di mio padre mentre guardava la tv-
prima che i piatti cominciassero a volare
e le lacrime a scendere,
sappi che ti starei dicendo
che ti amo.

Ma, siccome non mi piace
rivelare
spiegare
né tantomeno parlare,
ti scriverò che, in realtà, non c'è bisogno di nessuna di queste cose
per dimostrarti il mio amore.

Perché il colore dei tuoi occhi
è il mio preferito,
perchè i tuoi vestiti
hanno lo stesso odore delle candele alla vaniglia dell'Ikea,
perché un tuo abbraccio
contiene la stessa quantità di amore che mi è mancata
da quando i piatti hanno iniziato a volare
e le lacrime a scendere.

E ti amo.



 

Weirdo's corner

Hey!
Spero che vi piaccia tutto ciò, almeno quanto a me è piaciuto scriverlo un bel po' di tempo fa. La """"""""""poesia"""""""" e tutto il resto li ho scritti io, quindi spero apprezziate lo sforzo da dilettante xD
Se avete consigli, critiche o un qualsiasi parere da esprimere, sappiate che mi riempirebbe di gioia leggerlo!
Altrimenti, va bene anche se leggete e basta :p

La canzone citata all'inizio e da cui ho preso spunto per il titolo è "Home" di Edward Sharpe&The Magnetic Zeros, ascoltatela, è davvero bellissima!
Abbracci a chiunque stia leggendo :p

P.s. Ma quante volte ho ripetuto il verbo "leggere"?



 
 
  
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