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Autore: Kary91    26/04/2014    13 recensioni
|Haymitch&Posy|Storia iscritta al contest “1 su 24 ce la fa” di ManuFury|
“Sei un po’ strano” osservò infine, arricciando il naso, prima di aggiungere: “Puzzi anche un po’ strano. Non come Sae la Zozza, però” si trovò in dovere di specificare Posy, affrettandosi a scuotere il capo. “Non sai così di cattivo. Forse è la tua medicina che puzza” aggiunse con tatto, perché non voleva proprio farlo arrabbiare.
L’uomo aggrottò le sopracciglia, squadrandola con aria inespressiva.
“E tu sei proprio una mocciosa petulante e impertinente” osservò infine, indicandola con il collo della bottiglia.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Haymitch Abernathy, Posy Hawthorne
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Figli del Giacimento - The Hawthorne Family.'
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Sorrisi di Neve.

promesse di neve

Il grigio della zona del Giacimento si schiariva ogni giorno di più, grazie alla coltre di neve che aveva preso ad attecchire sul terreno. Anche la parte più ricca del Distretto 12 stava incominciando a nascondersi sotto quello spesso strato bianco: il Villaggio dei Vincitori era ancora più silenzioso del solito, perché la neve rendeva ovattato il passo dei pochi abitanti. All’interno di casa Abernathy, tuttavia, la quiete non sembrava destinata a resistere ancora per molto: venne spezzata dal rumore di qualcosa che grattava il legno del pavimento, in cucina. La responsabile di tutto quel trascinare era una bambina dall’aria guardinga e le labbra sporche di latte. Posy Hawthorne mise la sua bambola preferita sotto il braccio e spinse una sedia contro la finestra, facendo ben attenzione che il signore addormentato sul tavolo non si svegliasse. Ci salì poi sopra, per ammirare incantata i fiocchi che scivolavano lenti verso terra. Le era sempre piaciuta molto la neve: era una specie di giocattolo, per lei, uno dei pochi che aveva assieme a Lilo e ai vecchi soldatini dei suoi fratelli. Per questo attendeva ogni anno con pazienza l’arrivo dell’inverno: la neve l’aveva reso la sua stagione preferita. Le piaceva osservarla scendere, sdraiarvici dentro per fare l’angelo e tirare fuori la lingua per assaggiarla, prima che le si sciogliesse in bocca. Non vedeva l’ora di uscire fuori e gettarsi a peso morto sul manto bianco, ma per farlo doveva aspettare che arrivasse suo fratello Vick: nel frattempo Hazelle le aveva chiesto di giocare in silenzio e di non disturbare il signor Abernathy.

Posy balzò a terra e rimise la sedia al suo posto. Si strinse la bambola al petto e scoccò un’occhiata guardinga a Haymitch. Lo sentì grugnire e lo osservò ciondolare con il capo sul tavolo, la mano destra stretta convulsamente a una bottiglia. Ci aveva provato a non gironzolargli attorno, ma c’erano troppe cose di quel buffo signore che la incuriosivano, spingendola a porsi tante domande. Anzitutto, Haymitch dormiva sul tavolo. Nei suoi quasi cinque anni di età, Posy aveva conosciuto sempre e solo persone che dormivano in un letto o, al massimo, sul pavimento, se erano proprio così povere da non possedere nemmeno un materasso. Un’altra cosa strana di quel signore era il fatto che bevesse sempre. Posy si era chiesta molte volte se fosse malato, poiché non lo vedeva lavorare come facevano tutti gli uomini del Giacimento. Quel liquido che beveva, si era detta più volte, probabilmente era la sua medicina. Infine, la cosa più bizzarra di tutte – a detta di Posy – del signor Abernathy, era il suo odore strano, non forte quanto il fetore di Sae la Zozza, ma di certo non gradevole per una bambina come lei.

Stava proprio incominciando a domandarsi quale fosse la causa di quella strana puzza, quando Haymitch sollevò il capo di scatto, lasciando andare la bottiglia. Posy sobbalzò, stringendosi più forte al petto la bambola.

L’uomo aprì gli occhi, aggrottando le sopracciglia in una smorfia strana: a Posy ricordò un po’ l’espressione di Rory quando Gale lo svegliava all’improvviso, facendogli il solletico sotto i piedi per far divertire lei e Vick. Le venne da ridere, ma si trattenne quando notò che l’uomo era tornato a stringere la bottiglia. Storse la bocca in una smorfia impensierita e chinò appena il capo verso destra, rivolgendogli un’occhiata incuriosita.

“Per caso sei malato?” mormorò, abbracciando Lilo con espressione un po’ intimidita. Haymitch le rifilò un’occhiata di traverso, passandosi il dorso della mano sulle labbra.

“E tu chi saresti?” borbottò infine, appoggiando la schiena alla sedia. Posy si nascose dietro la bambola, sbirciando con espressione offesa in direzione di Haymitch.

“Posy Hawthorne!” esclamò: la indispettiva il fatto che il signor Abernathy non ricordasse il suo nome. Lei, il suo, lo conosceva benissimo.

Haymitch la osservò corrucciato per qualche istante, prima di annuire.

 “Ah, già… L’affarina” ricordò, facendo scorrere una mano lungo il collo della bottiglia. “Tua madre dov’è?”

Posy si strinse nelle spalle e incominciò a pettinare i capelli della sua bambola.

“Lavora e non la dobbiamo disturbare” rispose seria, osservandolo con attenzione. Haymitch sostenne il suo sguardo per qualche istante, aggrottando le sopracciglia.

“Beh, che hai da guardare?” sbottò infine. “Non hai mai visto un uomo con una bottiglia?”

“Hai la febbre?” lo interrogò Posy, assumendo tutto a un tratto un’espressione dispiaciuta. Haymitch si accigliò.

“Perché diavolo dovrei essere ammalato, affarina?”

“Perché non vai al lavoro! I grandi vanno a lavorare nelle miniere tutti i giorni, ma tu no. Stai sempre qui seduto e dormi. E quando ti svegli bevi. Quella lì è la tua medicina, vero?” chiese, indicando la bottiglia. Haymitch la squadrò per un po’, prima di annuire.

“Qualcosa di simile, sì”.

“Ed è buona? Che cosa cura?” si informò la bambina, aggrottando le sopracciglia incuriosita.

“I brutti pensieri” rispose spiccio l’uomo, svitandone il tappo. Il volto di Posy si illuminò.

“Come le bolle di sapone!”

Haymitch inarcò un sopracciglio.

“Eh?”

“A volte, quando la mamma lava i vestiti, io e Vick usiamo l’acqua e il sapone per fare le bolle. Ci soffiamo dentro le cose brutte: così!” spiegò, formando una piccola “O” con la bocca e fingendo di soffiare. “Se le pensi tanto forte e poi le soffi nella bolla, quelle vanno via!”

“Capisco” rispose Haymitch. Portò la bottiglia alle labbra e bevve un sorso. Lo sguardo di Posy rimase fisso su di lui durante l’intera operazione, come se lo stesse studiando. Improvvisamente la bambina sorrise, appoggiandogli la bambola su un ginocchio.

“Lei è Lilo!” esclamò allegramente a quel punto, muovendole le braccia. “È molto simpatica ed è anche bella. Ha i capelli rosa” enfatizzò, accarezzando orgogliosa il capo della bambola.

Un ghigno divertito corse a increspare le labbra di Haymitch.

“Sarà mica la figlia di Effie Trinket?” buttò lì, sotto lo sguardo interrogativo della bambina. Posy, non riuscendo a comprendere la battuta, si accigliò e mise il broncio.

“No, è mia!” esclamò, sollevandola per stringersela nuovamente al petto. “L’ha fatta la mia mamma!”

“Non te la rubo mica, dolcezza” rispose l’uomo, tornando poi a concentrarsi sulla bottiglia.

Posy gli rivolse un’occhiata diffidente, continuando ad abbracciare la bambola.

“Sei un po’ strano” osservò infine, arricciando il naso, prima di aggiungere: “Puzzi anche un po’ strano.”

Haymitch tornò a spostare la sua attenzione verso la bambina.

“Non puzzi come Sae la Zozza, però” si trovò in dovere di specificare Posy, affrettandosi a scuotere il capo. “Non sai così di cattivo. Forse è la tua medicina che puzza” aggiunse con tatto, perché non voleva proprio farlo arrabbiare.

L’uomo aggrottò le sopracciglia, squadrandola con aria inespressiva.

“E tu sei proprio una mocciosa petulante e impertinente” osservò infine, indicandola con il collo della bottiglia.

“Che vuol dire impeimper…”

“Te lo spiega tua madre quando torna” tagliò corto l’uomo, guardandosi intorno. “Infatti credo proprio che ti abbia chiamata. Perché non vai a controllare?”

Posy scosse il capo con vigore.

“Non è vero, io non ho sentito niente” rispose, prendendo posto su una delle sedie libere. Haymitch sbuffò e distolse lo sguardo, voltandosi dalla parte opposta. Posy restò a fissarlo in silenzio per un po’, cercando di mantenere la promessa fatta alla madre. Sapeva di non dover disturbare il signor Abernathy, ma Vick non era ancora arrivato e tutto quel silenzio stava incominciando ad annoiarla terribilmente.

“Perché non giochiamo alla famiglia con Lilo?” propose infine, appoggiando la bambola sul tavolo. Haymitch chinò leggermente la bottiglia in avanti per controllare il livello del contenuto. “Tu fai il papà, io la mamma e lei è la figlia!”

L’occhiata torva che le rivolse l’uomo riuscì a convincerla ad accantonare quell’idea.

“Posso cantare una canzone?” chiese ancora la bambina, sorridendo entusiasta.

“No.”

“Posso toccarti la barba?”

Da infastidita, l’espressione dell’uomo si fece perplessa.

“Voglio vedere se punge!” spiegò Posy, balzando giù dalla sedia per raggiungerlo.

“Tieni alla larga quelle zampette dalla mia barba” la ammonì l’uomo, alzandosi in piedi. Si avvicinò alla finestra attraverso la quale, poco prima, la bambina aveva osservato la neve scendere. Pochi secondi più tardi, Posy era già di fianco a lui. La ragazzina schiacciò il naso contro il vetro, alzandosi sulle punte dei piedi, per riuscire ad avere una visuale migliore.

“Guarda! Hai visto?” chiese, sollevando il capo per poter guardare Haymitch. L’uomo aggrottò le sopracciglia.

“Visto cosa?”

“La neve!”

Haymitch roteò gli occhi.

“La neve c’era già dieci minuti fa, affarina. Al contrario di tua madre… Dove diavolo sarà finita? Hazelle!”

“Sì, però è bella!” insistette Posy, tirandolo per la manica. “A te non piace?” chiese, sollevando il capo per incontrare il suo sguardo. Haymitch la squadrò a lungo con espressione attenta, quasi assorta, prima di lasciare ricadere il lembo della tenda sul vetro.

“No” rispose infine, dando le spalle alla finestra. Posy si accigliò.

“Sai dire solo no!” osservò, facendo ciondolare Lilo mentre agitava il braccio.

Haymitch emise un grugnito infastidito, ma non aggiunse altro. Posy tornò a guardare fuori, ammirando affascinata la distesa bianca che già ricopriva l’intero viale di fronte alla villetta. Un’idea le balenò in mente, strappandole un sorriso.

“Facciamo un pupazzo di neve?” propose allegra, voltandosi verso di Haymitch. Ancora una volta l’uomo la squadrò a lungo, con un’espressione che Posy non riuscì a decifrare: era arrabbiato? Annoiato? Sembrava quasi triste. Non era sicura che la medicina per i brutti pensieri stesse funzionando poi così bene.

“Senti, cosina…” spezzò infine il silenzio Haymitch, tornando a rivolgersi alla bambina. “ …non so che idea tu ti sia fatta di questo posto e di me, ma non siamo al parco giochi e io non sono il tuo baby-sitter. Se vuoi rimanere qui in cucina devi startene ferma e in silenzio, finché tua madre non finisce le sue faccende.”

“Ma…” cercò di ribattere Posy, lasciando dondolare Lilo con un braccio: i capelli rosa della bambola sfioravano ormai il pavimento.

 “Niente ma, se proprio vuoi giocare, possiamo fare il gioco del silenzio. Vince chi riesce a stare zitto più a lungo” concluse Haymitch, tornando a sedere al suo solito posto.

Posy aggrottò indignata le sopracciglia e mise il broncio, stringendo Lilo a sé con trasporto: quel signore era tutto strano e le sue regole sembravano esserlo ancora di più. Per Posy era impossibile non parlare e non muoversi, specialmente in quel momento. Strinse le gambe e fece una smorfia, facendosi ballare Lilo da una mano all’altra. Riuscì a resistere appena due minuti, dopodiché si arrese e sbuffò esasperata.

“Non posso più stare ferma!” ammise infine, camminando verso di Haymitch.

L’uomo roteò gli occhi.

“E perché, di grazia, dolcezza?”

“Devo fare la pipì!” esclamò la bambina, incominciando a spostare il peso da un piede all’altro. “Mi scappa proprio!”

Haymitch sembrò sbiancare.

“Mica vorrai farla lì?”

Posy scosse il capo in fretta, mettendosi a saltellare.

“No, però mi accompagni?” chiese, prendendolo per mano. “Non lo so dov’è il bagno!”

Haymitch alzò ancora gli occhi al cielo, borbottando imprecazioni a denti stretti.

Quando, venti minuti più tardi, Vick chiamò la sorella dal cortile di casa Abernathy, l’uomo aveva ancora sul volto un’espressione seccata. Posy infilò manopole e paraorecchie prima di sgusciare fuori di corsa e di gettarsi nella neve. Dopodiché, si mise al lavoro con il fratello per costruire il pupazzo di neve più grosso di sempre. Ne uscì fuori un omone spesso, dagli occhi grigi come le persone del Giacimento, per via dei due sassolini che i due ragazzini gli avevano infilato nel volto. Vick gli prestò perfino la sciarpa, per renderlo ancora più bello. Mentre lavoravano, Posy sbirciava spesso verso casa Abernathy e, di tanto in tanto, aveva riconosciuto Haymitch alla finestra. Li osservava corrucciato, la medicina sempre alla mano e i capelli neri che gli ricadevano disordinatamente sul volto. Quando alla fine il pupazzo fu pronto, Posy corse dentro per chiamarlo.

“Vieni a vedere!” si impuntò, ignorando le sue proteste burbere. Lo prese per mano e lo guidò fino all’ingresso; non gli permise nemmeno di prendere la bottiglia.

“Ci manca il naso!” spiegò infine, quando raggiunsero Vick e il pupazzo. Ripensò alle carote che aveva visto in cucina poco prima, mentre esplorava casa. Avrebbero potuto usare quelle: forse, il signor Abernathy gliene avrebbe prestata una per un po’.

“Ti piace?” chiese poi Posy, sollevando il capo per osservare la reazione dell’uomo. Guardandolo, si accorse che qualcosa nella sua espressione era cambiata. Le sue labbra avevano una piega strana, quasi come se Haymitch stesse sorridendo. I suoi occhi, tuttavia, sembravano tristi. Non arrabbiati, stanchi o annoiati, come poco prima. Proprio tristi: come quelli di suo fratello Gale il giorno in cui Katniss era partita dal Distretto 12, per andare in televisione.

“Sei stata brava, dolcezza” si complimentò in quel momento l’uomo in un tono di voce atono, che confuse Posy ancora di più.

“Ci manca il naso…” mormorò intimidita la bambina, nella speranza che Haymitch andasse a prenderle una di quelle carote. Non lo fece: tornò in casa, senza dire nulla né a lei, né a Vick. Quando i due ragazzini rientrarono, Posy si accorse che lo sguardo dell’uomo era tornato lo stesso di prima. Haymitch aveva ancora in mano la bottiglia di medicina, ma non sembrava essercene rimasta più molta. Quell’immagine intristì la bambina, anche se non seppe spiegarsene il perché. Ripensò all’espressione del signor Abernathy nel momento in cui aveva visto quel pupazzo di neve. Gli era piaciuto, Posy ne era convinta, perché per un attimo le era sembrato che l’uomo le avesse sorriso. Era stato un sorriso piccolo e si era sciolto in fretta, come prima o poi avrebbe fatto anche la neve, ma la ragazzina ne era stata contenta lo stesso. Haymitch le era sembrato meno strano, in quel frangente. Più simile agli altri signori del Giacimento che conosceva. Fu quel pensiero a spingerla a decidere che l’indomani avrebbe costruito un nuovo pupazzo di neve, di fronte casa sua.

Magari, si disse, il giorno successivo Haymitch le avrebbe dato una carota da usare come naso.

Magari, rivedendo il pupazzo, il signor Abernathy avrebbe sorriso di nuovo: questa volta per davvero.

 

Nota dell’autrice. 

Questa storia partecipa al contest a turni “1 su 24 ce la fa” [Hunger Games Contest]di ManuFury. Il contest richiedeva di scrivere qualcosa di incentrato su un ipotetico confronto fra questi due personaggi ed è così che mi è venuto spontaneo immaginarli. L’idea del pupazzo di neve è piuttosto comune, lo so, ma mente riascoltavo la canzone dolcissima che la Anna bambina canta in “Frozen” ho pensato istintivamente a Posy e ho pensato di collegare le due cose. Questa, tanto per cambiare, sarebbe tecnicamente solo la prima parte del racconto. La seconda parte dovrebbe essere dal punto di vista di Haymitch e spiegherebbe a cosa sia dovuto quel sorriso triste di fronte al pupazzo. Spero di riuscire a scrivere anche il seguito, prima o poi. Nella storia figurano alcuni elementi già comparsi nel corso di Posy aveva una bambola e A Flower that Blooms in Adversity, in particolare la bambola Lilo, amica fidata di Posy. Haymitch è quel personaggio (assieme a Johanna) che mi mette proprio tanta, tanta soggezione. Ho sempre detto che non ci avrei mai scritto su e spero di non averlo reso OOC, ma sono contenta di esser stata costretta a fare un tentativo, perché mi piace molto e raccontare di lui e Posy mi ha divertita un sacco xD

Credo di aver detto tutto! Grazie a chiunque si sia soffermato a leggere!

Un abbraccio!

Laura

 

   
 
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