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Autore: cin75    26/04/2014    11 recensioni
A volte non è solo l'anima di un demone ad essere curata dal perdono e dall'amore. E quello che c'è tra Sam e Dean ne sarà la prova.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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N.d.A: questa piccola shot è solo per raccontare come vorrei che la cosa si rivelasse essere tra i due fratelli. Non ha un inizio e nemmeno una fine. È solo un tentativo di spiegare i loro sentimenti, quello che provano e che sentono l’uno per l’altro.
 
Dean se ne stava con lo sguardo perso nel vuoto e la mano destra chiusa a pugno sul braccio marchiato in modo così profondo e indelebile da Caino. Da quando aveva ucciso Magnus e infierito su Gadreel, non aveva mai smesso di fare male. Un male profondo, insopportabile. Aveva la sensazione che pian piano avrebbe preso fuoco e con il braccio, il suo intero corpo.
Ma questo non poteva confidarlo a Sam. Non più. Non da come stavano le cose tra loro. E si costrinse, allora, a sopportare tutto da solo. Era bravo in questo. Dannatamente bravo.
“Dean?”
Niente. Non rispose o forse nemmeno sentì il richiamo di Sam.
“Dean?!”, fece allora più forte Sam, non potendo evitare di notare lo sforzo che faceva il fratello per contenere qualcosa di doloroso dentro di lui. “Ehi!, Dean?!” e solo a quell’ennesimo richiamo, il maggiore sembrò riaversi.
“Cosa…che c’è?!” fece rimettendosi in piedi e cercando di assumere un aspetto e un atteggiamento più….convinto.
“Stai bene?” domandò, sorprendendolo, il giovane. A Dean sembrò sentirsi quasi più leggero quando sentì Sam fargli quella domanda così semplice.
Forse..”, pensò, “..non è tutto perso. Forse lui non mi….”, ma poi si fermò. Fermò i suoi pensieri. Era solo una domanda. Ed era inutile ricamarci sopra. Non gli rispose.
“Dean, andiamo. Dimmi se stai bene!” ma questa volta non era una domanda ma un accorata e preoccupata richiesta. Dean guardò il fratello e contrariamente a tutto quello che aveva appena pensato, decise di non mentirgli. Lo aveva fatto troppe volte e il distacco tra loro ne era stata la conseguenza.
 Così non mentì.
“No. Sam. Non sto bene. Non sto’ affatto bene.” Disse portando lo sguardo sul marchio luciferino.
“Che hai. Cosa senti!” fece preoccupato Sam, avvicinandosi e prendendo tra le sue mani il braccio di Dean, per poterlo esaminare.
“Fa’ male. Fa’ dannatamente male. A volte è quasi insopportabile.” Confessò quasi vergognandosene.
“Vedrai. Troveremo Abbadon. Crowley ti porterà la lama. Tu ucciderai quella stronza. Invocheremo Caino e gli ridaremo questo dannato marchio. E tutto finirà per il meglio.”, era così convincente. Come lo era stato quando gli giurò che lo avrebbe salvato dall’Inferno. Dio!! Se ci provò. Sam ci provò con tutto se stesso. E Dean lo sapeva.
“Wow!! Fratellino. Hai riassunto in poche frasi l’intera stagione di caccia !!” provò a scherzare. Cercò di superare Sam e andare verso il grande tavolo al centro del bunker, ma una fitta più forte delle altre glielo impedì. Si piegò quasi in due dal dolore e fu solo grazie al tempestivo intervento di Sam che non crollò a terra.
“Cazzo!!” imprecò rabbioso mentre provava a tirarsi su aiutato dal fratello. Il giovane aveva lo sguardo decisamente preoccupato. Sapeva che se Dean avesse potuto combattere contro quello che gli stava accadendo dentro lo avrebbe fatto e quindi vederlo piegarsi in quella maniera voleva dire solo una cosa. Il dolore era troppo grande da affrontare. Perfino per Dean Winchester.
Mentre cercava di mettere Dean a sedere su una poltrona lì vicino, sentirono il segnale battuto alla porta del bunker.
“Deve essere Cas!!” fece Dean.
“Al momento giusto!”
Quando Sam gli andò ad aprire la pesante porta, Castiel lo guardò perplesso. “Che succede?”
“Dean!, lui…lui non sta bene!”
“Il Marchio?”
“Sì!” e fece entrare l’angelo che scese e andò direttamente dall’amico cacciatore.
Castiel si fermò davanti al ragazzo che si teneva ancora il braccio e nonostante il palese  dolore che provava, cercava di sorridergli sfacciatamente.
“Come direste voi umani…hai un aspetto di merda!”
“Ciao anche te, Cas!”
Sam si avvicinò a loro e chiese all’angelo se ci fosse qualcosa che potesse fare per aiutarlo.
“Non che io sappia, Sam.” E poi tornando a guardare Dean disse semplicemente che gli avrebbe fatto bene riposare.
“Te lo puoi scordare, angioletto. E anche tu, Sammy. Siamo troppo vicini a quella puttana demoniaca e non intendo passare il poco tempo che abbiamo a dormire. Ora , tutti e tre ci mettiamo a lavoro e cerchiamo di stanare Anna dai capelli rossi!!” sbraitò mentre gli oltrepassava e si tuffava tra le varie carte sparse sul grande tavolo.
Sam stava per raggiungerlo, quando Castiel lo afferrò per un braccio o lo trattenne vicino.
“Non può andare in giro in quelle condizioni. Deve riposare. Devi farlo riposare!!”, sembrò affermare con decisione.
“Lo so che dovrebbe farlo, sono giorni che non dorme. È distrutto. È esausto. E ci ho provato a farlo rallentare, ma non c’è verso. Come credi che lo possa trattenere. Gli do’ una botta in testa e lo metto Ko!!?”, ironizzò Sam, tenendo la voce bassa per non farsi sentire dal fratello poco distante da loro.
“Non pensavo a qualcosa di così estremo. Ma voi uomini avete tante soluzioni per dormire!”, disse posando lo sguardo su un flacone di analgesici dimenticati su di un tavolino.
“Cas, ma ….” perplesso per quell’idea. Anche se riconobbe che era fattibile. “Mi ucciderà quando poi sarà di nuovo sveglio!!”
“No!”, rispose rassicurandolo. “No. Se non ci sarai e ti farai vedere quando avrà smaltito la rabbia!”, ci tenne però a precisare con il suo solito sguardo tutto occhi e consapevolezza.
Sam si lasciò convincere e senza farsi notare si mise in tasca il flaconcino medico.
“Ehi!, vado a prendere qualcosa da bere!, ti va una birra?!”, chiese innocentemente al fratello.
“Facciamo due!” ebbe in risposta. Dean sorrise prima di rimettersi a leggere le tante carte che aveva davanti. Era da tanto che non aveva con Sam un momento così tranquillo. Sembrava quasi che le cose tra loro fossero tornate come erano un tempo.
Avrebbe voluto davvero che le cose fossero come un tempo, soprattutto adesso che aveva paura di quello che gli stava succedendo.
“Trovato qualcosa?!” fece Castiel alle sue spalle.
“Niente di preciso. Ma arriveremo alla meta prima o poi!”
“Credevo che volessi arrivare ad Abbadon?!”
“Oh per favore!! Non ti ci mettere anche tu!!”, fece esasperato di quell’ancora stupida innocenza di Castiel. “Senti, devo recuperare un libro in camera mia. Vedi di non fare casini!” e si allontanò.
Stava quasi per entrare nella sua stanza quando si sentì afferrare da dietro e sbattere al muro. “Ma che caz…!!” esclamò.
“Ciao, ragazzo!!” fece Crowley, con il suo solito ghigno soddisfatto.
“Che ci fai tu qui? Come diavolo hai fatto ad entrare!” chiese furioso mentre cercava di divincolarsi dalla stretta del demone.
“Dovreste imparare a richiude in fretta la vostra porta quando l’aprite. Ci vuole poco per passare da In ad Out! Io, al contrario del vostro amico angelico, le ali, anche se di un colore diverso, le ho ancora!!” spiegò compiaciuto.
“Che cazzo vuoi, Crowley?!”, chiese sentendo montare una rabbia furiosa dentro di lui.
“Vedere a che punto sei, ragazzone!” disse.
“E questo che cosa vorrebbe dire?!”, continuò, quando all’improvviso decise di agire. Con il braccio segnato diede un forte colpo sul braccio del demone che lo teneva bloccato al muro e spingendosi forte contro di lui, capovolse la situazione. Ora era lui a tenere bloccato nella sua stretta Crowley che lo guardava sorpreso della sua forza.
Sorpreso che nemmeno lui riuscisse a divincolarsi. Di certo quello che aveva davanti non era più solo un uomo.
“Bene, bene!! Vedo che tutto è iniziato!”
“Iniziato, cosa?!” ruggì Dean.
“La transizione!” disse soddisfatto il demone.
“Che cazzo sarebbe?!” stringendo più forte le presa.
“Lasciami respirare e potrò risponderti.” annaspò vistosamente Crowley cercando di recuperare aria il più possibile. E ci riuscì quando sentì Dean allentare la presa sul suo collo.
“Ascoltami. Questa è la parte difficile. Questo è il momento in cui devi tenere gli occhi ben aperti, letteralmente!”
“Che vuol dire?!”
“Che Abbadon è vicina e il marchio la sta percependo. Nello stesso tempo sta reclamando la lama.”
“Ok!, allora tu dammi la lama e io uccido la stronza!” ringhiò a pochi centimetri dalla faccia del suo demoniaco interlocutore.
“Ma vedi, c’è un ma!”
“Sarebbe?!”
“Quando ti dicevo di tenere letteralmente gli occhi aperti intendevo dire, letteralmente.”
Dean scosse il capo in segno di incomprensione, ma non mollò la presa.
“Non devi dormire e se puoi evita di farti mettere Ko! Fin quando non avrai la lama e la potrai usare!”
“Ma cosa…come…”
“Fin quando sei vigile hai ancora un certo ascendente umano sul marchio. Ma se in qualsiasi momento perderai il controllo su te stesso, il marchio inizierà a fare di te ciò che devi essere.”
“Io sono un cacciatore!” fece convinto.
“Non più amico mio! Caino è in pensione, tu hai il marchio e il posto di cavaliere infernale non può rimanere vacante. L’equilibrio tra Cielo e Terra deve rimanere stabile. Se c’è almeno un arcangelo ancora in giro nell’attico, deve esserci come minimo un cavaliere nel seminterrato! E’ scritto così e io non sono nessuno per cambiare ciò che è stato scritto fin dall’alba dei tempi!” quelle parole sembrarono una spietata sentenza alle orecchie di Dean che nel momento esatto in cui le sentì pronunciare mollò la presa da Crowley.
“Io…non …”
“Beh!, Caino ti aveva avvertito che c’era un fardello da portare!”, gli ricordò. “Credevi che intendesse solo al dolore di portare il marchio?!” concluse sarcastico.
Il panico aveva preso possesso della sua mente. Aveva combattuto per anni perché Sam, il suo adorato fratellino, fosse salvato dalle spire infernali e ora era lui a star per diventare uno dei peggiori. Sapeva di aver accettato quel marchio per un buon motivo, ma non immaginava tanto.
Non poteva fare questo a Sam. Non si trattava di morire, lasciarlo morire o lasciarsi morire. Si trattava di affrontare un eternità all’Inferno per lui e una vita di rancore e rimpianto per Sam. Perché è questo che avrebbe provato il suo giovane fratello.
Rancore per l’ennesima scelta avventata di quel suo fratello maggiore così ossessionato da volerlo proteggere a tutti i costi. Rimpianto perché forse crederà di non averlo amato abbastanza o di non averglielo mostrato abbastanza. Anche se non era così.
Inspirò profondamente e trattene il fiato.
“C’è un modo per venirne fuori?!” chiese, sperando in una risposta sincera anche se colui che aveva di fronte era il meno propenso ad essere sincero. Infatti il demone si limitò a fare spallucce e ad assumere  un aria innocente.
“Figlio di puttana. Sparisci come sei apparso.”
“Dean. Tieni gli occhi aperti! Non è ancora tempo di soccombere al marchio. Non gli sopravviveresti senza il potere della lama.” e a Dean sembrò decisamente serio.
“E tu portamela!!” concluse il cacciatore.
“Trova il modo per farmi uscire. È per questo che lo chiamano bunker. È tanto difficile entrarci quanto uscirne.”
“Beh! Sta’ tranquillo. Stiamo per farci un giro di ricognizione. Tu tieniti pronto a sgattaiolare fuori nello stesso modo in cui sei sgattaiolato dentro!” lo avvertì.
Un secondo dopo un leggero tremolio smosse i condotti di areazione del bunker e le luci tremarono per poi tornare a luccicare come al solito. Appena tutto tornò normale, Dean benché ancora sottosopra da quello che Crowley gli aveva comunicato, tornò nella sala centrale, dove Castiel e Sam stavano continuando le loro ricerche.
“Hai trovato quello che cercavi?!” fece l’angelo.
“Come?!” fece allarmato Dean.
“Hai detto che cercavi un libro?!”
“Sì…no..non era dove pensavo.” Rispose più sereno. “E non era quello che credevo!” disse poi a se stesso.
“La tua birra!” fece Sam, avvicinandosi al fratello. “E’ ancora fresca. Bevila adesso.” sembrò insistere e Dean lo guardò perplesso. “Non guardarmi così. Non tornerò in cucina a prendertene un'altra. Non sono il tuo maggiordomo.” Dean gli sorrise e Sam sorrise a Dean anche se poi posò per un attimo lo sguardo colpevole sull’angelo alle spalle del fratello maggiore.
Dean, dopo tutto quello che aveva saputo da Crowley aveva decisamente bisogno di mandare giù un sapore diverso dalla frustrazione per quello che gli aspettava.
Fece un lungo sorso e quasi mezza bottiglia di birra gli rinfrescò la bocca e la gola, donandogli almeno momentaneamente un vago sentore di benessere.
“Ok!, credo sia ora di mettersi all’opera!” fece assumendo la sua solita posa da “Pronti. Via!”, ma quando stava per avvicinarsi al tavolo, questo cominciò a muoversi e a diventare sfocato davanti ai suoi occhi.
“Dannazione!” sussurrò, credendo che fosse l’ennesimo effetto del marchio.
“Dean?” fece Sam alle sue spalle.
“E’ tutto ok!, va tutto bene!!” provò a rassicurarlo. Ma oltre al tavolo, adesso cominciava a girare tutto e le voci di Sam e Castiel gli sembravano lontane e ovattate, anche se riusciva ancora a distinguerle.
“Mi dispiace Dean. Ma non stai bene e dovevo trovare il modo di farti riposare!!” gli diceva Sam mentre gli metteva le braccia intorno per sorreggerlo.
“No!!...Dio!!..No!! Che hai fatto Sam?!”, chiese nella sua confusione.
“Non temere. Dormirai solo per qualche ora!! Non…”
“NOOO!!!”, trovò la forza di gridare Dean, mentre spingeva via da sé Sam e rifiutava l’aiuto di Castiel.
“Che mi… hai… dato??!” chiese mentre cercava di smettere di barcollare a destra e a sinistra per la stanza e si sforzava con tutte le sue forze di rimanere il più lucido possibile.
“E’…è solo un sonnifero!!” cercò di giustificarsi Sam, allarmato per quella reazione così esagerata. “Per favore, Dean. L’ho fatto per il tuo bene.”
“Sam….Sammy..mi hai…appena…condannato a morte!!” e crollò a terra svenuto…o meglio, addormentato.
Sam e Castiel in un attimo gli furono accanto, lo presero dalle braccia e lo portarono in camera sua. Sam scrutava il fratello. Non aveva l’aspetto di chi stava solo dormendo.
Era pallido, sudava, i suoi occhi si muovevano furiosi al di sotto delle palpebre e di tanto in tanto veniva preso da tremori.
“Castiel?!!”, fece allarmato il giovane.
“Lo so, Sam. Lo so.”
“Che succede?…che voleva dire?” fece verso l’angelo.
“Che diavolo avete combinato??!!” urlò Crowley alle loro spalle. Castiel sfilò la sua lama angelica dalla manica e si mise tra il demone e Dean, mentre Sam impugnò la pistola che portava sempre nella cinta dei pantaloni e gliela puntòl contro.
“Che diavolo ci fai tu qui?!” ringhiò verso il demone.
“Si vede che siete fratelli. Perfino le stesse battute!!” ghignò mentre entrava con cautela nella camera e teneva su le mani come per arrendersi. “Che gli è successo?!”
“Lui non sta bene. Doveva dormire e gli ho dato….”
“Dannazione!!” imprecò. “Hai idea di quello che hai fatto. Che gli hai fatto?!” puntualizzò.
“Cosa???..che….”
“E’ in transizione!” fece rivolgendosi a Castiel, sperando che almeno lui capisse di che cosa stava parlando.
“E’ impossibile. È troppo presto. Non può essere…” farfugliò incredulo.
“Cas?!” fece Sam vedendo lo sguardo inquieto dell’amico. “Castiel?!”, gridò , allora. “Che diavolo sta dicendo. Che cazzo è la transizione?!”
“Avviene quando il marchio prende possesso del corpo di chi lo possiede. Sta iniziando a trasformarlo.” fece sconsolato e in colpa per non aver capito prima.
“Trasformarlo in cosa?!”
“Il marchio sta agendo su di lui…”
“Anche le Prove lo hanno fatto con me e ne sono uscito. Faremo lo stesso con lui, giusto??!”, provò a suggerire.
“Le Prove ti stavano uccidendo. Il marchio lo sta mutando in ciò che è destinato ad essere a causa del marchio stesso. Il prossimo cavaliere.” Concluse affranto.
Jared si sentì come se si fosse immerso in un mare ghiacciato e una forza potente lo costringesse a rimanerci immerso. Non era possibile. Non Dean. Aveva già sopportato l’Inferno e le sue pene, ma non avrebbe sopportato diventarne addirittura un servitore. Si sarebbe ucciso piuttosto, pensò.
“Il marchio non glielo permetterà!” gli disse Castiel che aveva inteso i pensieri del giovane.
“Che possiamo fare!?” domandò isterico.
“E’ solo all’inizio.” fece Crowley. “Possiamo provare a riportarlo indietro. Non dovrebbe essere tardi!”
“Di che stai parlando?!” chiese dubbioso Castiel facendosi vicino al demone.
“Senti angioletto, qui, c’è un legame di sangue che né Paradiso né Inferno è riuscito a spazzare. Perciò se uniamo le nostre forze forse riusciamo a salvare il salvabile. Tu usi la tua magia e lo porti dentro…” disse indicando Sam. “…io uso la mia e ce lo tengo fin quando l’Alce non fa riaprire gli occhi al Belladdormentato!!”
Castiel, lo fissò, cercando di capire quali fossero le vere intenzioni del demone, anche se sapeva che aveva ragione. Solo Sam sarebbe stato in grado di riportare suo fratello indietro, come Dean aveva fatto con lui.
“Perché devi farlo anche tu, perché non solo io?!” chiese perplesso.
“Perché il marchio non ti permetterebbe di fare tutto da solo. Deve riconoscere, come dire….qualcuno di famiglia per concedere il pass!!” e aveva dannatamente ragione. Castiel si voltò verso Sam che mentre ascoltava loro si era avvicinato al fratello per controllare se qualcosa fosse cambiato in meglio o in peggio.
“Sam, ha ragione.” Convenne alla fine. “Solo tu puoi riportarlo indietro!”
Sam guardò il fratello e con un enorme senso di colpa ripensò a quella maledetta sera in cui gli disse che non lo avrebbe salvato.
Come poteva avergli mentito in quella maniera così crudele, quando invece adesso non voleva altro che riaverlo con lui.
Voleva sentire i suoi sproloqui sulla stronzaggine degli angeli e dei demoni.
Sulla sua assurda convinzione che la gente è e rimane pazza.
Voleva vederlo di nuovo accarezzare la sua Baby come se fosse l’amore della sua vita.
Voleva di nuovo averlo al suo fianco e sapere che ogni volta che si sarebbe voltato lo avrebbe visto dietro di lui a coprirgli le spalle.
“Facciamolo!” fu l’unica risposta che poteva dare. Che voleva dare.
Si mise vicino al corpo del fratello. Castiel, come fece il falso Zeke, mise una mano sulla fronte del giovane e una sul petto del maggiore e si concentrò. Nello stesso momento Crowley afferrava il braccio segnato dal marchio di Caino e si concentrò come per farsi riconoscere. Una luce brillante come la grazia di un angelo e il fumo tipico di un demone si mischiarono e avvolsero Sam che istintivamente strinse la mano del fratello.
Un secondo dopo, riapriva gli occhi in un posto buio, dove a malapena riusciva a orientarsi. Che cosa quel posto? E per un momento pensò che fosse tutto un piano di Crowley per sbarazzarsi anche di lui. No. Perché rischiare tanto.
Infondo lui e suo fratello volevano uccidere Abbadon e lui la voleva stramaledettamente morta almeno quando loro.
“Non ha un bell’aspetto per essere un anima, vero, Sammy?!” fece la voce alle sue spalle. Sam si voltò di scatto verso quella voce e la prima cosa che vide nell’oscurità che lo circondava fu il simbolo di Caino brillare al buio.
Poi, sforzandosi, mise a fuoco e vide Dean. Vide suo fratello. La persona più cara che avesse al mondo. Ma come era diversa adesso. Gli occhi vistosamente cerchiati e incredibilmente spenti, privi di vita. L’espressione dolente e vinta.
“Dean!” sussurrò provando un gran dolore nel vederlo così. Non sembrava il Dean Winchester che faceva tremare i demoni al solo essere nominato.
“Sai!, quando Carestia mi disse che non aveva effetto su di me perché ero morto dentro, non capii a che cosa si riferiva. Pensai che fosse solo una frase ad effetto!!” e sorrise amaramente a quel ricordo. “Ora, so che cosa voleva dire.” E si avvicinò a Sam. “Devi andare via di qui, Sammy. Per me è tardi, ma per te….ricordi, Sammy: Poughkeepsie!!”
“Cosa??”, fece arrabbiato per quel suggerimento. “No. Non ti mollo. Non ti abbandonerò. Tu sei quello che devi ricordare. Io e te contro il mondo!!” gli ringhiò addosso per scuoterlo da quel suo torpore remissivo. Per la miseria!!, quello non era suo fratello.
Suo fratello era un fottuto guerriero e non sapeva la resa dove stava di casa. Perciò doveva fare di tutto per risvegliare quel guerriero.
“Ascoltami!, Se ti lasci andare diventerai un dannatissimo cavaliere infernale. E io non posso permetterlo. Quindi tu adesso ti riprendi e decidi di seguirmi dall’altro lato dell’arcobaleno. Ci siamo intesi??!!” urlò più forte tanto che sembrò che la sua voce rimbombasse nell’anima sconfitta di Dean.
“Sammy. Il mio Sammy.” Fece con espressione quasi felice. “Testardo oltre ogni immaginazione. Ma questa volta è tardi. Per me è tardi. Il marchio mi sta già trasformando e non c’è modo di….”, ma Sam gli afferrò le spalle e lo scosse vigorosamente. “Dean , devi reagire. Non è tardi. Io non lo sapevo e ho fatto una stronzata a darti il sonnifero ma l’ho fatto solo…”
“Perché?...perchè Sammy?!” fece confuso Dean.
“Perché ti voglio bene. Perché, come te, non sopporto l’idea di vederti soffrire. Non ammetto la possibilità che tu possa morire. Perché sei sempre mio fratello. Lo sei sempre stato e sempre lo sarai e non puoi lasciarmi solo. Non te lo lascerò fare. Io e te fratellone. Io e te!” e aveva le lacrime agli occhi quando finì quel suo giuramento.
Qualcosa muto nell’animo di Dean. Nell’anima di Dean. In lontananza un piccolo puntino luminoso si faceva sempre più splendente e più si avvicinava a loro, più la sua luce diveniva abbagliante. I due fratelli misero a fuoco quella luce e si resero conto che non si stava avvicinando, che era ferma.
Ma pian piano la sua lucentezza si faceva sempre più grande e illuminava tutto intorno a loro, rendendo tutto ciò che prima era buio, colmo di uno sfavillante bagliore. Esattamente come doveva essere il bagliore di un anima umana.
Sam rinsaldò la presa sulla spalla del fratello che sembrava aver ripreso il suo solito aspetto. Un vero Winchester.
“Insieme fratello!” gli fece il giovane.
“Come sempre, fratellino. Come sempre!” gli fece eco il maggiore. E in quella presa fraterna scomparvero per riaprire gli occhi nella stanza di Dean all’interno del bunker.
Sam guardò Dean che piano si rimetteva seduto sotto lo sguardo sgomento di Castiel e Crowley.
“Come stai?!” fece il giovane.
“Bene. E tu?!” rispose e chiese di rimando.
“Tutto ok!” lo rassicurò.
“Abbiamo un lavoro da fare!” dissero all’unisono, mentre, dopo essersi abbracciati, si recarono nella stanza principale del rifugio e si misero alla ricerca di Abbadon. Quella storia doveva finire.
“Mai che ringrazziassero!!” fece Crowley con aria seccata.
“Beh!! Non ti hanno ucciso. Credo che sia tu quello che deve ringraziare!” e senza aspettare una risposta raggiunse i suoi protetti, lasciandosi il demone alle spalle.
Per la prima volta senza parole.
 
   
 
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