Capitolo
n° 1
Alla
Ricerca del Motivo del Vento
Anche questa sera il motivo del vento canta una strana
melodia; un susseguirsi irrefrenabile di sussurri rochi ma chiari richiamano a se la mia anima, trascinandola in una marcia
ignota per una destinazione altrettanto sconosciuta. Il corpo da tempo ormai, come se dotato di volontà propria, rincorre
quella fantomatica voce in una crociata infinita senza accusare alcun tipo di
spossatezza o stanchezza.
Il vento travolge le ultime foglie dell’autunno ancor salde
ai rami spogli e contorti delle querce circostanti, travolgendole in una danza
millenaria; la luna gioca con esse proiettando ai
piedi degli alberi le loro ombre ingigantite, simili a spettri erranti e per
terra, le foglie giallastre e rossicce disposte come un tappeto dai colori
caldi e giocondi, si sparpagliano agitandosi disordinatamente, disperdendo così
nell’aria l’odore acre e pungente della polvere.
Non lontano da me, su di una piccola altura, si erige
un’antica quercia isolata, affacciata su di un mare di luci soffuse e monotone,
fin troppo monotone.
Ho la certezza che l’autrice delle mie pene si trovi proprio in questa desolante città, lo sento.
Se prima era un lamento ad irritarmi, ora è un fiume di urla supplicanti a ferire i miei delicati timpani,
portandomi all’esasperazione. Sono giorni che la voce di una donna trasportata
dal vento mi perseguita e mi culla in
questa dolce e triste agonia.
Sento il sapore ferreo ed agrodolce del
sangue in bocca, non riesco più a racchiudere la rabbia e la frustrazione
accumulate in questi ultimi giorni.
“ .. anche questa sera il vento
decanta la sua inconsueta melodia.. “
Il tocco di una pallida mano sul freddo metallo del
lampione, mi distoglie dai pensieri catapultandomi violentemente nella realtà.
Alla mia destra, poco distante dalla quercia solitaria sulla collina, una nuova
ombra cattura l’ attenzione spronandomi ad osservarla.
La figura avanza dal buio, facendosi così
illuminare dalla fioca luce del lampione che ne investe le fattezze.
Una stretta benda ricopre i suoi occhi, folte chiome more ricadono
disordinatamente sul volto, deturpandone i sottili lineamenti e le braccia
dalla pelle candida, ricadono pesantemente lungo i fianchi.
Anche se lo sguardo di lei è celato
da strette bende, il viso rivolto verso me sembra in qualche modo studiarmi
attentamente. Sebbene le sue labbra siano serrate in una smorfia inespressiva,
sento distintamente la sua voce vagare nell’aria fredda dell’autunno,
disperdendosi in essa, fino a divenire un’indefinibile
pensiero smarrito nel silenzio.
Finalmente l’ho trovata, è lei la causa di tutto,
questa giovane ragazzina dal volto inespressivo.
Poi, le sue labbra si schiudono e un roco sussurro fuoriesce
da esse, cogliendomi completamente di sorpresa.
“ Chi sei tu? Cosa ti porta qui? “
domanda la sconosciuta con voce fievole, prima di ripiombare in un
inopportuno mutismo.
“ Cosa? Me lo chiedi pure razza di
stupida? Cosa vuoi tu! “ esclamo adirato e del tutto
fuori controllo. Come osa questa ragazzina? Dopo tutte
le ore insonne causate dal suo irritante richiamo?!
“ Il vento mi ha parlato di te e della tua venuta, esso mi
ha condotto qui, verso colui che mi stava cercando;
ora dimmi, cosa vuoi esattamente da me?” mormora infine, intimidita dall’aspro
tono della mia voce.
“ Ma di che cosa parli mocciosa?
Sei te che con le tue futili lamentele mi hai
costretto a cercarti! Smettila di perseguitarmi con i tuoi richiami se non vuoi
fare una brutta fine “ sentenzio definitivamente, cercando in qualche modo di
soffocare il furente istinto omicida risvegliatosi.
La sua bocca, per la prima volta, si storce in
un’espressione sorpresa per poi riassumere
nuovamente quell’aria indifferente e
distratta.
“ Mai ho cercato il tuo aiuto, né mai ho pronunciato alcun
tipo di lamentela.. “ la nota sfuggevole della sua
voce giunge lieve agli orecchi. Finalmente la rabbia accumulata si disperde
nelle vene, non lasciando alcuna traccia di se nelle membra divenute rigide.
“ La voce del tuo animo mi ha raggiunto tormentandomi per
varie notti.. “
Non ho più alcuna voglia di litigare, o almeno non in questo momento; in
fin dei conti mi fa pena. Una debole ragazza tormentata e stufa della sua
stessa vita; il classico tipo suicida.
“ Hai dove riposarti? “ La sua voce è tornata fredda ed
indifferente come prima.
“ No, non ho fatto altro che seguire il tuo richiamo “
rispondo, non badando l’evidente rossore progredire sulle pallide guance di
lei.
“ Bè,
allora seguimi, ti faccio strada “
Non ho la forza di replicare; tutto d’un tratto sento la tensione e la stanchezza accumulate investire le membra; silenziosamente seguo a tentoni la figura avanti senza replicare né fiatare. Osservo la sua sagoma da dietro; chi sarà mai questa docile ragazzina? Basta, non voglio più pensare né parlare, non ne ho la forza. Per l’ennesima volta inseguo la confidente del vento, lasciandomi accompagnare tra viottoli sconosciuti e dimenticati nella periferia della città. Sento le sue mani stendermi su delle fresche lenzuola, poi è il nero assoluto.
Arrivederci, ci
vediamo domani mattina sconosciuta.