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Autore: Walpurgisnacht    27/04/2014    0 recensioni
Terza parte dell'epopea di Secrets. Perché non è vero che le cose belle durano poco. E noi, senza falsa modestia, siamo bbravi e bbelli e ci diamo da fare per voi.
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Non c'è ombra di maretta sulla nuova Nerima. Tizio con Caia, Sempronio con Asdrubala e Bertoldo con Cacasenna. Tutti felici e contenti, tutti accoppiati, tutti soddisfatti.
Sì, certo. Come no.
[Seguito di Secret of the Heart Split in Two e Two-Part Secret Heart, di Subutai Khan e Mana Sputachu]
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Secretception!'
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“Oh, Ukyo! Tutto ok? Mi sembri nervosa.”
Davanti a lei, Mousse.
Ma in realtà era come se non lo vedesse.
“Ukyo, ci sei?” insistette lui, “Ormai dovrebbe toccare a Ryoga, no?”
Ryoga.
Il ragazzo aveva involontariamente detto la parola magica.
“Ryoga…”
“Sì, Ryoga. Sai, quello che si perde sempre…”
“Siete tutti uguali.”
“Uh? Io non direi, lo supero pure in altezza…”
“Voi uomini… SIETE TUTTI UGUALI!”

L’ultima cosa che udirono fu un urlo terrorizzato che ricordava una papera starnazzante.

“Ma che…?”
Ranma e Ryoga si affacciarono dalla cucina nel tentativo di capire la fonte di quel rumore… e si videro correre incontro Mousse terrorizzato. Alle sue spalle, Ukyo lo inseguiva brandendo la sua spatola.
“AIUTOFERMATIUKYOCOSATIHOFATTO!”
Mousse fece appena in tempo a nascondersi dietro Ranma che vide la spatola a pochi centimetri dalla sua testa.
“U-Ucchan! Che ti prende!” balbettò Ranma, indietreggiando insieme a Mousse.
“Voi uomini. Siete tutti uguali. E IO VI ODIO!” urlò, facendo roteare la spatola. Ranma riuscì a bloccarla appena in tempo, prima che qualcuno si facesse male sul serio, per poi disarmare la ragazza.
“Ucchan! Datti una calmata!”
“Non posso calmarmi!” urlò lei, lasciandosi cadere in ginocchio. “È colpa sua! Tutta colpa sua!” ringhiò, per poi scoppiare a piangere.

Ryoga dal canto suo non disse nulla, né osò avvicinarsi a lei, sentendosi colpevole di tutto questo.
Ranma alzò gli occhi al cielo, per poi rivolgersi a Mousse.
“Vedi? Sei arrivato giusto in tempo, ci servivi proprio tu a farci da consulente.”
“...io non parlo con Ukyo finché non le nascondete la spatola” replicò il cinese, giustamente preoccupato.

Ranma sospirò di nuovo, prevedendo ulteriori casini a quelli già in corso. E quando mai, d’altronde. Chi si aspettava l’ennesima crisi isterica di Ukyo Kuonji.
Con questi pensieri sarcastici in testa, Ranma si premurò di raccogliere l’arma contundente che solo pochi attimi prima aveva fatto cadere alla sua proprietaria. La mostrò a Mousse, a conferma che almeno quella era stata neutralizzata con successo.
“Così va meglio” disse Mousse, un poco sollevato dallo sviluppo positivo “E adesso spiegami cosa intendevi con quel farci da consulente”.
“Vedi, nel caso tu non lo sappia ti comunico ufficialmente che il qui presente Ryoga ha affrontato la sua prova e ora manca solo il tuo supplemento. Il problema è che, nonostante ne sia uscito fisicamente integro, lo stesso non si può proprio dire della sua relazione con Ukyo. Il signorino, difatti, si era… diciamo dimenticato, per voler usare un eufemismo, di una sua ingarbugliata situazione pseudo-sentimentale prima di mettersi con lei. E questa è tornata prepotentemente, cortesia delle tue compaesane, per mordergli il sedere con violenza. Il risultato è questo piccolo sbrocco”.
“Quindi mi stai dicendo che ora Ukyo odia l’intero genere maschile… per colpa sua?”. Se il momento non fosse stato delicato, Ranma avrebbe giurato di cogliere una nota ironica nella domanda. Si disse che aveva equivocato.
“Eh sì, è così”.
“E allora, di grazia, cosa posso fare io se ai suoi occhi appaio come un nemico solo per via di quello che ho in mezzo alle gambe?”.
Ranma non commentò la volgarità, limitandosi a constatare fra sé e sé che il quesito era pertinente. Non poteva dirlo con certezza, ma Ukyo Kuonji in quell’esatto istante avrebbe probabilmente fatto carte false per entrare in qualche tribù di donne mangiauomini.
Al contrario della crisi precedente, dove perlomeno non faceva distinzioni e si sentiva inferiore e indegna di esistere di fronte a chiunque, lì il suo malessere era ben direzionato verso una categoria precisa. Di cui Mousse, ahilui, faceva parte.
Per lo stesso ragionamento si trovò a pensare che nemmeno lui poteva far granché per aiutare la sua migliore amica, che stava continuando a innaffiare il pavimento. Figurati Ryoga, che era la causa prima di quel casino.
No, noi tre abbiamo le mani legate. Dobbiamo aggirare il problema.
E la sua boa di aggiramento fece capolino da dietro l’angolo.
“Ah, eccovi qui finalmente. Vi avevamo persi di vista e…” disse Akane, fiancheggiata da Shan-Pu, quando li vide. Salvo bloccarsi istantaneamente non appena i suoi occhi si posarono sulla figura strepitante di Ukyo, ancora prostrata in ginocchio.
“Che succede?” chiese allarmata, avvicinandosi a lei per confortarla. E venendo intercettata dal suo fidanzato, che provvide ad allontanarla per spiegarle.
“Quanto ti devo dire?”.
“Io ero rimasta a quando si è scusata con me. Saranno passati… toh, tre quarti d’ora al massimo”.
“Allora immagino tu sia all’oscuro delle ultime novità. Ryoga ha affrontato la sua prova…”.
“Uh. E questo cosa c’entra, nello specifico? Perché è lei che sta piangendo come un vitello?”.
“Perché la prova di Ryoga era Akari”.
Silenzio. Akane stava cercando di collegare i pezzi nella sua testa.
“Aspetta, fammi indovinare… quello scemo non le ha detto nulla, del fatto che si era messo con Ukyo?”.
“Bingo. Akari è ancora là fuori, convinta che prima o poi lui tornerà da lei come fidanzato prima e marito poi”.
“Santo cielo, che frittata. Anche se ancora mi sfugge perché è lei a star subendo maggiormente la cosa...”.
“Fidati, lui non sta affatto bene ora. Però… boh, si dev’essere sentita tradita e ferita, finendo con il proiettare le sue colpe sulla nostra razza al gran completo. Non credo di averle mai sentito urlare Voi uomini, vi odio! con tutto quel vigore”.
“Ukyo l’Amazzone. Mi fa un po’ senso, lo ammetto”.
“E qui entri tu”.
“Io? Che c’entro io?”.
“Beh, se vuoi che quei due rompano puoi tranquillamente fregartene. Personalmente è l’ultima cosa che voglio, ma a causa del mio sesso sono nella posizione più scomoda per potermi muovere. Tu invece sei avvantaggiata”.
Eh sì, Ranma ha ragione. Se ora disprezza tutti gli uomini in quanto tali… le opzioni sono poche: io e Shan-Pu, in sostanza. E per quanto non voglia parlar male di lei, non sono sicura che sarebbe la scelta migliore.
Ho idea che mi tocchi, già. Ma è anche giusto così, da una parte: Ukyo ha fatto tanto per me e per tutti noi, nessuno di noi dovrebbe scocciarsi all’idea di poter ricambiare. Si merita questo ed altro.
Sospirò prima di avvicinarsi con cautela alla sua amica.
“Ukyo… ehi, Ukyo” sussurrò, scuotendola gentilmente. “Dai, alzati e andiamo nella mia stanza a calmarci, hm?”
La cuoca non rispose, limitandosi a mugugnare qualcosa di simile a un sì e lasciandosi guidare verso le scale.
Gli altri guardarono la scena in silenzio, per poi voltarsi verso Ryoga; quest’ultimo, imbarazzato e pieno di vergogna, cercò istintivamente di fuggire, ma venne prontamente intercettato da Ranma.
“Dove vai, maialino?” commentò, placcandolo. “Se metti piede fuori di casa poi non ti troviamo più!”
“È quello che voglio!” pigolò Ryoga, dimenandosi.
“Oh per favore, taci” sbuffò Ranma, trascinandolo di peso nella sua stanza. “Mousse, vieni anche tu! Mi serve consulenza seria!”
Il cinese sospirò e si affrettò a seguirli.
 

“Allora, ti sei calmata?”
Ukyo non rispose, limitandosi a fare un cenno con la testa. Akane l’aveva fatta accomodare sul suo letto, e finalmente era riuscita a farla smettere di piangere; Shan-Pu osservava la scena seduta per terra.

“Avanti, adesso parla.” la incitò Akane.
“Cosa vuoi che ti dica” mugugnò Ukyo, “Ryoga è come tutti gli uomini, e gli uomini sono bastardi schifosi e traditori.”
“Suvvia, adesso non ti sembra di generalizzare?”
“Tu dicevi a Ranma le stesse cose, non molto tempo fa.”
Akane rimase in silenzio per qualche secondo, piuttosto seccata da quel rimarco, poi restituì la gentilezza: “Ma evidentemente io ho imparato dai miei errori.”

Ukyo non rispose, un po’ stizzita da quella risposta, ma non negò.
“Ascoltami” proseguì Akane, con un tono più dolce, “Ryoga ha commesso un errore. Un enorme, gigantesco, madornale errore. Su questo siamo tutti d’accordo e nessuno sta negando le sue colpe, lui per primo. Mi rendo conto che stai male e ne hai tutte le ragioni, ma… piuttosto che strepitare e decapitare poveri cinesi innocenti” commentò, riferendosi al povero Mousse, “perché non provi invece a parlarne con Ryoga?”
“E a che servirebbe?” rispose Ukyo, tenendo lo sguardo basso, “La frittata ormai è fatta, non c’è nulla da sistemare…” concluse. “Non che io voglia” si affrettò ad aggiungere.
“Ne sei certa?” insistette Akane, prendendo quel’ultima affermazione più come ripicca che per reale intenzione a voler lasciare le cose come stavano, “A me Ryoga sembra sinceramente dispiaciuto, e se lo conosco bene sono sicura che tutto questo casino è stato del tutto involontario.”
“Come fai a dirlo? Magari la sua timidezza era tutta una farsa, così come il suo senso dell’orientamento inesistente. Anzi, magari quella di perdersi è una scusa per andare a trovare tutte le sue donne e mantenere il segreto con tutte loro!”
Akane la guardò sbigottita, ma da dove se l’era tirata fuori un’idea così ridicola?

“Ma ti senti? Ti rendi conto di cosa stai dicendo?”
Ukyo e Akane si voltarono verso Shan-Pu, che aveva improvvisamente deciso di dire la sua.
“Stai parlando di Ryoga. Ryoga l’uomo-maiale. Ryoga che non ha mai detto ad Akane che la amava o che muore di imbarazzo davanti a Ranmachan. Ryoga che è essere più timido di tutto Giappone! Davvero credi che uno come lui è capace di mettere su tua idea stupida?”
Ukyo fece tanto d’occhi davanti al ragionamento di Shan-Pu, che tutto sommato non faceva una piega; Akane, altrettanto stupita, si limitò ad annuire: aveva espresso esattamente il suo pensiero, ma con meno tatto e meno grammatica.
“Ma tu hai deciso di uscire dal letargo solo per psicanalizzarmi?” rispose Ukyo, ancora stupita. Shan-Pu si limitò a fare un sorrisetto beffardo, tipico di chi sa di aver ragione.
“In ogni caso ha detto la verità” disse Akane, “Ryoga non sarebbe mai capace di una cosa simile, è troppo complessa… diciamoci la verità, Ryoga è un caro ragazzo ma è… una mente semplice.”
“Anche Ranma non scherza…” commentò Ukyo, e Akane dovette concordare.

“Nostri uomini non sono esempi d’intelligenza” concluse Shan-Pu. “Anche se Mu-Si a volte ha grandi intuizioni” corresse il tiro, e anche lì le due ragazze concordarono con la cinese.
“Insomma Ukyo… vuoi provare a parlare con Ryoga, sì o no?”
Ukyo non rispose ad Akane, limitandosi a tenere lo sguardo basso.

Era incavolata? Diamine, sì.
Voleva spaccare la faccia a Ryoga? Oh, sì, e guai a chi si fosse messo in mezzo.
Voleva concedergli una seconda occasione per chiarire?... sì.
Fece un cenno d’assenso con la testa, bofonchiando parole incomprensibili. Ma a giudicare dall’abbraccio in cui si era ritrovata, Akane doveva averlo preso per un sì.

“E ora che facciamo?”
Akane era sparita con Ukyo da almeno venti minuti, e in quel lasso di tempo Ryoga era rimasto fermo in un angolo a piangersi addosso. A nulla erano valse le provocazioni di Ranma, con insulti mirati solo ed esclusivamente a scuoterlo e farlo reagire: si era limitato a rispondere con un fiacco “Hai perfettamente ragione” deprimendosi ancora di più.
“Così non è divertente, però” commentò il codinato a mezza voce, un po’ per cercare ancora una volta di dargli una smossa e un po’ perché davvero così si perdeva tutto il mordente. Come risposta ebbe un grugnito.
“Avanti Ryoga” si intromise Mousse, piuttosto energico “non puoi rimanere lì come uno zerbino intristito per il resto della tua vita”.
“Non vedo perché no”.
“Ma santo pangasio, perché non puoi. Ti pare un comportamento utile?”.
“Forse no, e sai cosa? Non me ne frega nulla. Anzi, se non fosse che ho troppo spirito di sopravvivenza ora mi starei strozzando con una delle mie fasce”.
Ranma e Mousse rabbrividirono. Perché il tono con cui quest’ultima frase era stata pronunciata… era serio. Mortalmente serio.
“Per favore, non dire mai più una bestialità del genere”.
“Anche se pensassi l’opposto? Perché è come mi sento adesso”.
“Ma insomma, io capisco che per te sia difficile e che ti senta in colpa e che…”.
“No Ranma, tu non capisci. Di danni con Akane ne hai fatti tanti, è vero, ma nessuno così distruttivo come questo. Sono il primo a riconoscermi delle attenuanti, in particolare il fatto che non è stato intenzionale, ma resta il fatto che ho spezzato il cuore di quella poveretta comportandomi come un bugiardo che ha qualcosa da nascondere. Lei ha tutto il diritto di disprezzarmi e di pensare di me le peggio cose. Al suo posto farei lo stesso”.
Ci fu un attimo di silenzio funereo. La faccenda era molto più grave di quanto entrambi i terapisti sospettavano in un primo momento.
“Ryoga, tu… stai pensando di farla finita? Mi riferisco a Ukyo, non intendo darti strani suggerimenti”.
“No Ranma, non voglio. Però… ecco, diciamo che sto cercando di prepararmi psicologicamente alla possibilità che sia lei a rompere fra di noi”.
“Sei troppo tragico, su. Dai ad Akane un po’ di tempo per…”.
“... fare un miracolo? La tua ragazza è un’ottima amica per Ukyo, sicuramente, ma nemmeno lei può riuscire a convincerla”.
“Io non lo credo, invece” intervenne ancora Mousse, che da bravo stratega lasciava il grosso del lavoro agli altri portando solo attacchi mirati “Quelle due ormai si conoscono come le loro tasche e stai pur sicuro che se c’è un modo per farla ritornare su suoi passi, la persona che può trovarlo è lei. Anzi, ci scommetto… uhm, non è che abbia chissà quale patrimonio da scommettere. Ti basta il mio onore?”.
Ranma rise alla mezza battuta, pur approvando in maniera silenziosa le parole ben piazzate del ragazzo cinese. Bisognava che loro due rimanessero ottimisti e propositivi, per quanto lui stesso non fosse convinto al cento per cento delle proprie rassicurazioni.
Però, in tutta onestà, pensava davvero che Ryoga stesse ingigantendo la cosa. È vero, Ukyo era a dir poco furibonda e aveva tutti i motivi di questo mondo per avercela a morte con lui… e nonostante questo non voleva credere appieno all’ipotesi di una rottura. Si volevano troppo bene per non fare almeno un tentativo disperato, e allo stato attuale delle cose il suddetto tentativo poteva venire solo da lei. Lui si stava già fasciando la testa per un impatto che, a ben guardare, neanche c’era ancora stato.
Nel caso peggiore preparatevi, là a Joketsuzoku. Avrete presto visite di qualcuno molto incazzato perché avete separato due dei suoi migliori amici per il vostro crudele godimento di mummie.
Ryoga stava per rispondere a tono a Mousse quando la porta della camera si spalancò.
E l’uomomaialino se la fece addosso, neanche troppo figurativamente: era Ukyo. Sola.
La ragazza squadrò i tre, indicò prima Mousse e poi Ranma e fece loro cenno di smammare.
Ok Hibiki, è venuta a sbranarti e non vuole testimoni. Preparati, è la tua ora finale.
Gli intrusi lasciarono la coppietta in solitudine.
Rimasti soli Ukyo sedette al tavolo, senza scollare gli occhi di dosso a Ryoga; quest’ultimo non sapeva cosa dire o fare, temendo che la ragazza potesse scoppiare come una miccetta alla prima A di troppo. Così si limitò a rimanere in silenzio e non muovere un muscolo.
“Puoi anche sederti, Ryoga. Non ti mangio.”
Se doveva essere del tutto onesto, il tono della ragazza non coincideva del tutto con quanto detto ma, sempre per tener fede al suo proposito di non provocarla, non proferì parola e si sedette di corsa davanti a lei.

Rimasero in silenzio qualche istante, Ukyo probabilmente per raccogliere le idee, Ryoga sempre per arginare i danni; alla fine la ragazza decise di parlare: “Prima che tu possa dire qualsiasi cosa… sono ancora incavolata nera. Non ho intenzione di ucciderti e far sparire il tuo cadavere, né di lasciarti, anche se te lo meriteresti, e per questo sarai in debito con Akane per il resto dei tuoi giorni. Ma” proseguì, “il mio umore è ancora… pessimo, per usare un eufemismo.”
Ryoga si limitò ad annuire, ringraziando silenziosamente tutti i Kami del cielo perché Ukyo aveva deciso di non troncare la loro relazione.

“Sarò sincera…” continuò la ragazza, “io non so come qualcuno possa… dimenticare di avere una… una ragazza? Una compagna? Un flirt? Chiamalo come vuoi, ciò non toglie che non riesco minimamente a concepire come tu possa essere riuscito a dimenticarlo. Dannazione, non parliamo della lista della spesa, parliamo di una persona! Una ragazza come me che aspetta il tuo ritorno, che ti vuole bene e che… che non immagina che tu stai con un’altra.”
Ryoga in quel momento desiderò solo morire.
Forse era meglio troncare, si disse, sarebbe stato meno doloroso. Perché ciò che Ukyo stava dicendo era corretto e sacrosanto, e neanche in un milione di anni avrebbe trovato il modo di giustificare tutto questo.
“Non è ridicolo?” proruppe Ukyo, dopo qualche istante di silenzio. “Mi sento tradita, eppure… ancora una volta, penso ai sentimenti di qualcun altro. Sono veramente stupida.”
“N-non dire così” rispose Ryoga, a bassa voce.
“Che hai detto?”
“Ho detto che non… non sei stupida.”
“E allora come definiresti una che si ritrova in una situazione così ridicola?”

“La definirei una persona meravigliosa… capace di pensare agli altri anche nei momenti peggiori, generosa, e… bella” concluse lui, arrossendo.
“Non è con le lusinghe che sistemerai le cose…” rispose Ukyo, arrossendo a sua volta.
“Lo so, e forse ci vorrà una vita per riconquistare la tua fiducia” proseguì lui, “ma ti giuro su quanto ho di più caro che… che tutto questo non è stato intenzionale. Dannazione, è qualcosa di troppo complicato per uno come me!” protestò, e Ukyo fece tanto d’occhi ripensando al discorso identico fatto da Akane poco prima.
“Non cerco in alcun modo di giustificarmi” disse Ryoga, “ho tutte le colpe di questo mondo per quanto successo. Ma ti giuro… ti giuro che non ho mai, MAI avuto intenzione di ferirti o prenderti in giro. Sul serio.”
Ukyo rimase a fissarlo in silenzio, incerta sulla risposta.
Sapeva di voler far pace, di rivolere quell’imbranato nella sua vita… ma d’altro canto Akari era un dettaglio troppo grosso da ignorare.
“E… con Akari come la metti?”
“Chiarirò con lei non appena questa faccenda delle amazzoni sarà conclusa” promise lui, stavolta guardandola dritto negli occhi. “È giusto che sappia tutto. E lo farò di persona… magari chiederò a Ranma di accompagnarmi, giusto per non perdermi di nuovo.”
A quella precisazione Ukyo non riuscì a trattenere un sorrisetto, che Ryoga ricambiò.

“Non sarà facile rattoppare tutto…” sussurrò lei.
“...ma io ho intenzione di riuscirci.” concluse Ryoga.

 Mentre Ryoga e Ukyo si chiarivano, dalla Cina arrivò un terzo messaggio.

   
 
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