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Autore: GingerEye    27/04/2014    0 recensioni
“Ali quanto sei noiosa.” una mano si appoggiò sulla mia spalla per poi scendere giù fino a raggiungere il polso, quella voce non era di Liam o di mia madre.
Sembrava così tanto calma e allo stesso tempo roca, incuteva terrore, ma la paura era talmente troppa da non potermi girare. Una lacrima scese lungo la mia guancia e la persona dietro di me si preoccupò subito di baciarmela in modo da catturare la lacrima salata.
“E io che mi volevo divertire un po’.” continuò con la voce roca e strascicata. Gonfiai il petto decisa a dimostrare il coraggio e la tenacia che possedevo.
“-L so che sei tu! Smettila di torturarmi e lasciami in pace.” Bisbigliai mentre cercavo di vedere almeno il volto di quel ragazzo, mi bloccò prima che potessi girare la testa e la mantenne nella stessa posizione in cui era prima.
“Io –L? Pff…Io sono dalla tua parte cara mia piccola Ali o quasi.”
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Begin.


Premessa che dovete leggere per forza! Non mi interessa se non leggerete lo 'spazio dello scrittore'
alla fine, mi interessa che leggete questo. Ci tengo molto a dire che questa storia l'ho scritta a dodici anni
quindi del tempo fa e ritrovandola sul pc la mia prima idea è stata: "Perchè non far capire a tutti cosa pensa
una bimba di docini anni quando le viene messo davanti un pc?"
E' una rappresentazione vivente di cosa mi piaceva (serie tv, cartoni animati, sport, musica...) e per questo ho deciso di non correggere niente e farvela arrivare così come l'avevo scritta anni fa.
E per farvi capire che gli errori che troverete sono di una me di tre/quattro anni fa.
Dopo questo sermone: Buona Lettura.


 
Un rumore assordante e acuto mi fece riemergere con poca delicatezza dai miei contorti pensieri. Ero seduta sul muretto pieno di muschio della RedRoseSchool quando la campanella dorata prese a suonare come fosse impazzita, gli alunni intorno a me si ritirarono subito dentro la scuola superiore dandosi prima qualche incoraggiamento per un eventuale test a sorpresa.

Quando il cortile si fu completamente svuotato decisi di darmi una mossa e andare in classe. Martedì. Prima Ora. Lezione di letteratura. Risi pensando all’ora di letteratura. Qualcuno non mi avrebbe compreso e forse mi avrebbe guardata male dal sorriso stampato sul volto ma quello che mi procurava quella risata lo sapeva solo un alunno in tutta la scuola: Harry Styles.

Solo pochi giorni prima, durante l’ora di fisica ero sgattaiolata silenziosamente fuori dalla classe e incontrando la mia amata, decrepita e arrogante professoressa di letteratura la spinsi giù per le scale. Risultato? La vecchia McGonagall si era rotta il femore della coscia sinistra e sicuramente sarebbe stata almeno 2 anni in ospedale, ‘se non schioda prima’ mi ero detta.

Con passo lento andai al mio armadietto e con poca disinvoltura presi i libri per la lezione. I corridoi erano vuoti e si poteva udire solo il rumore dei gessetti sulla lavagna e di qualche urla di professori arrabbiati.
Aula 12. La porta era ancora aperta e storsi la bocca quando capii di essere in orario. Gli alunni diciasettenni della classe si lanciavano aeroplanini o bigliettini di carta mentre altri, alla lavagna, facevano caricature dei più studiosi. Mi sedetti come al solito nel penultimo banco della terza fila proprio dietro un ragazzo che mi copriva perfettamente affiancata dal lato sinistroda Harry Styles.

“Ehi DiLaurentis come va?” mi chiese il ragazzo dai capelli ricci. Non gli risposi e ignorandolo misi la zaino sopra il banco per poi estrarre le cuffie e infilarmele nelle orecchie. Presi l’ Ipod e cercai una canzone decente.
“Sai dicono che verrà un nuovo professore …” Stroncai la canzone solo dopo pochi secondi di riproduzione e guardai allibita Harry che dopo la mia attenzione sorrise come un bambino. D’un tratto si alzò dal suo banco per poi spostare la zaino dal mio piano di lavoro e sedervi sopra.
“Che fai vuoi spingere anche questo dalle scale? Sappi che mi hanno detto che è molto giovane e non penso che per mandarlo all’ospedale ci voglia solo una semplice spintarella.” Mi disse facendomi l’occhiolino.
“Se farà lo stronzo troverò un modo per mandarlo via.” Esclamai per poi ritornare ad ascoltare la musica. Tutti quei discorsi con i mie coetanei li trovavo estremamente noiosi e privi di senso. La mia vita era formata da monotonia e noia, mi sentivo così intelligente e superiore rispetto alle altre persone che mi circondavano che ritraevo come persone stupide, prive di ogni dote e soprattutto di intelligenza e- .Il mio monologo fu interrotto dallo sbattere di una porta e dei passi leggeri che anche con quel gran baccano riuscii a percepire. Un ragazzo mediamente alto aveva appena solcato la soglia della nostra aula e già era intento a scrivere il suo nome completo sulla lavagna di ardesia.

“Il mio nome è Louis William Tomlinson.” esclamò tenendo ancora i libri per la lezione in mano e scrivendo a grandi lettere in stampatello il suo nome “Ma per voi sono il Professor Tomlinson.” dopo aver scritto anche questo lo sottolineò ben due volte per accentuare ed enfatizzare il suo potere in quella classe. Finalmente si voltò e lo vidi per la prima volta. I capelli leggermente scompigliati dal vento, gli occhi azzurri illuminati dal sole e le labbra sottili rosee. Sorrise alla classe e posò finalmente i libri sulla cattedra, dopo passò avanti ad essa e ci si appoggiò con delicatezza.

“Buongiorno. Sono il sostituto della professoressa di letteratura McGonagall e lavorerò insieme a voi per i prossimi sette mesi.” Sfoderò un sorriso smagliante e tutta la classe non poté fare a meno che alzarsi e in sincronia esclamare “Buon Giorno professor Tomlinson".
Dal canto mio, rimasi seduta sulla sedia non accennando un minimo movimento. Perché alzarsi tutti come burattini e sfoggiare un sorriso falso se dopo usciti da qua gli avremmo affibbiato  i soliti nomignoli destinati ad ogni professore? I mie compagni si stavano sedendo per dare inizio alla lezione ma il nuovo professore con un gesto lascivo gli ordinò di rimanere in piedi, passò fra i banchi controllando i suoi bei burattini che facevano tutto ciò che chiedeva. Controllata la prima fila fece la seconda per poi finire alla terza. Passò al banco di Styles che era eretto in piedi con sguardo annoiato e arrivò a me, beatamente seduta sulla sedia con l’Ipod in mano e lo zaino sopra al banco.

“Mi scusi lei non si alza in piedi?” mi domandò facendo schiudere sul suo viso un sorriso finto e facendo guizzare i suoi occhi dalla mano in cui tenevo l’Ipod alla sedia dove era seduta. Alzai un sopracciglio scettica e lui di rimando batté i palmi delle mani sul mio banco facendo sobbalzare tutta la classe.

“Lei è…?”

“Sono Alison DiLaurentis.” risposi con tenacia.

“Bene DiLaurentis non vorrà iniziare l’anno nel peggiore dei modi quindi faccia come fanno tutti e si alzi dicendo ‘Buongiorno professor Tomlinson. Benvenuto nella nostra scuola.’” Disse in tono falsamente comprensivo e canzonatorio. Sorrise un’altra volta e inclinò la testa di lato aspettando che io eseguissi i suoi ordini.

Era un chiaro invito a sottomettermi al suo malsano potere e a far capire agli altri miei compagni che noi dovevamo seguire alla lettera tutti i suoi ordini. Odiavo le persone del genere. Rimasi immobile per qualche secondo e alla fine tolse la mani dal mio banco e si diresse verso la cattedra, da un cassetto tirò fuori il registro e con una penna a sfera  blu cominciò a cercare il mio nome sull’appello.

“Bene DiLaurentis questo sarà il suo primo due dell’anno. I miei complimenti! Ora potete sedervi ragazzi.”

La classe intera si sedette e subito scoppiò un mormorio e chiacchiericcio generale:

“DiLaurentis ha preso un due, non ci credo…E’ impossibile…Ha tutti dieci quel due non le farà niente…Il prof cambierà presto idea e come gli altri le alzerà subito il voto…”
Mentre la classe bisbigliava indisturbata scorsi un sorriso a 36 denti proprio dietro la cattedra e quel sorriso apparteneva proprio al mio nuovo professore, mi guardava come se mi avesse sconfitto in un duello e nei suoi occhi si poteva leggere benissimo l’espressione trionfante e divertita.

“Ragazzi, silenzio.” Tutti si ammutolirono in battito di ciglia “Grazie. Qualcuno mi potrebbe dire che compiti c’erano da svolgere per oggi?”

Sbuffai, sapevo benissimo lo scopo di quella domanda. Ovviamente i compiti da fare erano accuratamente scritti sul registro di classe ma lui aveva fatto questo domanda solo per testare se fossimo attenti alle lezioni. Nessuno sembrava aver capito il vero motivo e trovavo nello sguardo delle ragazze una voglia irrefrenabile di alzare la mano solo per farsi notare dal professore.

Il nuovo professore riprese la sua penna blu e la scorse sull’elenco dei nomi degli alunni della classe.
“Signorina WonderWall ci può spiegare quali erano gli esercizi da svolgere di letteratura?” Cercò la ragazza per la classe quando una mano dalla seconda fila si levò mostrando una Mona raggiante.

“Ma certo professore. La professoressa McGonagall ci aveva dato da leggere Fahrenheit 451 di Ray Bradbury e da portare una relazione con commento personale per venerdì 19.”

“Grazie signorina WonderWall. Scommetto che DiLaurentis ha già letto il libro e portato la relazione vero?” Strabuzzai gli occhi dalla stupore. Lui pretendeva che portassi la relazione in anticipo quando ancora era al terzo capitolo del libro. Non risposi a quella provocazione tanto sfacciata e continuai a fissare il professore che mi rivolgeva uno sguardo colmo di sicurezza.

“E’ pregata di rispondere quando la interpello!” mi consigliò alzandosi dalla cattedra e mettersi ben in mostra da tutta la classe.

“Io no-” Stavo per giustificarmi ma lui mi interruppe subito.

“Voglio che lei venga qua, davanti  alla lavagna e esponga la relazione del libro.”
Guardai negli occhi il professor Tomlinson che aveva il volto increspato da un sorriso da un orecchio all’altro e poi con molta lentezza mi alzai dalla sedia e attraversai i banchi per poi arrivare davanti alla lavagna con lui alla mia destra.

“Prego cominci…”

“Forse non sa come funzionano le cose qui ma il registro di classe dice chiaramente che devo portare la relazione per venerdì mentre oggi è solo martedì.” gli dissi sfidandolo con lo sguardo cercando di rendere il mio tono molto meno minaccioso e acido del previsto. Lui ridacchiò a bassa voce coprendosi la bocca con la mano destra e si sedette nella cattedra. Mi rivolse uno sguardo carico di disprezzo e sufficienza e fra sé e sé bisbigliò “Test non passato.”

“Come scusi?”

“Test non passato ovvero che lei è un’arrogante e megalomane piena di sé. Può andare a posto grazie.” mi congedò incidendo un meno affianco al mio due. Di tutta risposta sbuffai sonoramente  me ne ritornai al mio posto.

“Mi scusi Professor Tomlinson lei quanti anni ha?” domandò una ragazza alzandosi in piedi e sorreggendosi sul banco.

“Ho 26 anni e mi sono laureato in lettere l’altro anno all’università di Harvard.” le rispose lanciandole un sorriso che non tardò a farla arrossire.

“Dal suo accento non si direbbe che è di queste parti.”

“Infatti vengo da un piccolo paese dell’Inghilterra che si chiama Doncaster.” rispose con il sorriso che a poco a poco si chiuse e scomparì del tutto, Wilson gli voleva fare un'altra domanda riguardate questo piccolo paesino ma lui la stroncò sul nascere ordinando agli alunni di tirare fuori i libri dagli zaini e spiegargli a che punto fossimo col programma.

“…Quindi voi dovete ancora leggere Otello, Amleto e anche Romeo e Giulietta ho detto bene? Qualcuno mi corregga se sbaglio.”  continuò con un strana riluttanza nelle ultime parole. A lui non piaceva essere corretto…Mh… Nessuno alzò la mano per contraddirlo.

“Qualche domanda da fare a cui posso rispondere?” Nessuno osò alzare la mano come sottolineare che avessero capito tutto quello che gli avevano detto e quando il professore stava per riportare gli occhi sul libro alzai di scatto la mano provocando un rumore acuto della sedia per via dello spostamento molto brusco. Tutti si girarono verso di me ma il professore di letteratura non mi degnò di sguardo anche se ero certa che si fosse accorto di me.

“Andate tutti a pagina 43 del libro A.” Tutti tirarono fuori dalla zaino il libro giusto e io un po’ delusa abbassai la mano e presi quel maledetto libro. “Grazie ragazzi.” esclamò quando tutti avevano aperto il libro. Si schiarì la gola e cominciò:

“…Atto uno. Non mi dire altro! Trovo molto scortese che te, Iago, che disponi della mia borsa come se ne avessi tra le mani i cordoni, sapessi di questo.
Sangue di Dio, tu non mi ascolti! Se mai ho sognato una simile cosa, detestami pure…”

 
   
 
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