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Autore: JessyR89    27/04/2014    9 recensioni
Dopo "My Children" ho deciso di scrivere una raccolta sull'infanzia di Jonathan e Clary.
Piccoli episodi di vita quotidiana di due fratelli.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clarissa, Jonathan
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Alicante, 12/01/1992

Faceva molto freddo quel giorno di gennaio, il cielo aveva cominciato ad oscurarsi per le nuvole grigie cariche di pioggia, in lontananza si udivano i brontolii del temporale che stava per abbattersi sulla città. Una piccola testolina bionda sfrecciava sul prato innevato, i piccoli piedi calpestavano lo spesso manto bianco che si era formato durante la notte, affossando con gli stivali e lasciando delle piccole buche. Tutt’intorno spiccavano delle sagome di neve ammucchiata, alcune rovinosamente crollate di lato, altre trafitte da piccole spade.
 “Ehi vieni qui campione!” Valentine Morgenstern era in cima allo stretto sentiero che collegava la tenuta dei Morgenstern a un piccolo laghetto artificiale, piegato sui talloni e le mani protese in avanti, pronte ad afferrare il piccolo Jonathan. Erano due gocce d’acqua, capelli chiarissimi, stessi tratti marcati, ma molto belli, grandi occhi. Unica differenza era il colore, quelli di Valentine erano scuri, quelli del piccolo Jonathan erano verdi  come smeraldi.
“Papà” Jonathan saltò al collo di suo padre, stringendolo forte. Aveva solo tre anni, ma era già un ometto. Era leggermente più alto dei bambini della sua età, parlava chiaramente e dimostrava già un’attitudine alle armi. Era un Cacciatore nato, amava giocare sul prato con le sue spade angeliche finte, immedesimandosi in giochi di lotte e guerre, proprio come quel giorno, facendo finta di essere Jonathan Shadowhunter. Era cosi orgoglioso di portare lo stesso nome.
“Non dovresti indossare almeno un cappello? Fa freddo qui fuori!” Valentine  toccò il nasino del piccolo che era arrossato e aveva le guance fredde.
“non ho freddo, sono un guerriero papà…. I guerrieri non hanno freddo!” Jonathan si dimenava in preda all’eccitazione in braccio a Valentine.
“ va bene, ma adesso vieni dentro, la mamma e io dobbiamo dirti una cosa importante” gli sorrise bonariamente mettendolo giù e, afferrando la sua piccola mano, entrarono in casa.
Jocelyn Fairchild era seduta sul divano di fronte al camino acceso che scoppiettava, lo sguardo fisso sulle fiamme, la cui luce le illuminava gli occhi verdi, lo stesso colore di quelli del suo Jonathan. Quando suo marito entrò nella stanza alzò lo sguardo e, con un sorriso, lo piantò sul piccolo, con i pantaloni bagnati di neve e il giubbotto sporco di fango.
Valentine sedette Jonathan sulla poltrona vicina al fuoco, cosi da riscaldarlo e farlo asciugare, lui prese posto sul divano vicino sua moglie, alla quale prese le mani tra le sue e stampò un bacio sulla tempia.
“ Jo, tu sai che ieri io e papà siamo stati dai Fratelli Silenti, vero?” cominciò Jocelyn, sembrava nervosa, stringeva le mani calde di Valentine come a voler trarre forza dal suo tocco.
“ si” il piccolo annuì. Sua madre l’aveva chiamato Jo, a lui non piaceva tanto, ma lei lo usava sempre. Non capiva perché sua madre gli stava parlando in quel modo. Era arrabbiata? Forse aveva fatto qualcosa di male e sua madre lo stava per rimproverare. Si fece più piccolo contro lo schienale della poltrona.
“ecco Jo, noi… volevamo dirti che… - la donna prese un profondo respiro- tra poco avrai un fratellino o una sorellina! Sei contento?” Jocelyn era leggermente intimorita dalla reazione del piccolo Jonathan. Non è mai facile per i bambini accettare di dover dividere tutto il loro mondo con un'altra persona.
Jonathan guardava i suoi genitori un po’ accigliato, mentre loro sfoggiavano un sorriso nervoso “ e dove è?” chiese guardandosi intorno, come a cercare qualcosa.
Valentine fece una piccola risata “ vieni qui!”
Il piccolo scese goffo dalla poltrona e si avvicinò a suo padre, che lo afferrò e se lo poggiò sulle gambe “nascerà tra qualche mese, adesso è qui, piccolo piccolo – appoggiò la mano sul ventre di Jocelyn- ma quando arriverà, tu sarai un fratello maggiore.  È un grande compito, tu dovrai proteggerlo!” 
“ Un fratello maggiore?” ci pensò su un attimo, poi annuendo sorrise “ si, mi piace essere un fratello maggiore. Dovrò combattere vero, papà?” chiese quasi speranzoso.
Valentine e Jocelyn risero e baciarono Jonathan a turno uno sui capelli, l’altra sulla guanciotta.
Quella sera Jonathan si addormentò nella sua cameretta, nel suo lettino pensando al suo nuovo ruolo, alla sua nuova missione, come la vedeva lui.
 
7 mesi dopo

Jonathan era appoggiato con l’orecchio sul pancione della sua mamma, sdraiata sul divano. Fuori dalla finestra si sentivano i grilli tra l’erba, ormai fitta e verdissima, la calura di agosto rendeva la pelle appiccicosa, i capelli più crespi e appiccicati sulle tempie. Il cielo della notte di Alicante era ricoperto da milioni di puntini di luce che risaltavano sul blu cobalto che faceva da sfondo. Tutto era in silenzio, Jonathan poteva sentire contro il suo orecchio il rimbombare del cuore di sua madre e qualcosa che si agitava nella sua pancia, come un animale finito in un sacco che cerca di fuggire. Qualcosa premette contro la sua guancia. Il piccolo alzò lo sguardo e vide un piccolo bozzo sulla pelle di sua madre, proprio dove prima era posato. Con un dito ripercorse il dosso di pelle stirata, con sguardo curioso.
“La tua sorellina è agitata stasera, senti come scalcia?! Questo è il suo piedino” Jocelyn indicò quella piccola protuberanza, rispondendo alla domanda muta di Jonathan.
“perché?” chiese il bambino. Era nella fase dei perché ultimamente, ma Jocelyn sapeva che suo figlio era anche un curiosone  di natura.
“credo che cominci a stare un po’ stretta lì dentro, vuole uscire. Sono sicura che sarà una bambina molto vivace, mi sta letteralmente facendo impazzire, è da stamattina che tira calci!” si accarezzò il pancione divertita e poi passò una dolce carezza sul viso di Jonathan.
“ti sta facendo tanto male?” il piccolo sembrava un po’ preoccupato; amava sua madre, non voleva che soffrisse: le gettò le braccia al collo abbracciandola e poggiando la testolina biondissima sulla sua spalla, stando attento a non colpire il pancione e la sua sorellina.
“non tanto, sta tranquillo! Anche tu tiravi dei gran calci” gli spostò un ciuffo ribelle dalla fronte.
“aspetta” Jonathan scattò in piedi e corse fuori dal salotto sotto lo sguardo stupito di sua madre. Jocelyn lo sentì armeggiare nella sua cameretta, ormai pronta anche per la sorellina che sarebbe arrivata a giorni. Valentine aveva insistito affinchè i due piccoli dormissero insieme per i primi anni e Jonathan era stato più che felice di dividere la sua cameretta con lei.
Tornò dopo pochi secondi con in mano il piccolo carillon a forma di angelo che sua nonna Adele gli aveva regalato quando era nato, cosi che con quella dolce musica potesse addormentarsi. Lo ascoltava ogni sera prima di dormire, gli piaceva quella melodia.
Caricò il carillon tirando la cordicella e lo appoggiò sul pancione di Jocelyn. La musichina riempì la stanza, diffondendo una certa calma e una sensazione di rilassamento. Jonathan prese posto al fianco di Jocelyn e si appoggiò contro la sua gamba e pose una manina sulla pancia di sua madre.
“io dico che questa musica piace anche a lei….ha smesso di scalciare! Grazie piccolino della mamma”
 
Jonathan venne svegliato da un urlo in piena notte. Era nella sua cameretta, nel suo lettino, era tutto buio, aveva paura. Riconobbe in quell’urlo la voce di sua madre. Si tirò le lenzuola fin sopra la testa e le lacrime gli salirono agli occhi. Un altro urlo lo fece sobbalzare. Scese dal lettino e corse fuori dalla stanza. Di fronte alla porta della camera dei suoi genitori una figura alta e incappucciata era al fianco di Valentine che teneva le mani tra i capelli e sembrava molto agitato.
“Papààà!” urlò il piccolo alla vista del Fratello Silente e corse verso Valentine, che lo prese tra le braccia. Aveva le guance piene rigate dalle lacrime e arrossate, i capelli arruffati e stringeva le manine sulla maglia di suo padre, come a cercare un appiglio, una protezione. “Perché la mamma sta gridando?” chiese tra i singhiozzi e stropicciandosi gli occhi.
Valentine portò il bambino fuori dalla casa e lo fece sedere sulla piccola panchina di pietra che si trovava nel giardino di fronte alla tenuta dei Morgenstern.
“campione, non devi piangere, la mamma sta bene! Io devo tornare da lei, mi prometti di restare qui buono finchè non torno? Vuoi che chiamo Fratello Zaccaria per farti compagnia?” Valentine asciugò i lacrimoni del piccolo Jonathan e gli baciò la testa quando il bambino annuì alla sua richiesta.
“aspetto qui, ma non voglio Fratello Zaccaria” piagnucolò.
“va bene, torno appena posso” lo lasciò lì solo, la notte di quel giorno di agosto era molto calda, il suo pigiamino era tutto sudato. Jonathan guardò verso la sua casa illuminata. Sulla porta un Fratello Silente lo osservava. Si appoggiò sulla dura pietra della panchina e si addormentò.
“Jo? Ehi Jo!” la voce di Valentine era un sussurro vicino al suo orecchio, sentiva suo padre che gli accarezzava i capelli dolcemente. Il piccolo Jonathan aprì gli occhioni verdi pieni di sonno.
“Ti va di conoscere qualcuno?” Valentine lo prese in braccio e lo condusse in casa, un sorriso sul viso. La casa era immersa nel silenzio, non vi era più traccia di quegli omoni incappucciati. Suo padre lo condusse nella camera matrimoniale e lo avvicinò a sua moglie Jocelyn che stringeva tra le mani un fagottino avvolto in una copertina rosa. Jonathan allungò curioso il viso verso quell’involto che sua madre teneva tra le braccia. Un ciuffo rosso usciva dalle coperte che Valentine scostò leggermente.
“Jonathan, questa è la tua sorellina, Seraphina” la voce di Valentine era orgogliosa.
Il piccolo fece una smorfia. Jocelyn scoppiò a ridere, cercando di controllarsi per evitare di svegliare la piccola che si stiracchiava.
“Valentine, arrenditi, neanche al nostro piccolino piace questo nome! Non è vero Jo?” gli accarezzò i capelli biondi mentre le sue manine erano posate delicatamente sul nasino della sorellina.
“ Ciao Clarissa…” mormorò. Aveva gli occhioni verdi quasi ipnotizzati sul viso paffuto della bambina.
“come hai detto tesoro?”  Jocelyn si sporse verso di lui inclinando la testa.
“io sono Jonathan, il tuo fratello maggiore! ” continuò senza ascoltare la domanda di sua madre e senza spostare lo sguardo.
Valentine si irrigidì e cominciò a scuotere la testa “Credo abbia detto Clarissa” disse un po’ scocciato. Jocelyn soffocò una risata, mordendosi il labbro.
“Ti piace il nome Clarissa, tesoro?” chiese al piccolo spostandogli il ciuffo di capelli biondissimi e sudati dalla fronte.
“si” rispose Jonathan semplicemente. Continuava a fissare quasi incantato quella bambina dalla pelle chiarissima, i capelli rossi e le guanciotte paffute che teneva le manine strette a pugno. Quella era la sua sorellina. Si sentì tanto orgoglioso di essere suo fratello.
Jocelyn sorrise, notando sulla faccia di suo marito un’espressione esasperata, ma rassegnata. “Eh Clarissa sia!”


Note: Ciao a tutte!
avevo molti dubbi se pubblicare o meno questa FF! mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, cosi valuterò se continuare o se fermarmi! 
grazie a chi leggerà e lascerà una recensione!






 

 
  
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