Libri > Alice nel paese delle meraviglie
Segui la storia  |      
Autore: Army_09    27/04/2014    1 recensioni
Il Paese Delle Meraviglie non è più lo stesso, dopo l'esilio della Regina Rossa, un male piccolo e pressochè invisibile si è infiltrato a Sottomondo facendolo marcire piano piano sotto gli occhi degli abitanti. Arrivati ormai al punto di non ritorno, gli abitanti sopravvissuti a questo male, ormai in minoranza, decidono di riportare Alice a Sottomondo con la speranza che almeno lei possa cambiare le cose. Ma qualcosa va storto, Alice, appena sopravvissuta ad un incendio, torna nel Paese Delle Meraviglie. Ma quello che vede è totalmente inaspettato, non riuscirà da sola stavolta.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quando Alice aprì gli occhi tutto era sbiadito, era più o meno l'atmosfera  di uno dei tanti viaggi nel Paese Delle Meraviglie. Ma quel posto di meraviglie era privo, privo di conigli bianchi, privo di gatti dello Cheshire, e privo di cappellai. Quella era la realtà materiale delle altre persone, era un ospedale, e lei era sdraiata su un lettino completamente bianco.  Tutto era neutro, nè caldo nè freddo, nè ruvido nè liscio. Piano piano ebbe la sensazione di non esistere, di essere inglobata in quel letto. Ricordava a malapena cosa era successo, ricordava le fiamme, il calore, le urla. Provò a portarsi una mano al petto per accertarsi di essere ancora viva, non sentì il battito regolare della vita ma un forte dolore sull'avambraccio sinistro. Pensò che sicuramente era viva, nell'aldilà non avrebbe sentito alcun dolore. Li aveva lasciati tempo fa, quelli del Paese Delle Meraviglie.  Aveva riportato la pace e si sentiva molto fiera. Ma perchè adesso si trovava lì? A che gioco stava giocando? Aveva ancora la funzione degli arti, i muscoli si muovevano ancora anche se molto stanchi. Gli occhi scrutavano il soffitto bianco muovendosi da una parte all'altra, senza trovare un appiglio su cui aggrapparsi. Spesso si chiedeva cosa ne sarebbe stato di lei, se ce l'avesse fatta. E se ce l'avesse fatta, quale prezzo avrebbe dovuto pagare? Stava delirando, stava diventando matta? "Tutti i migliori sono matti" diceva suo padre... Ma lui adesso non c'è più, avrebbe detto la stessa cosa?  Un sospiro, un lieve sospiro le ricordò che l'istinto di sopravvivenza ha sempre la meglio. Pensò che respirare è una cosa che facciamo volontariamente eppure non ci facciamo caso, lo facciamo e basta. E se l'aria poi finisse? Sarebbe possibile che il sovraffollamento di esseri umani comportasse la fine dell'ossigeno? Dopotutto distruggono alberi ogni giorno, certo che è possibile. Diavolo! Stanno finendo l'aria che respiriamo, per quale strambo motivo continuano a distruggere la natura? Forse dovrei uscire di qui e andarlo a dire a qualcuno, così forse la smetteranno. Ma Alice era debole adesso, e forse stava impazzendo clinicamente. Si sentiva anche un pò stupida a pensare quelle cose, chissà se si sentivano stupidi anche gli uomini che tagliavano gli alberi. Si guardò il braccio sinistro che le aveva provocato la fitta, era fasciato. Ebbe l'istinto di levarsi la fascia per vedere cosa c'era sotto, ma lasciò perdere per non complicare la situazione. Presto si rese conto che non era solo il braccio ad essere fasciato ma altre parti del corpo. Aveva ancora un corpo, questo l'aveva capito. Cercò di ricordarsi cosa fosse accaduto sforzando la mente, che in questo momento era preoccupata a sopravvivere. Com'è scoppiato l'incendio? Anche sua madre era sopravvisuta all'inferno come lei?  E se lei era sopravvisuta..e Alice fosse morta? Dopotutto lei in vita non ha mai saputo cosa ci fosse dopo la morte, che ne sapeva se era solo in attesa prima che il creatore la incontrasse. Magari dopo la morte senti ancora qualche dolore, poi se ne va con il tempo. Ma il dolore si sente grazie al cervello e al sistema nervoso, quando uno muore il cervello inteso come materia rimane lì. Non poteva essere morta, quel posto somigliava tanto al mondo terreno. Aveva sempre pensato che tra mondo terreno e ultraterreno ci fosse una differenza abissale, che non potevano proprio essere la stessa cosa. Ma era solo ciò che pensava lei, che ne sapeva della realtà? Sicuramente sapeva che non avrebbe voluto vivere in quelle condizioni per...l'eternità? Provò a chiudere gli occhi, vedeva tutto nero. Aveva la vista e il tatto, due dei cinque sensi, e presto avrebbe anche scoperto di avere l'udito. "James! Ne arrivano altri..no, senti vai a controllare la sette. La sette, James! Muoviti! La ragazza ustionata, dài!" Era la voce di una donna. In poco tempo, o in troppo, entra tutto indaffarato un uomo. Alice aprì gli occhi spaventata ma bisognosa di risposte. Era un ometto con pizzetto e capelli rossi, occhi scuri e tanto chiaro di pelle. Alice pensò che doveva venire dal nord, Irlanda, o qualcosa di simile. Sorrise fintamente alla ragazza che provò a formulare qualche parola."Buon giorno, ti sei svegliata" Disse l'ometto andando vicino a lei, Alice aggrottò le sopracciglia "Dove sono?" rantolò. "Alice, io sono James. Ti spiegherò tutto a tempo debito, adesso devi riprenderti" La guardava con fare affettuoso, ma lei non capiva. "Mia madre dov'è?" James sospirò, come se anche lui si fosse reso conto che il gesto di respirare è volontario. "Alice, tua mamma è nelle stesse tue condizioni. Tu oggi ti sei ripresa, lei ancora no..."cambiò espressione "..ma non preoccuparti! Si riprenderà sicuramente" Sorrise, fintamente. "Quanto tempo è passato?" chiese la ragazza. "Da cosa?" azzardò James. Alice sbuffò e voltò le spalle al ragazzo, non l'avrebbe capita. "Alice, tra poco passerà il dottore a visitarti anche se mi sembri piuttosto in forma, voglio che sia lui  a dirlo" Stavolta fu Alice che sorrise fintamente, era un congedo. James si alzò "Hai bisogno di qualcosa, che so, acqua.." si girò intorno. Alice scosse la testa "Grazie, James" L'uomo annuì e se ne andò chiudendo la porta dietro di sè. La ragazza con pazienza si mosse e riuscì a toccarsi il petto, lo sentiva, il battito della vita c'era.  Avrebbe dovuto chiedere a James in che anno fosse, non sapeva da quanto tempo stesse dormendo. O forse il tempo si era fermato, come dal Cappellaio e dal Leprotto. Adesso che quell'infermiere se n'era andato le venivano in mente le domande da fargli, va sempre a finire così. Avrebbe aspettato quel dottore per chiedere le cose che le affollavano la mente. James, le stava simpatico quell'infermiere, aveva come un'aria familiare ma non riuscuva a ricordarsi dove già lo aveva visto. Non se ne preoccupò, non era il momento. Non sapeva in effetti in quella situazione a cosa era giusto pensare. Decise di non pensare ma le fu impossibile. Tante immagini le tornavano in mente, immagini che non avevano un senso logico, o forse ce l'avevano ma non in quella realtà. Riusciva a muoversi adesso e un moto di soddisfazione la assalì. Ma, Diavolo, com'era bianco quel posto. Un colore strano invadeva quel posto, non sapeva nemmeno se esisteva quel colore. E' una cosa impossibile riuscire a immaginare un colore inesistente, no, niente è impossibile aveva detto il Cappellaio. Ma quel colore era diverso, era come il color Luce. Una persona come può immaginare il color Luce? Come potrebbe rappresentarlo? Un bianco splendente, un bainco acceso. Il che sarebbe un controsenso perchè tecnicamente il bianco non è nemmeno un colore, è l'unione di tutti i colori e cosa l'occhio umano riesce a percepire. Già, che l'occhio umano riesce a percepire. Ma Alice era capace di percepire universi diversi da quello percepito dall'occhio umano, quello che le stava succedendo la spaventava molto meno di quanto avrebbe spaventato una persona comune e realista. Bussarono alla porta, Alice rimase in silenzio, il dottore aprì la porta. Era un uomo basso e grassoccio con barba e capelli bianchi, portava il camice bianco e aveva lo stestoscopio attorno al collo. Alice lo guardò incuriosita e le venne da ridere, le ricordava qualcuno, ma stavolta più concretamente. "Che buffo, che buffissimo" borbottò Alice. "Cosa?" disse il dottore indaffarato "Si, lo so, sono terribilmente in ritardo. E' tardi!" disse un pò ansioso. "Il giro doveva essere già terminato, allora, Alice come ti senti?" Alice lo guardava con un sorrisino curioso sul viso. "Lei mi ricorda tanto una strana persona, lo sa?" Il dottore non badò tanto a quelle parole, sembrava essere davvero tanto in ritardo. Il dottore si sedette davanti al letto della ragazza per visitarla "Stai meglio, no?" Alice annuì. Il dottore tirò fuori dal camice un orologio da taschino e sbuffò, Alice sgranò gli occhi. Se la ricordava troppo bene questa scena, allungò una mano come per toccare il dottore e lui con gran balzo si tirò indietro. "Oh Dio, sei tu.." disse piano la ragazza. Il dottore stava cominciando a mutarsi, non aveva quasi più un aspetto umano.  Il naso si era rimpicciolito e andava su e giù a piccoli scatti, dalla bocca spuntarono fuori due incisivi, e due lunghe orecchie da coniglio erano spuntate dalla nuca. Gli occhi da castano scuro si tramutorano in un rosa chiaro. "Ciao.." Sussurrò Alice. Ma il Bianconiglio aveva un aria triste e ansiosa allo stesso tempo. "Dobbiamo andare, Alice" disse in un sussurro "Alzati." Alice non capiva, come poteva alzarsi nelle condizioni in cui era? Ma non ci fu tempo di replicare che il Bianconiglio era già sull'uscio della porta e le faceva segno di seguirlo mentre controllava l'orologio dal taschino a intervalli regolari.  
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Alice nel paese delle meraviglie / Vai alla pagina dell'autore: Army_09