"Lui"
“Vorrei
ringraziarti vorrei stringerti alla gola
Sono quello che
ascoltavi, quello che sempre consola
[…]
Vorrei
ricordarti che ti son stato vicino
Anche quella sera
quando ti sentivi strano
E ho sopportato
Però
adesso non
rivoglio indietro niente
Perché
ormai
secondo te ho tutto quello che mi serve
Un applauso forte
sotto le mie note
Una copertina ed
anche un video forte
Fidanzate tante
quante se piovesse
Anche se poi le
paure son le stesse
Ora che ho sempre
tantissimo da fare
Dici che non ho
più
tempo per parlare
Ma se solo
bisbigliando
te lo chiedo
Tu sarcastico ti
tiri sempre indietro
E quindi... “
Esco
di casa
tranquillamente alle prime luci dell’alba, come da qualche
giorno a questa
parte. Non mi ero mai accorto di quanto fosse bella la prefettura sotto
i primi
raggi del sole che illuminano la via di fronte a me. La
città è ancora
addormentata, però il lieve vociare degli studenti riversi
in strada mi fa
sorridere.
Tendo un orecchio
verso il cinguettio degli uccelli e la vita che sta per svegliarsi di
nuovo
accanto a me. Mi accorgo solo adesso di quanto ho vissuto senza che me
ne
accorgessi, eppure questi piccoli dettagli ci sono sempre stati. Ma,
purtroppo,
ero io ad essere diverso.
Mi acciglio pensando
a com’ero solo pochi giorni fa, coi capelli lisci ricadenti
lungo il viso e la
divisa, adesso finalmente sistemata, prima trasandata e lasciata allo
sbando…come
me.
Ricordo molto bene
la rissa avuta in palestra, e non posso fare a meno di pensare a
lui…
È vero, sono stato
io a voler tagliare tutti i ponti con la mia vecchia vita e con Tetuso,
ma non
perché mi abbia fatto qualcosa, ma solo perché ho
paura di ricadere vittima del
teppismo. Non posso dimenticare il sarcasmo che avevo verso i miei
coetanei, la
rabbia repressa verso uno sport ed i suoi giocatori, solamente
perché pensavo
che non avrei più potuto giocare. Mi ero chiuso in me stesso
senza un’accidenti
di aspettativa, me l’ero presa con gli altri per
l’incapacità di andare avanti.
Ma ora l’ho fatto,
sono andato oltre…e ciò che ero prima mi fa
ancora paura. Se abbasso gli occhi,
ho paura di vedere la mia stessa ombra coi capelli lunghi. Ma non posso
liberarmi di quella parte di me, purtroppo c’è e
c’è sempre stata. Posso solo
cercare di essere migliore e recuperare i vecchi rapporti che, per
colpa del
mio orgoglio, avevo interrotto.
Tu hai sempre avuto
un carattere forte ed autoritario, un po’ come avevo
impostato il mio cercando
di eguagliarti. I sentimenti contrastanti che provavo verso me stesso e
la mia
vecchia squadra mi avevano accecato.
Ma tu eri comunque
fiero di me…
Non avevi regole,
come non ne avevo io. Vivevi da solo, come ero costretto a fare io dopo
che mi
buttarono fuori di casa. Ti piaceva fare a botte solo per il gusto di
farlo,
come a me.
Adesso però, l’unica
cosa che vorrei sentire sotto le mie mani è quella palla
arancione che,
inconsciamente, mi è mancata più di quanto
pensassi.
E ce l’ho fatta,
sono riuscito a riprendere in mano la mia vita. È questo che
è Hisashi Mitsui,
che è sempre stato e sempre avrebbe dovuto essere: uno
sportivo, non un
teppista.
Ma, sono sicuro, che
se per caso adesso ti incontrassi di nuovo tu saresti fiero di me in
ogni caso.
Mi faresti i complimenti e mi guarderesti col solito ghigno soddisfatto
che ti
ho sempre visto fare e, dopo avermi chiamato
“campione” come al tuo solito,
saresti partito di nuovo all’avventura seduto sulla sella
dura della tua moto,
la stessa con cui mi portavi a giro.
“E'
che ti sono debitore di emozioni
E' che al mondo non
ci sono solo buoni
Magari questo lo
sapevo ma è diverso
Viverlo sulla tua
pelle come ho fatto io con te
E fu Latina a farci
unire e poi pagare
Una canzone
può
anche non parlar d'amore
E ancora con tutto
il cuore te lo dico
Anche se da due
settimane non sei più
Mio
amico.“
E
devo dirti grazie
per quello che hai fatto per me, anche se continuo a ripeterlo solo
nella mia
mente. Sono un codardo, lo ammetto, perché non ho neanche il
coraggio di
dirtelo tramite un semplice messaggio. Non ho il coraggio di sentire la
tua
voce, come non l’ho per guardarti in faccia.
Sono io che ho
sbagliato, e mi prendo tutte le colpe. Sono io che voglio andare
avanti, e per
quanto ti sono debitore, nel mio futuro tu non puoi più
esserci.
Ricordo ancora
quando ci siamo conosciuti la prima volta: ero un bambino di appena 9
anni ed,
all’uscita dalla scuola elementare, guardavo a terra come mi
aveva sempre detto
mia madre: “non guardare in faccia nessuno, continua per la
tua strada e non
fermare a parlarti con gli sconosciuti”.
E così feci, fino a
che non ti travolsi con la mia misera altezza.
Tu eri più alto di
me e, vedendomi, ti mettesti a ridere per il fastidio subito da parte
di un
moccioso.
Avevi già i capelli
corvini abbastanza lunghi e, per le regole del liceo che avevi appena
iniziato
a frequentare, li tenevi legati con una croccia sulla nuca. Non
c’era nessun
accenno di barba sul tuo mento, ma dai tuoi occhi penetranti si poteva
già
notare tutto. I lineamenti erano più infantili, nonostante
l’altezza, e la
divisa scolastica era esattamente come la mia: trasandata e sporca, ma
si
notava che lo era per via delle risse. Seppi solo in seguito che la tua
era una
famiglia benestante e che tu vivevi da solo perché ai tuoi
genitori avevi
provocato troppe grane. Ma non hai mai smesso di fare quello che
volevi; dopo
esserti fatto regalare una moto per il conseguimento del diploma
–unica felicità
che volesti dare ai tuoi parenti- iniziasti a lavorare per mantenerti.
A me, già da quel
periodo, mi sembrasti un esempio da seguire, nonostante le cose brutte
e la
vita spericolata che vivevi.
«Hey moccioso,
togliti dai piedi!» Mi dicesti incredibilmente divertito. Mi
sarei aspettato un
ghigno furioso per averti urtato o aver provato a tagliarti la strada,
ma non c’era.
Comunque mi agitai
non poco…
«Scu…scusa…» Dissi titubante,
abbassando gli occhi a terra, laddove vidi delle macchie di sangue. Non
mi ero
accorto che dal tuo braccio spiccava una ferita notevole.
«Ma…ma sei ferito!»
Dissi rimarcando l’ovvio, puntando i miei occhi curiosi di
bambino su quel
liquido scarlatto che, anni dopo, avrei fatto uscire dalle ferite che
io stesso
avrei provocato agli altri.
«Già…» Disse facendo
spallucce, continuando a tenere sul volto un’espressione di
puro divertimento,
come se non sentissi per nulla il dolore lancinante che doveva
provocarti. «E
tu troppo curioso…» Continuò scoppiando
in una risata che mi fece trattenere il
respiro e la saliva incastonata in gola.
Ero rimasto
pietrificato. Volevo scappare, ma avevo solamente stretto la presa
sulle
spalline della cartella che avevo in spalla.
«Di un po’
mocciosetto: tu conosci il dolore no?» Continuò a
ridacchiare, gesto che,
insieme alla domanda, mi fecero alzare un sopracciglio.
Per fortuna lui non
aspettò la mia risposta che, probabilmente, non sarebbe mai
arrivata.
«Anche tu hai un
segno di guerra…» Asserì indicandosi il
mento e capii che doveva riferirsi alla
cicatrice sulla parte sinistra del mio mento.
«Me…me la sono fatta
cadendo dalla bici…» Continuai altalenando la
voce. Doveva aver capito che ero
terrorizzato ed in imbarazzo e giocava con questo.
«Dalla bici eh…trasgressivo!»
Pronunciò scoppiano nell’ennesima risata che mi
fece serrare le labbra. «Dalla
bici si passa alla moto. È il passaggio più
bello. E dalle cicatrici infantili
si passa a quelle più serie, come questa, che brucia un
casino!» Continuò a
sorridere sarcasticamente e quelle parole strane mi incantarono e feci
il gesto
che, io stesso, non mi sarei mai aspettato.
«Tieni, mettici
questo!» Gli porsi il mio fazzoletto di stoffa sulla quale
erano stampate delle
immagini di un anime in voga in quegli anni.
Lui con un
sopracciglio alzato lo guardò, forse anche schifato, ma
dalla mia espressione
ferma capì che non avrei tirato indietro la mano.
Prese la salvietta
fra le dita e l’aprì per guardare meglio le
figure, poi scoppiò in una risata
più divertita di tutte le altre.
«Saint Seiya*…sei
sulla buona strada “campione”. Torna qua domani, ti
ridò il fazzoletto pulito e
qualche dritta! Mi stai simpatico, e frequenti la mia vecchia scuola. I
miei
compagni delle elementari erano tutti dei cazzoni!» Rise e
dopo avermi fatto un
cenno con il braccio e senza darmi alcuna possibilità di
controbattere, mi
lasciò con quella misera richiesta.
Il giorno dopo,
quello dopo ancora, e quelli a venire, mi ritrovavo insieme a lui in
uno dei
campetti di Basket abbandonati. Io gli insegnai a tirare a canestro e
lui mi
insegnò a tirare pugni.
Ci si compensava
così e, senza accorgersene, sono passati otto anni.
Anni che, all’Hisashi
Mitsui di adesso, fanno davvero molto male.
A volte vorrei
dimenticare tutti i tuoi insegnamenti, dimenticare la tua vicinanza che
mi ha
portato in brutti giri quando ero particolarmente instabile.
Sono sempre stato un
ragazzo diligente e fermo nelle mie scelte di non farmi coinvolgere, ma
tu
sfruttasti la mia rabbia.
Ti sono comunque
grato per quello che hai fatto per me. Mi hai accolto nel tuo
appartamento
quando non sapevo dove andare; sei stato per me come un fratello, un
esempio da
seguire ed un maestro.
Ma adesso è tempo di
tornare alla “normalità”.
Le nostre strade si
dividono.
Tu continua a
scorrazzare per le vie della città con la tua impeccabile
moto rossa. Io continuerò
a calcare i campi da gioco con le mie bianche scarpe da Basket.
Fine
Angolo autrice:
Salve
a tutti :3 quest’oggi
vi propongo una piccola song-fic per farmi perdonare del ritardo che
sto avendo
nel postare la long fic :S Perdono, ma col lavoro il tempo scarseggia e
nel
tempo libero cerco di riprendere le ore di sonno perse! Non temete
comunque,
sapevo benissimo che non avrei avuto tempo da metà Aprile,
ma ho comunque
voluto provare a metterla per farvela leggere e quindi mi
impegnerò anche a
finirla (anche se gli aggiornamenti non saranno frequenti come prima!)
State
comunque in
attesa e spero che questa piccola one shot vi sia piaciuta ^^
L’ispirazione
mi è
venuta ascoltando in macchina questa canzone nei miei soliti giri a
zapping
nelle stazioni radio (per fortuna ho i comandi al volante xD) e, come
avrete
capito (oltre alla canzone che è di Tiziano Ferro-Ti voglio
bene) è scritta in
prima persona secondo i pensieri di Mitchi :3 Spero di non essere
sfociata
nello Shonen-Ai, perché non era assolutamente mia
intenzione! Il rapporto che
vedo fra loro è quello che ho descritto: intenso, ma come
due ottimi amici e
quasi fratelli. Null’altro ;)
Inoltre, mi sono inventata il loro primo incontro e ciò che ne consegue (oltre il background di Tetsuo)^^ mi serviva l’imput di conoscenza xD in qualche modo devono pur essere diventati così amici xD E per quanto riguarda la cicatrice ho esplicitamente detto che l’aveva fin dalle elementari anche se nell’anime, nei flash back delle medie, si vede palesemente che il viso di Hisashi, oltre che meraviglioso u.u, era liscio e perfetto! Comunque l’ho fatto ai fini della trama xD
*=
Citazione necessaria di uno dei miei anime preferiti u,u
Nulla,
che altro
dire, all’inizio l’avevo pensata su Hisashi ed
Hasegawa, ma mi doleva davvero
scrivere di una possibile rottura fra loro perché sono
destinati ad avvicinarsi,
non ad allontanarsi u,u (devono fare i conigli, come dice Slanif xD)
Bene,
davvero non ho
altro da dire!
Un
bacione a tutti,
al prossimo
aggiornamento della long!