Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Tomoko_chan    28/04/2014    11 recensioni
Naruto se ne è andato e ha portato con sè un pezzo di cuore dei suoi amici. Hinata è rimasta sola, ma il suo amato le ha lasciato comunque "qualcosa" per ricordarlo. Fra amici che tornano, nuovi colleghi, ultimi desideri da onorare, gruppi da riformare, cosa succederà alla allegra combriccola?
Alzò una mano e lentamente saggiò la pelle candida e setosa della sua guancia, la accarezzò dolcemente, e con il pollice gli sembrò quasi di riuscire a palpare la tragica via segnata dal passaggio delle sue lacrime, dove dopo meno di un secondo una vi si pose, ribelle. Si scoprì stupito di notare la realtà di quella goccia, concreta e umana. Non sapeva che gli angeli potessero piangere.

Torno con il promesso sequel di "Filosofia di vita.". Dedicata a Arcx e a Puffin, mie fedelissime e amatissime amiche.Song-fic, con canzoni di Ludovico Einaudi, Negrita, Evanescence, System of a Down,Serj Tankian.
[ NaruHina "unpochinoparticolare" ] [Coppia a sorpresa, KibaHana, SakuSaso, ShikaIno, accenni ad altre coppie, altre coppie in futuro, accenni a triangoli]
[DarkandLights][YinYang][Angst vs fluff][OOC giustificato]
19esimo capitolo dedicato al giorno dei morti, omake leggibile anche senza conoscere la storia precedente. Angst-Drammatico.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Hinata Hyuuga, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Kiba/Hanabi, Shikamaru/Ino
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Gli ultimi sognatori.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Gli ultimi sognatori.
Occhi Paradiso.
Nuvole bianche.
[Per lui.]

 
[Ludovico Einaudi ft Alessia Tondo: Nuvole bianche.]
<< Kiba! >>
Urlò, disperata: non ce la faceva proprio a corrergli dietro, per di più con i tacchi, così tentò di fermarlo con la propria voce.
<< Lasciami stare, Hanabi. >> disse l’altro in risposta, sfilando dalla tasca le chiavi della macchina << Non ho proprio voglia di parlare. >>
Fece per aprire la portiera, ma Hanabi si sovrappose ad essa e la richiuse con un colpo di reni. Kiba la guardò negli occhi bianchi, furente.
<< Non ho intenzione di sentirmi giudicare per quello che ho fatto. >> affermò, duro.
<< Cosa ti fa pensare che sono qui per giudicarti? >> disse lei, mutando lo sguardo in uno più dolce << Avrei voluto fare la stessa cosa! >>
<< Ah. >> mormorò l’altro, stupito, rinunciando ad entrare in macchina << E allora? >>
<< E allora… lo hai picchiato perché ha detto di voler rimanere qui. >> continuò lei << Non capisco proprio perché lo hai fatto. >>
<< Perché…. >> ci pensò, poi si decise a dirlo << Perché avevo bisogno di fargliela pagare. >>
<< Prima di perdonarlo? >> chiese lei, titubante.
<< Prima di perdonarlo. >> ripetette lui << Credo che… adesso che mi sono vendicato, forse sono disposto a farlo. >>
<< Capisco. >> concordò la ragazza << Sarà difficile e… dobbiamo chiamare Shikamaru e Ino. >>
<< Già, dovremmo… >> ma non ebbero bisogno di farlo, perché proprio in quel momento arrivarono i due, che parcheggiarono al solito posto e scesero dalla macchina.
<< Cos’è successo? >> s’informò subito Ino, vedendo le facce preoccupate dei due.
Kiba e Shikamaru si guardarono e, senza bisogno di parole, si capirono.
<< Non dovevi colpirlo. >> mormorò infatti il Nara << Lui non avrebbe voluto. >>
<< Lui sarebbe stato il primo a fare a botte con lui >> ribatté invece Kiba << Sai, per capirlo meglio. >>
Si guardarono ancora una volta, gli occhi scuri malinconici, continuando a parlarsi a sguardi.
<< Allora dobbiamo farlo, per gli Origin. >> affermò Shikamaru << Per lui. >>
                                                                                                                                                 
Passò circa un’ora prima che la melodia terminasse. Sasuke si svegliò di colpo dal suo stato di shock e si mise in piedi, tentando invano di dimostrarsi forte e saldo come un tempo. Il bambino lo guardò sorridendo malefico, quasi lo sapesse e lo stesse prendendo in giro. Quel sorriso beffardo gli ricordò incredibilmente lui, quando finalmente coglieva l’occasione in cui trovava qualcosa che lo facesse imbarazzare e la sfruttava a suo favore. Gli fece la linguaccia, per dispetto, e il bambino rise.  Poco dopo, la porta si aprì e Hinata, al ritrovarsi Sasuke davanti, sbiancò e abbassò il viso. Non si dissero molto. Rimasero in silenzio, incapaci di scambiarsi opinioni su quanto era appena accaduto.
Poi Kurama si alzò, tese nuovamente le braccia alla madre, che lo prese in braccio. Quasi non volesse rovinare quel momento con le sue parole, le diede un bacio sulla guancia che la fece sorridere e appoggiò la testa nell’incavo del suo collo. Poi, però, uno stomaco ruggì.
Hinata e Sasuke si guardarono. Insieme, scoppiarono a ridere, di colpo, facendo arrossire il bambino per la vergogna, che si stringeva alla sua volpe di peluche. Hinata strofinò il naso sulla guancia del bambino con fare scherzoso e tutti insieme scesero le scale, dirigendosi verso il piano terra.
Hinata socchiuse la bocca, stupita, quando vide ciò che avevano fatto i suoi amici.  
Shikamaru, Ino, Kiba e Hanabi avevano preparato una tavola bellissima, bianca e arancione chiaro, e delle ciotole di ramen fumanti li stavano attendendo. Ciò che più la stupì fu il piatto in più, posto accanto a dove di solito si sedeva lei, per Sasuke. Guardò meravigliata i suoi amici e in loro riscontrò la sua stessa emozione.
Shikamaru fu il primo a sedersi e tutti lo imitarono, soprattutto Kurama, che era il più entusiasta di tutti. Hinata si sedette capotavola, alla sua destra c’era il figlio e sulla sinistra Sasuke, che aveva uno sguardo indecifrabile. Lei lo capì al volo: si sentiva a disagio. Mentre pensava questo, non si accorse che gli altri si erano scambiati uno sguardo che diceva tutto, né della gomitata che aveva dato Ino a Shikamaru. Quest’ultimo si schiarì la voce, preparandosi a parlare.
<< Prima di cenare, noi vorremmo dire una cosa. >> affermò, guardando poi negli occhi Sasuke << Noi ti abbiamo sempre voluto bene, Sasuke. Quello che è successo con lui tempo fa ci ha fatto capire che non abbiamo tempo per odiarci. Ci dispiace se ci siamo fatti prendere dall’orgoglio. >> sospirò amaramente, mentre Ino gli stringeva dolcemente la mano per incoraggiarlo a proseguire << Perché di questo si è trattato. Orgoglio. Ci hai ferito e da orgogliosi quali siamo abbiamo preferito odiarti che perdonarti, ma adesso siamo disposti a farlo. Dimentichiamo vecchi rancori. >>
Shikamaru finì il suo discorso e quasi non credette di esserci riuscito. Guardò Sasuke, in attesa, esattamente come gli altri, di qualsiasi segno.
Vide Sasuke inspirare forte, i suoi muscoli rilassarsi, poi chiudere gli occhi, alla ricerca di un coraggio all’improvviso scomparso.
<< Vi voglio bene. >> mormorò, dopo un istante che sembrò interminabile, stupendo tutti, che non si aspettavano quelle parole.
Forse era vero, Shikamaru aveva ragione: quella morte improvvisa, quello stravolgersi degli eventi, tutto aveva fatto capire a quel gruppo esiguo di persone che la vita era effimera, che bisognava aggrapparvisi con tutte le proprie forze, vivendo ogni giorno come fosse l’ultimo, dimostrandosi sempre il proprio affetto, senza perdere tempo in inutili litigi e dissapori. Così anche Sasuke, quello incapace di far vedere le proprie emozioni, di esprimere il proprio affetto, si era lasciato andare a quelle parole magiche. “Vi voglio bene” aveva detto, rimpiangendo per l’ennesima volta di averlo dimostrato così poche volte con il suo migliore amico, con suo fratello, con la sua famiglia.
Sasuke rivolse il suo sguardo verso Hinata. La bella, bellissima Hinata, con i capelli abboccolati, i vestiti comodi di casa, gli occhi arrossati per il pianto causato dal dolore che l’aveva pervasa fino a qualche minuto prima. Lei, le sue guance rosee, gli occhi lucidi e le labbra tremanti, tirate in un tenue sorriso. Vi trovò dolcezza, amore, affetto, calore, tutto ciò che voleva dire casa: Sasuke si guardò intorno, guardò Hinata, e pensò di essere a casa. Sì, casa, se lo disse mentalmente un’altra volta, era a casa, una casa accogliente e calda. Una casa che poteva esistere anche senza avere più le fondamenta, senza avere più lui, perché i pilastri, quella famiglia stramba che lo circondava, erano abbastanza saldi da reggere il tetto, in attesa di un nuovo equilibrio.
Kurama si guardò intorno confuso, poi allungò una manina e tirò la madre per la manica.
<< ‘kaa-chan, adesso possiamo mangiare? >> chiese, in tono candido << Ho fame! >>
Tutti risero, Hinata gli arruffò i capelli, insieme cenarono.
Kurama non capì, ma aveva compreso che la sua mamma era felice, così fu felice anche lui.
 
Gli accarezzò i capelli morbidi e si stupì ancora una volta di quanto fossero soffici, gli accarezzò la pelle setosa delle guance con affetto, che in seguito sfiorò con un bacio.
Il bambino avvolse con tenerezza l’indice affusolato della madre con la propria manina, non permettendole di andare via.
<< ‘kaa-chan, non riesco a dormire. >> mormorò lui << Kiba-ji-san dice che se glielo chiede lui potrò parlare con ‘suke-ji-san di ‘tou-chan. >>
Sentire quelle parole le fece male al cuore, ma resistette dalla voglia di scappare nella sua camera per piangere per ore.
<< Ha ragione, birba. >> confermò lei << Devi solo pazientare. La pazienza è la virtù dei forti. >>
Il bambino annuì, ricordando mentalmente il significato di quella parola.
<< ‘kaa-chan, mi parli di ‘tou-chan? >> chiese ancora il piccolo, e stavolta Hinata non potette fare a meno di chiudere per un attimo gli occhi, intristita.
Si guardò intorno, alla ricerca di coraggio. Si trovava nella stanza del suo piccolo ometto, che precedentemente era la stanza che avevano condiviso lei e lui e, prima ancora, la stanza della madre. Non ce l’aveva fatta a continuare a dormire lì, fra le lenzuola che un tempo avevano riscaldato le membra stanca del suo uomo. Troppi morti erano passati da quelle parti e Hinata non riusciva a dormire lì, dove si sentiva pesare quel macigno più di altri luoghi. Non che ci riuscisse nella sua nuova camera, per la verità. Di solito, quando voleva sfogarsi o smettere di pensare, anche se poi non ci riusciva comunque, andava in sala musica a suonare un po’: a farle compagnia, la sua grande amica Musa. Comunque, guardandosi attorno, non faceva altro che cercare coraggio in quei fantasmi che albergavano in quella stanza. Spesso si ritrovava a chiedersi se suo figlio riuscisse a dormire bene, con quei due fantasmi che gli giravano per la camera. Poi si dava della stupida, perché sapeva perfettamente che quello era un problema solo suo: sua madre e suo marito non facevano altro che vegliare sul suo bambino e, anzi, scacciavano via brutti sogni infami.
Si chiedeva spesso come si sarebbe comportata sua madre al suo posto. Sicuramente non avrebbe messo a rischio la gravidanza chiudendosi in un lutto che non avrebbe portato a niente di buono: sarebbe stata forte da subito, non si sarebbe lasciata condizionare e avrebbe pensato solo al proprio bambino, non si sarebbe comportata da stupida come aveva fatto lei. Hinata si sentiva molto in colpa per essersi comportata come un’irresponsabile in quei giorni disastrosi. Col senno di poi, non sapeva davvero cosa avrebbe fatto senza Kurama, la sua birba, il suo furfante che fin dal primo sguardo le aveva rubato il cuore. Adesso non sapeva immaginare la sua vita senza il suo bambino.
E lui? Lui era fiero di lei? Aveva qualche consiglio da darle? Avrebbe fatto qualcosa in modo diverso? Era orgoglioso delle sue scelte, della sua forza, quello stesso temperamento che era stato lui a regalarle? Hinata se lo chiedeva spesso, senza riuscirsi mai a dare una risposta se non negativa, e tutto ciò la riportava sempre alla solita questione: lui le mancava. Tantissimo. All’inimmaginabile.
Così si guardava intorno e rivedeva le loro foto, il contorno del suo pancino di neanche due mesi disegnato con la matita sul muro, insieme a tutte le altre fatte da sola. Vedeva il significato di quel nome dipinto con la grafia sottile di Naruto in un tenue azzurro cielo: Kurama, nove lame, tagliente, arguto, furbo. Rivedeva i ritratti accennati di loro due insieme al loro bambino e trovava dolore, e trovava lacrime, e trovava forza e coraggio. Trovava la famiglia felice che erano stati per troppo poco tempo, quando si chiudevano in casa a parlare del futuro, quando si lasciava coinvolgere dalle sue pazzie e cominciavano a disegnare sui muri, a fare foto, a scrivere, a ridere, a parlare... progetti per un futuro che non ci sarebbe mai stato, un'immenso tripudio di bugie bianche, dolorose, taglienti. Quel nome deciso un giorno a caso, dopo un lungo procedimento di pensieri che solo Naruto aveva capito, forse. E quel nome, quel nome sulla parete... appena si voltava lo rivideva lì, contro il muro, una macchia blu su una guancia e sul mento, il sorriso splendente. Aveva amato quel matto con tutta se stessa e non c'era giorno in cui non se lo ricordasse. In cui non lo vedesse lì, in quella casa, a vegliare su di loro.
<< Il tuo ‘tou-chan mi ha rubato il cuore con i suoi occhi azzurro cielo, semplicemente guardandomi. >> mormorò, con un tenue sorriso << Esattamente come hai fatto tu, Kurama-chan. >>
Il bambino sorrise, felice, poi le strinse maggiormente le dita.
<< ‘kaa-chan, cantamela, ti prego. >> implorò il bambino << Altrimenti non riesco a dormire. >>
<< Ma Kurama, è tardi… >> rispose lei, cercando di resistere agli occhioni del figlio << Dovresti già dormire, a quest’ora. >>
<< ‘kaa-chan, per favore! >> rincarò lui << Ne ho bisogno! >>
<< Mi prometti che dopo ti infili a letto da bravo bambino? >> chiese lei, cedendo.
<< Sì! >>
Kurama scese dal letto e Hinata lo prese per mano. Insieme salirono fino in sala musica, dove il bambino si sedette sul divano insieme alla sua inseparabile volpe, in attesa.
Hinata si sedette al pianoforte e ricordò mentalmente le parole di quella triste canzoncina imparata in Sardegna, in tour, che quasi per caso era divenuta l’inseparabile amica delle sue notti solitarie e la ninna nanna del figlio.Cominciò a suonare e, dopo poco, a cantare. Una terza persona ascoltava ancora una volta, appoggiato alla porta.
Ma la porta non era stata chiusa bene e, dopo poco, si aprì sotto il suo peso.
Nessuno di loro se ne accorse, ma Sasuke era entrato nella stanza e, ormai, non poteva tornare indietro. Rimase impalato ad ascoltare la musica e quel canto soave quanto triste.
Nonostante non ci capisse molto di quel dialetto, comprese che era il racconto di una donna che desiderava dormire, che il tempo passasse, perché il cuore le era stato rubato, distrutto. Una donna ferita in modo così simile a quello di Hinata che si chiese se fosse stata lei, a scrivere quelle parole.
La canzone terminò, il bambino si era addormentato, e quando Hinata alzò lo sguardo dai tasti d’avorio, non si stupì di vedere sulla soglia Sasuke, immobile, ma fortemente emozionato.
Si guardarono negli occhi senza dire niente, poi lei gli sorrise, per un secondo, dandogli il consenso ad avvicinarsele, cosa che lui fece poco dopo.
Si sedette accanto a lei sul morbido sedile del pianoforte e non ebbe più il coraggio di guardarla.
<< Sei fantastica. >> mormorò, dopo poco << Davvero brava. >>
<< Non so cantare. >> rispose lei, esitante.
<< Non è affatto vero, sei fantastica. >> ribatté lui << Sembra che la musica ti abbia fatto compagnia spesso, in questi anni. >>
<< E’ vero. >> confermò Hinata, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio << E’ il mio unico vero sfogo. >>
<< Tuo figlio è capace di intuire il tuo stato d’animo dal modo in cui suoni. >> affermò << Lo sapevi? >>
Hinata annuì brevemente << Sì, lo so, ma vorrei che mi vedesse sempre felice. >>
<< Beh, hai un bambino incredibilmente intelligente, dovresti esserlo. >> continuò, accennando poi ad un sorriso << E pensare che è figlio del baka… >>
<< Appunto perché è suo figlio, è intelligente. >> Hinata si mise sulla difensiva << Non sarebbe così attratto dalla musica, altrimenti. >>
<< Lo so, lo so. Scherzavo. >> si pentì di ciò che aveva detto e tentò di recuperare << Anche se non dovresti essere così dura con te stessa. E’ anche merito tuo. >>
<< Kurama… >> mormorò la donna, guardando il bambino che si era steso sul divano e sonnecchiava beato << me lo ricorda così tanto, sai? >>
<< I suoi occhi… >> concordò lui << … è stato indescrivibile, quando li ho visti. >>
La donna annuì, nuovamente << Vorrei che la musica lo accompagnasse sempre. >>
<< Lo farà. >> concordò Sasuke << Come accompagna noi. Anche io, in giro per il mondo, mi sono fatto cullare dalla musica. Anche per me è l’unico sfogo. >>
Hinata stavolta lo guardò, incitandolo a continuare.
<< In questi anni, ho suonato tanto. Ho scritto moltissimo, seguendo tutti i consigli che lui mi dava. >> continuò, allora, l’uomo << Ho anche imparato a suonare un nuovo strumento. Ma non so quanto questo mi servirà. >>
<< Mi farai sentire come suoni? >> chiese allora lei.
<< Solo se tu canterai i miei pezzi. >>
Quella richiesta la stupì enormemente, tanto da lasciarla a bocca aperta.
<< Ma, Sasuke… Non so cantare. >>
<< Non è vero. E se vuoi migliorare, ti aiuterò. >> promise lui << Ma almeno provaci. Voglio sapere cosa ne pensi. >>
Cosa direbbe, Naruto, adesso? Se lo chiese, davvero, sperando in una risposta. Poi si ricordò di una frase che le aveva detto una volta: provaci, sempre, buttati, rischia! Fu felice di risentire quella voce nella sua mente.
<< Va bene. >>
 

 
<< Non vedo l'ora di sentirti cantare del nostro amore, mon cherì. >>


 

Angolino di Tomoko.
Dopo un ritardo immenso torna, signori, Tomoko, per vostra sfortuna!
Dopo Nuvole Nere ecco Nuvole Bianche, forse uno sprazzo di felicità
per i nostri beniamini. Ecco il riappacificamento! Vi è piaciuto?
E' stato davvero doloroso scrivere dell'amore perduto di Hinata, della
loro camera, dei ricordi che la legano al suo passato con forza. E' stato
meraviglioso scrivere questo momento d'intimità madre-figlio, anche 
se molto triste, ma spero comunque che vi piaccia. A presto cari.
 
   
 
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Tomoko_chan