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Autore: _chair    28/04/2014    0 recensioni
Cuffiette nelle orecchie, casco in testa, lacrime agli occhi.
Gli alberi le corrono vicino, quasi a volerla seguire. Da gas, come a volerla vincere quella gara. E forse quella corsa contro di loro potrà anche vincerla, ma quella contro i suoi ricordi no. Quelli le staranno sempre un passo avanti, e quando riuscirà a superarli, le saranno sempre abbastanza vicini da poterle fare lo sgambetto. Allora cadrà. Non riuscirà a a rialzarsi, nuovamente investita da un nuovo ricordo. Più grande, più pesante, più doloroso. Da sola non ce la farà. Avrà bisogno di qualcuno che sia forte anche per lei. Qualcuno capace di prenderla in braccio con le sue carezze e di curare le sue ferite con i suoi abbracci, capace di farle amare anche le cicatrici che si porta dentro con i suoi baci. Qualcuno che non le faccia male. Qualcuno che sia sempre presente, che non diventi mai un ricordo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 1


"... forse davvero non 
è stato tutto
sbagliato, 
forse era giusto
così ..."

No, non era così. E' da quando è piccola che glielo ripetono. Non è stato giusto. Niente. E' tutto sbagliato. Ha sempre sbagliato tutto.
Lei è una di quelle che ci crede troppo presto, una di quelle che credono nelle seconde possibilità. Che poi, se serve, lei crede anche nelle terze e nelle quarte. Crede nelle favole, ma non crede di essere una principessa. Crede nelle parole, nelle promesse, negli abbracci. Solo che ci crede troppo. A pensarci, lei è tutta un "troppo". Un troppo di contraddizioni, di risate, di bestemmie, di pianti, di sbagli. E questo lo si vede. Andiamo, basta guardarla negli occhi. Verdi, ma non proprio così verdi. Occhi di chi ha già visto troppo, di chi ha sofferto troppo. Eppure è così piccola. Solo diciassette anni, a volte le sembrano troppi anche quelli. Di sicuro la sua immaginazione è troppa. Eppure le sembra l'unica cosa rimastale. Con quella i suoi "troppo" non esistono. Che poi, i suoi sogni, beh, quelli nemmeno lei sa più quanti sono. Si accendono la sera, tra le parole sottolineate in uno dei suoi libri, nelle frasi salvate nelle note del suo telefono o nei suoi films preferiti. Le piace leggere, anche se dopo le viene sempre il mal di testa. Cerca la sua storia nelle parole di qualcun altro, le sue emozioni in quelle di chi può vivere soltanto attraverso parole. A volte anche a lei ha questa sensazione. Le sembra di essere fatta solo di parole, parole non sue, già prestabilite da qualcun altro. Eterno attore e mai scenaggiatore. A volte ha la sensazione di essere fatta per i libri. Un giorno le piacerebbe scriverne uno. Ci butterebbe dentro tutta la sua vita, le parole che non riesce a dire a nessuno tranne che a se stessa, i suoi sorrisi, quelli bellissimi, quelli di chi è forte e quelli nascosti, quelli di chi non ha paura di mostrarsi fragile e vulnerabile, quelli di chi è ancora più forte. Ci butterebbe dentro il suo cuore, o meglio quello che le rimane. L'unica parte che lui non ha distrutto.

 

Anche lui aveva sempre sbagliato tutto. Solo che non glielo aveva mai detto nessuno. Forse perchè a nessuno è mai importato realmente qualcosa di lui. D'altronde, nessuno con un briciolo di cervello vorrebbe far parte della sua vita. Distrugge tutto. Distrugge tuttti, soprattutto se stesso.E' da quando è piccolo che gli altri cercano di distruggerlo. Lui ha solo seguito la massa. Nemmeno le uniche due persone che avrebbero dovuto amarlo lo hanno fatto. Nessuno lo ha mai protetto. Lui ha solo cercato di farlo da solo. Gli sembra di proteggersi con la droga, l'alcool, tutte quelle puttane che gli girano attorno. Proteggersi dal mondo, quello vero. La verità è che lui ha paura, forse più di chiunque altro. Paura di affezzionarsi, di essere vulnerabile. Cerca le carezze che gli sono mancate nella coca, gli abbracci in quei bicchieri che beve senza nemmeno pensarci, i baci in quelli di una sconosciuta di cui nemmeno conosce il nome. Le feste e lo sballo hanno sostituito i giocattoli che vedeva nelle mani di un altro bambino. Quei giocattoli li guardava con invidia. Beh, adesso sono gli altri ad essere invidiosi, invidiosi della sua autodistruzione
 
  
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