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Autore: MayaNp994    28/04/2014    6 recensioni
*Seguito di "Accettami per quello che sono"*
Sono passati dieci anni da quando Bella e suo figlio Edward hanno lasciato Forks. A Phoenix hanno una bella vita stabile e organizzata. Ma tutto si sgretola quando una chiamata dall'ospedale di Forks gli comunica che Charlie ha avuto un malessere ed ha bisogno di lei.
Come influirà questa faccenda con la vita dei due protagonisti? e Bella riuscirà a risolvere le questioni in sospeso?
Leggete e scopritelo!
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Ti accetto per come sei
Capitolo 3. Nonno, parlami della mamma.
Ho dovuto salutare tutti i miei amici e la mia ragazza, della quale mia madre non sa nulla, per andare a Forks, cittadina di qualche migliaia di abitanti.
La mamma mi aveva raccontato che quando avevo circa due anni, e lei ne aveva diciassette, eravamo rimasti a vivere a casa di nonno Charlie per tredici mesi.
Ci siamo tornati solo due volte in dieci anni e questa seconda volta era per un motivo che mi spaventava molto.
Nonno Charlie era ricoverato in ospedale per un attacco di cuore. Ho dodici anni e sono molto maturo per mia età. So bene che mia madre non mi ha detto tutto della nostra vita a Forks ma di certo non spetta a me aprire l’argomento.
Quando arrivammo davanti alla camera dell’ospedale e quel medico mi guardava come se fossi radioattivo, mi montò una rabbia davvero assurda.
In questa cittadina del cavolo i pettegolezzi erano l’unica fonte di svago. Mia madre sorrise a quell’uomo. Forse si conoscevano.
-Nonno!- lo andai ad abbracciare, oltrepassando il medico dai capelli biondi e mia madre. La stanza era triste come il resto dell’ospedale. Non ci provavano neanche a far sentire meglio i pazienti attraverso qualche colore. –Come stai?- sorrisi.
-Eddy! Male, ometto. – abbassò lo sguardo sul giornale.
Risi. –Hanno perso di nuovo, vero?-
-Si, dannazione!-
Questo è mio nonno. Si preoccupa più di una partita di Baseball che della sua salute.
-Bella dov è?- chiese.
-Sta parlando con il medico biondo.-
Sorrise. –Quello è stato anche il tuo pediatra. Un grande uomo.-
Mamma entrò poco dopo e abbracciò il nonno.
-Dio, papà non puoi star da solo neanche una settimana che ti riduci così?- scosse la testa, esasperata.
-Su Bella. Aveva mangiato solo un po’ troppo.-
-Come ti nutri ora che Sue è all’estero per lavoro?-
Sue Clearwater era la moglie di Charlie, anche se non erano sposati. Ma ormai la vedevo come una nonna adottiva.
-Non te lo dico.- incrociò le braccia al petto e abbassò gli occhi sul giornale.
-Perché?- chiesi.
Si avvicinò al mio orecchio. –Ho paura di lei.-
Scoppiammo a ridere e mamma anche dopo di noi. Mi piaceva la nostra famiglia.
 
Entrammo in casa del nonno. Non ci mettevo piede da un sacco di anni. Circa cinque.
Era tutto come lo ricordavo, tranne molte nostre foto alle pareti.
- Ma.. Bells!- si lamentò il nonno appena mamma si rifiutò di dargli una birra.
Erano come il leone e l’agnello. L’agnello era il nonno ovviamente. Era una scena divertente.
-Solo.Acqua.- disse secca mia madre.
Il nonno sbuffò e cominciò a parlare di baseball. Un argomento che faceva sempre fuggire la mamma.
Dovremmo chiamarlo “Repellente per mamme”. Se vostra madre guarda il baseball, l’effetto sarà nullo.
Mamma corse di sopra per mettere a posto le valigie.
-..Pensi che ci senta?- mi chiese all’improvviso.
-Non penso.-
-Allora? Qualche uomo?-
-Nessuno che io sappia.- Il nonno si preoccupava sempre per la mamma. Diceva che non si impegnava abbastanza per  trovarsi un fidanzato. Non ne capivo il motivo.
Lui sospirò. –Come fa a non averlo dimenticato dopo dieci anni..-
-Chi?-
Mamma scese di corsa e disse che andava a fare la spesa perché il frigo era vuoto, il che non mi sorprendeva guardando il tavolo della cucina del Nonno. Cartoni di pizza, birre e resti di Hamburger. Non mi sorprendeva neanche che, in base alla sua alimentazione, abbia avuto un accenno di infarto.
Appena mamma si allontanò, nonno Charlie tirò fuori da un cassetto un vecchio telefono cellulare. Non capivo.
Lo accese e inserì il pin che, come tutte le password di mia madre, era la mia data di nascita o il mio nome intero “Edward Jay Swan”. Mio padre aveva insistito per mettere il secondo nome e così, quando ero ancora piccolo, andarono all’anagrafe e fecero richiesta.
Non vedo mio padre da anni ormai. Penso che sia scappato all’estero oppure, probabilmente, si sia fatto un’altra famiglia.
Non mi manca. Non era per nulla responsabile e lo sentivo fare sesso dalla mia camera, quando ero a casa sua.
Nonno Charlie mi porse il telefono e vidi lo sfondo. Ero io. Di sicuro. Mi riconoscevo.
Ero piccolo, due anni in base a quanto mi disse mio nonno, ed ero abbracciato ad un ragazzo dai capelli ramati.
-Chi è?-  Spalancai gli occhi.
-Edward Cullen.- Aveva il mio stesso nome. –Questo era il telefono di tua madre quando era ragazza.-
-Nonno..- chiesi un po’ imbarazzato. –Puoi parlarmi della mamma?-
Lui era sorpreso. In effetti, c’erano poche cose che io e mamma non ci dicevamo. Questo era un argomento che non voleva proprio aprire. La sua vita a Forks era un mistero per me.
-Certo, Ometto.-  Mi disse tutto. Mi parlò di come lui le avesse suggerito di farmi passare per suo fratello.
Di come lei, nonostante la bugia, andava in giro dicendo che ero suo figlio.
Di come spodesto la pettegola della scuola e della successiva ramanzina del preside della Forks High School.
Mi parlò di mio padre. Mi parlo molto di mia madre. E mi parlo anche di Edward Cullen.
-Era il migliore amico di tua madre…- sorrise.- Erano inseparabili e, ti giuro Eddy, io non l’avevo mai vista così felice, a parte il momento in cui ti tenne tra le braccia per la prima volta.- mi scompigliò i capelli. –Tua madre era una roccia ma, molti sbagli e qualche malinteso, l’hanno spezzata. Era innamorata di Edward ed Edward Cullen amava lei. Ed entrambi amavano molto te..-
Mi disse di come ce ne andammo da Forks.
In quel momento amai molto mia madre. Più di quanto non l’amassi già. Era una donna spettacolare.
Era la mia eroina.
Tornò a casa in macchina scortata da un uomo. La guardammo dalla finestra. Mio nonno sorrideva.
-Guardala Edward.-
La vidi. Era serena. Si vedeva chiaramente. Quando quell’uomo si girò notai il colore dei suoi capelli.
Quell’uomo era Edward Cullen.
   
 
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