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Autore: _Gemma99_    28/04/2014    1 recensioni
"Tanti auguri a me." Canticchiai amaramente, sospirai e posai la lama fredda sulla mia pelle.
Una ragazza con una brutta storia e tante paure.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Demi Lovato
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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La macchina si schiantò contro il muro, un'altra macchina aveva schiacciato quella in cui mi trovavo, davanti a me un corpo senza vita, accanto a me un corpo che gemeva. Cominciai a gridare aiuto e dire che stavo soffocando, mi sentivo come se avessi due mani intorno al collo, non potevo respirare, volevo piangere, ma le lacrime non uscivano, sentivo tutto ovattato, come se stessi per svenire, cominciai a vedere male, poi il buio.

Mi svegliai di colpo, ero totalmente sudata e avevo le lacrime agli occhi, non era di certo la prima volta che succedeva, da quando mio padre aveva abbandonato me e la mamma. Non era stata colpa sua, un incidente stradale l'aveva ucciso, e noi due eravamo rimaste sole a lottare contro questo mondo. Mi asciugai il viso e guardai l'ora: le quattro di mattina. Sentivo che non ce l'avrei fatta ad andare avanti così ancora per molto, eppure fingevo di star bene, davanti a mia madre. Dovevo. Andai in camera sua, per vedere come stesse, dal giorno del funerale non era più riuscita a dormire, e stava impazzendo; una pazzia che ben presto l'avrebbe portata alla depressione. Mi affacciai alla sua porta, e, come avevo immaginato, stava piangendo cercando di soffocare le urla creando così dei gemiti di sofferenza soffocati. Mi stesi al suo fianco, non potevo certo lasciarla in quello stato, e la feci addormentare tra le mie braccia. Restai sveglia a guardarla per qualche ora, finchè scesi in cucina per prepararle la colazione. Ormai da due settimane questa era la nostra vita, io mi svegliavo all'alba, totalmente sudata, e scappavo a controllarla per poi occuparmene tutta la giornata. Stavo esplodendo, ma purtroppo la vita funziona così. Prendere o lasciare. E di lasciare non se ne parlava proprio. Finalmente, verso le 10, mamma si alzò dal letto e venne in cucina. Si mise seduta, e io mi accorsi che stava per ricominciare a piangere, così corsi ad abbracciarla. 
"Mamma, no no no. Mamma guardami, okay? Sta' calma. Ti prego"
La guardai dritta negli occhi per poi abbracciarla forte, sapevo che entrambe eravamo sfinite da quelle due maledette settimane, ma dovevamo tentare di essere forti. Per papà. 


Una settimana passò, ne passò un'altra, poi un mese e così via. Era passato quasi un anno e mezzo dalla morte di mio padre, e da un anno e mezzo ciò che vedevo erano mia madre e le sue lacrime, e ciò che sentivo i suoi singhiozzi e le sue urla. Decisi che avevo bisogno di uscire, così chiamai Naya, la mia amata migliore amica, che definivo una sorella, sperando che nonostante fosse passato tutto questo tempo senza che la cercassi si ricordasse ancora di me.
"Demi finalmente, ero così preoccupata! Come stai?"
"Non lo so.. Ho bisogno di uscire." dissi con le lacrime che minacciavano di uscire.
"Mezz'ora e sono da te." e così chiuse la conversazione e la chiamata.
Andai a prepararmi, e dissi a mia madre che per qualche ora sarei stata via, ma che l'avrei chiamata di tanto in tanto, per sapere come stava o se aveva bisogno di qualcosa. Dopo mezz'ora esatta Naya era sotto casa mia, così andammo a fare un giro al centro mentre la mia dolce migliore amica faceva di tutto per tirarmi su il morale. Dopo neanche mezz'ora decisi di chiamare mia madre, avevo troppa paura che le succedesse qualcosa. Presi il telefono, composi il numero più volte e guardai Naya.
"Demi respira." Mi guardava preoccupata.
Era tutto inutile, avevo gli occhi sgranati dallo spavento, lo sguardo fisso nel vuoto e la testa che accennava un no. Sentivo che a breve mi sarebbe venuto un attacco di panico. Naya mi guidò con calma a casa, prese le chiavi dalla mia borsa e aprì. Decise di entrare per prima, e appena arrivata in camera da letto si fermò coprendo la bocca con le mani, senza respiro. Ora ero decisamente morta dalla paura. Piano mi avvicinai a lei, e ciò che vidi non mi fece per niente piacere. Mia madre era stesa a terra, di fronte alla cassettiera, immersa in una pozza di sangue, accanto a lei un coltello da cucina, e sangue anche sui muri e sullo specchio. Era la mia morte. Avevo visto morire prematuramente prima mio padre e poi mia madre. E ora mi trovavo a poco tempo dal mio compleanno orfana. In quel momento avrei voluto solo morire. Mi resi conto che non avevo neanche la forza per piangere, e che ero ferma immobile accanto al corpo senza vita della mia povera mamma da molto, e non riuscivo a muovermi mi accorsi solo in quel momento che Naya si era allontanata e ora stava tornando con delle persone che non conoscevo. Dei medici, forse. Mi alzarono da lì, e Naya mi abbracciò forte portandomi via da lì.


Andammo a casa sua, e per tutto il tempo non parlai. Non mi capacitavo più di nulla. Mi fece stendere sul divano e disse che sarebbe tornata a breve, che andava a comprare qualcosa da mangiare. Io ne approfittai per andare in bagno, cercai tra le sue cose una lametta e incisi la mia pelle. Mi sbrigai a sistemare tutto prima del suo ritorno, e misi una felpa che coprisse bene i miei polsi rovinati, giusto in tempo. Naya mi chiamò per cenare, ma a tavola non toccai nulla, se non i miei tagli di nascosto. Il polso bruciava, ma il dolore mi aiutava a sentirmi viva, perchè in quel momento non sentivo nulla. Nessuna emozione. Andai a dormire molto presto, quella sera, e la mia migliore amica si sistemò con me abbracciandomi stretta e lasciandomi un bacio sulla fronte prima che le tenebre mi avvolgessero. Fortunatamente, quella notte, e le notti successive, non mi svegliai, ma dormii quasi serena grazie alle braccia di Naya che mi tenevano al sicuro. Sentivo che quella ragazza stava divertando molto importante per me, più di quanto non lo fosse già.
Continuavo a tagliarmi, e avevo smesso di mangiare, e Naya non sapeva più che fare per farmi ingerire qualcosa. Anche perché, appena mettevo qualcosa in bocca, lo buttavo subito fuori. Avevo totalmente smesso di vivere, da quel giorno, e nulla mi avrebbe riportata in vita. Il tempo passò, e arrivò il giorno del mio compleanno, che passai sotto le coperte con Naya che disse di dover andare a fare una cosa lasciandomi quindi da sola. Di nuovo corsi al bagno, quando ero sola era diventata un'abitudine. Andai sicura nel cassetto e presi la mia lametta. Stavo male, era il giorno del mio compleanno, il primo senza mia madre, il primo che passavo solo con Naya, e avevo decisamente troppa paura che avrei perso anche lei: la donna che amavo. Ne ero sempre più sicura, ogni volta che la guardavo in quegli occhi, che le toccavo i capelli mentre la sera mi cullava, ogni volta che sentivo la sua voce o cantava per me, ogni volta che mi sfiorava anche solo per sbaglio, mi venivano all'improvviso i brividi, e una sensazione di benessere si espandeva in tutto il mio corpo. Non potevo assolutamente perderla, era l'unica che mi era rimasta e l'unica che amavo. E la paura che sarebbe potuto succedere prese il sopravvento.
"Tanti auguri a me." Canticchiai amaramente, sospirai e posai la lama fredda sulla mia pelle.
Questa volta, però iniziai a star male, e, lentamente persi i sensi.


Quando mi svegliai, mi ritrovai tra delle braccia che già conoscevo molto bene, quelle di Naya, che mi stringevano forte al suo petto mentre dai suoi bellissimi occhi correvano veloci le lacrime. La guardai a fondo, poi guardai il mio braccio fasciato, ora ricordavo. Ripresi completamente i sensi, e la bellissima ragazza dagli occhi castani mi aiutò ad alzarmi per andare nel letto che condividevamo. Appena sistemate mi accucciai nelle sue braccia e scoppiai a piangere dopo mesi. Non sapevo di esserne capace. Passammo la notte strette, mentre Naya cercava di calmare i miei disperati singhiozzi. 
"Nay ?" Le dissi tra un singhiozzo e l'altro
"Dimmi piccola."
"Voglio i miei genitori." 
A questa mia affermazione non rispose, mi alzò il viso e lo avvicinò al suo facendo congiungere le nostre bocche. 
"Voglio andare da loro, ti prego.. Lasciami andare." Ricominciai.
"Proprio ora.. No, ti prego, non abbandonarmi qui." Sentii le sue lacrime scendere, e così la baciai ancora più forte. Si, io l'amavo. Staccò i nostri visi e mi guardò negli occhi.
"Ti prego, non farlo più."
Non risposi, ma semplicemente continuai a baciarla. Non potevo prometterlo, il mio cuore sapeva quanto fosse difficile promettere una cosa del genere, soprattutto per come stavo, così le risposi solo "ci posso provare." E per lei ci provai davvero. Quella notte fecimo l'amore, e ci addormentammo al suono del nostro respiro ancora abbracciate. Ancora mano nella mano. Con la promessa che mai ci saremmo lasciate. E che avremmo allontanato il dolore insieme.
"Ti amo Naya."
"Ti amo Demi."
Sospirammo appena prima di addormentarci.


Sono passsati così tanti anni, e io ancora amo Naya come non mai. Grazie a lei sono tornata a vivere, e ora le paure e il dolore sono un ricordo, ora ci sono felicità, calore e tanto amore. Domani ci sposeremo, e ne sono davvero davvero felice. Finalmente ecco il mio lieto fine.

Ed eccomi, la mia prima storia. Ho fatto una OS gialla perché le idee scarseggiano, e sinceramente scriverla rossa mi metteva vergogna, essendo la prima :3 Spero vi sia piaciuta, ciau <3

 

  
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