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Autore: __Sabotage    28/04/2014    2 recensioni
“Non mi serve convincerti perché sai che sto dicendo la verità. Certo, sei testarda, hai delle idee folli e spesso sei una maniaca del controllo però faresti di tutto per le persone a cui tieni e ti meriti qualcuno che ti ami allo stesso modo.”
Un mese dopo la partenza di Joel, Zoe si sente distrutta ma ci penseranno i suoi amici a tirarla su di morale, uno in particolare che le ricorderà che la vita è imprevedibile e spesso non tutto il male viene per nuocere.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Wade, grazie al cielo sei qui!” Esclamò Lemon Breeland, sedendosi su uno sgabello al bancone del Rammer Jammer.
“Sì beh sai com’è, ci lavoro.” Rispose Wade, accennando un sorriso sarcastico.
“Pensavo che fossi a casa a disperarti per Vivian Wilkes.” Affermò con molta franchezza, fulminata subito dall’amico per poi riprendersi. “Voglio dire, sono contenta che non sia così! Come stai?”
“Te lo dirò dopo che mi avrai messo lo smalto sulle unghie e fatto le treccine.” Rispose, scoccando un’occhiata ironica a Lemon.
“Wade Kinsella, non usare il sarcasmo con me.” Disse Lemon alzando un sopracciglio. Con il giusto tono di voce e lo sguardo maligno, Lemon sapeva davvero essere spaventosa.
“Sto così.” Disse infine Wade sospirando. “Lo sapevo che sarebbe successo prima o poi.” Il fatto che Vivian avesse un figlio non l’aveva mai fermato ma sapeva che la famiglia sarebbe sempre venuta prima di lui.
“Mi dispiace.” Disse sinceramente Lemon. “So che non è un buon momento però posso chiederti un favore?”
“Spara.” Rispose appoggiandosi sui gomiti.
“Non so cosa sia successo la scorsa notte.” Ammise, abbassando la voce.
“Lemon Breeland, mi sorprendi ogni giorno che passa. Vuoi dire che ti sei ubriacata?” Chiese Wade interessato, facendo un sorriso eloquente.
“La mia vita sentimentale non è che sia molto attiva al momento così sono andata in un bar lontano da qui, ovviamente, e ho bevuto qualche drink. Stamattina mi sono svegliata nel mio letto e per terra ho trovato una maglietta. Da uomo.”
“La cosa si fa interessante. Beh, i casi sono due, o eri davvero ubriacata o questo tizio non era granché a letto ed è solo un bene che tu non riesca a ricordarlo.” Affermò Wade ridendo, beccandosi uno schiaffo sul braccio da parte della donna.
“Devi aiutarmi a trovarlo. E se spargesse maldicenze sul mio conto? Non posso permettermi cattiva pubblicità ora che ho appena acquistato Fancie’s.” Disse seria.
“E come dovrei farlo? Seguire il suo odore grazie alla sua maglietta?”
“Wade!” Esclamò Lemon frustrata.
“Okay, okay. Sai, in realtà non sono proprio la persona giusta a cui chiedere aiuto dato che ieri sera ho fatto la tua stessa fine e mi sono risvegliato con dei punti cuciti sul mio fianco.” Raccontò sospirando.
“Oh no. Wade Kinsella, non sarai mica andato a letto con la dottoressa Hart?!” Esclamò scandalizzata.
“Oddio, ma perché lo pensate tutti? Anzi credo che ora mi odi pure dato che non mi ricordo cosa le ho detto ma a quanto pare sono state cose spiacevoli.”
“Niente che non si meritasse.” Sottolineò Lemon. Tollerava appena Zoe quando loro due stavano insieme e da quando avevano rotto lei era tornata direttamente in testa alla classifica delle persone che odiava.
“Lemon.” La rimbeccò Wade.
“Wade! Non osare dirmi che non ho ragione!” Obiettò, incrociando le braccia al petto. “Vuoi che ti ricordi dei mesi di musi lunghi? Perché io me li ricordo eccome!” Da quando aveva girato mezzo Alabama per dichiararsi a Zoe, Lemon c’era sempre stata per lui e nonostante fosse scontrosa e spesso troppo schietta, era un’ottima amica e sapeva di poter contare su di lei.
“Preferirei evitare, grazie.” Disse roteando gli occhi.
“Potrei presentarti una delle Belles. Nonostante io non sia più la leader, le ho comunque sotto il mio controllo.” Sorrise beffarda.
“Non ci tengo a conoscere un’aspirante Lemon Breeland, ma ti ringrazio per la gentile offerta.” Rispose ridendo.
“Un’aspirante Crickett vorrai dire, ora è lei al comando.” Lo corresse, ridacchiando. “Ma ora vogliamo tornare al mio problema, per favore?”
“Certo. Allora, cerca di raccontarmi più dettagli possibili dell’altra notte.”
“Allora, ho ordinato un mimosa…”
 
*
 
“A.B. non possiamo prendere un cane!” Esclamò Lavon sconcertato, attraversando a grandi passi la cucina.
“Perché no? Tu hai un alligatore. Perché io non posso prendere un cane?” Domandò furiosa Annabeth seguendolo a ruota.
“Perché io ho un alligatore! Non andrebbero d’accordo.” Cercò di spiegare, girandosi verso la fidanzata.
“Appunto, tu hai un alligatore. Perché non possiamo avere qualcosa di nostro?” Sottolineò, incrociando le braccia al petto.
“Un cane è una grande responsabilità, non sono pronto per una cosa del genere.”
“Già, quando mai sei stato pronto per qualsiasi responsabilità, Lavon?” Insinuò retorica, puntandogli il dito contro.
“Oh no, non tiriamo di nuovo fuori quell’argomento!” Sgranò gli occhi, fissando A.B.
“Oh sì, invece! Lavon, non puoi vivere con la testa sotto la sabbia per tutta la tua vita!” Urlò spazientita. “Io. Non. Sono. Un. Soprammobile.” Sillabò, abbassando gradualmente la voce.
“Non l’ho mai detto! Tutta questa storia in cui tu sei arrabbiata per il cane è in realtà tutta una scusa per poter essere arrabbiata perché non ti ho mai chiesto di sposarmi?”
“Io sono arrabbiata, non ho bisogno di scuse!” Strepitò esausta, stringendo i pugni lungo la vita. “Io capisco la situazione, Lavon. Capisco che ogni volta che hai affrettato le cose ti sei bruciato, ma prendere le cose con calma non eviterà il fatto che verrai ferito. Io sono ferita, okay? Mi dispiace ma non mi basta più avere uno scomparto nella tua cucina. Avevo detto che mi stava bene ed era così però ho bisogno di stare con qualcuno totalmente convinto di poter condividere il resto della sua vita con me, anche quando ci urliamo contro e non ci parliamo.” Cedette Annabeth, sedendosi su una sedia della cucina.
“Io sono convinto di voler passare il resto della mia vita insieme a te, ti amo okay? Non potrei stare con nessun’altra e troverò il modo di provartelo, solo che non credo che il matrimonio sia lo strumento giusto. Ho chiesto a Ruby di sposarmi più che altro per trattenerla a Bluebell, George e Lemon si sono lasciati il giorno del loro matrimonio, vedi solo anche le liti tra i miei genitori…”
“Erano le persone ad essere sbagliate, non la semplice istituzione. Non puoi basarti su queste esperienze ma devi crearle tu stesso, è così che funziona la vita. Io non voglio confonderti più di quanto tu non lo sia già per cui direi che ciò che serve è del tempo da soli per capire ciò che vogliamo..”
“A.B. per favore, non ho bisogno di tempo, so cosa voglio.” Ribatté il sindaco deciso.
“Evidentemente no.. Ci vediamo, Lavon.” Rispose in un sussurro, lasciando la cucina e il sindaco distrutto.
 
 
 
 
 
*
 
“Lemon Breeland?” Un uomo alto e castano con un accenno di barba si avvicinò al bancone, prendendola completamente alla sprovvista. Lemon avrebbe riconosciuto quella voce ovunque anche se non aveva avuto occasione di sentirla spesso, ma quella serata le era rimasta impressa nella mente come una cicatrice. Come per magia, iniziò a ricollegare i pezzi della notte precedente.
“Peter.” Si voltò, un’espressione di meraviglia dipinta sul suo volto.
“Okay, vi lascio soli, torno a lavorare.” Disse Wade ad entrambi e quando Peter distolse la sua attenzione da lui fece un cenno d’approvazione a Lemon la quale sorrise per il gesto.
“Cosa ci fai in città?” Domandò naturale, sperando che nemmeno lui ricordasse l’intera faccenda.
“Non ricordi nulla di ieri?” Fece sorpreso e un po’ deluso, si aspettava una reazione più calorosa.
“Non proprio, qualcosa…”
“O non vuoi ricordare, il che è proprio un brutto segno.” Ridacchiò leggermente, facendo sorridere la donna.
“No è che a quanto pare ho una sopportazione dell’alcool davvero bassa, non è colpa tua.” Sorrise, sciogliendo un po’ la tensione.
“Non voglio che tu pensi che stavo cercando di approfittare di te perché non è così. Ero in città e non ho potuto fare a meno di vederti, anche se eri in quelle condizioni.” Spiegò ridacchiando nervoso.
“Non lo penso perché nessuno si approfitta di me.” Esclamò Lemon eloquentemente. “E non sei scappato a gambe levate?” Domandò.
“Non avrei potuto. No seriamente, non volevi lasciarmi andare.” Rise, facendola arrossire per l’imbarazzo.
“Oh mio Dio, mi dispiace.” Lemon si coprì il viso con le mani, lasciandosi scappare una risatina.
“E’ tutto okay, eri bellissima.” La donna alzò un sopracciglio. “Okay, magari non nel massimo della tua forma però comunque un’incredibile donna che non ha paura di mostrarsi per ciò che è.”
“Un’ubriacona?” Domandò ridacchiando.
“Un vulcano di sorprese in continua eruzione e pensa un po’, adoro le cose imprevedibili.” Sorrise complice.
“Beh, guardando il lato positivo, hai visto il mio peggio, d’ora in poi potrai vedere solo il meglio.” Esclamò Lemon sicura di sé, sorridendo.
“Non vedo l’ora anche perché sarò nei paraggi per un po’, il mio capo ha aperto una nuova sede a Mobile quindi spero di vederti spesso.”
“Davvero? Oh mio Dio, è fantastico!” Esclamò Lemon emozionata, slanciandosi per abbracciare Peter. “Cioè, sono contenta per te.” Si ricompose facendo un colpo di tosse e spostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Sono contento anche io, per me.” Ridacchiò. “Dici che posso portarti a cena fuori stasera? Magari ti tengo alla larga dai mimosa.” La prese in giro bonariamente.
“La smetterai mai di ricordarmelo?!” Esclamò Lemon fingendosi indignata, incrociando le braccia. “Passa per le sette, potresti trovarmi in casa.” Disse altezzosa, per rivolgergli un sorriso eloquente e uscire dal locale, lasciando Peter colpito ancora una volta dall’uragano che era Lemon.
 
 
*
“Doc.” Affermò Wade aprendo la porta di casa e spostandosi di lato per poter far entrare la sua ospite.
“Ehi scusa per il poco preavviso ma volevo scusarmi. E ho ripetuto due volte la stessa parola, scusa.” Disse Zoe un po’ impacciata facendo sorridere il ragazzo.
“Non essere così nervosa Doc o mi sembrerà di essere tornato all’anno scorso.” Ammiccò sedendosi sul divano accanto a Zoe.
“Idiota.” Ridacchiò roteando gli occhi. “Ma comunque, volevo scusarmi per il modo in cui mi sono comportata stamattina. Sono stata maleducata e non te lo meritavi, so di essere un tantino orgogliosa ma so riconoscere quando sbaglio. La maggior parte delle volte arrivo in ritardo ma meglio tardi che mai, no?” Esclamò sorridendo. Wade lo sapeva eccome, aveva avuto più volte a che fare con il suo orgoglio e non sapendo come comportarsi, aveva scelto il modo peggiore ma ora aveva capito come funzionava, avrebbe potuto scrivere un manuale su come comportarsi con Zoe Hart.
“Non preoccuparti, probabilmente sono stato un coglione, in ogni caso ci sono abituato.” La gente si sentiva superiore a lui di continuo e lo trattava di conseguenza, Zoe non l’aveva particolarmente colpito nel segno.
“Mi dispiace, non dovresti esserci abituato sai, sei un bravo ragazzo e sei cresciuto tantissimo, avrei voluto notarlo prima.” Zoe sorrise, lasciandolo un po’ confuso sul significato di ‘prima’. Prima nel senso prima di ieri sera o prima nel senso…prima di Joel?
“Come hai detto tu, meglio tardi che mai!” Ripeté Wade.
“Inoltre pensavo che avessi il diritto di sapere cos’è successo l’altra notte. Non so ancora come hai fatto a procurarti quel taglio sul fianco, so solo che eri ubriaco seduto sul mio portico e hai detto delle cose sulla nostra storia e davvero non pensavo di averti ferito in quel modo, o meglio, forse inconsciamente volevo che provassi lo stesso dolore che avevo provato io… ma è stato egoista da parte mia e ti chiedo scusa. In ogni caso, con Joel non ha funzionato quindi tanta sofferenza non è servita a nulla.” Concluse cercando di smorzare la tensione con una risata.
“Wow, beh nemmeno con tua cugina quindi direi che siamo pari. Evidentemente non siamo abbastanza.” Disse aggrottando le sopracciglia.
“Un giorno incontrerai qualcuna per cui significherai il mondo, che sarà totalmente onesta con te e con cui potrai giocare ai videogiochi tutto il giorno.” Zoe sorrise lasciando il ragazzo senza parole. Per la prima volta da quando la conosceva si ero sentito importante ai suoi occhi e non secondo a nessuno, com’era invece successo quando stavano insieme.
Non aveva mai visto quel lato di Zoe, a quanto pare anche lei era maturata e aveva sistemato quegli aspetti del suo carattere che li facevano litigare in continuazione.
“Nel frattempo, che ne dici di fare un’ultima partita ad Halo?” Propose, indicandole la console.
“Ci sto, ma niente versione strip.” Gli puntò il dito contro.
“Doc, così infrangi i miei sogni!” Esclamò ironico Wade, beccandosi una fulminata da parte di Zoe. “E va bene, niente versione strip, nulla che non abbia già visto.” Ribatté ammiccando scrutando la ragazza dall’alto in basso.
“Ehi!” Strepitò la dottoressa accanendosi sul personaggio di Wade nel videogioco. Le ore volarono e quando fece ritorno a casa non si accorse nemmeno di aver stampato un grande sorriso da ebete sulla faccia.

juls.
Ehilà everybody! Mi scuso per l'imperdonabile ritardo ma tra esami, vacanze e scarsa ispirazione non ho potuto fare altrimenti. A dire la verità, avevo le idee chiare per questo capitolo fin dall'inizio solo che non sapevo come metterle giù, il che forse è ancora peggio. Per questo mi serve il vostro aiuto e i vostri consigli, devo seguire la luce XD okay, sto decisamente sdando, meglio smetterla.
In ogni caso, ecco a voi il quarto capitolo, spero che vi possa piacere e che il potere Zade sia con voi :D
Un bacio, __Sabotage.
   
 
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