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Autore: Cecily_herondale    28/04/2014    3 recensioni
Salve ragazzi, non so come mi è venuta l'idea di questa one shot, fatto sta che adesso ci siamo e non si può più tornare indietro. In questa one shot vorrei parlare del lato un pò debole di Cecily Herondale, perchè nonostante sia una donna forte, cocciuta e che sa tenere testa a tutti e pur sempre umana e come tutti noi anche lei a le sue debolezze.
Spero qualcuno di voi si fermi a leggere questa breve storia.
Siate clementi, e la prima volta che pubblico qualcosa.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cecily Herondale
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Cecily si rigirava nel letto in preda agli incubi. Le mani che stingevano forte il lenzuolo, la fronte imperlata di sudore. Era un susseguirsi di immagini che gli facevano gelare il sangue.
Vedeva gli automi trascinare sua sorella Ella per i capelli. Stava cercando di muoversi per andarle incontro, ma qualcosa la teneva incollata al pavimento. Gli automi la stavano torturando davanti ai suoi occhi, ma lei era costretta a guardare senza poter fare nulla. Si morse la lingua, fino a sentire il sapore del sangue dentro la bocca. Le lacrime che le offuscavano la vista, mentre le ginocchia sembravano poter cedere da un momento all'altro. Poi lo scenario cambiò e si ritrovò nelle distese verdi di casa sua. Vide Will da lontano, e corse verso di lui. Lui si girò guardandola negli occhi. C'era qualcosa di diverso, la guardava con severità. Avanzò ancora verso di lui, ma più lei si avvicina più lui indietreggiava. Lo guardò perplessa , e lui in risposta scosse la testa e indicò un punto alle sue spalle. Si voltò lentamente e vide in lontananza casa loro che bruciava. -Vedi? È tutta colpa tua-diceva William alle mie spalle. -Mamma e papà? -la voce mi uscì strozzata. Si girò per guardarlo negli occhi, ma lui stava guardando in lontananza. Tornò a guardare la sua casa bruciare, mentre il suo cuore si faceva sempre più. Rivide tutti i momenti felici passati con Ella e William. Si sentiva le guance bagnate, ma non si era accorta di aver pianto. Aveva bisogno del conforto di Will, ma il suo sguardò le diceva che non era lo stesso per lui. Con la coda dell'occhio vide un movimento, si girò di scatto e Will stava correndo lontano. Corse dietro di lui, chiamandolo dapprima piano poi con tutto il fiato che aveva nei polmoni. Costrinse le gambe a correre più veloce, ma lui restava sempre più veloce di lei  .- GWILYM- gridò dietro di lui con voce stridula e lui finalmente si voltò.
- Devo andarmene, o farai uccidere anche me- senza dire altro proseguì per la sua strada.
Mi accasciai a terra, tra l'erba alta, mentre venivo scossa da tremiti che partivano dallo stomaco e si diffondevano in tutto il corpo. Poi lo scenario cambiò di nuovo.
Era buio e silenzioso il luogo in cui si trovava, così buio che non riusciva a vedere a un palmo della sua mano  . Dal dolore ai polsi ed alle caviglie capì di essere stata legata. Cercò di liberarsi , dimenandosi con tutta la forza che aveva, ma senza nessun risultato. Una voce dietro di lei le fece accapponare il sangue nelle vene. -è inutile, non puoi liberarti- la voce le parlava a un palmo dal mio orecchio, così vicino che poteva sentire il respiro caldo di lui sul collo. Lo sentì muoversi nella stanza, ma lei si sentiva impotente senza riuscire a vedere e senza potersi muovere. Una debole luce si accese tremolando da una lanterna, ci volle un pò per i suoi occhi abituarsi a quella debole luce, ma quando ci riuscì studiò la stanza. Restò paralizzata quando nell'angolo destro della stanza vide dei corpi ammassati , apparentemente morti. -Sono morti per colpa tua- diceva l'uomo che ora le dava le spalle. Si sforzò di mettere a fuoco per poter identificare i corpi e quando li riconobbi le uscì dalla gola un grido strozzato dalle lacrime.
C'erano tutte le persone a cui aveva voluto bene. I loro corpi irrigiditi dalla morte. Le venne un conato di vomito, ma riuscì a trattenerlo. L'uomo si girò verso di lei e riuscì a vedere cosa aveva in mano. Impugnava una pistola, che faceva roteare distrattamente in mano, come se tutto ciò fosse naturale, normale. Sentiva il cuore battere veloce nel petto, mentre un ghigno divertivo si diffondeva sul viso dell'uomo.
Lui portò la pistola proprio di fronte a lei, appoggiò il metallo freddo al centro della mia fronte. Senza esitazioni premette  .
Si svegliò con un sussulto mentre sentiva riecheggiare nella mente, la risata malefica di quell'uomo. Si sedette cercando di riordinare le idee. Sentiva la maglietta incollata alla schiena, i capelli una massa scompigliata ed appiccicosa. Il fiato corto, come se avesse fatto una maratona. Ordinai a me stessa di calmarmi, perché non era successo nulla. Lei stava bene, tutti stavano bene e si trovava nel suo letto all'istituto.
Prese dei respiri profondi cercando di calmarmi, ma non appena chiudeva gli occhi tutto tornava vivido nella sua mente. Si precipitò fuori dal letto e camminò nervosa per la stanza. CECILY HERONDALE, DEVI CALMARTI ADESSO; si ripeteva nella sua testa come un mantra.
Andò in bagno, e sotto lo getto dell'acqua fredda si calmò, riuscendo finalmente a pensare in modo lucido. Quello che era successo quella notte, non l'avrebbe saputo mai nessuno. Sarebbe stato uno dei tanti segreti che portava nel cuore. Lei era Cecily Herondale, era forte e poi era una cosa stupida avere paura di un sogno. Tutti stavano bene, e lei si sarebbe buttata tutto alle spalle. Infondo, lei era la donna senza paure.
  
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