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Autore: WillowG    21/07/2008    4 recensioni
"Ciao Kate. Come vedi, sono di nuovo qui." post seconda serie. Dal punto di vista di Tony.
Genere: Malinconico, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Caitlin Todd
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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l'angelo custode Rimasta delusa dalla morte di Kate, subito dopo aver scritto EXPLOSION, mi sono dedicata a questa piccola fic. Se vogliamo, possiamo chiamarlo il mio modesto addio al personaggio di Kate. Leggete e ditemi come vi sembra. Dal punto di vista di Tony.

-L’ANGELO CUSTODE-

Ciao Kate. Come vedi, sono di nuovo qui. Con un mazzo di fiori. Li ho presi dal tuo fiorista preferito … Lo sai? Il proprietario si ricorda ancora di te. Mi ha chiesto come stavi. Non so bene come, ma sono riuscito a sviare il discorso. La mia specialità. Tu odiavi quando lo facevo. Ma stravolta era davvero necessario. Come posso dire come sta una persona … Se quella persona è morta?! È per questo che quando ti ho salutato non te l’ho chiesto. Che senso ha chiedere ad una pietra come sta? Mi sentirei stupido. Già mi sento idiota a salutare questa lapida col tuo nome inciso sopra, chiederti come stai sarebbe eccessivo. Già … Ma poi mi starai davvero ascoltando? Come posso credere che tu sia qui, davanti a me, se vedo solo questa fredda pietra grigia? Il tuo nome inciso lì sopra non vuol dire niente. Almeno per me. Perché tu e questa maledetta pietra siete troppo opposti. Tu coincidi con la vita. La lapide con la morte. La tua risata, i tuoi gesti, le tue piccole manie, il suono della tua voce … Tutto di te mi fa ricordare la vita. O forse dovrei dire “faceva”, ma non ci riesco. Dio, la tua voce! Ogni fibra del mio corpo sarebbe disposta a sacrificarsi, solo per poterla risentire. Per subire le tue battute, a cui ribatterei a tono, per farmi sgridare, e sopportare le tue prediche … Ma invece davanti a me ho solo questa gelida roccia incisa. Il tuo nome lì sopra, come una sentenza. Sentenza che ha firmato Ari, quel bastardo, premendo quel maledetto grilletto. Perché non gli hai sparato quando potevi, Kate, perché?! Ah, già. Avevi visto “qualcosa” nei suoi occhi. “Cosa”, non lo saprò mai.
Ma adesso Ari è morto. Gibbs lo ha fatto fuori. Ti ha vendicata, Kate. Mentre io non sono riuscito a fare un bel niente. È assurdo. Sì, ad un anno di distanza dalla tua morte, mi sembra assurdo. Assurdo quanto ora che ci penso, non mi riesce di odiare come dovrei il bastardo che ti ha fatto questo. Che ti ha trasformato in una pietra morta. Perché sento che una parte della colpa è mia. Mia sola. Per non averti protetta, per non averlo previsto, per aver rispettato la regola n°12 … Per non averci provato con te, e avere tutti i rimpianti del caso. Chissà … Forse tra noi poteva funzionare … Ma non lo sapremo mai.
Chiudo gli occhi, un po’ per sottrarli al grigio della lapide, un po’ per vederti nella mia mente. E ci riesco. È facile. Sei davanti a me, che mi guardi come se fossi impazzito:
“non è colpa tua, Tony. Non potevi sapere …”
No, non potevo. Ma forse potevo evitarlo. Ed ecco la tua occhiata: non credi a quello che dico, ma comprendi i miei sentimenti.
“Non è vero, Tony. Non ci credo.”
Ed invece dovresti, Chaithlin. Sì, Chaithlin. Non ti ho praticamente mai chiamato col tuo nome per intero, non è così? hai un’espressione buffissima, sai? Non sai cosa dire, apri e chiudi la bocca, ma non ne esce alcun suono. I tuoi occhi spalancati mi guardano, quasi fuori dalle orbite per lo stupore.
Ed anche se questa conversazione c’è stata solo nella mia testa, scoppio a ridere, ma la mia ritrovata ilarità sparisce, non appena riapro gli occhi.
Davanti a me non c’è la tua faccia incredula, ma solo quella stramaledettissima pietra che odio. Posiziono i fiori accanto a quelli degli altri. Nessuno si è dimenticato di te. Nemmeno Jimmy Palmer. Mi vergogno un po’ ad ammetterlo, ma io sono stato l’ultimo a portarti i fiori.
Mi allontano di qualche passo per vedere l’effetto che fa il mio mazzo in mezzo agli altri. McGee ed Abby ne hanno fatto uno unico. Lo zampino della nostra ragazza si vede dalle rose nere che spuntano tra quelle bianche e rosa. Decisamente dark. Quello di Ducky è una delizia per l’olfatto, mentre Gibbs ha optato per delle margherite colorate.
Osservo quel piccolo mare floreale e la sento.
Una sola, triste, solitaria lacrima spinge per uscirmi dall’occhio.
Lotto con tutte le mie forze per non farla scendere. Se cedessi, so già che non potrei più smettere. Ma alla fine vince lei. Ed un solco umido mi si disegna sulla guancia. Con uno scatto della mano la asciugo, arrabbiato. Perché non riesco a controllarmi?! Io che non perdo mai la mia maschera da idiota, perché non riesco a nascondere il dolore adesso, ad un anno di distanza? Ma, soprattutto, se qualcuno mi vedesse adesso, che figura ci farei? Il grande Dinozzo che piange come un bambino … Ma mi basta guardarmi intorno per calmarmi. C’è solo la nebbia e la tua lapide, qui. Nessuno può vedermi. Mi passo una mano sugli occhi, mentre altre lacrime liberatorie cadono. Devo averle trattenute per un anno. Un anno in cui ho evitato in tutti i modi di esternare le mie emozioni riguardanti quel giorno. È stata dura, Kate. Davvero. E più si avvicinava l’anniversario della tua morte, quanto più era difficile.
Per questo oggi devo aver stupito un bel po’ di gente, quando, di punto in bianco, mi sono alzato dalla mia scrivania e ho fatto per andarmene. Alla domanda di McGee su dove fossi diretto, ho semplicemente risposto … Che andavo a trovare un’amica. All’esclamazione che voleva essere sarcastica del pivello “quale delle tante?”, ho sentito uno schiocco madornale. Uno scappellotto di Gibbs, immagino. Non lo so, perché non mi sono neppure voltato. Sentivo troppi sguardi addosso. Compresi quelli di Abby e Ducky, eccezionalmente in ufficio. Loro, Gibbs e McGee (dopo lo scappellotto), dovevano aver capito, perché non ho sentito un solo un commento. E anche Ziva doveva aver intuito qualcosa. Scommetto che sai di chi ti sto parlando, vero Kate? Dubito fortemente che Abby non ti abbia detto nulla di lei. Lavora alla tua scrivania. E ne sono contento. Perché dopo che te ne sei andata, per me è stata davvero dura comportarmi come sempre, facendo lo stupido, per non far preoccupare nessuno, ed allo stesso tempo aiutare McGee a non abbattersi. Una recita che mi veniva davvero bene. Peccato che ogni volta che facevo una battuta mi era naturale voltarmi verso la tua scrivania. Per beccarmi una tua occhiataccia o rimprovero. Ma seduto a quel posto non c’era nessuno. Invece della tua voce, ad accogliermi c’era solo un’impietosa realtà, che mi cadeva addosso come una doccia fredda. Prima che arrivasse Ziva mi era successo più volte, mentre parlavo con McGee. Sono sicuro che in quel periodo si è preoccupato per la mia salute mentale. Come Gibbs. Mi aveva anche offerto di sfruttare quei giorni di convalescenza che non avevo usato per riprendermi dalla peste polmonare. Ma ho rifiutato. Dovevo affrontare questa cosa, in un modo o nell’altro. Stare a casa mi avrebbe solo portato a pensare ancora di più a te. E per quanto quella scrivania vuota mi facesse soffrire, non volevo e non dovevo evitarla. Perché solo vedendola vuota tutti i giorni mi sarei finalmente convinto che tu non ti ci saresti mai più seduta. Pensavo che alla fine ci sarei riuscito. Ma non era così. Finivo sempre per guardarmi in giro per spiare la tua espressione mentre parlavo della mia ultima conquista. Adoravo stuzzicarti, sai? Era bellissimo vedere il tuo volto seccato, non so se solo perché ti davo fastidio … O perché eri un pochino gelosa? Non lo saprò mai … Ma il mio sguardo continuava a cercarti, finché non incontrava quello preoccupato di Gibbs, McGee, Abby o Ducky … E allora, colpita dalla dura realtà, la mia maschera da idiota si incrinava, anche se solo per qualche istante, lasciando vedere a tutti quello che tenevo dentro. Ma poi è arrivata Ziva. E pian piano, in qualche modo, è riuscita a farsi spazio dentro di me. Ora ho il suo sguardo da cercare, la sua voce sarcastica da sentire. Non dico che ti abbia sostituito, perché nessuna potrà mai farlo, ma si è fatta spazio, aiutandomi, inconsapevolmente, a guarire, a riprendere a vivere nel presente, invece che nel passato.
Belle cose che ho detto, vero? Peccato che tutto quel dolore che avevo così caparbiamente nascosto, e che pensavo aver dimenticato, si sia ripresentato non appena mi sono trovato davanti alla tua tomba.
Alcune gocce cominciano a cadermi sulla testa. Porca miseria! Ci mancava giusto la pioggia per completare la mia crisi depressiva! Tiro più su il colletto della giacca, rabbrividendo. Fa un freddo cane, e sta iniziando a piovere. Ma non mi vado a riparare. Devo essere deficiente! Ma la verità è che questa pioggia  mi sembra davvero perfetta per l’atmosfera in cui mi sento immerso. Degna di qualcuno dei miei beneamati film.
Resto ancora lì, immobile a fissare il tuo nome sulla lapide. Ho finito le cosa da dirti … O forse non sono ancora pronto per pronunciare certe parole. La pioggia ormai è un temporale. Ed io sono bello che fradicio, quando sento qualcuno avvicinarsi a me. Mi volto nella sua direzione, senza fretta. Ho già intuito chi possa essere.
Gibbs mi fissa, tranquillo. Ha in mano un ombrello. Non credo sia il suo. Non mi sembra il tipo da ombrelli a fiori. Mi sembra che la Sheppard, il nuovo direttore, ne abbia uno simile. Come mai ce l’abbia Gibbs non lo so, e non ho proprio voglia di pensarci. Il suo sguardo non lascia trasparire alcuna emozione.
-Sapevo di trovarti qui.- La sua voce è calma, venata da una quasi impercettibile malinconia. Riporto lo sguardo sulla pietra grigia, prima di parlare anch’io.
-Volevo salutarla.- Quasi non riconosco la mia stessa voce. È ancora roca a causa delle lacrime versate, e leggermente tremula. Spero solo che la pioggia nasconda le tracce che hanno lasciato sul mio volto. Gibbs non se ne accorge. O non ci fa caso. Gliene sono grato comunque. Sospira e si avvicina anche lui alla lapide. I suoi occhi si soffermano sui fiori.
-Scommetto che li apprezza.- Finalmente un sorriso, seppur sbiadito, mi compare sulle labbra.
-Li ho presi dal suo fiorista preferito …- Mi sento davvero patetico. Ma lui annuisce, e non dice più nulla.
Restiamo lì immobili, sotto la pioggia battente per qualche minuto. Le menti rivolte ad un’unica cosa. A quell’istante orribile in cui il tuo cuore ha smesso di battere, e in cui le nostre vite, come quelle dei nostri colleghi e amici sono state marchiate per sempre. Se mi concentro, posso ancora sentire il tuo sangue sulla faccia. È una sensazione orrenda, Kate, credimi. Più di una volta ho invidiato McGee, che non è stato costretto a vederti morire.
Gibbs interrompe per primo il silenzio.
-Andiamo, Dinozzo. Il lavoro ci aspetta.> Si volta e si allontana. Io mi attardo ancora un momento. Solo il richiamo seccato di Gibbs mi fa tornare alla realtà. -Allora, Dinozzo, ti muovi?!-
-Arrivo, capo!- Un ultimo sguardo alla tua tomba. A presto, Kate. Forse è solo l’immaginazione. Ma un soffio d’aria tiepida mi accarezza.
“A presto, Tony …”
Me la sono solo immaginata? La tua voce, un sussurro.
-Kate?- Mi giro di scatto, ma non c’è nessuno. Fantastico. Adesso sento pure le voci …
-DINOZZO!!!- La pazienza di Gibbs è al limite. Corro da lui, lasciandomi quella roccia nuda alle spalle.

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-Tony! Tony! Svegliati, maledizione!- Questa voce irata … Non mi è nuova. No davvero.
-Le ho già detto che non può restare! Vada di là, signorina David, per favore! Qui è solo d’impaccio per i medici!- E questa? Ma dove diavolo sono? C’è tanta luce … Ah, già. Adesso ricordo. La sparatoria. I trafficanti di armi. E la mia solita sfortuna. Per coprire McGee e Ziva ho usato tutti i proiettili … E allora il capo banda ha deciso di uscire fuori. Da dove non lo so … ma proprio davanti a me?! E con una bella automatica in mano, ovviamente. E ci ha pensato che sparando ad un poliziotto, avrebbe passato gli ultimi squallidi giorni della sua squallida vita in una ancor più squallida prigione? Ovviamente no … E ovviamente non ha neanche pensato che il suo era un gesto inutile, visto che c’erano sbirri armati fino ai denti ovunque … Doveva vendicarsi, il tipo … Però aveva una discreta mira … E mi ha piantato due bei confetti di metallo in corpo. Uno nella spalla, e uno in pieno petto. Proprio prima che Gibbs lo facesse andare all’inferno. Ma tu guarda la sfiga …
-Mi lasci andare! Maledizione, Tony! Guai a te se mi fai un brutto scherzo! Non te la perdono stavolta! Te lo giuro!- E chi sta scherzando? Sono in una sala operatoria, Ziva, non in ufficio …
-Adesso basta, Ziva! Vieni di là!- Bravo, Capo. Portati via questa rompiscatole, così i medici possono fare il loro lavoro. Ricordami che ti devo un caffé … Non posso vederlo, da dove sono, ma scommetto che Gibbs dovrà trascinare Ziva per un braccio. Sistemati a rosa attorno a me, vedo solo i volti semicoperti dalle mascherine dei medici … Hanno degli sguardi concentratissimi. Potrebbero fare a gara con Gibbs … i guanti e i camici completamente rossi di sangue … Cavolo, viene da me! Quel sangue esce da me! Ma quanto ne sto perdendo? È davvero tutto mio?
-Ma … Gibbs, io …- Ancora, Ziva?! Ma non ti aveva portato via Gibbs?
-Non appena Tony esce di lì, potrai picchiarlo quanto vuoi, ma per adesso devi stare qua fuori!- Ma magari ne farei anche a meno … Non che mi faccia schifo farmi toccare dalla nostra carissima Ziva, ma sai … Non ha esattamente la mano leggera … Sento la porta sbattere. Ora riesco a sentire solo le macchine che fanno quello strano beep beeep … Sembrano le apparecchiature di Abby … E i medici continuano a lanciarsi ordini tra di loro … Non capisco la metà delle cose che dicono … O forse sono io che non riesco più ad ascoltarli?
Ziva e Gibbs se ne sono andati davvero … Accidenti … Mi mancano … I macchinari hanno smesso di fare beep beep … Ora emettono un solo squillo, prolungato … Non credo che sia positivo … In ER non è mai positivo …
-Asistolia! Lo stiamo perdendo!- Merda …

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Di nuovo luce. Ma perché quando vai in ospedale non ti avvertono di portarti gli occhiali da sole? Oggi mi sarebbero serviti … Eh? Ma … Dove sono finiti tutti i cavi e cavetti che mi avevano attaccato i dottori? E le macchinette che fanno beep beep? Mi muoverei. Vorrei farlo … Ma come minimo faccio saltare tutti i punti … Oh, al diavolo! Sono troppo curioso di sapere dove sono finito per … Un momento! Questa non è una stanza d’ospedale! Anzi, non è neanche una stanza! Ma dove accidenti sono finito? Non c’è niente … Niente di niente … anche dove sono coricato non c’è nulla. Eppure ero sicuro di essere su un lettino d’ospedale … ma che cavolo sta succedendo?  Mi sono alzato di scatto … eppure non ho sentito alcun dolore … Hey! Ma non ho punti! E neanche bende! Nessuna traccia di ferita! Neanche un graffietto! Com’è possibile? Ora che ci faccio caso … Addosso non ho il camicie da malato, ma una camicia scura e un paio di jeans! Qua le cose si fanno sempre più strane …
-Era ora, Tony!- Eh? No! Questa voce … No, non mi sbaglio! La riconoscerei tra mille, perché è lei ne sono sicuro … Mi basta girare la testa. E lei è lì. I capelli scuri, lisci, il sorriso sulle labbra e un impeccabile talleur bianco.
-Kate …- Riesco a malapena a sentire la mia voce … mi sembra di non riuscire a respirare. Sento che la mascella mi pende come un peso morto dalla bocca, ma non riesco a preoccuparmene.
-Che c’è, Dinozzo? Sembra che hai visto un fantasma …- E si mette a ridere! Cosa ridi! Sto impazzendo, Kate, non c’è niente da ridere!
-Spiritosa!- Uao! Sono riuscito a riprendere il controllo della mia voce. Direi che è già un bel passo avanti … Per un momento lei smette di ridere. Mi guarda, il viso illuminato da un sorriso divertito.
-Non sei cambiato per niente …-
-Tu invece sì. L’ultima volta avevi un foro di proiettile sulla fronte …- I suoi occhi scuri diventano tristi. E so benissimo che sono state le mie parole a ferirla. Ma bravo, Dinozzo! Complimenti! Ma che bella battuta del cavolo dovevi tirare fuori! Vorrei suicidarmi, farmi l’autopsia e seppellirmi da solo. Abbasso lo sguardo. È il minimo. -Scusa.- Lei scuote la testa, i capelli scuri dondolano lanciando riflessi castani.
-No, hai ragione tu.- Un silenzio teso si instaura in quel luogo assurdo. Per la prima volta non ho davvero la più pallida idea di cosa dire. Qualcuno ha la minima idea di cosa si deve dire ad una persona morta? Perché lei era morta, ne sono sicuro. Alla fine, tiro fuori la prima cosa che ti viene in mente.
-È … È stato … Bhe sì, insomma …- Con un cenno della mano indico la fronte.
-Doloroso?- Lei completa al mio posto.
-Ecco. Esatto.- Le sono davvero grato di questo. Certo che tema di conversazione più macabro non ne avevo, eh? Neanche fossi Abby o Ducky … La vicinanza di quei due è pericolosa …
-Non ne sono sicura … È successo troppo in fretta. Forse lo è stato … Un lampo di luce, il buio e poi di nuovo luce …-
-E sei finita qui?-
-In un posto simile, sì.- Detta così non sembra tanto terribile … Accidenti! Mi sta venendo un dubbio orrendo …
-Sono morto anch’io, vero, Kate?- Meglio togliersi subito il peso dallo stomaco … Anche se è un peso davvero ingente. Non riesco quasi a deglutire. Mi sembra di aver inghiottito un panino intero, e di non riuscire a mandarlo ne su, né giù.
-Sì e no.- Eh? Spero di aver sentito male. Che razza di risposta è? Mi prendi in giro, Kate? Le lancio un’occhiataccia alla Gibbs, e lei si rimette a ridacchiare. Ma che diavolo c’è da ridere!? -Scusa … È che eri troppo carino … Sembravi Gibbs …-
-L’intento era quello … Solo che non ho il caffé!- Mi sento davvero offeso. Incrocio le braccia, e continuo a guardarla negli occhi. Il sorriso divertito è sparito dalle sue labbra, facendo posto ad uno più amaro.
-Mi sono sbagliata. Sei cambiato davvero.- Ma chi? Io? E da quando? La guardo interrogativamente.
-In che senso?-
-I tuoi occhi. Sono diversi.- I nostri sguardi si incrociano. -Sì. Sono decisamente diversi.- Di nuovo lei abbassa il capo e scuote la testa. -Sono più tristi. Più simili a quelli di Gibbs. Più maturi.- Adesso sono io quello che abbassa la testa. Non so se prendere quello che lei mi ha appena detto come un complimento. Io non riesco a vederlo come tale.
-Allora … Che vuol dire “ne sì, né no”?- Ecco, non ce la faccio. È più forte di me. Ho dovuto cambiare argomento.
-Odio quando fai così.- Ma quanto mi mancava il tuo tono irritato, Kate? Davvero tanto … E forse a te mancava farlo, a giudicare da quel sorrisino. -Comunque, vuol dire che sei in una fase di stallo.-
-Sono in coma, allora, giusto?-
-Neanche.- Ma cos’è, un quiz? Se è così, cosa si vince?
-Se non sono morto, e non sono in coma, che accidenti mi è successo?!- Forse il mio tono è un po’ troppo irato, ma al diavolo! Devo capirci qualcosa, no? Lei mi guarda un momento, poi mi si avvicina. Con un gesto fluido indica il pavimento.
-Guarda qua sotto.- E che cosa ci sarà mai di così interessante? Scettico, la accontento. E per poco non mi viene un altro infarto: come su uno schermo, posso vedere dall’alto dei medici attorno ad una barella, bardati di tutto punto. I camici insanguinati, circondati da cavi e macchinari, e al centro, sul tavolo operatorio … No, non voglio crederci! Ci sono io! Accidenti che effetto! Uno dei medici mi ha già aperto. Mi sento molto una bestia da macello. In un angolo, sullo schermo delle pulsazioni del cuore, il disegno ritmico è diventato una linea orizzontale.
-Allora è come pensavo. Sto morendo.- Rialzo lo sguardo su Kate. Scuote la testa, i suoi occhi sono tristi, ma un sorriso rassicurante si posa sulle sue labbra.
-Dipende solo da te.- Mi si avvicina di più, ora il suo viso è ad una manciata di centimetri dal mio. -Ora sei in una sorta di situazione di stallo. E il mio compito è quello di aiutarti a scegliere.-
-Scegliere cosa?- Inizio a non poterne più. Questa situazione è davvero troppo, troppo incredibile.
-Come intuito ti sei arrugginito.- Sibila lei, per poi scoppiare in una risatina. -In questo momento, vivere o morire è solo una tua scelta.- Fa una pausa. -Se deciderai di morire, verrai con me. Al contrario …- Mi indica l’immagine di me stesso sotto i ferri. Ma brava, Kate! Mettimi davanti questa decisione così, semplice semplice, da prendere a cuor leggero! Eppure … Io forse so già cosa scegliere.
-Io …- Non riesco a dire altro. Ho la gola secca. L’unica cosa che trovo la forza di fare è abbracciarla. Forte, perché voglio sentirla. Sapere che lei è lì, che è vera, che non me la sto solo immaginando. Che non è solo un mio sogno. In un momento, tutto il dolore, tutte le lacrime, gli incubi, le pene che ho vissuto da quando lei è morta, mi tornano alla mente. E la prospettiva di poter stare di nuovo al suo fianco, di poter scherzare, ridere, battibeccare come avevamo sempre fatto, mi sembra fantastica. Subito la sento irrigidirsi, stupita da quel contatto, per poi sciogliersi in un abbraccio di risposta. È davvero assurdo. Quando era viva, non avrei mai osato farlo. Eppure mi sembra la cosa più naturale del mondo. Affondo il viso tra i suoi capelli scuri, e come una scossa elettrica, mi attraversa il ricordo di altri capelli, di un altro profumo, di un altro contatto fisico. Non riesco ad identificarlo. Passa troppo veloce. Lo caccio via, quasi seccato. Ma una strana e malsana sensazione continua ad aleggiare sui miei pensieri. Perché? Perché ho la schifosa sensazione che ci sia qualcosa di terribilmente sbagliato? Ma voglio ignorarla, con tutte le mie forze. Allento un poco l‘abbraccio, per poterla guardare di nuovo in volto. Cerco di sorriderle, per rassicurarla. -Come faccio a lasciarti di nuovo sola?- Sorprendentemente, lei scuote la testa, sciogliendo del tutto l’abbraccio.
-Mi dispiace, Tony. Ma non posso accettarlo.- Eh? Ma come? Non era solo una mia scelta? Lei mi guarda un pochino preoccupata. Sarà perché la mascella mi è cascata di un palmo in più di quanto sarebbe consentito dalle leggi della natura? -Ci sei rimasto male?- Ma no!!! Cosa te lo fa pensare, Kate? Certe volte fai delle domande che, se tu non fossi già morta, verrebbe voglia di ucciderti. Vorrei che la mia ombra mi si staccasse dai piedi e cominciasse a prendermi a calci … Ma lascio da parte i pensieri idioti non appena vedo il suo volto intristirsi. La guardo, preoccupato. Stavolta è il mio turno. I nostri occhi si incontrano, e ci basta questo, per comunicare. Perché lei percepisca la mia muta domanda. “Perché?” -Non posso strapparti a lei.-
-A lei … Chi?!- Kate, mi stai confondendo le idee! Già sono confuse di loro, se ti ci metti pure tu … Sono a posto …
-A chi lo saprai a tempo debito.- Mi sorride maliziosa. Adesso mi arrabbio. Non puoi completare un discorso, accidenti a te?! -Te ne accorgerai quando meno te lo aspetti. Credimi, lei sarà molto più importante di me, nella tua vita.-
-Credo che sarà difficile …- Mormoro. Sono deluso, triste, abbattuto. Eppure riesco a sorridere. Forse non hanno tutti i torti, a dire che sono un tipo strano …
-Invece io credo che sarà molto facile.- Ah, eccolo. Mi sembrava strano. Non avevo ancora sentito il tuo tono da primina della classe. Non saresti stata tu, senza.
-Ma davvero?- Ribatto, scettico.
-Certo!- Nessuna esitazione. Bhe, Kate, non mi resta che crederti.
-Ma allora perché mi hai chiesto di scegliere?- È una cosa che non riesco a spiegarmi.
-Perché così, se tu mi avessi risposto come mi hai risposto, avrei potuto convincerti a fare l’altra scelta, che non era quella che avevi scelto.- Come ragionamento non fa una grinza … Nella tua testa, forse! L’influenza di Abby si fa ancora sentire, eh? Se la ride un po’ prima di riprendere a parlare, come se avesse indovinato i miei pensieri. -Adesso è ora che vai.- So che ha ragione.
-C’è … C’è qualcosa che posso fare, per te?- Mi sembra il minimo.
-Abbraccia Abby da parte mia. E salutami Gibbs.- Ogni traccia di tristezza è scomparsa dal suo volto. E io non posso fare a meno di sorriderne.
-Sarà fatto, capo!- Ad un tratto, sento un forte torpore assalirmi. La vista comincia ad appannarsi, mentre la luce sembra farsi più forte. Capisco che il mio tempo di né morto né vivo sta finendo. Non so perché, eppure lo so. Lo intuisco.
-Ah, ancora una cosa.- Sempre al momento giusto, eh? Sbrigati, Kate, mi sto addormentando! O svegliando? Ho ancora qualche difficoltà a capirlo …
-Cosa?-
-Quando avrai una figlia … Potresti chiedere a tua moglie di chiamarla Kate?- Eh? E quando mai io avrò una figlia, Kate? E poi, ma mi ci vedresti sposato? Io, Anthony Dinozzo, dongiovanni incallito?! E dove la trovo una donna in grado di sopportarmi? Non riesco a stare con la stessa donna per più di due settimane, come faccio ad avere anche una figlia? Vorrei dirglielo, ma la luce mi abbaglia, la perdo di vista, e subito dopo il mio mondo ritorna nero. -Oh, la troverai, credimi! Anzi, è molto più  vicina di quel che credi …- Ma che fai, mi leggi anche nel pensiero, adesso? Rinuncio a chiedermelo … Oramai il mondo attorno a me è tutto buio e silenzio. Prima di scivolare nell’incoscienza, però, la sua voce mi raggiunge ancora, chiara e allegra. -Vivi, Tony! Devi vivere anche per quello che non ho potuto vivere io! Altrimenti verrò a prenderti personalmente per le orecchie! Hai capito, testone depravato?- Però in fondo in fondo mi vuole bene …

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-Guardate! Si sta svegliando!-
-Era ora! Con quello che ci ha fatto preoccupare …- Un momento! Mi sembra di riconoscere queste voci  … Vero, Abby? Vero McGee?
-Ma che accidenti volete? Mica l’ho chiesto io di finire crivellato …- Sibilo acido, ma in realtà non riuscirei a parlare più forte neanche volendolo. Apro leggermente gli occhi, e riesco a vedere la faccia sorpresa e al contempo imbarazzata del pivello. Invece non faccio in tempo a vedere quella di Abby, perché si è già catapultata ad abbracciarmi …
-Aaaargh!- I punti! Lo sapevo … Lo sapevo che l’avresti fatto, Abby …
-Ops! Scusa, scusami tanto, Tony …- Scuse accettate, angioletto nero … Ma la prossima volta controlla le tue manifestazioni d’affetto, grazie … In compenso posso dire di aver già esaudito la prima richiesta di Kate … Già, Kate! L’avrò sognata? Oppure no? Perché se era un sogno era davvero realistico … Merda. Solo ricordare mi fa girare la testa. Mi sento debole, come forse una sola volta mi sono sentito … Quando mi ero beccato la peste. Accidenti. Chiudo gli occhi, l’unica cosa che voglio è dormire. Persino respirare è uno sforzo. Ad ogni sorso d’ossigeno, sento i punti sul petto tirare, minacciando di strapparsi, anche solo se tento di respirare un po’ più forte. Mi sento tanto un tacchino ripieno, farcito e ricucito … Mi manca solo di finire nel forno. Magari col contorno di patatine … Ok. È ufficiale. Sto delirando. Però due patatine fritte le mangerei … Con una valanga di ketchup … Ma perché mi viene fame sempre nelle situazioni più assurde?
-Ehilà! Come va giovanotto?- Ducky! Ma quanto sono felice di vederti … E soprattutto di non essere un tuo paziente. E stavolta credo di esserci andato davvero vicino …
-Eravamo tutti preoccupati!- Abby inizia a parlare, e io faccio lo sforzo di aprire gli occhi per guardarla. -Anche Gibbs, lo era, ma non lo dava a vedere … lo sai com‘è fatto, lui …- le parole giuste al momento non molto giusto, cara la mia dark … Quella faccia seccata contornata da capelli grigi che è spuntata alle tue spalle mi è familiare … E mi sembra che abbia sentito tutto …
-Perché, com’è fatto?- Il ringhio di Gibbs è davvero una garanzia.
-Ops …- Esatto, Abby. È proprio quello che stavo pensando anch’io. Ma che faccia fai? No, voglio una macchina fotografica! Devo immortalare questa scena! Voglio farci un poster! Per una volta che non capita a me … Trattengo a malincuore una risata, perché sennò li strappo davvero, i punti! E con tutta la fatica che i medici hanno fatto per ricucirmi, non mi sembra il caso. Ma appena non correrò più il rischio, giuro che rido per almeno un’ora, senza fermarmi. Cosa che invece vedo fare al nostro caro direttore tranquillamente, mentre dà un finto colpetto al braccio di Gibbs.
-Avanti, Jhetro, ammettilo che eri preoccupato per il nostro Dinozzo!-
-Per chi? Lui?- Gibbs sbuffa e gira la testa da un’altra parte, mentre Jen sospira, rassegnata, come me. Credo che non vedrò mai Gibbs ammettere di essere preoccupato per chicchessia.
-Bentornato tra i vivi!- E questa voce di chi … Ziva! Mancavi giusto tu, all’appello! E quel mazzo di fiori? Non dirmi che sono per me …
-Speravi che fossi già al campo santo, eh?- Mi limito a dire, sforzandomi di sorriderle come al solito.
-Naaa … Sai come si dice … La foglia cattiva non muore mai.-
-Si dice “erba” cattiva … È l’ ”erba” cattiva che non muore mai …- La correggo, e questa alza le spalle, mentre sistema i fiori in un vaso.
-E io che ho detto? Tra erba e foglia, che differenza fa? Sempre piante sono.- Alzo gli occhi al cielo, rassegnato. Il resto del gruppo scuote la testa, sconsolato. Ziva non cambierà mai … A volte ho il dubbio che lo faccia apposta … Di nuovo le palpebre vogliono chiudersi, e questa volta non so davvero se resisterò al sonno. E gli altri se accorgono, e, capitanati da Ducky, si dirigono verso l’uscita, Ziva e Gibbs per ultimi. Ziva si ferma un momento sulla soglia, come se volesse ancora dirmi qualcosa, ma Gibbs le da una spintarella e la fa uscire. Fa per seguirla … Oh, accidenti, stavo per dimenticarmene!
-Hey, capo …- Gibbs si gira, sorpreso.
-Che c’è, Dinozzo? Hai ancora voglia di chiacchierare?- Adesso o mai più … Probabilmente mi prenderà per pazzo, ma l’ho promesso … Casomai mi parerò dietro il fatto che stavo male.
-Ti saluta Kate …- La fronte di Gibbs si corruga leggermente, stupito dalle mie parole. Ho quasi il dubbio che non le abbia capite. Ma non me la sento di dire altro. E non ce n’è bisogno. Gibbs sorride, e mi fa un cenno col capo. Vedo che le sue labbra si muovono, ma non riesco a capire cosa dicono. Un ringraziamento? O un commentino sarcastico? Preferisco immaginare che sia il primo. Imbocca la porta ed esce, e prima che questa si chiuda alle sue spalle, io sono già nel mondo dei sogni.

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Ed eccomi qui. Di nuovo davanti alla tua tomba, Kate. In una giornata ventosa e grigia. Meglio dell’altra volta, ma ugualmente fredda. Mi chino per mettere il nuovo mazzo di fiori, quello vecchio ormai è da buttare. Una fitta tremenda al petto mi fa ricordare che non sono ancora guarito. La spalla sinistra steccata, e un bel numero di punti ancora da togliere sul petto.
-Lascia, ti do una mano.- Ziva si abbassa con me, e libera il vaso da fiori secchi, per permettermi di mettere quelli freschi. Devo ringraziarla. Da quando sono uscito dall’ospedale mi ha fatto da autista, dato che non sono in grado di guidare. Anche se ogni volta temo di finirci di nuovo, data la sua “bravura“ alla guida. Ma non ho avuto molta scelta. Come autista o lei o Gibbs. Dalla padella alla brace, come si suol dire … Certo, sono sorpreso che abbia acconsentito a portarmi fino al cimitero. E soprattutto che mi abbia accompagnato fino a qui, davanti alla tua tomba. In effetti, lei non ti ha mai conosciuto. Però sono contento che sia qui. Infilo il mazzo nel vaso, e mi tiro su.
-A posto!- Sì, direi che ho fatto un bel lavoro, considerando che ho una mano sola a disposizione. Accanto a me, Ziva si dà una spazzata ai pantaloni, e annuisce soddisfatta del lavoro.
-Credo che le piaceranno molto.- Lo spero tanto … Ma mi limito ad annuire a mia volta, e dopo qualche istante di silenziosa contemplazione, giro i tacchi e faccio per andarmene.
-Vieni?- Dico solo questo, e Ziva, dopo aver dato ancora un’occhiata alla pietra grigia, mi segue. Di nuovo, una serie di ricordi, sensazioni e frasi mi riempiono la testa. Ma questa volta senza dolore, solo una dolce malinconia che mi fa sorridere, mio malgrado. Ziva se ne accorge, e non manca di farmelo notare.
-Che hai da ridere?-
-Chi? Io?- Faccio, non curante. L’occasione è troppo ghiotta … Devo fare un po’ lo stupido.
-E chi se no?-
-Ma io non sto ridendo …- Mento spudoratamente, mentre un ghigno mi copre la faccia. Ziva borbotta un po’, seccata, mentre io me la rido. Siamo quasi all’uscita del cimitero, quando mi fermo all’improvviso, come in ascolto. Ziva si gira verso di me, incuriosita.
-Che hai?- Scuoto la testa, senza smettere di sorridere. Una brezza fresca e profumata mi accarezza il volto, abbracciandomi, avvolgendomi tra le sue spire impalpabili, come le braccia di un’amante.
-Nulla. Assolutamente nulla.- Rispondo, raggiungendola e deliziandomi della sua espressione poco convinta. Probabilmente starà pensando che sono un tipo davvero bizzarro. E come darle torto? Dopotutto, a quanti è capitato di conoscere dal vivo il proprio angelo custode? -Giusto, Kate?- La brezza si rifà sentire, scompigliandomi i capelli come una mano invisibile.
“Giusto, Tony …”
Non so se quella risposta me la sono immaginata o meno. Non ha molta importanza, in fondo. Forse è solo uno dei tanti segni della mia pazzia. Ma se mi ha fatto uscire dal tunnel della disperazione, bhe, che ben venga, questa pazzia consolatrice! Dopotutto, chi può dirsi davvero sano di mente? Non si diventa pazzi anche quando ci si innamora? Ah, che filosofo che sono! Me la rido tra me e me, mentre Ziva, adesso davvero arrabbiata, comincia a prendermi a pugni al braccio sano, curiosa di sapere a che sto pensando di tanto divertente. E allora passo all’azione. Con un gesto calcolato, le cingo le spalle. La sento irrigidirsi, per poi rilassarsi e rispondere all’abbraccio, passandomi il suo braccio sotto la spalla.
-Scemo.- Commenta. Per tutta risposta io rido.
-Non sai quanto, David. Non sai quanto …- Lei ride a sua volta, e appoggia la testa contro di me. I suoi capelli sciolti mi accarezzano il viso, ed io posso bearmi del suo profumo. Per un momento mi torna in mente un altro abbraccio, degli altri capelli, un altro profumo. Ma stavolta non c’è nessuna malsana sensazione a rovinare l’idillio. Solo il ricordo di un altro abbraccio. Un ricordo dolce, che però mi fa capire che era sbagliato. Perché l’unica persona che voglio abbracciare si trova al mio fianco.

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Una brezza, intanto, si perde nel cielo, portandosi dietro le risate dei due agenti. A poca distanza dalla tomba grigia, un uomo esce dal suo nascondiglio, un grosso albero frondoso. I capelli grigi testimoni degli anni, mentre gli occhi chiari sembrano immuni allo scorrere del tempo. Ha atteso con pazienza che la coppia se ne andasse. Con un sorriso, si avvicina alla lapide, e sistema un mazzetto di fiori accanto a quello di Tony. Fa per andarsene, ma una voce lo ferma.
-Sei di fretta, Gibbs?- L’uomo si volta, e la vede. Seduta sulla lapide, i capelli scuri, in contrasto con le vesti bianche, mossi dal vento, ed un sorriso divertito sulle labbra.
-Tony mi ha detto che volevi salutarmi, Kate.- La donna ride.
-Non pensavo che l’avrebbe fatto davvero!- È la volta di Gibbs di sorridere.
-E perché no?- Un silenzio sereno cade tra i due. Il mondo continua a girare, ma non per loro. Le cose da dire sono molte, ma nessuno dei due sente la necessità di dirle. Forse perché non è il momento. O forse perché in fondo non sono poi così importanti. Sono lì, in un limbo, tra due realtà, e tutto ciò che gli basta è la presenza reciproca. Nessuna scena drammatica, nessuna lacrima di commozione, nulla. Solo la dolcezza del momento, la sua unicità, solo questo. Perché a volte le parole e i gesti sono superflui, specie se può essere solo il cuore a parlare. E in quel momento, in cui il tempo è una cosa insignificante, priva di ogni logica, sono le anime a parlare, a dire ciò che occorre, con parole che nessuno sarebbe in grado di pronunciare, neanche il migliore dei poeti.
Un colpo di vento più forte, e la donna riprende a parlare. Non è un’interruzione. Solo il naturale scorrere degli eventi.
-Vuoi sapere quello che ho visto? Il motivo per cui sono “andata” da Tony?>
-Sì, mi piacerebbe.-
-Non è nelle regole, lo sai.- Ride Kate, facendo sorridere Gibbs.
-E se non è nelle regole, perché me lo proponi?-
-Perché ho imparato da qualcuno a non rispettare sempre le regole.- Fa con tono allusivo la donna, alzando una mano. Al suo cenno il paesaggio cambia. Ma l’uomo non ne sembra stupito o spaventato. Solo curioso. Sono in un prato, è estate. Un tappeto di fiori si stende a poche decine di metri da loro. L’atmosfera è quella di un sogno. Una bambina corre, i lunghi capelli ricci neri al vento. Una voce maschile, molto famigliare.
-Kate, non correre, aspettaci.-
-Papà, mamma, sbrigatevi!- Ride la bambina. Un uomo avanza nella sua direzione, a parecchia distanza dalla piccola, i capelli chiari e un sorriso inconfondibile sulle labbra. Tony. Con qualche ruga in più, ma la stessa luce negli occhi. Accanto a lui una donna, i capelli scuri ricci, come quelli della bambina, le investono il volto, rendendolo invisibile agli occhi di Gibbs. Ma dal suono della sua risata non ha difficoltà a capire di chi si tratta. Ziva, la voce divenuta più dolce, materna. La piccola Kate continua a correre nella direzione dell’ex marine. E allora può vederla in volto. Un paio di occhi verdi incastonati nel viso rosso per la corsa. Per un attimo si ferma, e sembra guardare Gibbs. Poi si volta richiamata dai genitori, che ormai l’hanno raggiunta.
Il paesaggio comincia a sbiadire, per tornare quello originario. Gibbs sorride alla donna ancora seduta sulla lapide.
-L’hai mostrato anche a lui?-
-No, non ce n’era bisogno. Capirà quando sarà ora.- Ancora qualche istante di silenzio. Poi Jhetro riprende a parlare.
-Credo che sia ora di dividerci.-
-Lo credo anch’io.- Sorride Kate. La sua figura comincia a diventare più luminosa. -Ah, Gibbs?-
-Si?-
-Non essere troppo severo, quando infrangeranno la regola numero dodici …- Con un sorriso, l’agente fa un segno di saluto. Oramai Kate è completamente avvolta dalla luce. -Semper Fidelis, Gibbs …-
Un bagliore, e al suo posto appare una colomba candida, che spicca il volo. Jhetro osserva la creatura volare via.
-Semper Fidelis, Kate.- Qualche istante speso a fissare la pietra su cui prima stava seduta Kate. Poi si dirige a sua volta verso l’uscita, dove una donna dai corti capelli rossi lo aspetta. -Scusa per il ritardo, Jen.- Il direttore Sheppard sorride.
-Di nulla. Ho visto passare l’agente Dinozzo e David, poco fa.-
-Ah sì?- Domanda distrattamente l’uomo, mentre passa un braccio sulle spalle della rossa.
-Già. Ed erano davvero carini abbracciati. Mi sa che presto la tua regola numero dodici andrà a farsi benedire …- L’ex marine sbuffa, irritato.
-Dovrò decidermi a cancellarla, quella regola! Tanto non la segue nessuno …-
-Te compreso!- Gli sorride Jen, dandogli una gomitata giocosa.
-Me compreso …- Annuisce lui. Il cielo, prima nuvoloso, si è schiarito. Le nuvole si sono aperte, lasciando penetrare i caldi raggi del sole. Una piuma bianca cade dal cielo, portata da una brezza profumata.

-FINE-

Bhe? Che mi dite? Vi è piaciuta? Fatemi sapere, mi raccomando!
volevo ringraziare per aver commentato "Morto due volte" thia e rospina. ^///^ grazie mille, non sapete quanto mi abbiano fatto piacere le vostre recensioni!!!
Per chi legge "Explosion": cercherò di mandare i prossimi capitoli al più presto, ma, come ho già detto, vorrei prima corrggerli da alcuni errori di battitura che mi erano scappati, quindi, abbiate pazienza. Tra qualche giorno arriverà tutto quanto!
  
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