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Autore: WibblyVale    29/04/2014    4 recensioni
Dal testo:"Il loro amore era così. Era fatto di lunghi silenzi pieni di significato, lunghe litigate e battibecchi rumorosi. Non erano una di quelle coppie che amavano le smancerie. Il loro era una amore maturo, passionale ma razionale."
Buona lettura!!!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Era notte fonda e Shikamaru ossservava Temari mentre dormiva. La donna gli dava la schiena, i capelli ricci le ricadevano morbidi sul cuscino. Era così stranamentene tranquilla, così bella. Appoggiò la testa sul cuscino e l'abbracciò rilassandosi.
Temari, che a differenza del marito aveva il sonno leggero, si svegliò. Sentì le braccia di Shikamaru avvolte intorno al suo corpo e percepì una certa inquietudine in lui. Già il fatto che fosse sveglio a quell'ora della notte era segno che qualcosa lo turbava, e lei sapeva esattamente cos'era. Si voltò lentamente verso di lui, puntellandosi sui gomiti per poterlo guardare negli occhi. Lui le fece un sorriso spento, come per dire sta tranquilla va tutto bene. Lei poggiò la testa sul suo petto nudo e lo abbracciò senza dire una parola.
Il loro amore era così. Era fatto di lunghi silenzi pieni di significato, lunghe litigate e battibecchi rumorosi. Non erano una di quelle coppie che amavano le smancerie. Il loro era una amore maturo, passionale ma razionale.
Lui l'amava per la sua forza, la sua determinazione, la sua bellezza, i suoi profondi occhi blu. Amava di lei anche la sua energia, così in contrasto con la sua insaziabile pigrizia. L'amava anche quando lei aveva i suoi scatti d'ira, quando gli dava dell'idiota, quando per ripicca lo faceva dormire sul divano. Era una seccatura sentire che la propria felicità dipendeva da quella di un altro essere umano, ma era una di quelle che era disposto a sopportare.
Lei lo amava per la sua intelligenza, per il fatto che sapesse affrontare i problemi dopo averli ben analizzati, senza farsi prendere dal panico. Amava la sicurezza che le dava il rifugiarsi nel suo abbraccio. Lo amava, nonostante fosse pigro, la pace per lui era la cosa più importante, e superbo, sapeva di essere intelligente e se ne copiaceva.
Era stata difficile all'inizio tra loro. C'erano state molte litigate: a lei piaceva comandare, a lui non piaceva essere seccato; lui amava la pace e la tranquillità, lei lo avrebbe voluto più attivo. Era stato difficile accettarsi con i pregi e con i difetti. I lunghi periodi lontani erano duri. Lei come ambasciatrice del Villaggio della Sabbia, doveva rendere conto al Kazekage, così spesso dovevano stare separati. Qualunque difficoltà ci fosse stata l'avevano superata mano a mano che si presentava.
Non si dicevano spesso ti amo, se non nei momenti in cui contava davvero, ma non serviva. Se lo dicevano nei gesti di tutti i giorni. Quando si salutavano prima di una missione, quando si svegliavano l'uno accanto all'altro nel letto con un sorriso, quando si confortavano, persino quando si punivano a vicenda con dei dispetti infantili. In quel momento potevano dire di essere soddisfatti e di poter trovare conforto l'uno nelle braccia dell'altro.
Shikamaru accarezzò dolcemente il braccio scoperto della moglie, soffermandosi su una cicatrice sulla spalla. Temari sorrise. Sapeva che lui stava pensando al loro primo bacio.

La Quarta Grande Guerra Ninja era finita da poco. Shikamaru e Temari erano all'inseguimento di un ninja, che si voleva approfittare del momento di instabilità. La ragazza, senza troppo ragionare, si era fiondata sul nemico. L'aveva attaccato usando il ventaglio, senza accorgersi che si trattava di una copia. Shikamaru tentò di avvertirla ma era troppo tardi. Il ninja la colpì con la sua katana, lasciando un profondo taglio sulla spalla della ragazza.
Shikamaru folle di rabbia, cercò di non perdere la concentrazione. Bloccò il nemico con il controllo dell'ombra e, con gesto deciso, fece in modo che il ninja, seguendo i suoi movimenti, si trafiggesse lo stomaco con la sua stessa lama. Eliminato il nemico si fiondò da Temari, il suo volto pallido e preoccupato. La ragazza aveva perso molto sangue, e lui le fasciò la ferita con una benda.
"Ti riporto subito al villaggio. Hai bisogno di un medico." disse senza distogliere lo sguardo dalla ferita, ormai bendata.
Temeva che guardandola negli occhi lei avrebbe capito ciò che provava in quel momento. "Smettila di preoccuparti. Sto bene!" rispose lei un po' seccata.
 "Potevi morire."
"Ma non è successo."
"Potevo perderti." disse Shikamaru in un sussurro.
Temari rimase per un secondo scioccata da quelle parole. Quando il loro vero significato la colpì, mise le mani sotto il suo mento e gli impose di guardarla.
"Ma tu mi hai salvata." disse con un sorriso dolce. Un sorriso che Shikamaru non le aveva mai visto. Un sorriso che da allora aveva rivolto solo a lui.
Il ninja prese tra le mani il volto della donna che amava e la baciò per la prima volta.


La mano di Shikamaru prese a scendere lungo il braccio e si spostò sull'estremità inferiore della cannottiera che Temari indossava come pigiama. Con la mano s'intrufolò sotto la maglia e comiciò ad accarezzarle il ventre. Temari continuava a meravigliarsi di come il suo tocco, dopo tutti quegli anni, le facesse ancora ribollire il sangue. Alzò di nuovo la testa per guardarlo, sorridendogli maliziosa e mordendosi il labbro inferiore. Lui le diede un bacio appassionato. Le loro labbra combaciavano perfettamente, le loro lingue si intrecciavano esperte in una danza lenta e coinvolgente. Senza staccarsi da lui, lei gli fu sopra e lui le strinse le mani attorno ai fianchi. Lei gli sorrise, osservò con desiderio il corpo del marito. Era magro, ma gli effetti degli allenamenti si vedevano nei muscoli degli addominali e delle braccia. Poi lentamente comiciò a baciare, mordere, leccare il suo collo, per poi passare alla sua clavicola al petto. Il sapore del corpo di lui, il suo profumo, il sentire i suoi muscoli sodi irrigidirsi al suo tocco le stuzzicavano i sensi. Shikamaru le accarezzava i capelli, assaporando il piacere di quelle labbra morbide sul suo corpo. Temari raggiunse la parte inferiore del ventre, cominciando a giocherellare con l'elastico delle mutande. A quel punto lui le alzò la testa e la fece tornare su di sè riprendendo a baciarla. Con un leggero colpo di reni ribaltò le posizioni. Ora era lui a condurre i giochi. Le morse il collo, lasciando un marchio rosso sulla sua pelle. Lentamente comiciò ad alzarle la cannottiera, baciando ogni punto che veniva scoperto. Le mani di lei gli accarezzavano la schiena. Adorava la lentezza con cui lui sostava su ogni parte del suo corpo ma, allo stesso tempo, con l'eccitazione cresceva l'impazienza di potere avere qualcosa di più. Raggiunse il suo seno cominciando a giocherellare con un capezzolo e facendola gemere, quando un sommesso bussare provenne dalla porta.
Temari affondò la testa nel cuscino, alzando gli occhi al cielo. Sapeva che ormai il momento era scivolato via. Shikamaru alzò la testa e, con un sorriso un po' rassegnato, cominciò ad abbassare la maglietta.
"Chi è?" chiese con voce roca.
"Sono io." una vocina flebile veniva da dietro la porta.
"Io chi?" chiese di nuovo Shikamaru, ritornando a sdraiarsi accanto alla moglie.
"Shikaku!" disse il bambino un po' spazientito.
"Ah sei tu! Allora puoi entrare."
I due genitori accolsero il piccolo con un sorriso. Shikaku assomigliava in tutto e per tutto a suo padre. La linea del viso, la corporatura, i capelli erano proprio quelli di Shikamaru. Solo gli occhi di un blu acceso erano identici a quelli della madre. Il bambino entrò stropicciandosi gli occhi.
"Come mai sei sveglio, tesoro?" chiese Temari con dolcezza.
"Posso dormire con voi?" chiese di rimando il bambino.
"Sai che devi darmi una buona ragione."
Shikamaru le diede un leggero pizzicotto con uno sguardo divertito. Si doveva sempre comportare da stronza. Lei gli rispose con un calcio, costringendo il marito a trattenere un gemito di dolore.
"Ho fatto un brutto sogno." disse con un tono ancora spaventato.
"Su entra piccino." disse Temari permettendogli di sdraiarsi in mezzo a loro.
"Cosa hai sognato?" chiese il padre curioso.
"Ho sognato che il Juubi veniva in casa nostra e mangiava te e la mamma. Dopo voleva mangiare anche me e io scappavo. E lui mi seguiva. E dopo mi sono svegliato."
"Lo sai che il Juubi non può più farti del male. Io, la mamma e i nostri amici lo abbiamo fatto andare via." lo rassicurò Shikamaru.
"Si ma qualche persona cattiva potrebbe cercare di farlo tornare!" disse con convinzione.
"Chi ti ha detto una cosa del genere?" chiese Temari con un tono che faceva presagire gravi pericoli per quella persona.
"Neji. Lui ha detto che suo padre gli ha raccontato tutto."
"Naruto!!!" disse come un imprecazione Temari. "Dovrò parlare con Hinata perchè gli chiuda quella maledetta boccaccia." continuò.
"Shikaku è vero il Juubi potrebbe essere ricostituito, ma ci sono varie ragioni per cui questo non può accadere. Per prima cosa non c'è più nessun nemico che abbbia il potere di farlo. La seconda ragione, quella più importante, è che nessuno di noi lo permetterà. E Naruto, nonostante la sua bocca larga, è il ninja più forte del Villaggio. Insieme a lui potremmo impedire che quelle cose brutte accadano di nuovo. Mi credi?"
Il bambino annuì, sbadigliando.
"Ora dormi. Ci pensiamo io e tuo padre a proteggerti sta notte." disse Temari affettuosa.
Quando il bambino si fu addormentato, Temari toccò dolcemente il braccio del marito.
"Stai bene? Non pensavo che proprio sta notte sarebbe saltato fuori l'argomento Juubi." sussurrò per non svegliare il bambino.
"Sai non passa giorno che io non ci pensi, ma oggi... oggi fa più male che mai."
Lei non disse nulla ma continuò ad accarezzargli il braccio, lasciando che si sfogasse.
"Sono felice. Sono il consigliere dell'Hokage più forte che Konoha abbia mai avuto. E' una bella seccatura, ma dà soddisfazione. Mia madre mi è sempre vicina, ho i miei amici, ho questa piccola peste e ho te. Però mio padre mi manca. Vorrei che potesse vedere suo nipote crescere o, almeno, vorrei avergli detto addio come si deve."
"Ti capisco." disse infine.
Anche lei aveva perso i genitori dopotutto, sapeva il vuoto che lasciava.
"Sono certa che lui sarebbe fiero di te. Certo lui non c'è più, ma con quello che fai onori la sua memoria. Restando fedele a ciò che lui ti ha insegnato e insegnandolo a nostro figlio, gli permetti di continuare a vivere. Lo so non è come averlo qui in carne ed ossa, ma è pur sempre un modo per averlo vicino."
Gli occhi di entrambi si riempirono di lacrime, che immediatamente ricacciarono indietro.
"Sai, nonostante tu sia la più grande seccatura che mi sia mai capitata, sono proprio fortunato ad averti." disse in tono scherzoso, ma sincero.
"Certo che sei fortunato! Sono la cosa migliore che ti sia mai capitata. A parte lui, ovviamente." disse indicando il piccolo Shikaku.
Shikamaru si allungò verso di lei e la baciò.
"Ti amo." le disse in un sussurro.
"Ti amo."



Angolo dell'autrice.
Salve a tutti!!!
Questa è la prima ShikaTema che pubblico. L'ho pensata e scritta in pochissimo tempo per i miei ritmi (solo due giorni!!!), perciò dovrete perdonarmi se non è perfetta. Ogni volta che scrivo una storia mi assalgono mille dubbi e non sono mai pienamente convinta. Una cosa però e certa, mi è piaciuto un sacco scrivere questa One Shot. Shikamaru è uno dei miei personaggi preferiti di Naruto (forse perchè è pigro come me?!?!) e la coppia Shikamaru-Temari, secondo me, è una delle più belle. Comunque spero che anche a voi piaccia leggerla.
Aspetto i vostri commenti, sia positivi sia critiche. Insomma mi piacerebbe sapere la vostra opinione.
Alla prossima storia!!!

 
  
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