Spegniti,
spegniti, breve candela! La vita non è altro che un'ombra
che cammina […]
Da
“Macbeth”, Shakespeare
~ Solo
una candela
Hinata
si guardò ancora
intorno.
Un
altro po’ di tempo in
quella stanza e sarebbe soffocata, lo sentiva.
L’atmosfera
era tetra,
uniforme.
L’oscurità
opprimente era
rischiarata soltanto dalla debole luce emanata dalla fiamma di una
candela
posata su un lungo tavolo di legno a qualche metro da lei.
Quella
fiamma era l’unica cosa
che riusciva a darle conforto in quella triste solitudine.
La
disperazione riempiva ogni
angolo del suo corpo e dei suoi pensieri.
La
preoccupazione aderiva
perfettamente ai suoi lineamenti perfetti e alle sue membra, sfinite da
tanta
attesa.
Si
sedette per terra: il nero
pavimento lastricato era ghiacciato.
Cominciò
a contarne mentalmente
le piastrelle polverose per cancellare l’odioso ticchettio
dell’orologio sulla
parete di fronte a lei, ma non ci riuscì.
Lo
scorrere del tempo era
diventato ormai il macabro sottofondo della sua vita.
Il
tempo le sfuggiva dalle
mani, questa era la verità, e lei non poteva fare a meno di
controllarlo.
Sempre.
Incessantemente.
Un
soffio gelido penetrò
prepotentemente da due assi di legno mal inchiodate e fece traballare
pericolosamente la fiamma.
Hinata
osservava con i brividi
alla schiena i giochi di luce che si creavano sul muro.
Strane
figure nascevano,
risplendevano per un momento, abbagliandola e infondendole un
po’ di fiducia,
poi sparivano.
E
l’ombra e le tenebre
riavvolgevano tutto.
Tutto
questo, però, non la
infastidiva.
In
fondo, lei era abituata a
vivere nell’ombra.
Il
suo viso, il suo corpo, il
suo carattere, lei.
Era
così anonima che nessuno
la notava, nessuno si era accorto che qualcosa in lei era cambiato.
Neanche
la sua famiglia.
La
sofferenza la stava
schiacciando, la sua anima stava andando in frantumi, ma nessuno se ne
era
accorto.
Neanche
la persona che amava
più della sua stessa vita, forse perché lui aveva
soltanto cercato di
dimenticarla, la sofferenza.
E
quella fiamma, così debole,
così indifesa [come lei] restava la sua unica ragione di
vita.
La
vedeva affievolirsi sempre
di più, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno,
senza smettere mai
di sperare che un giorno, forse, sarebbe rinata, più
vigorosa e maestosa di
prima, e avrebbe continuato a risplendere.
Hinata
era un po’ una candela:
aveva bruciato, rischiarato l’oscurità delle altre
anime, ma quando era arrivato
il momento di rischiarare la sua stessa anima…
‘E’
troppo tardi. La candela
si è consumata. Adesso l’ombra
s’impossesserà della tua vita.’
Hinata
cacciò un flebile
gemito, rassegnata.
Una
lama di vento s’insinuò
inattesa tra le assi, così come nel suo cuore.
La fiamma si spense e la ragazza cadde con la testa sulle fredde piastrelle, immobile.
Eh si, da oggi ho finito di scrivere su questa serie.
Non ce la faccio più, non ci riesco.
Per me è diventato impossibile ormai.
Le ultime scan che ho letto mi hanno scioccata parecchio e ho deciso di finirla, almeno per adesso.
In futuro, chissà.
Mi dedicherò ad altri fandom che finora avevo messo da parte, sperando di farcela. ^^
Parlando della fic, ha partecipato al Concorso di LalyBlackangel e Mala_Mela "Shakaspeare meets Naruto" e si è classificata quarta.
Riporto il commento delle giudicie (se si può dire! XD)
Solo una Candela - Ayumi Yoshida
8 per il personaggio.
8 per la grammatica e lo stile
7 per l'originalità.
TOTALE: 23
Mela
Questa è una storia molto buona, interessante e grammaticalmente corretta, purtroppo l'ho trovata un po' banale. Forse perchè Hinata e l'angst vanno normalmente a braccetto, forse perchè questa è esattamente l'immagine che a tutti potrebbe venire in mente associando Hinata alla citazione da te scelta. Come ho già detto lo stile è molto buono, ma avresti potuto indagare maggiormente il personaggio e rivedere i fatti sotto una lue differente. Nonostante questo, non male!
Laly
Piacevole, anche se infinitamente drammatica.
Grammatica essenzialmente corretta, stile scorrevole nella maggior parte dello scritto, e una Hinata molto IC, ma non perfettamente caratterizzata nella sua fragilità.
Ottima narrazione che catapulta il lettore nelle sensazioni della protagonista, dando un senso di soffocamento e di tristezza.
Attenta a quelle ondate di stile lento che spesso ti accompagnano, e che si notano molto di più nelle one-shot che nelle long-fic.
Soprattutto attenta a seguire la traccia: hai centrato perfettamente il senso della citazione, percorrendola passo passo, ma lo hai fatto a scapito dell’originalità.
Infatti la fanfiction è risultata lievemente scontata, pur nella sua bellezza.
Per il resto, davvero bella.
Vi chiedo, se siete arrivati fin qui, di lasciarmi un commento per dirmi se fa schifo o se vi è piaciuta almeno un pò, grazie! ^^
Ci terrei molto a saperlo.
Ringrazio le giudicie per il giudizio dettagliato e per la velocità con cui ci hanno conunicato i risultati e faccio i complimenti alle altre partecipanti!
Competere con voi è stato un onore! **
E così queste sono le mie ultime parole su questo fandom.
Ringrazio infinitamente chi mi ha su(o ? XD)pportata leggendo le mie storie e recensendole.
Vi ringrazio di cuore!
Non ci sono parole per descrivere quello che il vostro supporto è stato per me.
Grazie davvero.
Arrivederci.
Vostra Ayumi