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Autore: Paradichlorobenzene_    30/04/2014    1 recensioni
Angel e Devil si scontrano da secoli per custodire o tentare le anime dei terreni a loro affidati. Ma com'è davvero la vita di questi poveri stagisti? Cosa dovranno affrontare alla Golden School, prima di diventare Guardiani? Certamente, la prospettiva di vivere in eterno non è per loro una cosa allettante ... Almeno per ora.
Tratto dal Prologo:
3#
Lui, che non se n’era accorto, guardò lo strappo all’altezza del ginocchio con orrore. I suoi eleganti pantaloni ottocenteschi erano stati irrimediabilmente rovinati, era un affronto quasi peggiore del mignolino.
Lysandre si schiarì la voce per vocalizzare con precisione e, sorridendo, scandì bene le seguenti parole:
“Vaffanculo, Castiel”.
Genere: Demenziale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Nuvole Bianche.


La prima cosa, era il suo nome.
Una splendida donna di circa quarant’anni, forse poco meno. Una splendida donna dai magnifici occhi azzurri, vestita elegantemente, con un lievissimo accenno di rughe – rughe d’espressione.
Un sorriso bellissimo senz’altro, tuttavia non sorrideva.
Un uomo alto e dai capelli scuri, gli occhi grigi come antracite. Un uomo dal volto severo.
Un uomo dal volto severo e dai vestiti austeri, con lo sguardo colmo di preoccupazione.
Stava seduto a tavola, di fronte alla moglie, preoccupato per la sua unica figlia.
Il nome dell’angelo organico, dell’angelo guerriero, dello spirito combattivo, di una bellissima donna che aveva rinnegato il paradiso. Il nome di chi ha combattuto e perso, era tutto scritto lì.
Raphael e Lilith, nel loro cuore di genitori, lo sapevano.
Lo capivano dal silenzio, dai digiuni, dai mesi passati religiosamente chiusa nella sua stanza e dai sospiri, le urla che gettava negli incubi direttamente nelle orecchie dei genitori nel cuore della notte.
La loro bambina doveva essersi innamorata di un demone e loro le avevano dato il nome sbagliato.
 
La seconda cosa era la melodia del pianoforte.
Le dita correvano su bianchi pavimenti rettangolari, salivano scalini neri.
La melodia che riecheggiava nella stanza – nella sua testa – e non copriva i pensieri.
La scala di Do si adattava a quella melodia, veloce – lenta –
Triste non lo era sicuramente – dove vuoi nasconderti? Sembrava dirle.
I capelli biondi sciolti e la faccia pallida di chi da mesi non esce di casa – Da cosa vuoi nasconderti?
Sembrava dirle.
La seconda cosa era la melodia del pianoforte.
Gli occhi le si erano spenti fino a diventare neri, non parlava con nessuno.
Le finestre chiuse. Da chi vuoi nasconderti? – Sembrava dirle Nuvole Bianche.
Se un tempo le avessero detto che un giorno avrebbe sofferto per una cosa futile come l’amore,
lei non ci avrebbe mai creduto.
 
La terza cosa era il dolore.
Il sangue che ribolliva nelle vene anche se i demoni non possono ferirsi, non possono sentire dolore.
Chi ha deciso che questa cazzata è vera – Pensò Castiel – non merita nemmeno di bruciare all’inferno.
Si sentiva un emerito idiota e, a detta di Lysandre, in effetti lo era.
Lysandre, che l’aveva ferito. Lysandre, che s’era beccato tanti pugni quanti Castiel non gliene aveva mai dati quando questo venne a sapere che lui e Alexiel s’erano lasciati.
Perché, non l’aveva capito. Ma aveva avuto una buona scusa per vendicarsi, e tanto gli era bastato.
 
La quarta cosa era il caos.
Lysandre invece lo sapeva, perché Alexiel lo aveva lasciato.
Sapeva che amava Castiel, e forse lo amava ancora, ma ormai era tutto finito.
Tutte le possibilità che poteva avere erano state distrutte, e nonostante tutto non gli dispiaceva.
Essere demoni vuol dire tentare e distruggere e non poteva provare rammarico per qualcosa che
era suo dovere fare e che aveva fatto bene.
Ma se il caos fosse anche dentro di lui, a quello come doveva rimediare?
 
La quinta cosa, era la determinazione.
A scuola nessuno riusciva più a riconoscere Claire. Non sembrava essere diversa, solo più distante.
E più perfida, e si vedeva dalle risposte a tono che dava ad Ambra, dal suo modo di raggelare le persone e
Fermare il tempo dentro le stanze, dalla camminata.
Dal modo in cui i suoi occhi già color del ghiaccio come questo erano diventati freddi.
E in effetti la cosa aveva suscitato la curiosità di alcuni,
e attirato la bicromatica attenzione di altri.
 
Ma intanto il freddo dell’inverno si era confuso con i fiori di ciliegio,
e con il caldo che inizia a precedere l’estate.

.
.
.
E ben presto ci si rese conto che, in questo modo, le cose non potevano continuare.
   
 
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