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Autore: two_dollar_bill    30/04/2014    6 recensioni
[...] Contemplò lo skyline della città che si dipanava davanti ai suoi occhi, in un'altra occasione sarebbe stato fermo ad ammirare quello spettacolo anche per ore, in un'altra occasione quel cappuccio sarebbe caduto leggero sulle sue spalle mentre si crogiolava nella brezza leggera della notte, in un'altra occasione, ma non lì e non adesso. Quelli erano privilegi di Oliver Queen, non del Vigilante.
{and a spoon of Olicity}
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Oliver Queen, Roy Harper, Thea Queen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia non avrebbe mai dovuto vedere la luce, è stata scritta per mio fratello, su sua esplicita richiesta, (poverino, non sapeva in che guaio si sarebbe cacciato), quindi solo lui avrebbe dovuto essere consapevole del livello di assurdità che il mio cervello riesce a sfornare, ma alla fine mi sono persuasa. E' la prima che scrivo di questo fandom e non avevo idea che Oliver fosse un personaggio così complicato da gestire; non avevo idea neppure che le cose mi sarebbero sfuggite di mano e avrei scritto una cosa così come dire...emh demenziale?! Va beh, sappiate che è l'incarnazione del senza pretese, solo per ridere della mia pessima fantasia. Sono sicura che me ne pentirò ma se ne avete il coraggio: buona lettura!

 

Il vicolo era buio e desolato, un solo pigro lampione spargeva una debole luce sul malridotto cassonetto dietro cui era nascosto, da quello che sembrava un tempo infinito, onde di fumo bianco dondolavano nell'aria fresca della sera, si era sempre chiesto cosa le provocasse senza mai cercare una vera risposta. Un cigolio lontano echeggiava nell'aria, quasi accompagnando il battere ritmico del suo cuore. Riusciva a sentirlo distintamente e se non fosse stato sicuro che era impossibile avrebbe creduto che chiunque nel giuro di un chilometro poteva ascoltarlo a sua volta.

Si guardò velocemente intorno. Ai lati, in alto, gettò perfino uno sguardo veloce ai suoi stessi piedi, che avevano fastidiosamente iniziato a formicolare per lo sforzo di rimanere accovacciato. Anche in quella posizione sicura si sentiva scoperto, doveva spostarsi velocemente e senza far alcun rumore. Soppesò le varie possibilità, decidendo infine di approfittare della scaletta a pochi metri da lui, si sarebbe esposto, ma giusto il tempo di arrampicarsi sulla balaustra e ottenere una visuale migliore. Uno scatto felino lo portò a stringere con mani sicure il primo piolo, dondolo con i piedi nel vuoto per qualche secondo e con un movimento fluido si ritrovo sul balconcino di uno dei tanti fatiscenti condomini alla periferia di Starling City.

Contemplò lo skyline della città che si dipanava davanti ai suoi occhi, in un'altra occasione sarebbe stato fermo ad ammirare quello spettacolo anche per ore, in un'altra occasione quel cappuccio sarebbe caduto leggero sulle sue spalle mentre si crogiolava nella brezza leggera della notte, in un'altra occasione, ma non lì e non adesso. Quelli erano privilegi di Oliver Queen, non del Vigilante. Per un attimò pensò a sua sorella, alla stupida scusa che aveva dovuto trovare per declinare il suo invito a teatro, non che gli dispiacesse - odiava il teatro - non riusciva a capacitarsi del perchè qualcuno volesse trascorrere quattro ore della sua vita a guardare dei corpulenti attori che cantano in lingue incomprensibili di roba altrettanto noiosa - andiamo, a lui di questo Figaro che era un'eccelso barbiere non poteva fregar di meno! - però l'espressione delusa di lei, era ancora lì davanti ai suoi occhi. Non era il teatro in sè, era il tempo insieme che mancava. Sì sarebbe fatto perdonare, prima o poi, continuava a ripetersi, pur sapendo fosse solo un'altra delle troppe promesse che aveva fatto da quando era tornato dall'isola.

Il saettare di una freccia a pochi centimetri da lui, lo allontanò da tutti i suoi inadeguati pensieri, mentre imprecava sommessamente, guardandosi intorno. Afferrò saldamente il suo arco, che fino ad allora aveva tenuto pigramente racconto su una spalla e incoccò una freccia, puntando nella stessa direzione da cui il dardo, che l'aveva quasi colpito, proveniva. Scoccò una, due, tre volte, cercando un nemico invisibile. Aguzzò lo sguardo nel buio ma l'unica cosa che riusciva a vedere era una mare di tenebra. Frustrato, abbassò l'arma, optando per una sfera ottica, uno dei nuovi giocattolini giunti freschi freschi dalla Russia. Lo lanciò  in aria con quanta più forza aveva e coprendosi gli occhi aspettò il momento dell'esplosione abbagliante che gli avrebbe permesso di osservare, anche se per poco, tutto ciò che aveva intorno. In quello stesso istante un rumore proveniente dal tetto del palazzo di fronte lo portò ad alzare il capo, incurante del suo stesso piano; quandò la mina esplose lo accecò mandando in fumo tutto il progetto "Dannazione" mormorò, digrignando i denti e correndo per ripararsi da un'evenutale imboscata.
Non riusciva a vedere più niente e si muoveva alla cieca sulla balaustra che lo sosteneva. Battè velocemente le palpebre cercando di mettere a fuoco, l'effetto non sarebbe durato a lungo, ma si sentiva uno stupido e le ombre nere che saettavano davanti ai suoi occhi non facevano che avvalorare la sua tesi - era davvero un idiota.
Salì velocemente di qualche piano, con i sensi affinati, non vedere momentaneamente, non era poi così un problema. Alla fine decise di raggiungere il tetto, era nervoso e impaziente. Aspettare fermo in punto qualsiasi non faceva per lui. Non avere il controllo era fastidioso e allo stesso tempo destabilizzante. Quando lo raggiunse quasi inciampò su un tubo dell'acqua incrinato, si maledisse nuovamente e con sua grande sorpresa si trovò davanti l'artefice del rumore che gli era costato la vista. "You gotta be kidding me..." si fece sfuggire alzando gli occhi al cielo mentre per tutta risposta quel povero gatto randagio che si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato lo guardava incurante limitandosi ad un flebile - miao -
Trattenne l'incredibile desiderio di prenderlo a calci, quando un dolore improvviso alla spalla lo fece sussultare. Si voltò di scatto notando il piccolo dardo sedativo che l'aveva colpito, non fece in tempo ad afferrarlo e gettarlo via che qualcuno lo colpì alla schiena facendo volare molti metri più in là.

L'impatto fu brutale e doloroso, si rialzò a fatica, scuotendo la testa, cercando di mettere a fuoco mentre già il calmante si diffondeva nel suo corpo intorpidendo i suoi sensi. "Allora..." il tono di schernò in quella voce lo irritò "...tutto qui quello che sai fare?"
Un sorriso ironico si allargò sul suo viso, mentre sferrava un attacco rapido "Non proprio..." rispose impudente, mentre sferzava l'aria con un calcio a vuoto. Piroettò su se stesso per evitare il colpo successivo e atterrò barcollando sui piedi instabili. Provò a colpire nuovamente ma il suo braccio fu bloccato con una facilità sconcertante, sentiva la presa ferrea stringere e quasi incrinare le sue ossa. Con la mano libera afferrò il polso che lo teneva fermo e ruotando facendo leva sulla schiena fece atterrare il suo avversario di schiena a terra proprio davanti ai suoi piedi, mentre il tonfo sordo riecheggiava nell'aria. L'altro impassibile lo guardò divertito, afferrandogli ambo le caviglie mentre ancora stava disteso. Lo tirò giù facendolo cadere a sua volta come un sacco di patate per poi alzarsi con un veloce colpo di reni. Un formicolio gli percorse la schiena, mentre a sua volta si alzava dondolando le braccia. 
Schivò un altro colpo, con un saltello indietro, due colpi, spostandosi di lato ma ormai tenere gli occhi aperti era sempre più difficile, il palmo aperto dell'altro lo colpì in pieno petto, con la potenza di un mattone, volò indietro e svenne miseramente. 
   
Quando finalmente si svegliò, faticando a respirare, si rese conto che qualcuno stava bellamente seduto sul suo ventre - Patatina? - si sentì dire mentre il ragazzo gli porgeva un cesto stracarico di profumata robaccia fritta, annegata in un'eccessiva quantità di ketchup, maionese - e dall'odore pungente - salsa barbecue. Lui alzò un sopracciglio indispettito mentre una risata cristallina lo faceva voltare ad incontrare i familiari occhi chiari di Felicity. Click . - Questa è proprio una scena che non potevo evitare di immortalare!" affermò sorridente, brandendo il suo cellulare, mentre finalmente Roy con un movimento fluido si alzava dal suo petto dolorante. "Molto divertente, davvero molto divertente..." borbottò lui.
"Avanti Oliver, non te la prendere. Dopotutto il ragazzo ha vinto." Diggle era appena sopraggiunto, assestò una pacca affettuosa sulla spalla del ragazzino e lo guardò con fare divertito. "Bene, vedo che siete tutti contro di me." aggiunse massaggiandosi il collo.
"E' quello che succede a farsi battere da un gatto!" buttò lì, Roy Harper, mentre masticava gloriosamente la sua cena.
"Un'idea geniale non c'è che dire...!" aggiunse la maga dei computer
"Come sarebbe a dire un'idea geniale?" chiese il milionario di turno, con un broncio che trasudava tutto il suo disappunto.
"Diciamo che non era lì per caso. Gli ho dato una piccola, come dire, spintarella!"
Oliver alzò le mani sconfitto "Bella mossa..." convenne rassegnato "... la fortuna del principiante." aggiunse poi, piccato.
"E la forza del mirakuru" fece lui, sempre più gongolante, mentre gli riservava la migliore espressione impudente che gli avesse mai visto, e quel tipo aveva sempre quelle espressioni altezzose, stampate in viso.

"Beh!" Felicity batte le mani per richiamare l'attenzione "A questo punto, ti tocca pagare. Hai perso."
"Oh, no. Assolutamente no!" esclamò lui, spalancando leggermente gli occhi ma senza abbandonare la sua compostezza.
"Oh sì." fece lei avvicinandosi, afferrandolo per un braccio, arrossendo subito dopo per la vicinanza. "Magari, prima, metti una maglietta..."
"Non se ne parla." Si alzò, ancora vagamente indolenzito, cercando qualcosa da mettersi tra i numerosi capi di emergenza che stavano stipati nella loro - arrow caverna - come quel ragazzino insopportabile amava chiamarla " Non mi presterò a niente del genere, mi dispiace. "
"A deal is a deal..." lo inchiodò Diggle - neanche il suo amico stava dalla sua parte, era incredibile.
" A deal is a deal..." fecero in coro gli altri due annuendo alla sua volta.
Lui sospirò sconfitto, aveva perso sul campo e adesso stava per perdere anche la sua dignità.

"Non abbiamo tempo per queste cose..." tentò, cercando di persuaderli a lasciarlo andare "Inoltre, ho lasciato Thea sola per questa sfida."
"L'ho già chiamata, ci raggiungerà. Dovremo trovare una scusa convincente per spiegarle il tutto ma... ne vale la pena."
Felicity rise ancora a quelle parole, mentre il suo volto s'illuminava "Una serata libera non ci farà male." affermò poi convinta.
"Vi odio. Non so cosa avete in mente ma sappiate che vi odio, tutti." borbottò lui mentre si avviava verso l'uscita.
"Non è vero, siamo tremenadamente adorabili!" lo rimbeccò Roy, con un sorriso a trentadue denti.
Sì, se non fosse stato il ragazzo di sua sorella l'avrebbe già accoltelato plurime volte, avrebbe atteso che guarisse e avrebbe ricominciato da capo a seviziarlo, solo per togliergli quel brutto ghigno dalla faccia.

Thea Queen era entrata a passo di carica nel locale che il suo fidanzato gli aveva indicato, non c'era mai stata e non sapeva cosa aspettarsi, era stato molto vago e misterioso, prevedibilmente come il fratello anche lei non era una che amava essere tenuta all'oscuro delle cose, quindi  appena l'aveva individuato tra la folla, si era precipitata "Vuoi spiegarmi?!" aveva esordito tagliando corto.
"Ehi, sei arrivata!" lui fece un gran sorriso e la invitò a sedersi accanto a lui "Che ci facciamo qui, Roy?" disse incerta guardandosi intorno con aria circospetta "Stai tranquilla" la incoraggiò, c'è una cosa che devi vedere. Ti piacerà." Il suo sguardo scettico lo face ridere. "Te lo assicuro" aggiunse convinto." dandole un bacio veloce.

"Ahia, Felicity, mi stai facendo male!"
"Oddio, non vorrai dirmi che Oliver Queen - abbassò lievemente il tono di voce - nonchè eroe della città, ha una soglia del dolore così bassa."
"Stringe, Felicity. Mi stai soffocando."
"Abbi pazienza, non è divertente neanche per me - ci pensò su un attimo - No, scusa è tremendamente esilarante."
"Basta, me ne vado!" sbottò lui, facendo per alzarsi dallo sgabello su cui era abbandonato in preda alla disperazione.
"No, tu non vai proprio da nessuna parte." lei gli fece l'occhiolino " Ho quasi finito " aggiunse per tranquillizzarlo.
"Questo non mi è di alcuno conforto..." sospirò "Non posso crederci."
"L'ultimo tocco...ed è fatta!" lei lo guardò spalancando un pò gli occhi e allargando la bocca a formare una O.
"Devo proprio farti una..."
"FELICITY!"
"Mh, okay no. Magari dopo...!"
Lui la fulminò con lo sguardo mentre si alzava in piedi traballante. "Diggle ti accompagnerà."
"Vuoi dire che mi farà da guardia perchè non scappi, vero?"
Lei lo liquidò con un gesto della mano "Dopotutto per le apparenze è il tuo cane da guardia." e scomparve velocemente lasciandolo lì finchè non arrivò l'interpellato che scoppiò a ridergli in faccia come non l'aveva mai visto ridere in vita sua. "Signore, mi complimento" disse fintamente formale. L'altro grugnì. "Quanto vuoi per lasciarmi andare?"
"E perdermi questo spettacolo?"
"Dio, perchè non sono rimasto su quell'isola!"

"Roy, fammi capire, cosa siamo venuti a vedere qui? E' un concerto?!" Thea, sorseggiava un pessimo cocktail che aveva ordinato qualche minuto prima, ancora scrutando il panorama che li circondava. Sul palco un ragazzo ed una ragazza, stavano cantando una vecchia canzone di Stevie Wonder, non erano niente male ma quello di sicuro non era il tipo di serata che amava trascorrere con il suo ragazzo.
"Non essere impaziente" la rimproverò, mentre Felicity li raggiungeva, salutando calorosamente la sorella del suo capo "Allora?" si informò il ragazzo.
"Quasi pronti. Credo subito dopo..." risero complici
"Subito dopo, cosa ?" fece ancora insistente la ragazza che voleva veloci e rapide delucidazioni
"Vedrai!"
"Ma perchè siete così misteriosi e dov'è Ollie? Avevi detto che sarebbe stato qui anche lui!"

"Oliver, tocca a te."
"No, no assolutamente no. No, no e no!"
"Oliver." Diggle lo afferrò per un braccio o meglio lo aiutò a non spalmarsi al suolo mentre procedeva tentennando. Lo accompagnò dietro le quinte e con una spinta per niente gentile lo invogliò a salire sul palco. Poi corse via velocemente.

"Eccolo!" esclamò Roy, ingollando un grosso sorso di birra
"Dove?" Thea si girò a destra e sinistra cercando il distinto fratello che si aspettava raggiungerli con il suo solito passo severo e il vestito inamidato, ma lui prontamente le afferrò il mento e lo indirizzò sul palco dove, in piedi, o per meglio dire, impalata se ne stava una ragazza. Le luci non le illuminavano il volto ma sembrava alta ed imponente, indossava una corta gonna di pelle, scarpe altissime, altrettanto nere ed una maglietta rosa porcellino a giro manica, degli orecchini di un rosa molto più acceso svettavano ai lati del suo volto e  portava quella che doveva essere per forza una parucca cotonata in modo decisamente improbabile, sulla testa. E aveva anche stretta in mano...

"...l'aspirapolvere è un tocco di classe!" disse Diggle, che si era precipitato a sedersi accanto a loro mentre le note di una canzone fin troppo familiare iniziavano a diffondersi nell'aria "Non capisco..." Thea se ne stava lì confusa a guardarli mentre già si sbellicavano dalle risate.
"Mi piace questa canzone!" esclamò l'ex soldato " I want to break free..."
"Sculetterà? Secondo voi, sculetterà?" chiese Roy agitandosi sulla sedia
"Deve sculettare!" esclamò John, tra un ghigno e l'altro.
"Ma cosa..." Thea non fece in tempo ad articolare il suo pensiero che il faro investì la ragazza, o quella che lei credeva fosse una ragazza, in pieno viso, mostrando niente meno che suo fratello, in tutta la sua gloria. Proprio il suo compunto ed impettito fratello, vestito come una drag queen, fermo immobile con sguardo assassino ed un'aspirapolvere stretta nella mano destra. Ed i tacchi. Suo fratello sui tacchi!
"Oddio!" esclamò mettendosi una mano davanti alla bocca sgranando gli occhi " Non ci credo."

Quando Oliver Queen, amministratore delegato della Queen Consolidated, iniziò a cantare, sua sorella capì che non ci sono certezze nell'universo o che forse l'apocalisse era vicina. Lo guardava mentre rigido come un chiodo muoveva solo un braccio spostando avanti ed indietro quell' aspirapolvere millenaria, con la faccia di uno che avrebbe preferito morire che trovarsi lì in quel momento, impegnato in quella che doveva essere una molto, ma molto, ma molto e con molta fantasia, banale imitazione di Freddy Mercury. A quel punto, soppesando i fatti, la ragazza pensò bene di scoppiare a ridere furiosamente e fare il tifo, perchè le spiegazioni potevano aspettare e se suo fratello era su un palco, lei l'avrebbe acclamato, fino a sgolarsi, perchè era suo fratello ed era meraviglioso anche così, stonato come una campana.

I want to break free
I want to... break free
I want to break
free ( sì da questa tortura, qualcuno mi aiuti ) from your lies
You're so self satisfied I don't need you
( chi diavolo l'ha scelta questa canzone?)
I've got to break free ( e pure velocemente )
God knows, God knows I want to break free   - Oliver alzò gli occhi al cielo in una muta preghiera, mentre le urla, le risate e quelli che scoprì essere gli incitamenti di sua sorella lo raggiungevano sul palco. Fortunatamente nessuno poteva riconoscerlo e sopratutto non vedeva niente con i fari puntati verso di lui, risparmiandosi almeno l'imbarazzo di guardare i volti della folla. Quello che si limitava a fare era qualche passo ogni tanto, con lo stesso entusiasmo di un bambino il primo giorno di scuola.
 "Perchè tuo fratello sembra sempre avere un palo in..."
"Roy Harper, ti proibisco di concludere questa frase!" lo fermò Thea, dandogli un'occhiataccia e continuando ad applaudire entusiasta alla volta di suo fratello; per tutta risposta, Oliver ne aveva veramente abbastanza. Ed il suo ego ferito stava per cedere rovinosamente. Pregò in tutte le lingue di essere salvato, mentre ancora articolava stralci di quella canzone improbabile, in una situazione indicibile, in quelle vesti succinte; meditando vendetta verso tutti i suoi infedeli sottoposti; quando il suono di una campanella stridula irruppe, interrompendo la musica seguita da urla e grossi getti d'acqua che si riversavano dal soffitto. Ollie ci mise meno di due secondi a capire di cosa si trattava: l'allarme antincendio gli stava salvando la vita! Si sfilò con malagrazia le scarpe alte e con tutta la sua prestanza fisica corse via, leggermente impedito dalla gonna striminzita che gli stringeva i fianchi, mentre la parrucca gli volava letteralmente dal capo. Afferrò i suoi vestiti e corse verso l'uscita, sorpreso di trovare una macchina ferma proprio lì davanti. Il finestrino si abbassò velocemente mentre quel sorriso familiare lo salutava "Ehi bambola, posso darti uno strappo a casa?!" Felicity gli fece l'occhiolino - lo stava salvando - invitandolo a salire con un cenno della testa, lui non se lo fece ripetere due volte, si fiondò sul sedile del passeggero, lasciandosi sprofondare mentre un sonoro crack avvisava la resa del tessuto. Lui sbuffò esasperato mentre la ragazza stringeva le labbra trattenendo una risata divertita. "Dai gas!!!" le intimò senza perdere altro tempo o guardarla.
Click - un'altra foto. "Scusa dovevo proprio!" esclamò lei, guardandolo con interesse. "L'ombretto ti dona, Olivia !" affermò convinta, mentre ingranava la marcia e partiva a tutta velocità, sotto lo sguardo per una volta veramente stupito e sconvolto di Oliver Queen.




 

 

 

 

Nda.
Accetto tutti gli insulti, le critiche e anche eventuali lanci di cibarie!
Sembrava tutto così serio all'inizio, invece! Per farla breve: Roy e Oliver hanno fatto una scommessa che purtroppo è finita male, costringendolo a pagare pegno, che Mr Queen mi perdoni per tutto questo! Ovviamente il titolo della storia e la canzone che canta Oliver è I want to break free dei Queen, che anche lui mi perdoni. xD
In ogni caso se siete arrivati fin qui, vi ringrazio del tempo, della pazienza e sarò ancora più felice se non chiamerete la neuro.
Okay, mi fermo, il livello di assurdità sta raggiungendo la stratosfera.
Grazie a tutti ancora & have a nice day!

 

 

 

 

 

 

 

 

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