Questa storia non avrebbe mai dovuto vedere la luce, è stata scritta per mio fratello, su
sua esplicita richiesta, (poverino, non sapeva in che guaio
si sarebbe cacciato), quindi solo lui avrebbe dovuto essere consapevole del
livello di assurdità che il mio cervello riesce a sfornare, ma alla fine
mi sono persuasa. E' la prima che scrivo di questo fandom e non avevo
idea che Oliver fosse un personaggio così complicato da gestire; non avevo idea neppure
che le cose mi sarebbero sfuggite di mano e avrei scritto una cosa
così come dire...emh demenziale?! Va beh, sappiate che è l'incarnazione del senza pretese,
solo per ridere della mia pessima fantasia. Sono sicura che
me ne pentirò ma se ne avete il coraggio: buona lettura!
Il vicolo era buio e desolato, un solo pigro lampione spargeva una debole luce sul malridotto cassonetto dietro cui era nascosto, da quello che sembrava un tempo infinito, onde di fumo bianco dondolavano nell'aria fresca della sera, si era sempre chiesto cosa le provocasse senza mai cercare una vera risposta. Un cigolio lontano echeggiava nell'aria, quasi accompagnando il battere ritmico del suo cuore. Riusciva a sentirlo distintamente e se non fosse stato sicuro che era impossibile avrebbe creduto che chiunque nel giuro di un chilometro poteva ascoltarlo a sua volta.
Si guardò velocemente
intorno. Ai lati, in alto, gettò perfino uno sguardo veloce ai suoi stessi
piedi, che avevano fastidiosamente iniziato a formicolare per lo sforzo di
rimanere accovacciato. Anche in quella posizione sicura si sentiva scoperto,
doveva spostarsi velocemente e senza far alcun rumore. Soppesò le varie
possibilità, decidendo infine di approfittare della scaletta a pochi metri da
lui, si sarebbe esposto, ma giusto il tempo di arrampicarsi sulla balaustra e
ottenere una visuale migliore. Uno scatto felino lo portò a stringere con mani
sicure il primo piolo, dondolo con i piedi nel vuoto per qualche secondo e con
un movimento fluido si ritrovo sul balconcino di uno dei tanti fatiscenti
condomini alla periferia di Starling City.
Contemplò lo skyline della
città che si dipanava davanti ai suoi occhi, in un'altra occasione sarebbe
stato fermo ad ammirare quello spettacolo anche per ore, in un'altra occasione
quel cappuccio sarebbe caduto leggero sulle sue spalle mentre si crogiolava
nella brezza leggera della notte, in un'altra occasione, ma non lì e non adesso.
Quelli erano privilegi di Oliver Queen, non del Vigilante. Per un attimò pensò a
sua sorella, alla stupida scusa che aveva dovuto trovare per declinare il suo
invito a teatro, non che gli dispiacesse - odiava il teatro - non riusciva a
capacitarsi del perchè qualcuno volesse trascorrere quattro ore della sua
vita a guardare dei corpulenti attori che cantano in lingue incomprensibili di
roba altrettanto noiosa - andiamo, a lui di questo Figaro che era un'eccelso
barbiere non poteva fregar di meno! - però l'espressione delusa di lei, era
ancora lì davanti ai suoi occhi. Non era il teatro in sè, era il tempo insieme
che mancava. Sì sarebbe fatto perdonare, prima o poi, continuava a ripetersi,
pur sapendo fosse solo un'altra delle troppe promesse che aveva fatto
da quando era tornato dall'isola.
Il saettare di una freccia a pochi
centimetri da lui, lo allontanò da tutti i suoi inadeguati pensieri, mentre
imprecava sommessamente, guardandosi intorno. Afferrò saldamente il suo arco,
che fino ad allora aveva tenuto pigramente racconto su una spalla e incoccò una
freccia, puntando nella stessa direzione da cui il dardo, che l'aveva quasi
colpito, proveniva. Scoccò una, due, tre volte, cercando un nemico invisibile.
Aguzzò lo sguardo nel buio ma l'unica cosa che riusciva a vedere era una mare di
tenebra. Frustrato, abbassò l'arma, optando per una sfera ottica, uno dei nuovi
giocattolini giunti freschi freschi dalla Russia. Lo lanciò in aria
con quanta più forza aveva e coprendosi gli occhi aspettò il momento
dell'esplosione abbagliante che gli avrebbe permesso di osservare, anche se per
poco, tutto ciò che aveva intorno. In quello stesso istante un rumore
proveniente dal tetto del palazzo di fronte lo portò ad alzare il capo,
incurante del suo stesso piano; quandò la mina esplose lo accecò mandando in
fumo tutto il progetto "Dannazione" mormorò, digrignando i denti e correndo per
ripararsi da un'evenutale imboscata.
Non riusciva a vedere più niente e si
muoveva alla cieca sulla balaustra che lo sosteneva. Battè velocemente le
palpebre cercando di mettere a fuoco, l'effetto non sarebbe durato a lungo, ma
si sentiva uno stupido e le ombre nere che saettavano davanti ai suoi occhi non
facevano che avvalorare la sua tesi - era davvero un idiota.
Salì velocemente
di qualche piano, con i sensi affinati, non vedere momentaneamente, non era poi
così un problema. Alla fine decise di raggiungere il tetto, era nervoso e
impaziente. Aspettare fermo in punto qualsiasi non faceva per lui. Non avere il
controllo era fastidioso e allo stesso tempo destabilizzante. Quando lo
raggiunse quasi inciampò su un tubo dell'acqua incrinato, si maledisse
nuovamente e con sua grande sorpresa si trovò davanti l'artefice del rumore che
gli era costato la vista. "You gotta be kidding me..." si fece sfuggire alzando
gli occhi al cielo mentre per tutta risposta quel povero gatto randagio che si
trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato lo guardava incurante
limitandosi ad un flebile - miao -
Trattenne
l'incredibile desiderio di prenderlo a calci, quando un dolore improvviso alla spalla
lo fece sussultare. Si voltò di scatto notando il piccolo dardo sedativo che
l'aveva colpito, non fece in tempo ad afferrarlo e gettarlo via che qualcuno lo colpì alla
schiena facendo volare molti metri più in là.
L'impatto fu brutale e doloroso, si
rialzò a fatica, scuotendo la testa, cercando di mettere a fuoco mentre già
il calmante si diffondeva nel suo corpo intorpidendo i suoi sensi.
"Allora..." il tono di schernò in quella voce lo irritò "...tutto qui
quello che sai fare?"
Un sorriso ironico si allargò sul suo viso, mentre
sferrava un attacco rapido "Non proprio..." rispose impudente,
mentre sferzava l'aria con un calcio a vuoto. Piroettò su se stesso
per evitare il colpo successivo e atterrò barcollando sui piedi instabili.
Provò a colpire nuovamente ma il suo braccio fu bloccato con una facilità
sconcertante, sentiva la presa ferrea stringere e quasi incrinare le sue
ossa. Con la mano libera afferrò il polso che lo teneva fermo e
ruotando facendo leva sulla schiena fece atterrare il suo avversario di
schiena a terra proprio davanti ai suoi piedi, mentre il tonfo sordo
riecheggiava nell'aria. L'altro impassibile lo guardò divertito,
afferrandogli ambo le caviglie mentre ancora stava disteso.
Lo tirò giù facendolo cadere a sua volta come un sacco di
patate per poi alzarsi con un veloce colpo di reni. Un formicolio gli
percorse la schiena, mentre a sua volta si alzava dondolando le
braccia.
Schivò un altro colpo, con un saltello indietro, due
colpi, spostandosi di lato ma ormai tenere gli occhi aperti era sempre
più difficile, il palmo aperto dell'altro lo colpì in
pieno petto, con la potenza di un mattone, volò indietro e svenne
miseramente.
Quando finalmente si svegliò, faticando a respirare, si rese
conto che qualcuno stava bellamente seduto sul suo ventre - Patatina? - si sentì
dire mentre il ragazzo gli porgeva un cesto stracarico di profumata robaccia
fritta, annegata in un'eccessiva quantità di ketchup, maionese - e dall'odore
pungente - salsa barbecue. Lui alzò un sopracciglio indispettito mentre una
risata cristallina lo faceva voltare ad incontrare i familiari occhi chiari di
Felicity. Click
. - Questa è proprio una
scena che non potevo evitare di immortalare!" affermò sorridente, brandendo il
suo cellulare, mentre finalmente Roy con un movimento fluido si alzava dal
suo petto dolorante. "Molto divertente, davvero molto divertente..." borbottò
lui.
"Avanti Oliver, non te la prendere. Dopotutto il ragazzo ha vinto."
Diggle era appena sopraggiunto, assestò una pacca affettuosa sulla spalla del
ragazzino e lo guardò con fare divertito. "Bene, vedo che siete tutti contro di
me." aggiunse massaggiandosi il collo.
"E' quello che succede a farsi battere
da un gatto!" buttò lì, Roy Harper, mentre masticava gloriosamente la sua
cena.
"Un'idea geniale non c'è che dire...!" aggiunse la maga dei
computer
"Come sarebbe a dire un'idea geniale?" chiese il milionario di
turno, con un broncio che trasudava tutto il suo disappunto.
"Diciamo che non
era lì per caso. Gli ho dato una piccola, come dire, spintarella!"
Oliver
alzò le mani sconfitto "Bella mossa..." convenne rassegnato "... la fortuna del
principiante." aggiunse poi, piccato.
"E la forza del mirakuru" fece lui,
sempre più gongolante, mentre gli riservava la migliore espressione impudente
che gli avesse mai visto, e quel tipo aveva sempre quelle
espressioni altezzose, stampate in viso.
"Beh!" Felicity batte
le mani per richiamare l'attenzione "A questo punto, ti tocca pagare. Hai
perso."
"Oh, no. Assolutamente no!" esclamò lui, spalancando leggermente gli
occhi ma senza abbandonare la sua compostezza.
"Oh sì." fece lei
avvicinandosi, afferrandolo per un braccio, arrossendo subito dopo per la
vicinanza. "Magari, prima, metti una maglietta..."
"Non se ne parla." Si
alzò, ancora vagamente indolenzito, cercando qualcosa da mettersi tra i
numerosi capi di emergenza che stavano stipati nella loro - arrow caverna - come
quel ragazzino insopportabile amava chiamarla " Non mi presterò a niente del
genere, mi dispiace. "
"A deal is a deal..." lo inchiodò Diggle - neanche il
suo amico stava dalla sua parte, era incredibile.
" A deal is a deal..."
fecero in coro gli altri due annuendo alla sua volta.
Lui sospirò sconfitto,
aveva perso sul campo e adesso stava per perdere anche la sua dignità.
"Non abbiamo tempo per queste cose..." tentò, cercando di persuaderli a
lasciarlo andare "Inoltre, ho lasciato Thea sola per questa sfida."
"L'ho già
chiamata, ci raggiungerà. Dovremo trovare una scusa convincente per spiegarle il
tutto ma... ne vale la pena."
Felicity rise ancora a quelle parole, mentre il
suo volto s'illuminava "Una serata libera non ci farà male." affermò poi
convinta.
"Vi odio. Non so cosa avete in mente ma sappiate che vi odio,
tutti." borbottò lui mentre si avviava verso l'uscita.
"Non è vero, siamo
tremenadamente adorabili!" lo rimbeccò Roy, con un sorriso a trentadue denti.
Sì, se non fosse stato il ragazzo di sua sorella l'avrebbe già accoltelato
plurime volte, avrebbe atteso che guarisse e avrebbe ricominciato da capo a
seviziarlo, solo per togliergli quel brutto ghigno dalla faccia.
Thea
Queen era entrata a passo di carica nel locale che il suo fidanzato gli aveva
indicato, non c'era mai stata e non sapeva cosa aspettarsi, era stato molto vago
e misterioso, prevedibilmente come il fratello anche lei non era una che amava
essere tenuta all'oscuro delle cose, quindi appena l'aveva individuato tra
la folla, si era precipitata "Vuoi spiegarmi?!" aveva esordito tagliando
corto.
"Ehi, sei arrivata!" lui fece un gran sorriso e la invitò a sedersi
accanto a lui "Che ci facciamo qui, Roy?" disse incerta guardandosi intorno con
aria circospetta "Stai tranquilla" la incoraggiò, c'è una cosa che devi vedere.
Ti piacerà." Il suo sguardo scettico lo face ridere. "Te lo assicuro" aggiunse
convinto." dandole un bacio veloce.
"Ahia, Felicity, mi stai facendo
male!"
"Oddio, non vorrai dirmi che Oliver Queen - abbassò lievemente il
tono di voce - nonchè eroe della città, ha una soglia del dolore così
bassa."
"Stringe, Felicity. Mi stai soffocando."
"Abbi pazienza, non è
divertente neanche per me - ci pensò su un attimo - No, scusa è tremendamente
esilarante."
"Basta, me ne vado!" sbottò lui, facendo per alzarsi dallo
sgabello su cui era abbandonato in preda alla disperazione.
"No, tu non vai
proprio da nessuna parte." lei gli fece l'occhiolino " Ho quasi finito "
aggiunse per tranquillizzarlo.
"Questo non mi è di alcuno conforto..." sospirò
"Non posso crederci."
"L'ultimo tocco...ed è fatta!" lei lo guardò spalancando
un pò gli occhi e allargando la bocca a formare una O.
"Devo proprio farti
una..."
"FELICITY!"
"Mh, okay no. Magari dopo...!"
Lui la fulminò con
lo sguardo mentre si alzava in piedi traballante. "Diggle ti
accompagnerà."
"Vuoi dire che mi farà da guardia perchè non scappi,
vero?"
Lei lo liquidò con un gesto della mano "Dopotutto per le apparenze è
il tuo cane da guardia." e scomparve velocemente lasciandolo lì finchè non
arrivò l'interpellato che scoppiò a ridergli in faccia come non l'aveva mai
visto ridere in vita sua. "Signore, mi complimento" disse fintamente formale.
L'altro grugnì. "Quanto vuoi per lasciarmi andare?"
"E perdermi questo
spettacolo?"
"Dio, perchè non sono rimasto su quell'isola!"
"Roy,
fammi capire, cosa siamo venuti a vedere qui? E' un concerto?!" Thea,
sorseggiava un pessimo cocktail che aveva ordinato qualche minuto prima, ancora
scrutando il panorama che li circondava. Sul palco un ragazzo ed una ragazza,
stavano cantando una vecchia canzone di Stevie Wonder, non erano niente male ma
quello di sicuro non era il tipo di serata che amava trascorrere con il suo
ragazzo.
"Non essere impaziente" la rimproverò, mentre Felicity li
raggiungeva, salutando calorosamente la sorella del suo capo "Allora?" si
informò il ragazzo.
"Quasi pronti. Credo subito dopo..." risero
complici
"Subito dopo, cosa ?" fece ancora insistente la ragazza che voleva
veloci e rapide delucidazioni
"Vedrai!"
"Ma perchè siete così misteriosi e
dov'è Ollie? Avevi detto che sarebbe stato qui anche lui!"
"Oliver, tocca
a te."
"No, no assolutamente no. No, no e no!"
"Oliver." Diggle lo afferrò
per un braccio o meglio lo aiutò a non spalmarsi al suolo mentre procedeva
tentennando. Lo accompagnò dietro le quinte e con una spinta per niente gentile
lo invogliò a salire sul palco. Poi corse via velocemente.
"Eccolo!"
esclamò Roy, ingollando un grosso sorso di birra
"Dove?" Thea si girò a
destra e sinistra cercando il distinto fratello che si aspettava raggiungerli
con il suo solito passo severo e il vestito inamidato, ma lui prontamente le
afferrò il mento e lo indirizzò sul palco dove, in piedi, o per meglio dire,
impalata se ne stava una ragazza. Le luci non le illuminavano il volto ma
sembrava alta ed imponente, indossava una corta gonna di pelle, scarpe
altissime, altrettanto nere ed una maglietta rosa porcellino a giro manica,
degli orecchini di un rosa molto più acceso svettavano ai lati del suo volto
e portava quella che doveva essere per forza una parucca cotonata in modo
decisamente improbabile, sulla testa. E aveva anche stretta in
mano...
"...l'aspirapolvere è un tocco di classe!" disse Diggle, che si
era precipitato a sedersi accanto a loro mentre le note di una canzone fin
troppo familiare iniziavano a diffondersi nell'aria "Non capisco..." Thea se ne
stava lì confusa a guardarli mentre già si sbellicavano dalle risate.
"Mi
piace questa canzone!" esclamò l'ex soldato " I want to break
free..."
"Sculetterà? Secondo voi, sculetterà?" chiese Roy agitandosi sulla
sedia
"Deve sculettare!" esclamò John, tra un ghigno e l'altro.
"Ma
cosa..." Thea non fece in tempo ad articolare il suo pensiero che il faro
investì la ragazza, o quella che lei credeva fosse una ragazza, in pieno viso,
mostrando niente meno che suo fratello, in tutta la sua gloria.
Proprio il suo compunto ed impettito fratello, vestito come una drag queen,
fermo immobile con sguardo assassino ed un'aspirapolvere stretta nella mano
destra. Ed i tacchi. Suo fratello sui tacchi!
"Oddio!"
esclamò mettendosi una mano davanti alla bocca sgranando gli occhi " Non
ci credo."
Quando Oliver Queen,
amministratore delegato della Queen Consolidated, iniziò a cantare, sua sorella
capì che non ci sono certezze nell'universo o che forse l'apocalisse era vicina.
Lo guardava mentre rigido come un chiodo muoveva solo un braccio spostando
avanti ed indietro quell' aspirapolvere millenaria, con la faccia di uno che
avrebbe preferito morire che trovarsi lì in quel momento, impegnato in
quella che doveva essere una molto, ma molto, ma molto e con molta
fantasia, banale imitazione di Freddy Mercury. A quel punto, soppesando i
fatti, la ragazza pensò bene di scoppiare a ridere furiosamente e fare il
tifo, perchè le spiegazioni potevano aspettare e se suo fratello era su un
palco, lei l'avrebbe acclamato, fino a sgolarsi, perchè era suo fratello ed
era meraviglioso anche così, stonato come una campana.
I want to break
free
I want to... break free
I want to break free ( sì da
questa tortura, qualcuno mi aiuti )
from your lies
You're so self satisfied I don't need you ( chi diavolo l'ha scelta questa
canzone?)
I've got to break
free ( e pure velocemente )
God knows, God knows
I want to break free
- Oliver alzò gli occhi al cielo in una muta preghiera,
mentre le urla, le risate e quelli che scoprì essere gli incitamenti di sua
sorella lo raggiungevano sul palco. Fortunatamente nessuno poteva riconoscerlo e
sopratutto non vedeva niente con i fari puntati verso di lui, risparmiandosi
almeno l'imbarazzo di guardare i volti della folla. Quello che si limitava a
fare era qualche passo ogni tanto, con lo stesso entusiasmo di un bambino il
primo giorno di scuola.
"Perchè tuo fratello sembra sempre avere un
palo in..."
"Roy Harper,
ti proibisco di concludere questa frase!" lo fermò Thea, dandogli
un'occhiataccia e continuando ad applaudire entusiasta alla volta di suo
fratello; per tutta risposta, Oliver ne aveva veramente abbastanza. Ed il suo
ego ferito stava per cedere rovinosamente. Pregò in tutte le lingue di
essere salvato, mentre ancora articolava stralci di quella canzone improbabile,
in una situazione indicibile, in quelle vesti succinte; meditando
vendetta verso tutti i suoi infedeli sottoposti; quando il suono di una
campanella stridula irruppe, interrompendo la musica seguita da urla e grossi
getti d'acqua che si riversavano dal soffitto. Ollie ci mise meno di due secondi
a capire di cosa si trattava: l'allarme antincendio gli stava salvando la vita!
Si sfilò con malagrazia le scarpe alte e con tutta la sua prestanza fisica corse
via, leggermente impedito dalla gonna striminzita che gli stringeva i
fianchi, mentre la parrucca gli volava letteralmente dal capo. Afferrò i
suoi vestiti e corse verso l'uscita, sorpreso di trovare una macchina ferma
proprio lì davanti. Il finestrino si abbassò velocemente mentre
quel sorriso familiare lo salutava "Ehi bambola, posso darti uno strappo a
casa?!" Felicity gli fece l'occhiolino - lo stava salvando - invitandolo a
salire con un cenno della testa, lui non se lo fece ripetere due volte, si
fiondò sul sedile del passeggero, lasciandosi sprofondare mentre un sonoro
crack
avvisava la resa del tessuto. Lui sbuffò esasperato mentre la ragazza stringeva le labbra trattenendo
una risata divertita. "Dai gas!!!" le intimò senza perdere altro tempo o guardarla.
Click - un'altra foto. "Scusa dovevo
proprio!" esclamò lei, guardandolo con interesse. "L'ombretto ti dona,
Olivia
!" affermò convinta, mentre ingranava la marcia e partiva a tutta
velocità, sotto lo sguardo per una volta veramente stupito e sconvolto di
Oliver Queen.
Nda.
Accetto tutti gli insulti, le critiche e anche
eventuali lanci di cibarie!
Sembrava
tutto così serio all'inizio, invece! Per farla breve: Roy e Oliver hanno fatto
una scommessa che purtroppo è finita male, costringendolo a pagare pegno, che Mr Queen mi perdoni per
tutto questo! Ovviamente il titolo della storia e la canzone che canta Oliver è I
want to break free dei Queen, che anche lui mi
perdoni. xD
In ogni caso se siete arrivati fin qui, vi ringrazio del tempo, della
pazienza e sarò ancora più felice se non chiamerete la neuro.
Okay, mi
fermo, il livello di assurdità sta raggiungendo la stratosfera.
Grazie a
tutti ancora & have a nice day!
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