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Autore: Patrice Walsh    30/04/2014    11 recensioni
Ma ne è valsa la pensa, sai? Starti vicino e ridere della tua risata, fare l’amore con te, e liberarti goffamente dal maglioncino che sembrava quasi metterci i bastoni tra le ruote, tanto non volesse sfilarsi; come se a metterceli non ci fosse la morte inesorabile, che mi strapperà da te, inevitabilmente.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Immagine presa da Colpa delle stelle - Italia







WHAT YOU WANTED






Mi sono svegliato intorno alle sei del pomeriggio. La stanza era vuota e, accanto a me un letto, altrettanto vuoto, aspettava di essere occupato da qualche altro malato terminale in preda al panico da ultimo giorno di vita.
Voltai il capo per quello che mi era consentito, “questi aggeggi salvavita, non servono poi a molto”, pensai.
Adagiati in un vaso trasparente vidi un mazzo di fiori, quelli che compri prima di raggiungere l’ospedale, pensando che magari possano alleviare gli affanni dell’ammalato, ma in realtà sai che non servono a niente, se l’ammalato si trova nel reparto di oncologia.
Malgrado una smorfia di dissenso per quel gesto, ipocrita, abbozzai un sorriso quando accanto al vaso riconobbi la scrittura di mia madre, che mi rammentava di riposarmi ed evitare movimenti bruschi, qualora io avessi avuto la forza di compierli.
Lo sguardo avanzò di poco più in là, cercando il mio taccuino, caduto, aperto, sotto il mio letto d’ospedale.
Lo raccolsi con un movimento scaltro, fin troppo veloce per accusare dolore.
Ma quello venne dopo. Ero affaticato, certo, ma non era quel tipo di dolore che mi lacerava, che mi consegnava alla morte.
Riconobbi una delle mie solite scritture su Hazel Grace, la mia Hazel Grace.
Decisi in quel momento che sarebbe stato meglio per lei, quanto più per me, scriverle ciò che provavo in qual momento, riverso, senza nessuna via d’uscita, su quel letto troppo scomodo anche solo per riposarsi.
Afferrai la penna e chiusi per un breve istate gli occhi, immaginando il primo giorno che la vidi, nel cuore di Gesù.

“Hazel Grace?!, Io sto per morire. Okay, lo so che non è un inizio allettante, considerato che non sono Van Houten, e questa non è certo la stesura di Un’Imperiale Afflizione, il nostro libro preferito, ma non c’è altro modo per raccontare ciò che mi succede e ciò che inevitabilmente sentirai tu quando non ci sarò più.
Le mie paure riguardo l’oblio, e la perdita di me stesso si stanno avverando, Hazel Grace ed io, io non posso far nulla per fermarla, la morte.
Sono chiuso qui, in quarantena, come se potessi scappare, correre liberamente con la mia gamba di legno, e il sangue che non coagula nei punti giusti. Eppure un po’ di forza per te la trovo sempre, così come l’ho trovata per affrontare quel lungo viaggio in direzione Amsterdam, per fare l’amore con te, e respirare a pieni polmoni il freddo e l’umidità che solo la capitale Olandese ti sa dare.
Ma ne è valsa la pensa, sai? Starti vicino e ridere della tua risata, fare l’amore con te, e liberarti goffamente dal maglioncino che sembrava quasi metterci i bastoni tra le ruote, tanto non volesse sfilarsi; come se a metterceli non ci fosse la morte inesorabile, che mi strapperà da te, inevitabilmente. Potrebbe essere domani, stasera, o anche ora. Magari troverai incompiuta questa lettera, ma so che saprai concluderla, a modo tuo, nella tua mente. E sono sicuro, sono sicuro, mia cara Hazel Grace, che il finale sarà anche meglio di come l’ho immaginato io, meno doloroso, meno ironico, se ironici ci è concesso essere in situazioni come questa.
Ti ho amata, Hazel Grace, e sto facendo di tutto per convincermi a non farlo più, ad andarmene come Gus, il ragazzo che hai incontrato nel cuore di Gesù, quello che ha paura dell’oblio di altre stupidaggini simili. Quello di cui ricorderai solo il nome, o il volto, alle volte, riguardando le vecchie foto.
Mi dispiace Hazel Grace, ma io non ci riesco. Io ti amo, e ti amerò quando andrò via e, questo non farà che aumentare i miei sensi di colpa nell’aldilà, se potrò averne, per non avertelo sussurrato spesso.
E penserai che non è vero, che magari sono anche stato più di tutto quello che t’aspettavi da questa vita, o da quel che ne rimane. La nostra non è vita, la nostra è un capitolo di essa. E’ come aver vissuto lo stesso capitolo per 17 lunghi anni, senza mai voltare pagina e, provare a scriverne di nuovi, più belli, con ambientazioni che non comprendano un campanello d’emergenza, una sedia a rotelle e le mura bianche di uno stupido ospedale. Ma sappiamo entrambi che di verdi prati, e picnic all’aria aperta e corse sotto la pioggia a pieni polmoni, noi non ne avremo mai nemmeno l’anteprima.
Mi dispiace di essere la tua imperiale afflizione, ma non mi è concesso essere altro, ora.
Io ti aspetto, Hazel Grace, per quanto egoista possa essere, sai che lo farò. Sarò sull’altalena a dondolarmi, in attesa di te.
Ora devo proprio andare, c’è qualcuno che sta venendo a farmi visita, come se questo mi desse un giorno in più per la nostra infinità. Ci rivedremo, okay?”


Posai il taccuino in tempo, non appena si aprì la porta della mia camera d’ospedale. Era l’infermiera, mi sorrise ed io, io abbozzando un sorriso, avviandomi verso quella che potrebbe essere stata l’ultima chemio della mia vita, sperando che riuscisse a salvarmela.







NOTE D'AUTORE:
Salve a tutti! Spero vi sia piaciuta questa One-shot dedicata a 'Colpa delle stelle' di John Green.
In realtà non immaginavo di ricevere già così tante visite in breve tempo essendo questa la mia prima fanfiction in generale e su questo sito.
Sono nuova e spero di migliorarmi leggendo molto di voi e delle vostre storie.
Ad ogni modo non vorrei dilungarmi troppo, ma spero che continuiate a leggere ciò che scrivo e, eventualmente, consigliarmi cosa migliorare, per evitare di commettere più volte gli stessi errori.
Vi ringrazio di esservi dedicati così tanto a me, alla prossima.

- Patrice Walsh
 
 
   
 
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