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Autore: Shora    30/04/2014    5 recensioni
Una piccola casa e una presenza che vi dimora indisturbata. Due ragazzi e una prova di coraggio... il loro peggior incubo.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per una prova di coraggio:

-Leyla, non dirmi che hai paura!- la canzonò un ragazzino.
-Ma che dici, certo che no!- la ragazza gonfiò il petto per sottolineare l’affermazione.
-E allora che stai facendo lì impalata?- un sorriso comparve sul volto del suo amico.
-Jack, piantala, adesso arrivo!- rispose quella stizzita. Era una bella mattina quella del 24 Marzo, molto calda per il mese. La scuola era rimasta chiusa a causa di una rottura di alcune tubature e così tutti gli alunni erano tornati a casa. Leyla e Jack abitavano in campagna, un po’ lontana dalla città e per divertirsi inventavano giochi diversi quella volta però, il loro “gioco” si trasformo in qualcosa di pericoloso, qualcosa a cui, avrebbero dovuto sapere, era meglio stare alla larga. Ora si trovavano davanti a quella piccola casetta, dai muri leggermente rosati e il tetto rosso spiovente. Tutti nel paesino, dove i due ragazzi vivevano, sapevano che era disabitata da molti anni e molte storie strane pullulavano intorno a quelle mura. In più era sempre consigliato starci lontano… non si poteva mai sapere, magari quelle dicerie erano vere. E fu quella mattina che i nostri intrepidi “eroi” decisero di sfidarsi in una prova di coraggio. Leyla si fece avanti, cominciando ad avanzare nel piccolo giardino, su una stradina di sassi, oramai sconnessa, che portava alla grande porta di legno d’ingresso. Tutto il cortile era invaso da erbacce, che crescevano felici di avere un posto tutto loro; l’edera aveva invaso il muretto di pietra e le ortiche erano alte quanto un uomo adulto. Da quanto tempo nessuno potava quell’erba? Di certo moltissimi anni. Jack, la aspettava davanti all’entrata della casa.
-Cavoli, ma ti vuoi muovere!- la riprese poi. La ragazza lo raggiunse con passo svelto per il nervosismo che le stava procurando. Il suo amico la guardò con malizia.
-Pensavo fossi più veloce.- la schernì. Per risposta la giovane gli pestò un piede, quello trattenne un’imprecazione. Da come si comportavano sembrava fossero nemici giurati, ma chi li conosceva sapeva che per la verità erano amici per la pelle. Dopo uno sguardo infuocato, Jack spinse la porta che si aprì con un piccolo cigolio. Il buio della stanza era illuminato dalla luce proveniente dalla porta, ora, spalancata. Tutte le finestre erano chiuse con gli scuri, sbarrate.
-Prima le signore.- disse il ragazzo.
-Chi è che ha paura, ora?- chiese Leyla mentre lo sorpassava ed entrava nella casa. Il suo amico la seguì. Nella penombra i ragazzi distinsero qualche mobile, una tavolo con delle sedie, alcune librerie e un divano sporco e dal tessuto lacero. I due amici cercarono di far abituare i loro occhi al buio.
-Lo sai…- mormorò Jack.
-Si dice che in questa casa si sia compiuto un macabro massacro.- sogghignò.
-Una madre ha ucciso la sua bambina di tre anni e suo marito e successivamente si è tolta la vita.- Si avvicinò all’orecchio della sua amica.
-Si dice che il fantasma della bimba, tormentato per la raccapricciante morte che ha fatto, si aggiri ancora per le mura dell’edificio.- tutta la frase fu un sussurrò ma Leyla la udì come se le fosse stata urlata contro, in quella casa c’era un tale silenzio, un silenzio tangibile. Un brivido le percorse la spina dorsale.
-Lo sai…- disse poi lei.
-Non sono nata ieri.- rise sommessamente. Improvvisamente la porta dietro di loro si chiuse con un botto, che sembrò far tremare le pareti. I due sobbalzarono e si voltarono, contemporaneamente, verso la porta d’ingresso.
-Mpf, sarà stata una semplice corrente d’aria.- sentenziò Jack, senza far notare l’inclinazione presa dalla voce per la paura.
-Ma se non c’era nulla di aperto!-
-Non vedo un altro motivo plausibile per la chiusura così improvvisa di una porta, Leyla.- il giovane di avvicinò alla porta e provò ad aprirla.
-Merda!- imprecò.
-Cosa?!- fece la ragazza che iniziava a preoccuparsi.
-La porta deve essersi bloccata, non si apre!-
-Bello scherzo Jack! Ma sappi che non ci casco.- spostò il ragazzo di lato e afferrò a sua volta la maniglia. La abbassò più volte senza risultato. La lasciò andare.
-Bleah.- disse poi.
-Che hai?- chiese il suo amico.
-La maniglia è bagnata di qualcosa di appiccicoso.- Dato che non riusciva a vedere di che sostanza si trattasse, la giovane, tentò di decifrarla con l’olfatto. Si portò la mano davanti al naso. Spaventa la ritrasse. Il suo respiro accelerò. Quello che aveva sulla mano era… era sangue! La strisciò contro il muro per pulirla.
-Hai capito cos’era?- chiese Jack.
-N-Niente di preoccupante.- disse lei. Una serie di scricchiolii provenienti dalla scala di legno alla loro destra li fece sobbalzare.
-C’è… c’è qualcuno?- chiese Leyla. Silenzio. Poi il rumore si ripeté.
-Jack, comincio ad avere paura.- disse la ragazza.
-N-Non fare l’idiota. Il legno della scala è soltanto vecchio.-
-Dici?- Il suono di una risata.
-Leyla.-
-Mn…- fece lei.
-Dimmi che sei stata tu a ridere.- pregò il giovane.
-E se la mia risposta fosse negativa?- domandò. L’amico non le rispose. Qualcosa di freddo sfiorò la mano della ragazza che urlò.
-Che hai?!- le gridò contro Jack preso da un attacco di panico.
-Qualcosa mi ha toccato! Qualcosa mi ha toccato!- strepitò Leyla.
-Piantala di dire balle!-
-Secondo te sono un mare ciance?!- chiese scioccata la ragazza con le lacrime agli occhi. Non udì risposta.
-Jack?- chiamò. Tutto tacque.
-Jack?- riprovò. Stesso risultato.
-Merda Jack piantala di fare scherzi! Non è il momento adatto!- la risata si ripeté. Leyla cominciò ad avanzare per la stanza, a piccoli passi, con le mani avanti, in caso di oggetti in imminente collisione con lei. Toccò la superfice liscia del tavolo che aveva visto in precedenza… questo voleva dire che si trovava esattamente al centro di quello che era il salotto. Sentì qualcosa di vetro rompersi poco lontano da lei e la voce di una bambina.
-Ops.- disse quella. Il cuore della ragazza perse un battito poi cominciò a correre accompagnato dal respiro. Il panico l’attanagliò le viscere. Chi era stato a parlare?
-Avanti, fatti vedere, chiunque tu sia stato a parlare!- gridò la giovane. La risata si rifece viva in direzione della scale. Qualunque individuo che fosse si stava prendendo gioco di lei e a Leyla questo non le andava bene. Andò verso le gradinate e cominciò a salirle, forse avrebbe trovato anche Jack di sopra, poteva essere salito, anche se doveva averlo fatto con una rapidità impressionante e senza alcun minimo rumore. Si ritrovò a pensare che fino a quel momento le risate dei bambini le erano sempre piaciute a patto che non fossero in una casa buia, dove tu sei da solo e dove, soprattutto, non dovrebbe esserci alcun bambino. Finiti tutti gli scalini la ragazza sentì la sua scarpa pestare qualcosa di bagnato, sospettava cosa fosse e non volle chinarsi per verificare la sua ipotesi. Continuò ad avanzare mentre un insopportabile scalpiccio si faceva vivo sotto le sue suole fino a che non un oggetto non scricchiolò sotto i suoi piedi. Si chinò e fece per raccoglierlo quando una sagoma le si materializzò davanti. Era bianca, piccola. Alzò la testa per poi gridare con tutto il fiato che avesse in gola. Una bambina le sostava davanti. Sul volto era dipinto una sorriso folle, un occhio le mancava totalmente l’altro era puntato su di lei. Il suo viso era sfigurato da diverse ferite, ma la cosa stomachevole era il suo petto. Aperto in due e lasciva trasparire le costole con brandelli di carne ancora attaccati e pendenti. Presa dal terrore, Leyla tastò il pavimento di legno accanto a se, trovò una scheggia di vetro, probabilmente il materiale che aveva scricchiolato sotto le sue suole e la lanciò contro la bimba. Quella ridendo scomparve. La giovane si fece indietro, senza però, alzarsi da terra, fino a che con la mano non toccò la sostanza liquida di prima… sangue. Qualcuno le tirò i capelli. Si voltò il volto della bambina era a pochi centimetri dal suo, gridò di nuovo.
-E’ tanto tempo che qui non viene qualcuno…- disse la bimba con voce grottesca. Fece scorrere una manina fino al petto di Leyla che si alzava e si abbassava a velocità impressionante.
-Vorrei tanto una nuova amica, oltre che quel ragazzino di prima.-
“Jack!” penso la ragazza. La bimba spinse il palmo della mano nella cassa toracica della giovane. Fu come se una morsa gelida le abbracciasse il cuore. E a Leyla tutto diventò buio.
  
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