Fanfic su attori > Robert Downey Jr
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Autore: VeroDowney    01/05/2014    5 recensioni
Robert è cresciuto in un quartiere povero e malfamato della NY degli anni 60', l'unica sua aspirazione nella vita è quella di avere la sua dose giornaliera e sopratutto combattere, queste sono le uniche due cose che lo tengono legato allo schifo di vita in cui è costretto a vivere. Ma le sue prospettive cambieranno radicalmente quando troverà una vera ragione per cui combattere.
Dal testo:
Solo il dolore lo teneva a contatto con la realtà e sapeva che quei combattimenti avrebbero portato dei soldi, in caso di vittoria, e quel denaro sarebbe servito a comprare la droga che gli avrebbe fatto provare un piacere intenso, quello che gli suscitava l'eroina ogni volta che entrava in circolo.
Genere: Dark, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo 1 - I fight to keep in touch with real life





Tirava pugni a quel sacco senza vita da quasi due ore.
Non sembrava volersi fermare, la sua mente non lo voleva ma le fasciature sulle nocche erano ormai tinte di un colore rossastro, segno che i tagli, nascosti sotto il tessuto, si erano riaperte.

Robert, 45 anni di solitudine, droga e scelte sbagliate, nella vita aveva perso tutto o forse non aveva mai avuto nulla da poter perdere. Viveva in uno squallido appartamento del quartiere più povero di New York, e il suo unico scopo nella vita era quello di combattere.

Solo il dolore lo teneva a contatto con la realtà e sapeva che quei combattimenti avrebbero portato dei soldi, in caso di vittoria, e quel denaro sarebbe servito a comprare la droga che gli avrebbe fatto provare un piacere intenso, quello che gli suscitava l'eroina ogni volta che entrava in circolo.

Stava lì a tirare quei pugni intervallati sempre dallo stesso numero di secondi, come una macchina, la mente vuota riempita solo dal desiderio di droga.

Non era sempre stato così.
Da bambino era vivace e più sveglio rispetto a quelli con la sua stessa età ma con il tempo questa sua caratteristica l'aveva portato alla depressione e soprattutto all'alienazione.


Sarebbe stato meglio essere ignoranti davanti a quello che la vita aveva da offrire ad un uomo proveniente da una piccola famiglia con genitori costretti a fare i doppi turni per riuscire ad arrivare a fine mese.

Così all'età di 13 anni aveva provato il suo primo spinello e quello fu il giorno che decretò l'inizio della sua schiavitù'.

Sotto l'effetto della droga si sentiva più lucido che mai, riusciva a vivere per quelle poche ore in un mondo tutto suo in cui non era costretto a fingere di essere ignorante come la maggior parte delle persone che lo circondavano.

La barba curata denotava quanto lui fosse diverso dagli altri che abitavano il suo quartiere, che non avevano neanche un briciolo di amor proprio per curarsi, almeno un minimo, del loro aspetto.

Aveva iniziato il pugilato all'età di 12 anni per difendersi dai bulli più grandi della scuola, che puntualmente, ad ogni intervallo, lo picchiavano, pretendendo dei soldi che lui non aveva e che non avrebbe mai avuto.
Dopo un anno era già diventato un abile pugile e non tardò a dimostrarlo ai ragazzi che lo perseguitavano e questo gli fece conquistare non solo l'onore che aveva tanto desiderato ma anche l'espulsione dall'unica scuola pubblica del quartiere.



Il sacco sembrò non farcela dopo l'ennesimo colpo e cadde sfilandosi dal gancio che lo teneva attaccato al soffitto.

Era il momento di lasciare la palestra, se così si poteva chiamare un sotterraneo sudicio e dall'aria viziata, dove si radunavano la peggior specie di uomini nullafacenti di quel ghetto, che lasciava che le mogli andassero a lavorare per mantenere il loro vizi.

Sembrava che la realtà fosse ribaltata rispetto alla normalità in quel luogo.

Si tolse le fasce e le sciacquò sotto l'acqua fredda, così a casa non avrebbe dovuto sprecare quella poca di cui disponeva.
Prese la sacca che usava come borsa che conteneva i suoi pochi averi, un portafoglio di suo padre, una foto ormai sbiadita di sua madre, il laccio emostatico e la siringa.

Una volta salito in superficie, aspirò a pieni polmoni l'aria gelida e pungente dell'inverno di NY.

Era ormai buio ma non sapeva che ore fossero, non poteva saperlo, non aveva un orologio.

Erano gli anni 60', non era sicuro uscire di notte a meno che tu fossi un malfattore della peggior specie.
Robert non se ne curava, più volte era stato aggredito da personaggi poco raccomandabili in cerca di soldi facili, ma questi avevano avuto in cambio dal loro bersaglio solo qualche costola rotta e qualche setto nasale fratturato.

Sguardo fisso davanti a sé, non sembrava curarsi delle persone che gli passavano accanto.

Ad un tratto delle grida di aiuto richiamarono la sua attenzione e i suoi occhi si fecero attenti.

Pensò che in fondo non era la prima volta che assisteva alla scena di un uomo che picchiava sua moglie, ma questa volta erano due le voci di uomini che provenivano da una via laterale che Robert aveva appena sorpassato.

Tornò sui suoi passi e in bocco la strada da cui provenivano le grida.
Si avvicinò e vide una ragazza che veniva tenuta ferma da uomo contro il muro sudicio di quel vicolo, mentre un altro era intendo a slacciarsi i pantaloni in preda ad una malsana frenesia.

-Che cazzo vuoi? Vattene non sono affari tuoi- ringhiò uno dei due vedendo che Robert era entrato in quel vicolo a fondo chiuso.

Robert non sembrò farci caso, la sua attenzione era tutta per quella ragazza. Il labbro le sanguinava e uno zigomo era visibilmente gonfio, probabilmente i due avevano fermato la ragazza sbagliata quella sera, non sarebbe stata una preda facile.
Continuava a combattere con tutta sé stessa nonostante sapesse che non aveva alcuna possibilità di avere la meglio su quei due.

Robert si avvicinò a quello che la teneva incollata al muro e come una macchina sferrò il primo gancio alla tempia, con l'effetto della perdita istantanea dei sensi dell'uomo colpito.

Fuori uno.

Il secondo cercò di difendersi, tirò un pugno a Robert che lo schivò con nonchalance e gli immobilizzò la mano destra tenendo per il polso.
-Ti prego lasciami andare, ti do tutti i soldi che ho- lo supplicò l'aggressore ormai impaurito.
-Non mi interessano i tuoi soldi- mentì Robert, gli sarebbero serviti eccome, magari per pagare la bolletta della l'acqua o magari perché no per comprarsi a una dose.

Detto questo lo scaraventò contro il muro, quello dopo un momento di smarrimento si alzò e scappò via in stato di shock sotto gli occhi di pietra di Robert.

La ragazza lo guardava terrorizzata, aveva paura di essere passata dalla padella alla brace, ma la sua paura sparì quando il suo salvatore le rivolse finalmente la parola.
-Ti porto in ospedale- disse sforzandosi di essere gentile.
-No io non ho denaro per pagare la visita- disse mentre il labbro continuava a sanguinare copiosamente -Grazie per avermi aiutato, mi dispiace non poter fare nulla per ricambiare, adesso vado- aggiunse senza mai guardare negli occhi l'uomo.

Non appena si alzò, la testa iniziò a girarle e perse i sensi.
Robert la prese tra le sue braccia riuscendo ad evitarle la collisione con il terreno.

Non sapeva chi fosse quella ragazza, ma di sicuro non se la stava passando bene e non poteva certo lasciarla lì, ferita, in strada. Robert prese l'unica decisione che gli sembrava possibile, l'avrebbe portata a casa sua, l'avrebbe medicata e non appena si fosse svegliata l'avrebbe riportata dove viveva.


Note dell'autrice:
Ciao tutti! Questa è la mia seconda fanfiction, sarà molto più introspettiva e "dark" se così si può definire, la foto iniziale di Robert è l'aspetto con cui mi sono immaginata il Robert di questa storia. Penso che non avrà molti capitoli ma questo dipende anche se vi piacerà o meno nel caso potrei approfondire di più alcuni aspetti che nel mio progetto iniziale non erano considerati.
Quindi a voi le sentenze! Fatemi sapere cosa ne pensate se vi và:)! A presto:)
   
 
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