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Autore: Den89    01/05/2014    0 recensioni
Come riuscirà a farsi strada Albus al suo ingresso nel mondo magico?
Quali storie lo coinvolgeranno? Riuscirà a capire perché è così strano? E soprattutto, riuscirà ad accettarlo?
Genere: Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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                  Quel Settembre si presentava come tutti gli altri.
Qualche goccia di rugiada resisteva ancora nei prati così ben pettinati dello Yorkshire e il sole provava, ormai da un po’, a fare capolino dalle nuvole che coloravano il cielo di varie sfumature grigio chiaro. Il verde brillante dei prati si univa alle querce e il vento ondeggiava sulle colline appena fuori Londra. Si poteva quasi credere di essere in piena estate, se non fosse stato per alcune colline che iniziavano ad assumere tonalità marrone e per quei piccoli sbuffi biancastri di quel treno che era solito irrompere nel paesaggio il primo giorno di Settembre.
Questa ormai era diventata una consuetudine iniziata chissà quando, ma che resisteva, imperterrita. La destinazione di quel treno a molti era sconosciuta, quasi ci fosse qualcosa di diverso…qualcosa di strano.

                  Molte volte Albus si era immaginato quel viaggio; fin da piccolo aveva sognato quel momento assaporando l’emozione e l’eccitazione che avrebbe avuto di fronte all’inizio di una nuova avventura. Non vedeva l’ora di andare ad Hogwarts, così come tutti i giovani maghi e, più il primo Settembre si avvicinava, più la sua eccitazione saliva.
                  << Albus non ci credo…>>
Il ragazzo distolse lo sguardo dal vetro.
                  << Rose, è tutto vero. Non vedo l’ora di vedere il castello, di entrare nella Sala Grande…chissà se è veramente così maestosa e imponente? >> disse mentre il suo viso si allargava sempre di più per la felicità.
                  << Sono sicura che lo sarà anche di più…mamma mi ha detto che il soffitto è incantato e che sembra di stare all’aria aperta sotto le stelle! >>
                  << James mi ha detto che addirittura riflette il tempo che c’è fuori e che devi imparare prima possibile a fare un incantesimo respingi pioggia >> disse preoccupato << altrimenti arrivi zuppo alla lezioni…non voglio fare la figura del…>>
                  << Credulone? Albus…ti fai sempre prendere in giro da tuo fratello! >> disse, scuotendo la testa, un ragazzo spuntato all’improvviso dalla porta del vagone.
                  Suo cugino Teddy, che evidentemente aveva ascoltato le parole di un Albus un po’ spaventato, decise di intervenire sapendo quanto ascendente aveva James su suo fratello. Una volta lo aveva terrorizzato così tanto che ci vollero le parole di ben tre maghi adulti per farlo rientrare nel capanno degli attrezzi che, come gli avevano assicurato, non nascondeva alcun nido di api giganti sotto il cofano di un vecchio trattore.
                  Teddy aprì completamente la porta e si mise a sedere a fianco a Rose.
Anche lui, come la ragazza, aveva già indosso la divisa di Hogwarts con la differenza che la sua era più vissuta.
Un ragazzo dai capelli castano chiaro fissò Albus con un’espressione quasi divertita.
                  << Non credere a tutto quello che ti dice James…e comunque >> aggiunse << credo che stasera sarete troppo presi a guardare allo sgabello davanti a voi, piuttosto che alle stelle nel soffitto >>
All’improvviso la paura che Albus aveva cercato di contenere grazie alle parole di suo padre Harry, tornò a ingrigire il suo volto. Lo smistamento degli studenti nelle 4 case di Hogwarts era stato l'argomento principale di molti discorsi tra Rose e Albus.
La casa degli audaci Grifondoro aveva ospitato tutti quelli della sua famiglia: suo padre, sua madre, sua zia, suo zio, suo nonno…tutti. E se lui, Albus, il più timido di tutti, il meno coraggioso, il più mingherlino, non avesse fatto parte dei Grifondoro? E se (rabbrividì al sol pensiero) avesse fatto parte dei Serpeverde?
La paura di deludere la famiglia, di essere la pecora nera, di sentirsi diverso lo attanagliava, fin dal giorno in cui suo zio Ron bollò come sfigati i Tassorosso, spicopatici i Corvonero e, con epiteti meno lusinghieri, i Serpreverde.
La felicità di diventare un mago, di andare nella scuola di magia e stregoneria più blasonata nel mondo magico era stata all'improvviso racchiusa dalla paura, dal timore di quella scelta che avrebbe deciso tutta la sua vita, se non altro quella sociale.
Infatti cosa avrebbero pensato gli altri? Albus era uno dei figli di Harry Potter, del famoso Harry Potter, di quell’Harry Potter che aveva sconfitto 17 anni fa’ niente di meno che Tu-sai-chi. James aveva ereditato dal padre la sua straordinaria bravura nel Quidditch e non era nemmeno tanto male a scuola. E ovviamente era un Grifondoro.
Tutti si aspettavano grandi cose anche dal secondo genito e davano per scontato che anche lui avrebbe fatto parte della fiera casa dai colori rosso-oro. Albus si sentiva inerme, impotente, e suo fratello non faceva che peggiorare la situazione stuzzicandolo ogni volta che si parlava dell'argomento. James non era cattivo, era fatto così: era convinto che l’unica via per sconfiggere una paura era di demonizzarla.
Il fratello, ovviamente, non la pensava allo stesso modo. Suo padre Harry aveva provato a incoraggiarlo prima, più di un’ora fa’ nella stazione, dicendogli che il cappello parlante avrebbe tenuto conto della sua scelta. Ma adesso, lontano da suo padre, le parole di Teddy avevano abbattuto quella diga che con così tanta difficoltà aveva creato, e ora, la paura tornava a scorrere nel suo fiume di pensieri.
                  Intuendo di aver toccato un tasto dolente, Teddy si affrettò a incoraggiare entrambi.
<< Non c'è assolutamente nessun motivo di preoccuparsi, non c'è alcun tipo di prova magica da superare. Dovete solo essere voi stessi. Ogni casa sarebbe onorata di ospitare dei ragazzi bravi come voi >>
Albus non reagì e continuò a guardare nel vuoto. Rose rispose con una voce tremante:
                  << Ma...ma...babbo ha detto che mi disereda se non entro a Grifondoro! >>
                  << E’ questo quello che dice zio Ron? Sei convinta che non sarebbe fiero di te se per caso fossi…che ne so…>> disse riempiendosi i polmoni di orgoglio << un corvonero?>> e si indicò lo stemma della casa che aveva cucito sul mantello.
<< Essere un Corvonero significa essere intelligenti e saggi! Dovrò ricordarlo a zio Ron la prossima volta che metterò a posto la moto di Nonno Arthur. Voi non vorreste essere un Corvonero come me? E poi diciamocelo...>> disse cercando di smorzare la tensione << Grifondoro è sopravvalutata! E non serve affatto per cercare di fare colpo sulle ragazze!>> e rise allungando il gomito verso Rose.
                  << Sarà…speriamo bene…>> disse un malinconico Albus.
                  << Ve lo dico di nuovo e ascoltatemi bene…state tranquilli e sereni, il cappello vi metterà nella casa giusta dove vi farete un sacco di nuovi amici >>
                  Albus tornò a guardare fuori il paesaggio che aveva iniziato a indurirsi un po' lasciando spazio ad una natura più ispida man mano che il treno avanzava.
Teddy aveva ragione. D’altronde il cappello parlante era stato fatto dai quattro fondatori che avevano infuso il loro potere affinché il cappello scegliesse per loro. Non poteva sbagliare.
Albus si aggrappò a questo barlume di speranza sperando con tutto se stesso di non avere nessuna qualità indispensabile per un Serpeverde. Era buono, gentile e andava molto d’accordo con i babbani ed era abbastanza sicuro che solo quest'ultima caratteristica bastasse per non far parte della casa di Salzar Serpeverde.
Rose cercò di ingannare la sua tensione iniziando a tempestare suo cugino Teddy di domande sul castello, sulle lezioni e sui professori. Come aveva detto suo padre Ron, questa caratteristica la aveva presa da sua madre.
                 
Dopo alcune ore e dopo una confezione di api frizzole che Albus e Rose avevano fatto scomparire più velocemente di un incantesimo di smaterializzazione, la voce nel treno annunciò l’imminente arrivo alla stazione di Hogsmeade  costringendo tutti i ragazzi che ancora non erano vestiti a mettere le loro divise.
James entrò nel vagone, afferrò saldamente l'ultima cioccorana che stava tentando la fuga, fece allusioni su una certa Victorie (cosa che fece arrossire Teddy che iniziò a guardarsi nervosamente i piedi) e aiutò Albus a prendere la valigia dalla rastrelliera.
                  << Primo anno! Primo anno! Da questa parte prego. Primo anno! >>
I ragazzi vestiti con le divise anonimamente nere e nuove fiammanti si radunarono attorno alla professoressa Caporal, l’insegnante di Cura delle Creature Magiche, che aveva il compito di accompagnare i nuovi studenti al castello di Hogwarts. Albus e Rose si unirono ad un ragazzo con i capelli rossi e una ragazza dai capelli corvini con degli occhiali rossi, e salirono assieme su una barca seguendo la scia di quella dell’insegnante che già solcava le acque del lago nero le cui rive erano vicino alla piattaforma della stazione.
                  << wow! >>
                  Dietro una curva, passato un ponte su cui cigolavano carrozze trainate da cavalli invisibili, il castello di Hogwarts svettava alto da sopra il promontorio sul quale si era posato. Gli occhi dei ragazzi erano spalancati per cercare di cogliere tutti i particolari di quella meraviglia che gli si stagliava davanti. Le luci del castello si tuffano nell’acqua vitrea e scura del lago nero e coloravano di note dorate e bluastre le onde che si propagavano dalle barche. Albus pensò che non avrebbe visto nella sua vita visione più bella e meravigliosa. Il castello con la sua imponente mole lo faceva sentire al sicuro, protetto e si sentì felice e fortunato. Non tutti potevano realizzare un tale sogno.
Rose era ancora a bocca aperta e guardava verso l’alto. Sembrava che le attese dei due ragazzi fossero state largamente ripagate.
                  Scesero dalle barche e seguirono la professoressa Caporal su per una scalinata di pietra e salendo tra le rocce si ritrovarono nel prato davanti al portone di quercia del castello. Esso si aprì e ne emerse l’immensa figura di Hagrid, il custode delle chiavi e dei luoghi ad Hogwarts nonché amico di famiglia dei Potter e degli Wesley.
                  << Benvenuti al castello di Hogwarts! Grazie professoressa Caporal >> disse dandole un’energica pacca sulla spalla facendola quasi cadere << da qui ci penso io >> e poi rivolto ai ragazzi << per di qua’ ragazzi. E tranquilli, imparerete a conoscere tutte le strade nel castello >> disse guardando una ragazzina che si guardava intorno spaesata cercando di individuare più velocemente possibili dei punti di riferimento.
                  << Ciao Hagrid! >> dissero in coro Albus e Rose.
                  << Ehi! Era ora! Come stanno a casa gli altri? Mai che mi vengano a trovare! >>
                  << Ti salutano tutti >> disse Albus.
                  << Allora >> disse mentre saliva una grande scalinata di marmo << siete pronti? >>
                  << …sì >> disse Albus non troppo convinto.
                  << Eccoci >> disse rivolto a tutti << Fermati voi lì davanti! Allora, per tutto il tempo per cui starete ad Hogwarts, avrete una famiglia, una casa. Ecco, ce ne sono quattro. Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde.
Nessuna è meglio di un’altra. Il Cappello Parlante guarderà dentro di voi e vi metterà nel posto giusto. Domande? >>
                  I ragazzi ora si erano ammutoliti e restavano in silenzio. Hagrid lo prese come un no, spalancò le porte e li fece entrare ordinatamente. Tutti i ragazzi erano già seduti ai loro tavoli e qualcuno si voltò guardando incuriosito il gruppetto di nuovi studenti che entravano spaesati. Albus vide suo fratello James, vestito con la cravatta di Grifondoro parlare e scherzare con un gruppetto di ragazze di Tassorosso che rispondevano alle sue avance con qualche risatina soffocata.
                  Il gruppetto arrivò davanti a dei gradini, salendo i quali c’era uno sgabello e sopra il quale c’era un vecchio cappello a punta, consunto. Tutti si ammutolirono e, dopo qualche attesa, il cappello parlò.
 
Che sono vecchio lo so di certo
in una bella teca son custodito,
ma ricordate che nessun reperto
sa ascoltare il pensier con tale udito.

Saggio e giusto mi hanno creato
senza alcun dose di fantasia
quattro maghi dal talento innato
per decidere la vostra via.

Di rosso e oro sono vestiti
color che coraggio nelle vene hanno.
I Grifondoro sono agguerriti
con cavalleria combatteranno.

O forse Tassorosso è la giusta strada?
chi è giusto e leale sarà il benvenuto,
e a chi con gran cuore bontà vada
a lavorar senza d’inganno aiuto.

Ma se è intelligenza la dote spiccata
senza di superbo pensiero,
a Corvonero sarà apprezzata
da chi della sapienza possiede vero.

O forse Serpeverde è la vostra dimora
dove la furbizia è un grande tesoro,
di verde e d’argento la vita colora
e astuzia e cervello faran gran decoro.

Suvvia! Senza paure
mettetemi in testa all’istante
farò scelte sicure
perché io sono il Cappello Parlante!
 

                  Finita la sua filastrocca, il Cappello Parlante fece un inchino verso ogni tavolo della sala grande scrosciante di applausi e attese di essere indossato. Albus iniziò a tremare quando la professoressa McGranitt si alzò dal tavolo dei professori e si diresse con aria austera verso lo sgabello. Ormai era questione di tempo e finalmente l’angoscia di Albus si sarebbe sciolta. Se in positivo o negativo lo avrebbe saputo dopo.
La preside estrasse una lunga pergamena e iniziò a chiamare il primo nome della lista.
                  << Alton Katie! >> e una ragazzina bionda uscì dal gruppo per salire le scale e sedersi sullo sgabello.
Albus non notò che il Cappello dopo un po’ di secondi aveva gridato Tassorosso e sembrò non notare tanti nomi prima di lui, come << Malfoy Scorpion >> assegnato a Serpeverde. Era troppo agitato e il cuore iniziò a martellargli nel petto.
Ormai non riusciva più a respirare e dovette fare uno sforzo incredibile per cercare di non cadere a terra svenuto.
Era così concentrato, che non si rese conto di essere stato chiamato; fu Rose a dargli una spinta e Albus, barcollante, si avvicinò allo sgabello e si mise il Cappello che sprofondò nella sua testa, coprendogli gli occhi.
                  La voce del cappello disse nella sua testa: << Mmm…vediamo un po'. Sei intelligente e sei molto buono e, oooohhh >> Albus si aggrappò sempre più terrorizzato allo sgabello << hai un grande potenziale e sei così…così…diverso… Le cose non saranno facili per te a quanto posso prevedere >> Albus penso di svenire: che significava "non saranno facili"?
Il Cappello riprese << …mmm…sì, questa è la tua casa. Sarai un ....>>
 
  
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