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Autore: Botan    22/07/2008    4 recensioni
Esistono un fiume e una città, famosa per i suoi innumerevoli casinò, che si chiamano proprio come me. Tuttavia, non sono né un fiume, né tanto meno una famosa città! E neppure una slot-machine umana!
Se volete pronunciare il mio nome, allora intonate un bel Re maggiore. Perché? Provate ad indovinare!
Non vi viene in mente proprio nulla? Ok. Gli indovinelli non fanno per voi, eh? Pazienza!
Come dite? Il mio nome, zo to?
Reno, per servirvi!
*Dedicata al mio Reno, coniglio nano maschio gagliardo e tosto, che per anni ha tenuto accesa la luce nella mia vita senza pretendere nulla in cambio.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Reno, Yuffie Kisaragi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Advent Children, Dirge of Cerberus
Capitoli:
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CAPITOLO 9

CAPITOLO 9

 

 

 

Yuffie è sicuramente dubbiosa. Mi sta fissando con aria infida, abbastanza sospetta e indecisa.  Saetta lo sguardo attorno al perimetro che la circonda, e dopo un attimo iniziale di tentennamento, si fa capace.

Con gli occhi di una bambina intimorita, mi protende la mano un po’ tremante e sudaticcia. La cingo all’istante nella mia, e il gioco è fatto!

Nel frattempo in cui ci avviamo su per le scale, di tanto in tanto le getto un’occhiata furtiva.

E’ tesa quasi quanto una corda di violino, ma curiosa. Si starà sentendo come una bambina che sa di aver disubbidito ai genitori accettando l’invito di uno sconosciuto, ma che allo stesso tempo freme dalla curiosità di sapere dov’è che la condurranno quelle scale.

Dopo diversi passi, ci fermiamo davanti alla porta della mia camera. La spalanco senza pormi tanti problemi, ed è il letto, la prima cosa a farci capolino dall’uscio. Odo qualcosa di molto simile ad un guaito sommesso. Proviene proprio da Yuffie.

 

- Non avevi detto la loggia? - mi sento domandare da lei, così, alla sprovvista.

 

- Prendo prima qualcosa da mettermi addosso. Non voglio di certo beccarmi un accidenti, lassù.- le mormoro sbrigativo, senza scompormi di una sola virgola. Infondo, non c'è nessun motivo di farlo. 

 

Sto per entrare, ma prima di farlo getto un’occhiata alle mie spalle: - Che fai, resti li?- domando alla nanetta che, immobile come una statua di cera, sosta sul ciglio della porta. La vedo arretrare di scatto, furtivamente, con aria tutt’altro amichevole non appena i miei occhi si posano su di lei. Alzo la testa al soffitto:

- Per carità!- esclamo- Non avrai mica pensato che io…- sibilo puntandomi un dito in faccia, con lo sguardo un po’ infastidito e allibito - Non sono il tipo di ragazzo che adesca usando il banale trucchetto della luna! Poi te l’ho già detto un centinaio di volte… Le ragazzine come te, non fanno per me! - Però, fa anche rima! Potrei adottarlo come mio slogan personale...!    

 

Mi avvio dritto per la mia strada, uscendo dalla stanza dopo un paio di minuti. Giusto il tempo di infilarmi una camicia bianca.

- Le scale che portano alla terrazza sono al secondo piano.- dico con voce fredda. Indico la fine del corridoio, e parto lasciandomi alle spalle la capricciosa ragazzinac. Soltanto dopo un po’, avverto il suono dei suoi passi farsi sempre più vicini e raggiungermi.

 

- Alla buon’ora, zo to! – borbotto con un pizzico di ironia pungente.

 

Siamo giunti ai piedi della scaletta di ferro che conduce in terrazzo.

Saliamo per l’ennesima volta un’altra rampa di gradini, e alla fine dell’ultimo, mi arresto proprio d’innanzi alla piccola porticina di metallo che conduce fuori. Giro il pomello arrugginito e spingo l’asse oramai deteriorato verso l’esterno. Il cigolio improvviso dei cardini arrugginiti ci fa sobbalzare. Inoltre, la puzza stagnante di ruggine e muffa che c’è qui, non è per niente piacevole. Lo scenario di decadenza cambia radicalmente quando il portone si spalanca del tutto e veniamo letteralmente folgorati da una magnifica luna incastonata in una cornice di stelle che ci lascia senza respiro.

 

- Wow! – esclama Yuffie, fermandosi di botto davanti a quel maestoso spettacolo.

Le osservo il faccino che sembra scoppiare di gioia da un momento all’altro, e sono fiero di me. Negli occhi della piccola Wutaiana si ergono uno sfavillio di stelle che rende quelle iridi color nocciola ancora più irresistibili. E quel nasino impertinente, poi… mi fa ribollire come un matto scalmanato!

Sento il cuore palpitarmi all’improvviso, seguito da una strana sensazione alle viscere che mi travolge completamente, mi appesantisce, mi graffia letteralmente la schiena, mi lascia di stucco. Di vero stucco. 

Dibatto il capo cercando di scrollarmi di dosso quest’anomalo sintomo, e con spavalderia m’impunto le mani sui fianchi:

- Che cosa ti avevo detto?- esclamo per pavoneggiarmi ai suoi occhi- Adesso mi credi, no?

 

In un attimo la vedo raggiungere il basso muretto del terrazzo che funge da balaustra, e sporgersi da esso tanto quasi da cadere di sotto.

La raggiungo senza tanti preamboli, afferrandola saldamente per un braccio affinché non cada.

- Hey! Attenta! Non vorrai mica spiaccicarti al suolo proprio davanti ai miei occhi? – Non ci tengo ad avere uno spiritello rabbioso che mi gironzola per casa!

I nostri sguardi s’incrociano fuggevolmente, ed io mi sento avvampare dentro come non mai. Le mollo l’arto quasi senza riflettere, come per proteggermi da lei, e da questa balorda sensazione che mi mette a disagio. Mi infilo le mani in tasca sforzando di reprime i folli pensieri che mi frullano in testa, e guardo su. Molto su.

 

Ma che cazzo mi è preso all’improvviso?!

 

Devo darmi una controllata, dannazione! E’ solo una ragazzetta!

Ed io… Io non so che fare.

Perché? È la prima volta che non so come agire, come comportarmi. Di solito per me è sempre la solita routine… Mi piace una ragazza? Mi attrae fisicamente? Bene! Che problema c’è? Le vado dritto incontro, me la prendo tra le braccia, e ci provo! 

Non è poi così difficile farla cadere nella mia pericolosa trappola. Alla fine raggiungo sempre i miei scopi.

Yuffie però mi fa incespicare maledettamente.

Sono interdetto. Dovrei rapirla, innescare proprio una di quelle trappole, avvicinarmi pericolosamente a lei, ma non mi viene! 

Forse perché all’interno della mia fervida menta, lei mi appare come una bambina? 

Non voglio assolutamente sentirmi il lupo cattivo della situazione…! E poi, siamo qui a goderci questo cielo. Punto. E solo una compagnia. Niente di più.

 

Mi accomodo sul muretto della balaustra, lasciandomi trasportare dalla luce magnetica del satellite luminoso.

E’ davvero una bella sensazione. Inoltre, adesso che ci penso, è la prima volta da quando sono qui, che condivido questo spettacolo con qualcuno. Nemmeno Rude, il mio migliore amico, è mai giunto fin quassù. Tanto meno Elena.

 

Resto ammutolito per un po’, e a quanto pare nemmenoYuffie ha intenzione di spezzare questo surreale clima fatato. Poi però, senza un perché, ad un tratto esclama:

 

- Tu sei diverso dagli altri!

 

Scatto con il capo verso di lei, allibito in pieno:

 

- Diverso?- replico fissandola con sorpresa.

 

- Con i tuoi capelli, ravvivi tutto il pianeta! 

 

Indirizzo un’occhiata alla mia zazzera ribelle.

Non sarà per questo, che continua a starmi dietro? 

Lì per lì non capisco il significato delle sue parole, poi in seguito mi viene spiegato.

 

- Nei viaggi che faccio, spesso mi soffermo ad osservare le persone, appollaiata su di un tetto o semplicemente su qualche muretto abbastanza alto.- mi rivela, dopo essersi seduta sul bordo del parapetto - Mi piace vedere la gente che passa di lì. Dopo un po’ però mi stanco, comincio ad immusonirmi e divento triste. – la ragazza si piega leggermente all’indietro, sollevando la testa all’insù. La fisso celatamente, un po’ per vergogna un po’ per orgoglio. Ha lo sguardo perso qua e la tra i meandri del cielo tinto di blu, per giunta con un’espressione davvero curiosa che però suscita in me una forte suggestione. Colpa di quel profilo che le mette in evidenza il naso, ovvio.

Per fortuna che le sue parole smorzano sul nascere una mia pericolosa voglia, e mi anticipano: – Le persone di questo posto sono tutte così uguali.- sospira appena- Ognuna sembra la copia dell’altra. La maggior parte indossa abiti scuri, e sono sempre di corsa! Mai scanzonate, e con il viso quasi spento. Sembra che nessuno si goda veramente la vita. Soprattutto qui a Midgar. – Yuffie mi si volta, con il capo leggermente curvato fa una faccia strana - Cos’hai? Non ti senti bene?

 

Su di me scende il gelo. Inizio a sudare freddo.

- P-perché ?- domando facendo finta di niente. E credetemi… non è facile.

 

La nana solleva le spalle.

- Non so, ma ti vedo strano.- bofonchia alzando lo sguardo alla volta celeste.

La seguo a ruota, tergiversando.

 

- Vuoi dire che io sono unico? Non sono uno dei tanti cloni che vedi nei tuoi viaggi? – le domando in seguito, giusto per cambiare argomento e trarmi dal brutto disagio. 

 

Peccato però che esplodo definitivamente non appena sento esclamare da lei: - Tu sei il colore di questa terra arida! 

 

Quanto mi sorprende ‘sta tipa qui…!

La botta peggiore  è vederla sorridermi con l’allegria di chi affronta la vita sempre con spensieratezza e buon umore.

Trabocco. Sono la goccia che trabocca dal vaso colmo d’acqua, e va giù, in picchiata.

“SPLASH” sento addirittura nella mia testa.

Non mi controllo più. Il mio cervello sta prendendo una strada tutta sua… che mi trascinerà nel baratro, sicuramente! 

Faccio qualcosa per salvarmi, alzandomi di botto e mostrandole le spalle. Se non la guardo, forse mi passa. Rido quasi a stento per non dare troppo nell’occhio, e ribatto a voce tesa:

- Sono il colore, zo to?

La voce mi avrà tradito? L’istinto mi urla di girarmi verso di lei, andarle incontro, e stringerla così tanto da trasferire l’odore della sua pelle sui tessuti della mia camicia. Tuttavia, la buona provvidenza mi salva ancora una volta. La sua risposta trattiene il mio spirito bollente tanto da non fargli  commettere nessun cattivo reato:

 

- Sarei in grado di riconoscerti tra mille, grazie al colore dei tuoi capelli! Sono in pochi ad averli così! Oltretutto, io amo il colore! Mi fa stare bene, mi rende allegra, mi fa ridere... Quando c'è colore in un luogo buio, l'oscurità non fa più tanta paura! 

 

Rimango interdetto. Le mie gambe vorrebbero muoversi, la mia testa al contrario gli ordina di non farlo.

 

- Non ti montare la testa, però! Rimani pur sempre un Turk! - sento esclamare in seguito. Questa frase mi stizzisce.

 

Me ne resto fermo, con i piedi impuntati al suolo, decisamente risentito.

- Con questo, cosa vorresti dire?- domando con una voce minacciosa.

Quando fa così, m’indispettisce terribilmente! Tanto che la voglia di stringerla a me, si è tramutata nella voglia di scricchiolarle le ossa con un solo colpo. Spazzo via i cattivi pensieri, ma da lei non ottengo risposta.

 

E tutti sanno, che questo proprio non lo sopporto!

 

Mi piego in avanti con l’intento di farle una sonora lavata di capo, ma un paio di ciuffi mi finiscono giù, a penzoloni lungo il collo e oltre, fino ad incorniciarmi il viso.

Tra una cosa e l’altra ho scordato di legare la zazzera nel solito codino che sfoggio.  

Decido di farlo adesso. Prendo un elastico dal taschino dei pantaloni, gli faccio compiere diversi giri attorno al lungo codino e…puff! La molla si spezza.

 

- Perfetto!- bofonchio alzando frustrato lo sguardo.

 

Sento afferrarmi da dietro, all’improvviso.

 

- Che succede?! - Sobbalzo per lo spavento e mi giro di scatto.

 

Yuffie è proprio d’innanzi a me. Alle sue spalle, una magnifica luna gli fa da sfondo, incorniciandola perfettamente.

Sento il suo respiro posarsi sulla pelle scoperta del mio torace, gentilmente. Proprio quando sto per abbracciarla, qualcosa di piccolo mi appare sotto il naso. E’ un elastico.

 

- Posso legarteli io, se vuoi!- propone la nana, spiazzandomi per la centesima volta. – Così avrò l’onore di toccarti la zazzera colorata!

 

Sospiro e osservo l’oggetto un po’ per capire se possa andar bene, e un po’ per capire se lo sguardo di Yuffie sia sincero.

A giudicare dall’espressione gentile, direi proprio di sì.    

 Non commento, e stringendomi con strafottenza nelle spalle le rispondo:

- Se ci tieni così tanto… prego.

 

Mi volto appena di schiena per darle l’aggio di legare a dovere la zazzera.

Sono salvo grazie a una molla. E’ vergognoso.

D’ora in poi devo stare più attento. Devo darmi una calmata, e subito! Sembro un treno impazzito, miseria!!!

Faccio finta di non pensare a quelle esili dita che mi attraversano i capelli come un pettine, solleticandomi piacevolmente la nuca, e a codino ultimato le domando:

- Devo pagarti anche per questo? Oppure lo considero come un regalo personale?

 

Yuffie si finge perplessa, poi con semplicità afferma:

- Consideralo un favore, e basta! Però per la compagnia che ti ho fatto, esigo almeno una Materia!- sbotta. Poi aggiunge - di quelle rare, s’intende!- S’intende!

 

Replico quasi all’istante:

- “Compagnia”?- Ma tu riesci sempre a trovare un motivo per scucirmi qualcosa? Dopotutto, rimani pur sempre una ladruncola.

 

Osservo Yuffie sedersi a cavalcioni sul muretto.

- Non era a questo che miravi, forse? Tutti sono via, tu sei solo e la cosa non ti fa piacere. Poi arrivo io, mi inviti a mangiare con te e t’inventi la storiella della luna! Semplice, vero? – Anche troppo per una furbastrella come te! Mi ha fregato anche questa volta. E’ inaccettabile! 

Mai sottovalutare un ninja che finge di essere tonto! L’ho imparato a mie spese, passando da cacciatore a preda in un istante. E non è di certo la prima volta che me lo fa sotto il naso. Ricordo ancora con rabbia l’episodio del supermarket.

 

- Sei proprio un rospetto dispettoso…- bofonchio guardandola in malo modo.

 

- Allora? Dov’è la mia Materia?- reclama incrociando le braccia al petto con un’aria insolente. – Ah- aggiunge con tono saputello- e non dirmi che non ne hai nemmeno una, perché sarebbe inutile! Voi della Shin-Ra ne siete pieni fino al collo! 

 

Lo ribadisco per l’ennesima volta: altro che preoccupata! Questa qui mi vuole soltanto ripulire!

Sollevo le braccia all’insù.

- Ok, ok! Ho capito, zo to!

 

Scendo le scale, per poi risalirle in seguito ancora una volta. Guarda caso ne ho proprio una in tasca. 

 

Arrivo davanti a lei con una punta di fiatone, e le metto tra le mani l’agognata sfera.

 

- Contenta adesso?

 

Il visino di Yuffie si storce all’istante non appena, schiudendo le mani, avvista l’oggetto.

- Avevo detto rara! Una Materia rara! Cosa me ne faccio di questa?– scandisce con voce delusa e adirata.- Una normalissima magic fire Materia, non mi fruttera un bel niente! Non ha nessun valore!

 

- Ma non ti piaceva il rosso del fuoco? Così quando la usi, lo vedi!– faccio scherzando- Se non altro ti ricorderai di me e della mia capigliatura! E poi le Materia fire hanno all’incirca un valore di 200 gil. – Buttali via!

 

Deduco la sua delusione dalla faccia amareggiata che mi sta sfoggiando di proposito.

Si comporta esattamente come una bimba a cui non l’è stato regalo ciò che voleva.

Per certi versi mi fa rabbia. Ma al tempo stesso mi piace.

Perché questo piccolo demonio, mi mette sempre confusione?

Inaspettatamente però, la smorfia crucciata che le marca la faccia, si affievolisce, lasciando così spazio a qualcosa di ben più dolce come un tenero sorriso.

- La conserverò gelosamente! Così quando osserverò il viavai della gente e mi verrà la malinconia, mi rallegrerò guardandola! – annuncia abbracciando a sé la piccola sfera.

Proprio un tenero quadretto, non c’è che dire. Tuttavia, io resto impassibile… a fatica.

Per certi versi le sue movenze mi ricordano quelle di Ririn e del suo lecca lecca. La differenza è che un lecca lecca costa molto meno di una Materia… In entrambi i casi, comunque, chi ci rimette sono sempre io.

 

Restiamo a parlare sotto il manto stellato fino a che non sopraggiunge l’ora dei saluti.

Per Yuffie è proprio giunto il momento di andar via. Vorrei che restasse ancora un po’. Il pensiero di saperla qua fuori chissà dove, mi terrorizza.

Ma perché? Mi chiedo perplesso.

Lei è sempre in viaggio, e a me, francamente, non mi è mai importato granché della sua vita. Con tutti i grattacapi che ho, ci mancherebbe! In ogni caso, non ho il diritto di trattenerla qui. Non dà ascolto a sua padre, figuriamoci a me che tra l’altro sono un “odioso” Turk, come direbbe lei stessa.

 

- Allora io vado!- assente, preparandosi a spiccare un salto nel vuoto da un momento all’altro. Non le propongo nemmeno di usare la porta d’ingresso. Ormai le sue spettacolari entrate ed uscite di scena, mi hanno fatto capire che lei è così. Un tipetto indemoniato e strano.

 

Soltanto dopo che la sua piccola figura longilinea sparisce dalla mia vista inabissandosi tra gli alberi, provo il rimpianto di non averla stretta a me, con tenerezza però.

 

Ho provato a non pensarci, ma la verità è che non voglio ammettere di stare bene in sua compagnia.

Lei mi fa divertire, tutto qui. Sento di poterci parlare liberamente, senza ansia, né remore. Tanto la nana capisce al volo. E’ distratta, ma non troppo. E’ innocente, ma pure selvaggia. E’ un’abile ninja, ma pur sempre una ragazzina. 

 

 

 

Sono le tre e non riesco a dormire. Quando sono sveglio mi vengono sempre tanti pensieri. Specialmente in questo momento.

Prima i colleghi che partono lasciandomi qui, poi il brusco arrivo della nana dispettosa ed infine la sua partenza.

L’ideale sarebbe farmi una camomilla, ma chi si alza a quest’ora sapendo che in casa non c’è nessuno? Non è paura la mia, precisiamo. Però il senso di vuoto, di solitudine mi mette ansia. Non vedo l’ora che sorga il sole. Almeno così la giornata avrà un senso.

Devo dormire, a tutti i costi!

Cerco di sgomberare la mente da qualsiasi pensiero. E’ dura cancellare il volto di Yuffie dalla mia mente. E’ dura cancellare il mio strano comportamento, e la tremenda fatica che ho fatto per trattenere i miei istinti. E’ dura cancellare… A furia di ripetere le stesse parole, a poco a poco le mie palpebre cominciano ad abbassarsi spontaneamente. Adesso sono tranquillo. Il sonno sta arrivando.

Squilla il cellulare. All’improvviso. Il suo suono non mi fa di certo fare i salti di gioia…!

 

- Cazzo! – Tre ore per addormentarmi, buttate al vento!

Piuttosto adirato afferro l’oggetto sul comodino con le movenze di un falco cacciatore.

 

- Sapevo che non dormivi.- enuncia una voce pimpante dall’altro lato.

 

- Il fuso orario, Elena! Il fuso orario, diamine! – strillo in tono tutt’altro che cordiale. – Cosa c’è?- domando in seguito, cercando di mantenere un minimo di controllo. Ma la voce mi tradisce.

 

- Volevo solo avvisarti che il viaggio è andato bene.

 

- Ah si? Grandioso! – esclamo con un finto sarcasmo. Dopodichè le riattacco il telefono in faccia senza inutili convenevoli.

 

Poso il dannato aggeggio sul ripiano, e mi rimetto seccato sotto le coperte, nonostante il corpo bollente che ho.

Altre tre ore per cadere tra le grinfie di Morfeo? Davvero fantastico! Merito di Elena, chiaramente.

Mi rigiro diverse volte tra le lenzuola oramai stropicciate, e sistemandomi su di un fianco, resto così ad osservare il buio della notte dai vetri della finestra di fronte.

 

- Cosa ci troverà di così entusiasmante nell’entrare da una finestra…?- mi chiedo, parlottando ed osservando la mia immagine riflessa nelle lastre. Ovviamente mi riferisco a Yuffie. La causa di questa fastidiosa insonnia. Forse.

Mi giro dal lato opposto, e seppellisco la testa sotto il cuscino.

 

- Per la miseria!- impreco a voce alta. Tanto nessuno può sentirmi.

 

Per un insolito caso del destino, le parole di una canzone che canticchiavo da adolescente, sembrano riaffiorare nella mia bocca all’improvviso.

Com’è che faceva?

 

Come un fiore, come la danza di una farfalla.

Come il cielo, come la danza di un uccellino.

Come il mare, come la forza delle onde.

Come il mare, come la forza del vento.

La notte è insopportabile. Voglio starti accanto, non voglio separarmi da te.

 

Yuffie è come la farfalla di quel fiore, che volteggia allegra e spensierata tra le tante corolle di un prato fiorito.

E’ come un fragile uccellino, libero, che vola nel suo cielo, ma al tempo stesso è forte come il vento che s’infrange sull’oceano.

Io invece sono quello che non sopporta il peso della notte… senza di lei.

Davvero buffo tutto ciò.

Ma perché lei mi attrae così tanto? Ha lo stesso effetto di una potente calamita.

Io il chiodo, e lei il magnete!

Quel fisico minuto, all’apparenza insipido, e quel nasino tutto sfrontato… Per tutte le Summon! Quanto mi fa impazzire quel suo benedettissimo naso!

 

A momenti mi vergogno per ciò che ho detto.

Striscio di botto sotto le lenzuola fino a coprirmi del tutto. Mi sento così imbarazzato…

Se mi sentisse Rude, chissà cosa penserebbe! Nonostante tutto non riesco a cancellare dalla mente quell’espressione assorta e quegli occhi caldi come il colore delle nocciole, che non smettono di tormentarmi. E’ così tremendamente terribile.

Quando il cuore di un uomo comincia a tingersi di miele alle quattro del mattino, qualcosa sicuramente non và. Specie se quest’uomo ha la fama di essere uno dei più grandi libertini di tutto il pianeta!

Ma possibile che Yuffie debba procurarmi sempre problemi? 

Mi consolo cercando di conciliare il sonno. Una bella dormita rigenera corpo e mente, no?

 

 

 

Sbadiglio di brutto d’innanzi a un bicchiere ricolmo di latte. Giro e rigiro il cucchiaino nella tazza, fino a creare un piccolo mulinello, una girandola che si dissolve non appena fermo il movimento ondulatorio della mano.

Mi sono alzato da poco, e sto facendo colazione in una cucina orrendamente deserta.

La giornata di oggi sembra non passare mai. E siamo solo all’inizio!

Quando ci si annoia, il tempo scorre sempre con lentezza. E questo mi mette davvero di malumore.

Dopo una notte passata in bianco poi… il mio umore non può far altro che precipitare inesorabilmente.

Tutta colpa di quell’antipatico rospo spilla soldi. E di chi sennò?

Ho delle occhiaie che sembrano due grossi solchi! Oltre che a un pessimo colorito. Già sono bianco di mio, figuriamoci adesso!

Giro per casa come uno spettro, annusandone ogni angolo. Tutto pulito, sistemato e in perfetto ordine. Dovrei essere contento, no? No, cazzo! Non và bene! Così non ho niente da fare, zo to! Penso al peggio, quando proprio sul divano intravedo qualcosa.

Degli indumenti sporchi, direi. E a giudicare dalle chiazze di terra e dal fetido odore che emanano, hanno proprio bisogno di una lavata. Li raccolgo e già che ci sono decido di mettere a mollo alcune cose che ho nell’armadio, e che non lavo da molto.

Passo a prenderle nella mia camera ed in seguito raggiungo il doppio servizio che di solito usiamo per sciacquare i capi sporchi.

Soltanto dopo che ho gettato i vestiti sconosciuti nell’acqua, mi rendo conto che essi non appartengono a nessuno degli inquilini che popola questa loggia.

 

- Elena non metterebbe mai un paio di pantaloncini ed una canotta così striminziti! E anche se volesse, non le entrerebbero in nessun caso! Quella megera ha come minimo due taglie in più!

 

Li tocco con diffidenza, maneggiandoli attentamente con la punta delle dita.

Potrebbero essere tossici o chissà cosa! Intento a fissare la fantasia floreale della canottina, qualcosa comincia a ribollire tra i meandri sperduti e oramai seppelliti dei miei ricordi.

Mi accarezzo il mento con una mano bagnata d’acqua.

Ma io ‘sta roba l’ho già vista!

Supermarket di Midgar. Reparto igiene e casalinghi. Corsia tre. Li indossava quella rapinatrice di Materia! Yuffie Kirasagi! Ancora lei!!! Sta diventando la mia seconda ossessione, al pari quasi di Elena!

Adesso devo farle anche da servo?? 

Tra un’imprecazione e l’altra, tiro con rapidità le somme.

Probabilmente, la mocciosa li avrà dimenticati qui durante il casino di ieri. Le saranno cascati da quella specie di sacca che si trascina dietro.

Sbuffo pesantemente, ma rassegnato al tempo stesso. Oramai questi stracci stanno a mollo. Tanto vale, lavarli.

Li ricopro con un abbondante getto d’acqua calda, in modo da sterilizzarli ancor meglio, e una pennellata di quel sapone alla violetta, comprato in quel vicolo di Midgar. A giudicare dalla montagna di schiuma che si è formata, ho l’impressione di aver calcato un po’ troppo la mano.   

Poco importa. Mi farò rimborsare da quella nanetta, non appena la vedo. Almeno per una volta sarò io a spillarle dei gil, e non il contrario.

 

- Che puzza…!- mi tappo il naso con pollice e indice, mentre faccio una smorfia disgustata.

Chissà da quanto tempo è che questa roba non viene pulita come si deve… A giudicare dal colore nerastro dell’acqua, come minimo un paio di mesi. Come minimo!

Dato che la mocciosa è sempre in viaggio, dubito fortemente che lavi spesso le sue cose. Anche se a prima vista possa sembrare un tipino ordinato, è l’esatto contrario. Indisciplinato, vagabondo e libertino.  

 

 

La conosco da quando aveva più o meno dieci anni, ed è sempre stata così.

“Conoscere”, forse è un termine alquanto erroneo. Diciamo che l’ho incontrata diverse volte, ai famosi tempi dell’ ”Avalanche”, il gruppo di ribelli che circa 8 anni fa, dava filo da torcere alla Shin-Ra.

Ad ogni modo, le nostre strade non si sono mai incrociate in maniera così esplicita, come accade ormai da un po’ di tempo a questa parte.

All’epoca Yuffie era più dispettosa del solito. Detestava sia la Shin-Ra, che quel gruppo di disgraziati rivoltosi. Li reputava entrambi la causa principale dell’impoverimento di Wutai. E non aveva di certo tutti i torti!

Elfé, il capo dell’Avalanche, e il presidente Shin-Ra, spesso e volentieri davano prova della loro forza mettendo a soqquadro intere città con enormi schieramenti di truppe, pronti a battersi l’uno con l’altro. Era come una grossa partita a scacchi, con tanto di pedine umane e consenzienti. La scacchiera stessa, era il più delle volte Midgar o Junon.

Una vera faticaccia per noi Turks, ristabilire l’ordine e contrastare i piani nemici nello stesso tempo.

Ricordo che quando mi proposero di entrare nel Reparto di Ricerca Amministrativa, accettai quasi subito. Di certo non credevo di dover adempiere a simili compiti! Amavo sì l’avventura, ma fino a un certo punto.

In ogni caso, dopo 8 anni di servizio, ci fai l’abitudine. Tant’è che adesso non posso più fare a meno di questo lavoro e di tutto ciò che esso mi offre. Quando sei un Turk, lo sei fino in fondo.

Ritornando a quella nanetta… posso dire di averla iniziata a conoscere meglio 3 anni fa, quando fregò delle Materia a tutta l’allegra combriccola di Cloud. Per la precisione, quando lei ed Elena furono rapite da quel porco di Corneo, proprio a Wutai.

Ero al bar insieme a Rude, a godermi la tanto attesa vacanza, quando all’improvviso arrivarono dei Soldier a rovinarmi la giornata.

Mi ricordo che lasciai un bicchiere pieno di whisky sul tavolo, e corsi via senza nemmeno finirlo.

Dopotutto si trattava di Elena, ed io rimanevo pur sempre il suo vice capo, in assenza di Tseng. Saperla tra le luride manacce di quel grassone tutto lardo e zero cervello, mi mandava in bestia.

Ovviamente anche Yuffie fu presa in ostaggio. Ma lei non era certo affar mio! Spettava a Cloud e compagni, trarla in salvo a qualsiasi costo. Perfino quello di allearsi con noi Turks. E fu proprio così che andò a finire. L’unione delle due fazioni alla fine riuscì nell’intento, e le due giovani donzelle furono tratte in salvo. Ovviamente, lasciai alla squadra di Cloud l’arduo compito di sterminare il mostro sguinzagliato dal ciccione. Non potevo certo permettere di mandare a puttane i preziosi minuti della mia  vacanza!

La sola cosa di quella giornata che rammendo con molto piacere, fu la solenne ramanzina che feci ad Elena non appena tornammo alla locanda. Dopo lo spavento e i problemi che ci aveva causato, non potevo buttarmi tutto alle spalle e far finta di niente.

Dopo quell’episodio, non vidi Yuffie per un bel po’.

Lasciammo Wutai a fine vacanza, e ritornammo alla base, in una Midgar sempre più desolata e… distrutta.

Incontrai la nanerottola dopo molto tempo, nei sotterranei proprio di Midgar, insieme a Cloud e alla sua amichetta d’infanzia.

Ingaggiammo una battaglia che… purtroppo andò male. Se non fosse stato per quel maledettissimo impegno a cui non potevamo per nulla mancare, avremmo vinto noi, zo to! E non c’è bisogno neppure di dirlo!

In ogni caso… lì sotto ho imparato che è molto meglio non imbattersi nello shuriken gigante di Yuffie, se non si vuole perdere qualche arto, o addirittura la testa!

E’ molto raro che quell’affare manchi il bersaglio…

 

 

Dopo aver lavato e strizzato tutti gli indumenti, li appendo uno ad uno alla corda che c’è in questo stanzino del doppio servizio, per farli asciugare.

Mi chino a terra per prendere la bacinella e riporla al suo posto, ma nel rialzarmi vengo colto da un inaspettato capogiro.

Fortuna che il muro alle mie spalle, mi tiene su prontamente.

Mi ci appoggio, di poco, passandomi poi una mano sulla fronte. E’ sudaticcia e lievemente accaldata. Non vorrei che fosse un accenno di febbre. Sono solo e oltretutto siamo in pieno Agosto! Se penso che a quest’ora dovrei essere sdraiato al sole sulla splendida spiaggia di Costa del Sol, magari a sorseggiarmi un tè in compagnia di qualche bella presenza, la temperatura mi sale di botto, ma per la rabbia! Altro che febbre. Sono chiuso in un cesso a lavare panni come uno schiavo, ecco cos’è che mi fa avvampare!

Mi lavo il viso con un po’ d’acqua che mi dà subito sollievo. Sarà stata la stanchezza, o l’aver dormito poco e male, a causarmi il fastidio passeggero. Tutto qui.

 

 

Tra un gironzolare e l’altro, s’è fatta già ora di cena.

Eppure il mio stomaco non sembra lamentarsi per niente. Veramente non ho fame. Avverto come un pesante senso di sazietà all’intestino, che mi dà anche fastidio. E’ da questa mattina che mi sento strano e frastornato. Oltretutto, mi è appena venuto un mal di testa insopportabile… 

Decido di andarmi a sdraiare sul divano nella hall, quando all’improvviso sento il campanello della porta gracchiare.

Giro d’istinto il capo verso l’orologio appeso a una delle pareti, e sbotto.

 

- Chi diavolo sarà a quest’ora? - Per di più è assai raro che il campanello del Sanatorium si metta a suonare. Qui non bussa mai nessuno. Che Tseng abbia forse chiesto a una pattuglia di soldier di passare da questi parti? Apro la porta di botto – Grazie ma non ho bisogno di una balia!- esclamo conciso, senza gettare uno sguardo al visitatore, e pronto a sbattergli il portone in faccia.

 

- Hey!- esclama la vocina dello sconosciuto, non proprio cordiale.

L’urletto mi ferma. Riapro l’uscio con un gesto secco e dirigo lo sguardo all’esterno, proprio davanti a me. La gola mi si fa improvvisamente asciutta.

- Tu?! – sbotto con un’espressione probabilmente incredula. - Che ci fai qui?! E soprattutto dalla porta…!

 

- Ma non eri stato tu, quello a dirmi di lasciare in pace la finestra del tuo bagno?

 

Yuffie Kisaragi è qui. Ancora.

Vedo la sua testolina, tentennante, protrarsi in avanti, oltre la soglia dell’entrata, ed osservare lo spazio vuoto alle mie spalle. – Sei… in dolce compagnia?- sibila con una beffa forzata.

 

Le porgo la mano sul capo, e la spingo leggermente all’indietro facendo in modo che arretri.

 

- Siamo spiritosi stasera?! – canticchio io, continuando a spingerla via. - E poi non condannarmi così ingiustamente! Sei odiosa!

 

La piccola ninja dall’insopportabile carattere, impunta saldamente i piedi sul selciato, opponendo una discreta resistenza.

- Rivoglio solo i miei vestiti! Ammesso che tu non li abbia venduti!- Quante offese! Da donnaiolo a straccivendolo, tutto in una sera!

Adirato ed indispettito allo stesso tempo, le mollo la testa all’istante, facendola cascare rovinosamente sull’asfalto.

 

- I tuoi stracci stanno di sopra.- dico a denti stretti, trattenendo a stento una risata. Quando cade è davvero goffa! 

 

Ci avviamo su per le scale con l’espressione e la voglia di due che vorrebbero farsi un reciproco sgambetto, ma tutto ciò, sfortunatamente, non si realizza.

 

- Eccoti la tua roba!- dichiaro mettendole tra le mani gli abiti stirati e odorosi come un campo di fiori.- Ma da quant’è che non gli fai una dignitosa lavata?

 

Vedo il nasino di Yuffie tuffarsi letteralmente sulla superficie morbida della canottina, e compiere ripetutamente delle sane e poderose aspirate.

- Profuma di violetta!- dice con enfasi, e molto soddisfatta - Yuffie ringrazia e toglie immediatamente il disturbo! – Stai scherzando?

Non crederà mica che un mediocre “grazie” possa ripagarmi di cotanta fatica?!

 

Le intralcio il cammino, con decisione, protraendo il braccio sinistro verso il muro adiacente a mo’ di sbarra.

Adesso si fa a modo mio.

 

L’astuto ladro di Materia si trattiene sussultando appena con il suo gracile corpicino, e mi fissa. 

- Vuoi che esca dalla finestra?- domanda con una timida vocina, mentre stringendosi i vestiti al petto con le movenze di una bambina, fa sollevare in me un turbine di emozioni infinite, che ahimé non riesco a gestire. 

 

Soltanto ora, analizzando il suo modo di fare così strampalato ma tenero, mi accorgo di non averla trattenuta per chiederle un semplice quanto inutile compenso. Tutto ciò è futile, troppo futile per me. 

Senza indugiare, e spinto dalla voglia di stringerla a me, mi faccio avanti con uno scatto inatteso. Ho trattenuto le mie emozioni per troppo tempo. Davvero troppo! Se ci fosse stata un’altra al posto di Yuffie, sarei già andato oltre da un pezzo!

La sento più vicina a me, sento il suo tremolio che aumenta vorticosamente non appena mi vede giungere verso di lei. Posso quasi sfiorarla, posso quasi sentire la sua paura che accresce ma… proprio quando il suo viso è sotto il mio, una mancanza delle mie gambe mi fa crollare. Sciogliendomi come la neve, precipito verso il suolo. La mia struttura corporea crolla come un palazzo in demolizione. Vedo confusamente il corpo di Yuffie avvicinarsi con un balzo, e sostenermi dolcemente, quasi a malapena. Poi, senza un perché, davanti ai miei occhi cala un pesante velo oscuro, e non assimilo più niente. 

 

 

Mi trovo in un luogo buio.

Temo di essere prigioniero di un sogno. Strappato dalla realtà.

Ci sono delle persone intorno a me. Gente comune, direi. Nessun viso conosciuto, a parte quello di una donna dal caschetto biondo che continua insistentemente a chiamare il mio nome. Altro che sogno! Quella rompiscatole di Elena, mi segue dappertutto!

A primo acchito sembra furiosa, poi però mi soffermo un po’ in più sulla sua espressione. E’ angosciata. Continua a chiamarmi insistentemente, a… scuotermi!

 

- Elena! Dannato il giorno in cui tuo padre ti ha fatta Turk! – urlo preso da uno scatto di collera, proprio nel momento in cui riapro gli occhi di botto.

 

- Sono Yuffie! Y-U-F-F-I-E! Mi riconosci?

 

Guardo il faccino dell’essere che ho di fronte. Non capisco più niente!

Sono tornato alla realtà? Oppure si tratta di un incubo molto peggiore del primo? Una cosa però è certa. L’ugola d’oro della ragazza, mi ha terribilmente irritato! 

 

- NON STRIL-LA-RE !!! – strillo io. Meritavo un risveglio migliore, cacchio!

 

Il ladruncolo si ritrae come un riccio, intimidito appena. Poi, dopo un attimo di smarrimento, torna subito alla carica.

- Bel ringraziamento per averti soccorso e trascinato in camera tua! Mi hai fatto prendere un’accidenti!– ribatte con gli occhioni nocciola piuttosto lucidi e scossi. Si stiracchia le palpebre a malapena con la punta delle dita, fino a nascondermi il suo sguardo.  – Mi sei crollato addosso all’improvviso! Non sapevo che fare! Eri pallidissimo! Non vedevo una pessima cera come la tua, da anni! Anzi… non ne ho mai viste di così pessime! – si agita tutta.  

 

- Evidentemente perché sto male, ti pare?- reagisco io, ancora un po’ intontito e disorientato. Mi guardo attorno. Sono nella mia camera, sul mio letto. – Ti sarà costato tanto, portarmi fino a qui…- sottolineo.

 

Yuffie si rianima come una marionetta assopita, e scuotendomi la testa tutta ciondolante, mi esclama:

- Un bravo ninja fa questo e altro per aiutare gli zotici in pericolo! E poi l’importante, per me, è sapere di poterti parlare ancora!

 

Storco le sopracciglia con l’espressione di uno un po’ disgustato.

 

- Che mi credevi? Morto?! – ribatto furioso- Figuriamoci! Il rosso Reno non lo atterra nessuno, zo to! – proferisco con fierezza ed ardore negli occhi. – E non chiamarmi zotico!

 

Yuffie viene spedita verso di me, gettandomi le braccia al collo e ammutolendo il sottoscritto che viene avvolto da un lungo e pesante brivido freddo.

La fiamma che mi percorre, vien presto domata da un tenero abbraccio che soffoca a stento le mie parole.

 

Questo mostriciattolo di bambina, non è poi tanto odiosa quanto sembri.

 

- Ti ho fatto preoccupare molto, eh?- domando dopo, riuscendo a sfiorare appena il capo della ragazza, che annuisce semplicemente.- Sai… non era mia intenzione fare la figura del debole davanti a un ninja come te!- ironizzo, giusto per sdrammatizzare il momento.

 

- A me importa solo che tu stia bene!

 

Queste parole mi atterriscono.

 

Sai Yuffie… è la prima volta che qualcuno s’interessa così tanto a me.

Dopo la morte di mia madre, era da tanto che non provavo la gioia di essere amato e di sentirmi dire “Hey Reno, come stai? Va tutto bene?”.  Perfino il mio papà smise di chiedermelo un bel pò di anni fa.

Andavo avanti a suon di rimproveri e predicozzi, senza che qualcuno si preoccupasse di sapere come stavo. Mi son sentito morto per un bel po’ di anni, vivevo ma era come se non fossi mai stato vivo. Vivevo a modo mio. Un modo sicuramente sbagliato, fatto di vizi ed eccessi, di troppa libertà, visto i tremendi postumi che adesso mi ritrovo a dover combattere a differenza di anni!

 

La mia mamma aveva ragione.

E’ proprio vero che si può vivere cent’anni senza aver vissuto neanche un giorno.

 

Vorrei dirti tutte queste cose, caro il mio dolce e a volte salato mostriciattolo. Ma per me, aprirmi così tanto, non è facile. Poi con te… Figuriamoci!

Forse non mi capiresti. Dopotutto, sei ancora una mocciosa che pensa solo alle sue amate Materia e ad essere libera.

Oppure, vista la tua innata furbizia, saresti in grado di afferrare al volo e con semplicità le mie parole, ma... forse sono io quello che non si sente ancora pronto a rivelarle agli altri. 

Ad ogni modo, per oggi mi hai già fatto abbastanza felice.

E sono contento così!

Mi accontento, ecco.

Naturalmente, solo per oggi, zo to!

 

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Messaggi da parte dell’autrice:

 

Oggi non è il 5, ma siccome sono in ritardo con l'aggiornamento, ed avevo un pò di tempo libero a disposizione, ho deciso di mettere il nuovo chap!

Le persone che seguono la mia RED HEAD, sono notevolmente aumentate! Me allibita in pieno! Proprio così: x___x

E' opportuno che io faccia un ringraziamento speciale alla gentilissima Dastrea che mi ha aiutato molto con le sue parole per me piene di conforto e speranza, e a FlyGirl 92 e valepiry. Ragazze, grazie veramente di cuore! A tutte voi!

Mio nonno comunque è tornato a casa un mesetto fa, purtroppo non è più in grado di muoversi come prima, ma non importa, averlo qui con noi è già tantissimo! ^___^

Per quel che riguarda la mia salute... beh, qui posso tranquillamente stenderci su un gran bel velo pietoso... Ahimè, le cose non vanno proprio bene, diciamo appena benino, ma io però non demordo ma mordo e non mi arrendo! >,,< E poi, ci pensa Reno a non farmi cascare nel fango!

A proposito di lui... Sapete, ho comprato un deliziosissimo coniglietto nano! Come dite? Cosa centra un coniglio con il Turk senza cravatta? ^____________________________^ Entrambi hanno lo stesso nome! Eh, già! L'ho chiamato proprio Reno! Perchè?

Fattore numero 1: ha il pelo molto folto, soprattutto attorno alla testa, e mi ricorda molto la zazzera del Turk.

Fattore numero 2: il colore di tutta quella zazzera che si ritrova addosso, va dal rossiccio all'arancio, come quella dell' "originale".

Fattore numero 3: è spericolato al 100%! Mi fa diventare matta! Proprio come Reno...

Fattore numero 4: alterna momenti di pigrizia, a momenti di assoluta irrefrenabilità, esattamente come il nostro rosso.

Fattore numero 5: è molto, molto astuto e velocissimo! Come Reno! ^__^

 

Qui da noi si dice che di solito quando metti il nome di una persona a qualcuno (bimbo o animale), quel qualcuno assume le stesse caratteristiche di quella persona... Beh, ora posso dire che non è affatto una fandonia come pensavo che fosse...! 

Bene! Con questo è veramente tutto!

Ci sentiamo al prossimo aggiornamento!

 

                                                                                                                          Botan

 

   
 
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