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Autore: foodporv    01/05/2014    2 recensioni
Sto implodendo. Mi sento soffocare, come se stessi respirando sostanze nocive e pian piano i miei pomoni stessero cedendo.
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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        I'm breaking in,
shaping up
then checking out on the prison bus,
this is it, the apocalypse
 
 
 
 

Grace si diresse svogliatamente verso l'aula di letteratura, erano gli ultimi giorni di scuola prima delle vacanze di Natale e la stanchezza si faceva sentire parecchio. Quello era il suo penultimo anno alla Cedar Mount High School di Bristol, non vedeva l'ora di potersi godere le vacanze in santa pace e passarle nell'ozio più assoluto. Poi ci sarebbe stata l'altra metà dell'anno scolastico da trascorrere, ma in quel momento poco le importava.
Non era una cattiva alunna, anzi, ma a nessun sano di mente piaceva svegliarsi alle sei e mezza del mattino e dirigersi in un luogo pieno di energumeni privi di buon senso. 
Si sedette al suo banco senza prestare attenzione a nessuno. In quella classe quelli che le andavano a genio erano sì e no tre persone. Aveva conosciuto tutti gli altri abbastanza da capire che fossero degli idioti senza un quoziente intellettivo registrabile, perché sotto zero. E sì, poteva sembrare un ragionamento da snob altezzosa, ma era totalmente fondato. 
La professoressa Hood entrò in classe esclamando un «Buongiorno» e tutti gli altri si sedettero nei rispettivi banchi. Quella mattina, però, la donna era un po' troppo pimpante ed entusiasta per i gusti di Grace. “Sarà che sta iniziando l'estate” pensò la mora leggermente scettica.
Dopo aver firmato il registro ed essersi assicurata che fossero tutti presenti, la Hood prese parola. «Come ben sapete questa è l'ultima lezione di quest'anno che terrò in questa classe, dopo le vacanze non ci sarò più — e subito gridolini di contentezza partirono, il che fecero ridacchiare Grace ormai rassegnata all'idea che in quella classe ci fosse qualcuno con le rotelle a posto — e per concludere diversamente avevo pensato ad un modo per testarvi.» L'entusiasmo da cui la classe era stata presa svanì in un batter d'occhio nel momento in cui tutti sentirono la parola “testarvi”. Grace osservò i suoi compagni e notò che i loro volti erano visibilmente sbiancati. «Non preoccupatevi, non ho intenzione di mettere alcun giudizio. — li tranquillizzò divertita la Hood, e tutti rilassarono i lineamenti — Voglio solo vedere se siete cresciuti in quanto gruppo classe. Mi spiego meglio: in mezz'ora dovrete scrivere una lettera in cui con una sola parola dovrete descrivere la vostra personalità, il tutto deve avvenire nell'anonimato. Mi consegnerete le lettere in ordine casuale e, nel medesimo modo, vi chiamerò uno ad uno a leggere le lettere dei vostri compagni e voi dovrete indovinare di chi si tratta. E' un modo per vedere quanto in questi quattro anni vi siate conosciuti e, come ho spiegato inizialmente, se come gruppo classe siete cresciuti e vi siete uniti. Buon lavoro!» esclamò battendo le mani euforica con un ampio sorriso stampato sulle labbra. Grace la trovava a dir poco inquietante
Durante la spiegazione si era attorcigliata una ciocca di capelli mori attorno all'indice, era un gesto che la aiutava a capire attentamente ciò che doveva fare. 
Tutti cercarono la concentrazione, indecisi sul da farsi. Chi giocava con braccialetti, chi mordicchiava penne e così via... Era difficile dover trovare una parola che descrivesse in toto la propria personalità, in tutte le sue sfumature e sfaccettature. Insomma, facile a dire ma non a farsi.
Grace era nel gruppo di chi mordicchiava penne, in lotta con se stessa. Non sapeva che parola usare, non ci aveva mai pensato, come tutti gli altri d'altronde. Cercò di scavare dentro di sé, di analizzare i propri comportamenti e dopo un quarto d'ora passato a pensarci, finalmente scrisse qualcosa. E poi tutto venne da sé, la mano prese a scrivere quasi da sola. Quello che ne venne fuori non fu niente di particolarmente eccezionale, aveva semplicemente messo per iscritto ciò che le passava per la mente in quel momento. Assomigliava ad un flusso di coscienza, ecco.
 

 

 

«Bene ragazzi, tempo scaduto! L'ultimo di ogni fila ritiri i compiti degli altri» dichiarò il time-out la Hood. Nessuno sapeva esattamente cosa avesse in mente quella strana donna, aveva quel qualcosa di pazzesco misto al geniale. Era un personaggio, senza ombra di dubbio.
Dopo aver accartocciato e successivamente, in uno scatolone, mescolato i lavori dei propri alunni, l'insegnante iniziò a chiamarli in ordine alfabetico ed uno ad uno andarono a leggere i lavori degli altri. Erano tutti pressoché banali e Grace ebbe ancora una volta la conferma che erano un ammasso di teste di cazzo, eccetto qualche povero cristo che si salvava.
Mancavano davvero pochi scritti e quello della bionda non era ancora spuntato fuori. In preda all’ansia stava divorando una matita malcapitata, molto probabilmente aveva il timore di quello che avrebbero pensato poi i suoi compagni di lei. 
Si alzò a leggere Harry Styles, una delle poche persone che, in quella classe di matti, fosse provvisto di un po’ di sale in zucca. Grace ne era rimasta affascinata sin dal primo giorno: i suoi lineamenti dolci, ma ben definiti, gli occhi di un verde molto intenso ed acceso che infondevano una particolare sicurezza e senso di benessere le avevano mozzato il fiato sin dal primo giorno in cui lo vide. “E poi ha quelle due fossette che… Dio!” — spesso Grace si era trovata a passare intere ore di scuola ad osservarlo, con l'intento di studiarne ogni piccolo particolare. Non ci aveva mai scambiato nessuna parola, se non per quanto riguardava l’ambito scolastico, un po’ perché il riccio era un tipo abbastanza restìo e raramente faceva il primo passo, e un po’ anche a causa del carattere di Grace estremamente timido e chiuso. Temeva che se si fosse avvicinata avrebbe fatto una delle sue solite figuracce e sarebbe caduta sul ridicolo bruciando ogni chance che aveva di farsi notare. O almeno, lo avrebbe fatto, ma non per aver fatto una cosa di cui poi sarebbe potuta andare fiera.
Harry si schiarì la voce e iniziò a leggere: “Che parola userei per descrivermi? — Grace si fece rossa in viso: Harry Styles stava leggendo il suo testo! — Ad essere sinceri non mi viene in mente nulla. Di una cosa sono sicura però: c'è dentro di me un qualcosa che non mi fa  sentire libera. Sto implodendo. Mi sento soffocare, come se stessi respirando sostanze nocive e pian piano i miei pomoni stessero cedendo. Credo che la parola che più mi si addica è ‘radioattiva’. Insomma, ce l’avete tutti presente quel simbolo che indica tutto ciò di intoccabile perché nocivo? Ecco, quel simbolo mi rappresenta.” finito di leggere il testo Harry alzò lo sguardo e scrutò intorno alla ricerca dell’autore di quello scritto. Gli sembrava quasi impossibile che i suoi compagni di classe fossero capaci di scrivere cose del genere — era noto a tutti che in quella classe non ci fossero nipoti di Einstein —, ma poi gli venne in mente che solo una persona sarebbe stata davvero in grado di farlo. «Grace!» esclamò convinto di quello che diceva con quella voce rauca e graffiante. Grace aveva preso un po’ di spunto dalla canzone “Radioactive” degli Imagine Dragons, canzone che preferiva più di tutte le altre e che, per l’appunto, a suo parere descriveva alla perfezione la sua personalità, il suo modo di essere. La mora si fece rossa in viso, stava diventando come il maglione che indossava, e abbassò lo sguardo sentendosi chiamata in causa. Si stava vergognando come una ladra, tanto che penso di escogitare un piano per scappare da quella stanza senza che tutti gli altri se ne accorgessero. Odiava quella parte di sé che la faceva sentire quasi inadatta, a disagio. «Mh mh» mormorò annuendo avidamente e guardando il ricco negli occhi. In quel momento fu trapassata da un brivido che la stranì, stava provando una sensazione a lei ignota. Sentì che quello sguardo pieno di sentimento, però, veniva ricambiato dal ragazzo in piedi vicino alla cattedra e le venne spontaneo fare un sorriso sincero che, ancora una volta, Harry ricambiò — con tanto di fossette — facendole fare mentalmente dei salti di gioia. «Quando avete finito di mandarvi questi sguardi da cuccioli innamorati noi dovremmo anche andare avanti» fu la Hood a parlare e a rovinare l’atmosfera. “Tempismo perfetto, psicopatica!” pensò Grace. Perché sì, quella donna non aveva nessuna rotella a posto.
Notò che anche le goti del ragazzo, che era tornato al suo posto, si erano colorate di un color porpora donandogli un’aria ingenua ed assolutamente adorabile. Harry si girò verso di lei pensando che la mora non se ne accorgesse e prese a fissarla, cosa che, con la coda dell’occhio, stava facendo anche lei. 
La campanella che segnava la fine delle lezioni trillò e con una velocità disumana tutti gli studenti si precipitarono fuori dall’edificio. Nell’aula soltanto Grace ed Harry. «Ho avuto modo di scoprire che ti piacciono gli Imagine Dragons, stasera io e i miei amici facciamo una cover di It's Time al Moon, è un nuovo locale in centro, sei obbligata a venire» le propose Harry, con tono gentile, sua caratteristica, finendo la frase con un risolino. Era visibilmente imbarazzato, parlava quasi senza respirare e Grace si sentì estremamente lusingata ed emozionata dal fatto che il ragazzo per cui stravedeva le avesse chiesto di uscire, perché, sì, alla fine il succo del discorso era quello. O almeno così aveva capito e così sperava. «Ci sarò» rispose sincera, non se lo sarebbe perso per niente al mondo, e non aggiunse altro. Si limitò a prendere il suo zaino ancora rossa come un peperone, caricarlo sulle spalle e, prima di varcare la soglia della porta, a regalare un sorriso grato ad Harry. 
“Welcome to the new age” diceva la canzone? Bene, quella sarebbe stata senz’altro una nuova era, per entrambi.










 
sinceramente non ho molto da dire, non mi sembra niente di che, ma ho voluto postarla lo stesso. e, niente, spero in un vostro parere, qualsiasi esso sia! :)
✖ enrica ✖


 
 
 
  
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