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Autore: _diana87    01/05/2014    7 recensioni
"Era una notte buia e tempestosa... strano come tutte le storie dell’orrore inizino in questo modo, vero, detective Beckett?"
{possibile alzamento di rating}
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessuna stagione
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Era una notte buia e tempestosa...

strano come tutte le storie dell’orrore inizino in questo modo,
vero, detective Beckett?”
 
***
 
Marchiata
 
 
 
Pioveva.
La pioggia si mescolava con le lacrime della giovane che correva disparata, voltandosi di tanto in tanto verso i suoi inseguitori.
Il respiro affannoso le faceva aumentare i battiti cardiaci; si dimenava come una furia cercando una via di fuga, anche se era consapevole che non ne sarebbe uscita viva.
Inconsciamente, si chiedeva cosa avesse fatto di male. Lei cercava solo di farsi una vita, cominciare realmente ad esplorare il mondo dopo la laurea, ed era così che la storia era cominciata. Un racconto comune a qualunque persona.
Ragazza incontra ragazzo, si interessano l’un l’altra e pian piano si conoscono; abbattono mattoncino dopo mattoncino il muro che li separa e si aprano per abbracciarsi e lasciarsi andare; sembrava che tutto stesse andando secondo i suoi piani e come avrebbe desiderato. I suoi genitori sarebbero stati contenti di lei.
E poi era accaduto l’imprevedibile. L’inaspettato. L’oscurità aveva macchiato i suoi giorni felici e il ragazzo, come in una brutta favola, si era trasformato in una bestia. Non sapeva descrivere esattamente cosa stesse accadendo intorno a lei, né se era stata drogata, perché se l’avrebbe raccontato in giro – ammesso che fosse riuscita a sopravvivere quella notte – nessuno le avrebbe creduto.
Asciugare le lacrime le sembrava una mossa assurda, dato che con la corsa, esse si scioglievano e venivano trasportate via dal vento. Inciampò e cadde a terra. Si mise seduta, poggiando la schiena sul muro di un vicolo cieco, e si prese del tempo per toccare il ginocchio sbucciato. Si morse il labbro inferiore in un gesto automatico. Quelli erano i suoi jeans preferiti. Aveva scelto proprio quelli per il suo appuntamento con quel ragazzo.
Pioggia e sangue erano diventati una cosa sola. Il dolore causato dalla caduta era niente in confronto a ciò che le avrebbero fatto da lì a poco. Lei doveva morire. Aveva visto e capito troppe cose.
Il gruppo di persone la raggiunse. Lei li guardò pregandoli solo con gli occhi, pieni di lacrime. Congiunse le mani in preghiera, si mise in ginocchio, nonostante le facesse un gran dolore.
“Vi prego, lasciatemi stare! Dio, ti prego salvami...” sussurrò l’ultima frase abbassando il capo.
Uno degli inseguitori si protese verso di lei, sghignazzando, poi la guardò serio, scuotendo la testa. Esibì il coltello ricurvo con delle incisioni in una lingua antica. La lama rifletteva gli occhi impauriti della giovane.
“Non c’è nessun Dio.”
 
 
 
“Dai, Castle, lasciami stare!”
“Su, siamo quasi arrivati!”
La detective sbuffa. Odia le sorprese, ma quel giorno è il loro secondo anniversario. Stanno insieme da due anni.
Con la benda sugli occhi, si lascia comunque guidare dal suo fidanzato. Lui la tiene stretta, conducendola da dietro. È un bravo guidatore e sa come trattare la sua adorabile detective. Anche se non le piace affatto quel genere di gioco, sorride perché si fida del suo scrittore.
D’un tratto si blocca. Appena le mani di Rick mollano la presa sulla vita, Kate cerca di annusare l’aria intorno a sé, nella speranza di individuare qualche indizio. Sente un odore nauseabondo, come di cadavere, come di un posto che non riconosce, e subito il suo sorriso cambia trasformandosi in una smorfia. Percepisce Rick abbassato a pochi centimetri da lei che bisbiglia qualcosa in sottofondo, ma non capisce esattamente cosa stia succedendo.
“Okay, ora puoi togliere la benda!”
Lo spettacolo che le si delinea davanti è proprio come aveva sospettato: orrendo. Nel vero senso della parola. Il corpo nudo e mutilato di una giovane giace per terra in posizione supina. Le braccia sono vicine tra loro, all’altezza della testa, e le gambe pure congiunte. Sembra che la giovane donna fosse stata legata e poi messa a terra. Si osserva intorno, chiedendosi se siano a New York. Come intuendo i suoi occhi interrogativi, Rick le risponde sorridendole, “Sì, siamo ancora a New York.”
Kate ricambia lievemente, scuotendo la testa, mentre si infila i guanti bianchi.
“Come sei romantico, Castle... è il nostro anniversario e mi regali una scena del crimine!”
“Non è solo una scena del crimine... guarda attentamente... non vedi segni di rituali?”
Rick, al contrario, è felice come un bambino. Si accovaccia vicino al cadavere, facendo attenzione a non oltrepassare i segni del gesso bianco intorno ad esso, e inizia ad osservare i vari segni sul corpo. Nonostante la situazione spiacevole in cui si trovano, Kate lo osserva e sul suo volto compare un ampio sorriso. Si avvicina a lui, posando la mano sulla sua.
“Direi che questa sorpresa è molto più piacevole per te che per me!”
Lo scrittore sorride di sottecchi perché ha per l’ennesima volta la conferma che la sua fidanzata è adorabile: nonostante la situazione in cui si trovano, lei stessa deve ammettere di non aver mai visto una cosa del genere.
“E’ tuttavia eccitante.” Gli sussurra.
“In realtà questa è la prima parte della sorpresa, il resto te la do stasera...”
Kate sorride maliziosa. Forse ancora non si rendono conto che sono sulla scena di un orribile crimine. “Ora sì che ti riconosco.” Quando sente la sua amica anatomopatologa che si schiarisce la voce, la detective si alza da terra. “Allora, Lanie, cosa abbiamo qui?”
“Per quel che sono riuscita a capire, tesoro... Donna sui vent’anni, tagli multipli sui polsi, caviglie e torace. Non ci sono segni di violenza sessuale, ma tuttavia avrò bisogno di un’analisi approfondita.”
Kate gira intorno al cadavere osservandolo accuratamente. Mormora tra sé come stesse pensando ad alta voce, poi nota qualcosa di decisamente strano. Si accovaccia di nuovo sulla vittima.
“Questo segno sul petto... è fatto con il sangue?”
C’è una stella a cinque punte rosse, ma vista dall’alto, la detective nota che c’è qualcosa di diverso. Le due punte sono disegnate in alto e non in basso.
Lanie alza un attimo lo sguardo dalla sua cartellina medica dove sta appuntando le sue cose, giusto per gettare un’altra occhiata veloce e poi tornare a scrivere. “E’ la stella di David. È il simbolo sacro per gli ebrei.”
“Un rituale sionistico?”
“Temo che quella non sia la stella di David. È un pentacolo rovesciato.” Le interrompe Castle, assumendo un’aria abbastanza cupa. Improvvisamente, è come se la strada intorno a loro si fosse raggelata. Si alza una folata di vento che trascina carte strappate da una parte all’altra del vicolo cieco. Lanie vede le pagine della sua cartellina sfogliarsi in maniera talmente irruenta, che teme possano strapparsi per colpa del vento.
Quasi sentendo quel freddo, Kate si chiude nel suo cappotto beige. Lo scrittore torna a guardare il cadavere. Sembra che manchi un particolare importante, ed è strano che né Lanie e né Kate l’abbiano citato prima. Probabilmente erano troppo occupate cercando di capire quei tratti di sangue sul corpo della giovane. Oppure volevano evitare l’evidenza.
“Signore, una domanda: la testa della ragazza dov’è?”
Sia la detective che l’anatomopatologa si guardano tra loro come scendendo dalle nuvole.
 
 
“Questo è il caso della nostra vita, me lo sento!”
“Della nostra vita? Sei diventato detective e io non sapevo nulla?”
Kate stuzzica Rick mentre passeggiano per il corridoio del dodicesimo. Qualche ora dopo, la detective è in attesa di informazioni sulla vittima, dopo aver mandato i suoi due colleghi Javier e Kevin ad indagare. Kate è in uno stato ansioso, sebbene non cerca di darlo a vedere, e spera in cuor suo che neanche il suo fidanzato se ne accorga... non vuole essere di peso. Rick cerca di sorpassarla, saltando come uno studentello al primo anno di medicina.
“Andiamo, Kate... non dirmi che non ti eccita neanche un pochino! Possiamo creare le nostre teorie!”
“Tu le puoi creare... Io volevo solo una giornata rilassante da passare con te, ma questo macabro omicidio mi ha tirato un po’ giù di morale.” Confessa lei, a metà tra la delusione e lo sconforto. Un brivido le attraversa la pelle al pensiero di quella povera ragazza uccisa, che neanche avrà un degno funerale dato che la testa le è stata rimossa chissà per quale strambo motivo.
Rick si pone davanti a lei e le poggia le mani sulle spalle. Kate sorride; ha proprio bisogno di un gesto caldo e rassicurante del suo fidanzato e già si sente un po’ meglio.
“Ti prometto che quando questo caso sarà finito, avremo tutto il tempo del mondo. Del resto, sei la mia futura sposa.”
Quando lui le sorride, la sensazione di freddo scompare. È come se Rick fosse la sua fonte luminosa, pronta ad avvolgerla con il suo ottimismo. “Vero!”
“Yo, scusate se vi interrompo piccioncini,” Javier Esposito compare da dietro Castle con dei fogli in mano. Ha un faccia distrutta e gli occhi sbarrati.
Kate scuote la testa come se cercasse di capire cosa gli frulla in mente. Javier guarda prima l’uno e poi l’altra.
“Lanie ha analizzato il cadavere e a proposito della...” deglutisce “testa della ragazza. Ci vuole parlare.”
Presa da un istinto fraterno, Kate afferra le mani di Javier per tenerlo calmo.
“Sembra una cosa seria. Mi piace!” esclama Rick, mantenendo sempre quel suo inconfondibile entusiasmo.
 
 
Per vedere Javier preoccupato, c’è solo un motivo: Lanie. Quando Rick, Kate e l’ispanico giungono nel laboratorio dell’anatomopatologa, la donna tiene le mani ferme sul tavolo con il cadavere della giovane, e lo sguardo fisso su di lei. Dietro Lanie, c’è Kevin Ryan, che ha preferito mantenere le distanze. Dal pallore del suo viso, se ne deduce che abbia dato di stomaco, magari dopo la vista del corpo mutilato.
Agitata, Kate guarda prima Kevin, poi si rivolge all’amica.
“Lanie, cos’è successo? Cosa hai trovato? Dicci qualcosa.”
La donna alza lo sguardo lentamente. Gli occhi sono freddi e seri. L’allegria che la contraddistingueva sembra svanita per un attimo. Kate fa fatica a riconoscere i suoi compagni di squadra. Il caso che hanno di fronte ha davvero cambiato i suoi amici.
Scandendo le frasi, Lanie resta ferma in quella sua posizione e guarda gli altri uno ad uno.
“Castle aveva ragione. Quel simbolo di sangue è un marchio satanico. C’è un rituale macabro dietro quell’omicidio.”
Rick si copre la bocca con la mano, trattenendo lo stupore. Kate se ne accorge, ma vuole ignorare per un momento il suo lato egocentrico da cucciolo amorevole.
“Okay... dobbiamo iniziare a preoccuparci?”
Finalmente Lanie si muove dalla posizione di stallo, ma lo fa solo per afferrare il quadro clinico, una cartellina che si trova vicino ad un più che sotto shock Kevin.
“Ho identificato la vittima. Si chiamava Sally Robinson, 23 anni, abitava a Greenwood, Brooklyn, in un appartamento. Si era trasferita per abitare da sola da qualche mese, ma sono riuscita a scoprire i nomi dei suoi genitori,” fa una pausa prima di guardare Javier, “che sono stati contattati circa la morte di sua figlia.” Lanie porge un foglio a Kate, dove ha raccolto le informazioni fornite su Sally da Javier e Kevin, inclusa una foto della giovane.
“Greenwood? È una piccola cittadina...”
“C’è anche un cimitero famosissimo per le apparizioni di fantasmi, o sbaglio?”
“Castle.”
“E’ vero! Confermate, ragazzi?”
Javier fa un lieve cenno del capo, Kevin guarda e acconsente leggermente con la testa. Il silenzio s’impossessa del laboratorio. Kate sa che deve prendere la situazione in mano.
“Se stava a Greenwood come è finita a New York?”
“Penso stesse scappando dal suo inseguitore.”
Di nuovo silenzio, mentre la detective non ha il coraggio di guardare in faccia la sua squadra, gli occhi sono puntati su quel corpo mutilato. I pensieri che le passano per la mente sono i più tristi possibili, immaginando che questa ragazza aveva tutta la vita davanti e una speranza di realizzare i suoi sogni. Ora, invece, si ritrova ad essere un cadavere anonimo, mutilata, per colpa di qualche psicopatico che non aveva nulla da fare quella sera. Si schiarisce la voce.
“Domani mattina, io e Castle andremo dalla famiglia di Sally a Greenwood. Esposito, Ryan, voi restate con Lanie.”
“Ma io sto bene. Non è la prima volta che vedo una cosa del genere.”
La detective le sorride e le sfiora il braccio con la mano.
“Devi riposarti un po’.”

 
 
Angoletto dell’autrice (poco) sana di mente:
Salve e benvenuti nell’ennesima pazzia! Ogni tanto alterno il comico con l’angst, stavolta è il turno di quest’ultimo genere. Il rating potrebbe alzarsi più avanti, mentre, se ve lo state chiedendo, l’ispirazione per la fanfic parte da una leggenda metropolitana sul vero cimitero di Greenwood. Se siete interessati, andate a cercarlo su google... quello che dice Castle è vero :p
Qui siamo all’inizio, spero di avervi incuriosito e che seguirete le indagini di Castle, Beckett & company insieme a me ;)
Alla prossima! *-*
D. <3
   
 
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