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Autore: rosestewartlondon    01/05/2014    0 recensioni
Lo guardava come l'ultima parola di un tema di storia, tanto attesa e desiderata. E lo voleva come si può volere solo l'ultimo modello di una borsa Gucci, edizione limitata, o i biglietti per la partita dell'anno. Lo guardava e sapeva che comunque non sarebbe stato suo perché lei non era chi pensava di essere. E se lo avesse ucciso? E se fosse stato quello il momento della sua metamorfosi? E se i suoi poteri, misteriosamente repressi, fossero riemersi? Non poteva rischiare. Si chiese a quel punto se fosse stato meglio non sapere. Non sapere di non essere umana e di appartenere ad una dinastia di esseri mostruosi e di essere vittima di un incantesimo. Forse sarebbe stato meglio non sapere di non potersi innamorare. Sapeva di non doverlo fare. Nei suoi occhi era riflessa la luce che pensava fosse stata nascosta dentro di se e che non riusciva a trovare dopo quella asfissiante e sconvolgente rivelazione, che in un modo o l' altro l' avrebbe segnata. L'avrebbe odiata o uccisa lui stesso prima che potesse spiegarsi, se avesse saputo la verità. Erano solo due mostri che si amavano e che non potevano stare insieme.
Genere: Fantasy, Horror, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Chapter 2 – Feelings and hockey

Gli alberi secolari costeggiavano il marciapiede , invaso dalla fitta nebbia del pomeriggio. L’aria era satura e deprimente. L’intero pomeriggio lo era stato, non che la mattina fosse stata migliore, ma quel tiepido e rassicurante sole l’aveva rallegrata, in parte. Quel clima aveva sicuramente influenzato i programmi del giorno di molte persone, era imprimente e l’unica cosa che imprimeva era pura agonia. Ma ad Hope questo poco importava. Aveva la testa concentrata su altro, altro inteso come Zayn. Non poteva dimenticare quanto successo la sera prima, era terrorizzata all’idea di perderlo. Non poteva perdonarsi un tale comportamento, era stata così rude con lui. Si era vestita in modo riprovevole e insolito, aveva agito come una prostituta intenta ad ottenere la cavia, e in cambio di cosa? Non lo sapeva questo, come non sapeva definire il sentimento che provava per Zayn, passione o amore? Non sapeva cosa avesse scaturito quel sentimento che l’aveva invasa, tuttavia sapeva che lo voleva, quella sera sentiva l’asfissiante e eccitante bisogno di lui, o forse di qualcuno, un qualcuno qualsiasi. Aveva messo Zayn in imbarazzo, si era messa lei stessa in imbarazzo e il rimedio a ciò le sembrava distante anni luce. Sentiva il persistente e implorante bisogno di distrarsi perciò aveva chiamato la sua compagna, Kat per fare un giro. Erano sedute su una panchina di un cavalcavia di Lors, lontano pochi isolati dal parco. Kat era una sua compagna di classe. Tra loro c’era  del filing, ma era momentaneo.  Non erano sempre in armonia, avendo caratteri differenti, per certi aspetti. Innanzitutto Kat era un nucleo di energia, era radiosa, possedeva la luminosità di un raggio solare e la bellezza del sangue rosso che cade sulla candida e soffice neve.  Aveva un effetto anti repellente per i ragazzi, non ce ne era uno che non le cadesse ai piedi. Hope le invidiava il fatto di riuscire ad essere se stessa nella sua popolarità estrema. Tutta Lors la conosceva. Era una tipa spigliata quanto stronza. Era figlia unica e i genitori , i signori Johnson, erano importanti avvocati e questo la rendeva ancora più viziata e la  faceva sentire molto altolocata. D’altronde aveva anche aspetti umani, era intelligente e furba, ma anche comprensiva, solo se il problema in questione non avrebbe potuto interferire con la sua assurda vita privata. Aveva due, tre fidanzati alla volta e non ne traeva alcun dramma, era un onore di cui vantarsi, assieme allo strepitoso fisico. Sì Kat aveva proprio un fisico perfetto. Non era magrissima ma aveva le forme giuste ai punti giusti, un seno prosperoso ma proporzionato, un fondoschiena sporgente ma non troppo, gambe toniche.  Hope di lei adorava la schiettezza e  la prontezza che adoperava per rispondere.
Quel pomeriggio era particolarmente bella, probabilmente per la partita di hockey sul ghiaccio della sera stessa dei Tigers , la squadra della Fincol, alla quale non sarebbe mancata: aveva stirato i suoi fluenti ed elastici capelli ricci rossi che le arrivavano ben oltre le spalle. Aveva un taglio scalato e una frangia molto cool. Aveva steso in modo sublime sulle palpebre l’eyeliner allungandolo non eccessivamente ai lati delle sue iridi cerulee che erano un’ altra sua caratteristica. La sua pelle brillava comunque, non utilizzava mai fard o quant’altro, non ne aveva bisogno, avendo a disposizione una pelle vellutata. Le sue labbra carnose erano dipinte di rosso, usava sempre questo cosmetico, il suo Maybelline era onnipresente, ne aveva uno in ogni sua adorata borsa firmata. Dischiuse le labbra e cacciò l’ultimo carico di fumo, prima di buttare il mozzicone della sigaretta  sul suolo umido e bagnato. L’impatto fu nullo quindi non risuonò alcun rumore nell’aria, fattasi eccezione per il pick up nero che passò davanti loro in quel momento.  Kat aveva parlato della sua relazione con Sean Evans, ma Hope non aveva prestata molta attenzione. Ciò che aveva afferrato che in quel periodo Kat era molto stressata dalla gelosia di lui, che poi era anche sensata. Chiunque vedesse Kat la invidiava, ma come biasimare ciò. Lei era perfetta nei suoi tratti delicati ed attraenti e nella sua voglia di vivere che si manifestava sempre. Questa era Katherine Avalon Jhonson.  Ricordava come pochi mesi prima parlava di lui come un ambiguo premio, una battaglia da vincere, lo voleva come fidanzato e lo aveva ottenuto con qualche stratagemma , sconosciuto ad Hope. Sean Evans era un ragazzo conosciuto in tutta Lors, era un po’ come lei, perciò finivano spesso per litigare. Gli opposti si attraggono e loro non erano opposti. Anche lui era un po’ stronzo e giravano voci fosse un drogato  con varie accuse alle spalle. Era stato bocciato per ben tre volte di seguito, aveva diciannove anni. Era spesso paragonato ad un modello Burberry ma Hope non ci aveva mai visto nulla di così bello in lui. Sì la sua bellezza era discreta, e discreta non è sinonimo di eccezionale. Sean era un ragazzo alto all’incirca un metro e ottantacinque  e molto muscoloso.  L’unica cosa che ad Hope piaceva di lui erano quei due occhi cobalto che creavano un magnifico contrasto con la sua pelle olivastra. Per il resto era normale e per di giunta i tratti del suoi viso erano duri e non così perfetti. Il suo naso era aquilino e la sua bocca leggermente storta ma carnosa. Pur se Sean fosse fornito di una suprema bellezza, Hope lo avrebbe comunque considerato un idiota. Il suo passatempo preferito era umiliare e schernire i ragazzi meno popolari di lui, a volte lo faceva persino con i suoi compagni di squadra che finivano per odiarlo. Aveva sempre  quell’ aria da presuntuoso menefreghista che magnetizzava Kat, ma lei aveva detto di volerlo lasciare. Hope si chiese se Kat sapeva cosa fosse l’amore e se avesse mai provato un vero sentimento nei confronti di qualcuno che non fosse se stessa. Lo aveva mai fatto? La ragazza ne dubitava seriamente.
<< Vieni alla partita? >> domandò speranzosa, voltandosi verso Hope. Stringeva tra le sue agili mani il suo I phone nero . Hope non sapeva se andarci o meno. Se voleva dimenticare quanto accaduto, se fosse stato possibile, avrebbe dovuto accettare, tanto per distrarsi, peccato la partita dei Tigers era uno degli eventi preferiti di Zayn. Aveva una grande passione per l’hockey e poi i Tigers avrebbero giocato contro le Eagles, la squadra di Rowland, un paese vicino Lors, loro acerrimi nemici. Ci sarebbe   stato di certo. Sapeva che prima o poi sarebbe giunto il momento di affrontare tutto perciò si convince. Meglio non aspettare a chiarire, si sarebbe sentita meglio. Forse l’ansia che trafilava nei suoi polmoni si sarebbe dissolta, se non tutta almeno in parte, perché sapeva che comunque pur parlandogli non avrebbe trovato risposte ai sentimenti provati la era precedente. Zayn, inoltre, le mancava. Sembravano mesi che li separavano. Sicuramente ciò era legato al fatto che sapeva di rischiare di perderlo e ciò le incuteva timore, un implacabile timore.
<< Si >> rispose Hope. La posta in gioco era quella che era e un po’ di adrenalina non l’avrebbe di certo uccisa. Con un celere gesto Kat controllò il suo prezioso telefono, ricoperto da una cover tempestata di brillantini rossi.  Aveva probabilmente controllato l’orario o se per caso le fosse arrivato qualche messaggio o entrambi. Sospirò. << Meglio muoverci allora, inizia tra cinque minuti >> l’avvisò. Non sarebbero mai arrivate in tempo andando a piedi e visto che avevano sedici anni e non guidavano, quella era l’unica possibilità. Né Kat né Hope amavano l’hockey. Zayn aveva spiegato a quest’ultima varie volte il regolamento, persino le cose superflue , ma tutto ciò che Hope aveva assimilato era l’essenziale. Il disco che tutti inseguivano con passione e violenza doveva  finire in una delle due porte e in campo c’erano sei giocatori, portiere compreso, per ogni squadra. Ricordava l’ultima partita a cui era andata con lui, sugli spalti c’era un clima teso tra i tifosi che si scambiavano in continuazione sguardi ostili. I Tigers avevano giocato contro il Northon  High e avevano vinto per ben quattro punti in più. Kat e Hope passeggiavano a passo svelto, spedito e lungo verso la palestra della Fincol. Hope immaginava già di trovarsi davanti la struttura rossa a mattoni, avrebbe visto il campo da hockey affollato e tante facce che conosceva. Sperava ci fosse anche Zayn, lo sperava davvero. Forse era quello il motivo per l cui aveva deciso di andare con Kat.
La Fincol High School era una scuola media e superiore un po’ particolare, le materie che si studiavano erano un po’ differenti dalle altre scuole di Londra. Lì si studiava latino, cultura latina, oltre che le basilari materie. Hope era all’inizio del terzo anno, lì si facevano quattro anni di scuola superiore come in America e non come il resto delle scuole inglesi, dove l’ istruzione superiore arriva fino ai sedici anni. Invano, Hope, provava a concentrarsi su altro mentre seguiva l’amica che stringeva tra e le mani il suo I phone. Il tragitto sarebbe durato circa venti minuti e Kat pensò presto di interrompere l’estenuante silenzio che aveva aspetti macabri. <<  Hope spero davvero che vincano sai, così sarà meno dispiaciuto quando lo lascerò dopo la partita >> ammise fingendosi distrutta anche se era cosciente di quanto fosse cattivo quel gesto, persino pe uno come Sean. Hope sapeva che quest’ ultimo era davvero innamorato, non ci provava con nessuna da mesi, ed era indiscutibilmente raro e sorprendente.  << Già >> l’assecondò Hope, immaginando nella sua mente la faccia che avrebbe assunto Sean nell’udire quelle parole. Si sarebbe sicuramente arrabbiato, ma la sua rabbia sarebbe potuta nascere solo dalla delusione che Kat aveva intenzione di procurargli. Kat non esitò a cambiare argomento. Hope ebbe la conferma, non ci stava affatto male, ma doveva ammettere che ci aveva creduto e che l’amica era un’ ottima attrice. Informava Hope con i programmi per i il weekend, non vedeva l’ora di andare a fare shopping con sua cugina. Elencava tutto ciò che le serviva, alludendo di essere ascoltata da Hope che non ne voleva sapere un bel niente.
Kat si voltava verso lei varie volte e la coglieva sempre concentrata su qualcosa  altro, o su un albero o sulle sue Vans rosse.  << Mi stai ascoltando? >> si accertò ad un certo punto, fulminandola con l’atrocità della sua voce. Certo, sarebbe sembrato palese rispondere con un “no” secco, non era quella l’idea che voleva mostrare di lei stessa Hope, non affatto sorpresa dalla domanda scontata che si aspettava da un momento all’altro. Ciò però significava che avrebbe mostrato onestà nei confronti di Kat, ma quest’ultima non sapeva cosa fosse, dedusse Hope prima di rispondere. << C-certo >> la rassicurò con l’incertezza pura nella voce.
Kat alzò un sopracciglio e la guardò storta. Non era scema e non se l’era bevuta. Se c’era una cosa che Kt odiava e che Hope conosceva era l’essere ignorata, forse perché non le capitava mai.
<< Hope, Hope, Hope >> scosse la testa la rossa quasi divertita e fiera di aver colto la menzogna che si nascondeva dietro quell’affermativa risposta. << Guarda che ti conosco. Non sai mentire. Avanti, che succede? Lo so che c’è qualcosa che non va >> la incitò a parlare Kat. Non era da lei. Affatto. Da quanto in qua Katherine Avalon Johnson era interessata ai problemi altrui? Hope confutò in mente l’opinione di Kat, lei sapeva mentire, ma non ci era riuscita bene quella volta. Non era neanche vero che la conosceva. Kat non sapeva nulla di lei, a parte il fatto che vivesse con sua zia Helen e che i genitori fossero morti in un incidente stradale, sapeva di Zayn e della loro splendida amicizia, che era sul punto di giungere al capolinea, e poi nient’altro. Hope conosceva di più Kat perché lei era più estroversa e loquace, mentre lei era riservata. Forse però Kat era davvero riservata o forse voleva accettarsi che la tristezza e l’indifferenza dell’amica non centrasse con lei. Hope decise di prendere in considerazione la prima ipotesi, in tal modo sarebbe sembrata un’amica, più di quanto non fosse o non  potesse essere.
<< Niente, è tutto a posto >> sottolineò infine , anticipando la risposta all’inevitabile domanda “ Come stai?”.
Non poteva di certo lasciare che le sue emozioni trafilassero dalla sua mente e non avrebbe potuto dirgli ciò che era successo la sera precedente e c’erano vari motivi. Il primo era perché sapeva che Kat ne avrebbe approfittato e questo l’avrebbe portato a sentirsi stupida ad essere sua amica, non voleva sentirsi in tal modo.  Secondo, perché non poteva permetterle di fare ciò, non se non era sicura dei suoi instabili sentimenti. Sapeva che Kat avrebbe ottenuto Zayn,otteneva sempre quello che voleva e non c’erano mai state eccezioni e non erano in programma.
<< Uhm, okay. Allora cambiamo argomento forse le mie parole ti stanno annoiando >> propose.
Decisamente, pensò Hope. La sua proposta aveva un doppio aspetto da interpretare. Mostrava l’indifferenza di Kat che non aveva perso, benché fosse furba aveva creduto alle parole di Hope, o meglio aveva voluto crederci forse per pigrizia o per aver realizzato che la possibilità di centrare con Hope era impossibile. Aveva anche mostrato l’intuizione, probabilmente avvertita sin dall’inizio, che Hope si annoiava a quelle parole.  Kat cacciò dalla sua borsa Gucci il pacchetto di Camel,  e estrasse altrettanto l’accendino. Passò una sigaretta a Hope e gliela lasciò accendere prima. Anche Hope fumava, ma non come Kat. Lo faceva di rado, per lei non era un vizio, solo quando era nervosa. Ricordava di quando aveva chiesto una sigaretta a Zayn e lui si era rifiutato. Non aveva potuto però impedirglielo perché lui era il primo a fumare ed Hope era sempre stata affascinata dal suo modo di farlo. Il sapore della sigaretta era acre e l’infastidì all’inizio, ma poi quando aspirò il fumo tutto passò. Le due ragazze contemporaneamente continuarono a camminare verso la Fincol, aspirando fumo quasi contemporaneamente.
                                                                                 …
<< Hope io vado un attimo avanti >> esordì Kat, non stupendo affatto Hope che annoiata non esitò a cacciare dalla sua Pinko gli auricolari. Annuii illudendosi che il suo consenso potesse essere preso in considerazione. Era tipico di Kat lasciarla sola ed inoltrarsi in qualche nuova avventura, in quel caso sarebbe dovuta andare da Sean seduto momentaneamente in panchina a riposare, era la fine del primo tempo e la folla era letteralmente impazzita. Volavano sguardi ostili e schiamazzi ovunque, era tutto molto fastidioso. L’aria era afosa e la puzza insostenibile. Lei e Kat erano sedute sul terzo spalto. Hope sin dall’inizio aveva avvistato Zayn, poco lontano, sulla sua sinistra. Indossava un giubbino di pelle, che giurava di avergli visto. Le si era contorto lo stomaco e aveva un nodo in gola. Fortunatamente Kat era troppo occupata ad essere emozionata per la partita per chiedere il motivo per cui non era con Zayn .“ Ci saranno tanti ragazzi carini” aveva detto. Zayn l’aveva guardata in modo dolce e romantico, come se non ricordasse nulla, Improbabile quanto impossibile. Si voltava varie volte verso di lui mentre era concentrato sul campo, e lui verso di lei mentre era concentrata altrove e occupata a contenere il suo stomaco travagliato.
Il secondo tempo iniziò e Kat era ancora avanti, con le mani poggiate ai vetri che dividevano gli spalti dalla pista, che esultava saltellando. Hope alzò il volume della musica. Pensava a cosa avrebbe detto se Zayn le avesse rivolto la parola o se lei stessa l’avrebbe fatto. Un “ mi dispiace” sarebbe bastato? E come si sarebbe sentita oltre che imbarazzata? E come si sarebbe sentito lui, oltre che in disagio?
Per l’ennesima volta sentì il bisogno di dover distrarsi. Girovagò con lo sguardo quando qualcosa fece  fermare il mondo, qualcuno le risaltò agli occhi così tanto che le venne un giramento di testa. Ebbe la sensazione che tutta la sala stesse ascoltando la sua stessa canzone, Let her go dei Passenger, a tutto volume, una versione mai sentita prima. Le dolci note country si erano magicamente tramutate in frustanti assoli cantati da una voce sconosciuta e mistica. La testa le scoppiava, era un dolore insopportabile. Gli occhi della persona avvistata  la corrodevano mentre rifulgevano un fascio di luce brillante e ardente come la luce del solle in una giornata di Agosto. Una bellezza mai vista, una bellezza che poteva essere sia soggettiva che non, un’ unicità melodica e magnetica. Il ragazzo seduto al lato opposto della vista, si era trovato a guardare in quella direzione proprio mentre lei stringeva il suo capo dolorante con le sue mani che erano livide. Sentì il suo sangue pulsare nelle vene in modo continuo e persistente, la sua vista si annebbiò e  vide tutto rosso e nel rosso più intenso riusciva ancora a scorgere il volto , che le era sembrato di conoscere, del ragazzo. Lui indossava un cappello classico grigio scuro con la visiera circolare, la sua fronte era scoperta e il suo volto corniciato una folta chioma di capelli castani e ricci. L’innocenza del suo sguardo era smentita dal suo busto muscoloso. Indossava una camicia a quadri blu e bianchi, aperta e sotto una maglia bianca trasparente. Sorrise e due fossette mielose gli comparvero ai lati della bocca. Il suo sorriso smagliante fulminava lo sguardo di Hope. La sua vulnerabilità stava venendo fuori. Si sentì scoppiare la testa, il cuore batteva all’impazzita e non era un fatto dovuto a qualche sentimento, era qualcosa di anormale, sovrannaturale. Si sentiva bene nel guardarlo, ma doveva resistere a quel dolore implacabile e non ci riusciva. Si sentì fluttuare, non sentiva nulla. La canzone era finita. Si tolse le cuffie con un meccanico gesto. Respirava  a fatica e si sentiva perforata dallo sguardo di chi le stava attorno. Vaghe voci si facevano avanti “ Stai bene?”, “ Oh mio Dio! Ti senti male?”. Nonostante fosse contorta e aggrovigliata dal dolore annebbiante riusciva a percepire la preoccupazione nelle voci estranee. Il volto del ragazzo le giunse in testa, ancora una volta, ma era diverso. Circondato da gocce di sangue . Cosa stava succedendo?
Era inquietante e attraente. Rosso, rosso sangue, rosso come una rosa. La sua mente era rossa. Gocce di sangue scorrevano tra i suoi pensieri e il flusso cardiaco aumentava e continuava a farlo finché non si sentì mancare. Ma riuscì a scorgere le persone che la circondavano. Si alzò di scatto, non aveva previsto quell’improvviso movimento che aveva lasciato attoniti tutti quelli che le erano accanto. Ancora una volta il buio liquidò ogni cosa, ma nel buio una lugubre voce risuonò << Non appartieni a loro. E’ giunto il momento >> ripeteva . Poi nulla. Sebbene fosse ormai inerme , si sentì cingere la vita per mezzo secondo. Nulla più le fu familiare, fattasi eccezione per il buio a lei non nuovo.
                                                                  …
<< Hey? Ti sei svegliata? >> una voce familiare venne percepita, subito dopo che ebbe aperto gli occhi. Un odore fastidioso le fece arricciare il naso. Si guardo attorno e riconobbe l’ambiente. Non era la prima volta che era lì. Letti bianchi, puzza di disinfettante, finestre grandi e sporche e persone che camminano avanti e dietro preoccupate. L’ospedale. Si trovava nella stanza 301 dell’ ospedale di Lors. Riconobbe gli occhi castani della zia che la fissavano, erano arrossati per le lacrime. Helen aveva i capelli neri raccolti con un fermaglio, alcuni erano scombinati e le incorniciavano il volto, rendendolo sbarazzino e buffo. Le braccia di Helen strinsero con delicatezza il corpo di Hope. Dietro di lei comparve una figura maschile a lei nota. Capelli neri, occhi neri, giacca nera. Zayn. << Come ti senti tesoro? >> domandò Helen, mentre una lacrima le solcava il viso pallido. Hope guardò il suo braccio ed era collegato a dei fili e sotto il naso aveva un tubo di plastica che le iniziava  a dare prurito.  << Dove, dove sono? Che cosa è successo? >> chiese confusa, ignorando la domanda delle zia. Zayn e Helen si guardarono complici, poi lui si accostò al letto.
Strinse la mano di Hope, la quale si sentì invadere da un brivido che le ripercorreva la colonna vertebrale.
<< Non ti ricordi nulla? >> si accerto lui allarmato. Hope lo fissò negli occhi. Provò a trovare in se stessa una risposta , solo il volto del ragazzo visto alla partita che aveva impresso in mente come un tatuaggio lo è sulla pelle. Non poteva dire che cosa era successo, cosa aveva visto, la zia e Zayn si sarebbero preoccupati a morte e lei non voleva. Stava tornando cosciente.
<< Ricordo che ero ad una partita e poi ho avuto un giramento e ho visto tutto buio. Poi mi sono ritrovata qui >> in parte occultò ciò che ricordava. Avrebbero dedotto qualcosa di normale, la diagnosi non sarebbe stata stramba o quant’altro, come lo era stato quel tornado che l’aveva avvolta. Nella sua mente vorticavano le immagini definite del ragazzo, si chiedeva perché il sangue, perché tutto.
<< Hai avuto un giramento di testa, forse un attacco di claustrofobia. Può capitare in luoghi chiusi e affollati, e quello che dicono anche i dottori. Ci hai fatto preoccupare a morte ,sa? Hai dormito per due giorni ed eravamo disperati, ma l’importante è che è tutto a posto >> continuò la zia.
Forse era meglio lasciar perdere tutto e fingere un’ approvazione costante ad ogni parola pronunziata dai dottori. Era decisamente meglio e meno rischioso. Qualcosa nella voce della zia la faceva rimanere perplessa. Non era certa che ella si fidasse dei medici, non in quel caso almeno. Helen e Zayn le erano sembrati piuttosto complici per qualche assurdo motivo, ma forse era stato il fatto che aveva dormito per ben due giorni. Due giorni interi, la cosa era divertente. Sapeva di essere una dormigliona, ma non così esageratamente. Di colpo le tornò alla mente ciò che aveva pensato prima di svenire. Era ansiosa per Zayn, non sapeva come risolvere la situazione, ma in qualche modo tutto sembrava essersi aggiustato, come lei non avrebbe mai immaginato. Zayn era lì e questo era un  segno evidente che non ce la teneva con lei per aver tentato di rovinare la loro amicizia. Zayn c’era sempre stato, c’era e sperava ci sarebbe sempre stato.  I due continuavano a guardarsi cercando risposte nei loro occhi, ma poi un brusco rumore li interruppe. Alcuni camici bianchi erano entrati in stanza. Né Helen né Zayn parlarono, semplicemente si allontanarono lasciando i dottori al loro lavoro.  Codesti le fecero dei controlli e alcune domande, alla fine diagnosticarono quanto detto anche prima: un attacco di claustrofobia improvviso. Un dottore  con i capelli brizzolati, una folta barba bianca e degli occhiali trasparenti le prescrisse un farmaco per prevenire  che ciò potesse accadere di nuovo. Le ricordava Babbo Natale, sembrava simpatico o meglio lo sarebbe stato se non indossasse quel camice deprimente. L’altro dottore, indiscutibilmente più giovane, le annunciò che il giorno a seguire l’avrebbero dimessa e sarebbe potuta tornare alla sua vita. Stettero lì per una buona mezz’ ora prima di uscire. Hope era sollevata. Bramava solo ad una cosa in quel momento, una cosa che avrebbe voluto una volta uscita da quel posto che le incuteva solo paura: cercare quel ragazzo della partita per risalire a ciò che era realmente accaduto. In qualche modo sapeva che centrava, ma voleva sapere quale modo. Poco dopo in stanza entrò Zayn che chiuse la porta alle sue spalle  e si accostò al letto. Poggiò le sue mani sul lenzuolo, quasi temendo di toccare Hope. Lei le sorrise dolcemente e lui fece altrettanto. Non esitò  per avvicinarsi. Poggiò la mano fredda su quella di Hope , la quale rabbrividì. Non dissero nulla nel contempo ma i loro cuori parlavano per loro, e parlavano tanto e veloce e lei lo riusciva a sentire, sia il suo che quello di Zayn. Un momento…lo riusciva a sentire? Come era possibile? Impallidì non per il contatto, ma per la scoperta appena fatta. Perché riusciva a sentire le sue pulsazioni e il suo sangue scorrere nelle vene?
<< Tutto bene? >> si accertò Zayn con la sua voce profonda.
 No, non lo era affatto. Le stava capitando qualcosa e troppo in fretta, non sapeva cosa. Annuii ma ben presto si rese conto che quella risposta muta lasciava sospetti. << Si, tutto bene >> rettificò. Ricordò nuovamente i propositi che si era predisposti per quella sera: parlargli per chiarire. Mise da parte i suoi pensieri . << Scusa >> sussurrò.
Zayn alzò, inizialmente, un sopracciglio ma poi realizzò anche lui. Abbassò il suo prodigioso sguardo e poi la fissò negli occhi ancora una volta. << No, scusa tu. Ho sbagliato, non dovevo provare a baciarti al parco. Ti ho lasciato credere qualcosa che non … non c'é. Non avrei dovuto >> si spiegò lui con riluttanza nelle ultime parole. Quelle furono parole dolenti e infiammate che la ferirono. “ lasciarti credere un qualcosa che non c'è ”, sibilava la frase nella sua testa. Forse sperava troppo in quel qualcosa. Si sentì stupida, come aveva fatto a credere di potergli interessare ? Voleva piangere, urlare ma non poteva, era semplicemente inchiodata in quella posizione statica.
<< Mi sono comportata da stronza >> ammise Hope , confinando in un angolo remoto del suo cuore quei sentimenti che la facevamo ardere.
<< Dimentichiamo tutto, okay? Ricominciamo, cancelliamo quella serata! >> propose lui speranzoso, stringendo forte la sua mano. Non poteva rispondergli di no anche perché non voleva.  Hope annuii.
<< Ero terrorizzato all’idea di perderti, Hope. Mi sei mancata >> esalò con toni che traboccavano l’orlo dell’ amicizia.  Perché le dava l’impressione di soffrire almeno quanto lei? Perché aveva l’impressione che stesse mentendo spudoratamente? Non sapeva che dire o fare, ma agì lo stesso d’impulso.
<< Anche tu Zayn. Anche tu >> continuò con tono rassegnato, prima di essere avvolta da un caloroso abbraccio che al contempo risultava freddo. Zayn le era mancato, questo sì era vero.
Ma cosa stava succedendo? Cos’erano quelle sensazioni? Chi era quel ragazzo? Chi era lei?
Zayn le si allontanò e si diresse verso la porta, simulando un fulminante sorriso.
<< Fatto? >> chiese Helen, una volta che il ragazzo chiuse la porta dietro le sue spalle-
<< Fatto >> rispose piatto e malinconico Zayn allontanandosi nel corridoio.

#Spazio autrice
Innanzitutto salve! Grazie di aver letto, spero vivamente vi sia piaciuto anche perché ci ho messo un po’ a scriverlo, non tanto per la lunghezza, piuttosto perché l’avevo scritto ma mi si è cancellato e l’ho dovuto riscrivere. Tuttavia ho colto l’occasione per aggiustato e spero ne sia valsa la pena.
Allora, che cosa ne pensate? Secondo voi cosa è accaduto ad Hope? E perché Zayn ha agito così? Le impressioni della ragazza sono giuste? E quelle sensazioni, quei sentimenti…cosa rappresentano?  Secondo voi Helen e Zayn sanno qualcosa che Hope dovrebbe sapere?
Fatemi sapere e sono curiosa di sentire una vostra opinione riguardo Kat e il suo particolare comportamento che potrebbe risultare anche meschino a questo punto. Mi piacerebbe lasciaste qualche recensione, anche breve. Grazie ancora!
Ah! Continuo a due recensioni e vi prego è importante per me, quindi non esitate e fatemi sapere.

  
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