TU LO SEI.
Louis
aveva intuito immediatamente che c’era qualcosa che non andava quando
Harry non
solo non gli era saltato addosso, ma non lo aveva nemmeno minimamente
calcolato
quando era rientrato nella camera da letto avvolto solo da un misero
asciugamano intorno alla vita.
Al
posto di essere nel loro letto dove pensava di ritrovarlo, se ne stava
davanti
alla finestra della loro stanza d’albergo, meravigliosamente nudo come
lo aveva
lasciato prima di farsi la doccia, e sembrava profondamente perso nei
propri
pensieri.
Dall’espressione
che aveva e dalla tristezza nei suoi occhi, Louis era piuttosto sicuro
che non
fossero belli.
Silenziosamente
si avvicinò a lui e circondò la sua vita
con le braccia, facendo scontrare la pelle nuda e umida del suo petto
con quella
calda e asciutta del suo ragazzo. Sentì Harry tremare per il contatto e
sciogliersi completamente contro di lui, facendosi più piccolo nel
tentativo di
farsi avvolgere completamente dal calore del suo corpo. Louis aumentò
la
stretta sulla sua vita, assecondando la sua silenziosa domanda di
tenerlo
stretto, e gli lasciò un dolce bacio dietro all’orecchio. Pensò di
chiedergli
se stesse bene, ma sapeva già che non era così. Non stava mai bene
quando erano
in tour e il rischio di essere beccati aumentava, costringendoli a
controllare
ogni singolo sguardo più di quanto potessero sopportare. “A cosa stai
pensando?”
chiese invece in un sussurro, per non spezzare quella bolla che li
avvolgeva in
quel momento.
Harry
sospirò, lasciando che la propria testa si posasse contro la sua
spalla. “La
Tour Eiffel illuminata è meravigliosa.”
Louis
allungò il collo quanto bastava per alzare un sopracciglio a Harry, che
in
risposta fece un cenno verso la finestra. Louis volse gli occhi verso
di essa e
si ritrovò a fissare ammutolito l’enorme costruzione che si stendeva
davanti a sé,
più vicina al loro hotel di quanto si aspettasse. Il pomeriggio, quando
erano
arrivati all’hotel, non l’aveva nemmeno notata. Lui e Harry avevano
avuto le
forze solo per trascinarsi verso il letto e crollare su di esso,
addormentandosi
non appena avevano saggiato la morbidezza del materasso e del
copriletto. Louis
si era svegliato ore dopo, al suono della voce del suo ragazzo che
ringraziava
qualcuno - rivelatosi poi l’addetto al servizio in camera con la loro
cena.
Harry
aveva pensato bene di mangiare a letto, ma avevano realizzato molto
velocemente
che imboccarsi morsi di crèpes alla Nutella e fragole alla panna mentre
erano
soli e nudi non era una buona idea, non se volevano mettere davvero
qualcosa nello stomaco. Di
fatto, il cibo era rimasto quasi completamente intatto sul carrello,
mentre
loro due testavano più approfonditamente la comodità del materasso.
In
sintesi, Louis non aveva avuto modo guardarsi intorno e apprezzare ciò
che lo
circondava, escludendo ovviamente il letto matrimoniale e la doccia con
idromassaggio della sua suite, e aveva realizzato solo in quel momento
di
essere praticamente nel cuore di Parigi con il ragazzo che amava. E
tutto ciò
che avevano fatto era dormire e fare sesso. Dell’ottimo, soddisfacente
sesso,
sia chiaro, ma non poteva non pensare al poco tempo che avevano e al
numero di
cose che avrebbero potuto vedere insieme.
“Potremmo
chiedere agli altri di andare a vederla domani.” Propose Louis, posando
il
mento sulla spalla di Harry e accarezzando distrattamente il suo
ombelico.
Harry
non rispose, gli occhi sempre puntati avanti a sé, su Parigi illuminata
a
giorno dalle luci artificiali, perso nuovamente nei suoi pensieri.
Louis poteva
quasi sentirli, ribelli e rumorosi
che si scatenavano nella testa del ragazzo che teneva tra le sue
braccia, ma
per quanto fosse incuriosito e preoccupato, decise di non
interromperlo,
accontentandosi di stringerlo più forte a sé e godersi la sua vicinanza
e il
panorama che si estendeva sotto i suoi occhi.
Con
tutto il casino che comportava la gestione della loro relazione, Louis
riteneva
un miracolo che avessero acconsentito a farli stare nella stessa stanza
per
quei tre giorni, senza fare nemmeno troppe storie. Conoscendo le
manovre del
loro management, probabilmente era un contentino concesso ora in vista
delle
settimane di stretto controllo e incomodi che sarebbero venute con il
proseguire
del tour. Ma, per quanto l’idea già lo nauseasse e frustrasse, Louis
non aveva
intenzione di gettare fango su quella concessione straordinaria,
qualunque fosse
il motivo dietro ad essa. Quello era il massimo di romanticismo che
potevano
concedersi, dopotutto. Brevi, segreti momenti nascosti agli occhi del
mondo, nella
privacy delle loro stanze; assaggi di come avrebbe potuto essere la
loro vita
se solo le cose fossero state diverse; piccoli, casuali sprazzi di
normalità
concessi come grazie divine, che Louis cercava di fissare nella sua
mente e nel
suo cuore più che poteva, perché erano momenti come quelli che lo
mandavano
avanti.
“Sono
a Parigi.” Disse infine Harry, dopo interminabili minuti, ruotando
leggermente
il busto in modo da guardarlo in faccia senza tuttavia sciogliere il
loro
abbraccio. Louis alzò un sopracciglio, incuriosito, e aspettò che
continuasse.
Harry si morse il labbro inferiore, portando una mano ad accarezzare la
sua
nuca dolcemente mentre rifletteva su cosa dire. “Sono a Parigi con il
ragazzo
che amo per la seconda volta e ancora
non posso girarla senza avere
anche i miei amici a seguirci come cani da guardia.”
“Lo
sai che loro ci lascerebbero in pace. Beh, magari Niall no, lui ha la
sindrome
da fangirl stalker.” L’ultimo commento ebbe il potere di far comparire
un
sorrisetto divertito sulle labbra di Harry, ma scomparve non appena
ricominciò
a dare voce ai suoi pensieri.
“Lo
so, è solo che.. è frustrante. Non possono davvero pensare che mi basti
guardare il panorama della città dalla suite più costosa per farmi
stare buono.”
“Metterci
insieme a dormire è stata una mossa furba, devi ammetterlo.” Mormorò
Louis
lascivo, lasciando un bacio sulla sua spalla nuda. Harry lasciò cadere
la testa
all’indietro, un chiaro invito per lui a continuare che decisamente non
voleva rifiutare.
“Mh..non
è abbastanza, devono fare di meglio.”
“Ad
esempio?” lo incalzò, mordicchiandogli il mento giocosamente.
“Ad
esempio, smettere di affibbiarti Eleanor.”
Louis
grugnì, lasciando cadere la sua testa sulla spalla di Harry. “Haz..”
“Scusa,
scusa. Lo so che è una copertura e che
lo vuoi quanto lo voglio io, ma
non- scusa.” Harry sbuffò frustrato e Louis sollevò la testa per
baciare via il
broncio dal suo viso. “Fa nulla.”
“È
che non mi va giù che lei avrà la possibilità di girare Parigi con te
dopodomani e io no.”
“Ehy,
ehy, no..” Louis gli accarezzò una guancia, strofinando il pollice
contro il
principio di barba che cominciava a crescere con dolcezza, un gesto che
voleva
essere calmante e rassicurante. Cercava di incontrare il suo sguardo,
ma Harry
si rifiutava, gli occhi puntati testardamente sulla moquette della
stanza. Sembrava
sull’orlo delle lacrime e Louis sentì lo stomaco contrarsi per quello
che era
un mix di senso di colpa e impotenza.
“Vorrei..vorrei,
solo per una volta, fare quello che
tutte le altre coppie fanno.”
“Harry..”
“Lo
so che non possiamo ma- “ Harry a
questo punto era ridotto ad una macchina balbettante e tremante e Louis
dovette
afferrargli fermamente il viso con entrambe le mani per riuscire
finalmente a
zittire il suo discorso sconclusionato e delirante. Gli occhi di Harry
erano più
chiari e lucidi per le lacrime mal trattenute e incredibilmente e
profondamente
feriti quando incontrarono i suoi e
Louis si ritrovò a parlare prima ancora che la sua razionalità potesse
filtrare
le sue idee e censurarle. “No, no, noi possiamo.” Disse, rendendosi
conto un
istante dopo di ciò che aveva appena detto. Ma ora Harry lo stava
guardando con
quei suoi occhi meravigliosi spalancati, la bocca arricciata su parole
che non
uscivano per la sorpresa e lui seppe di essere fottuto, perché non
c’era modo
ora di tirarsi indietro. Anche se sapeva che sarebbero finiti molto,
molto nei
pasticci.
“Vestiamoci.”
“Cos-come?”
Louis
si alzò sulle punte e scoccò un rumoroso bacio sulle labbra di Harry,
lasciandolo – se possibile – ancora più sbigottito. “Vestiamoci.
Andiamo a vedere
la Tour Eiffel.”
“Ora?”
pigolò incerto Harry.
“Ora.
Forza, mettiti addosso qualcosa.” Louis gli sorrise e gli diede una
leggera
pacca sul sedere, prima di voltarsi alla ricerca dei propri vestiti.
∞
Paradossalmente,
riuscire a vestirsi con un Harry al settimo cielo che non faceva che
saltargli
addosso era stato più difficoltoso che sgattaiolare fuori dalla loro
stanza. C’erano
state un paio di volte in cui Louis aveva quasi vagliato la possibilità
di
abbandonare quell’idea malsana e spogliare Harry dai pochi indumenti
che aveva
addosso per fare una replica di quel pomeriggio, ma alla fine – non
senza una
considerevole forza di volontà – erano riusciti a prepararsi.
Se
qualcuno li avesse visti uscire dalla loro stanza conci com’erano, non
c’era
dubbio che avrebbero immediatamente intuito le loro intenzioni.
Tuttavia, per mano
di chissà quale entità divina, non trovarono nessuno dei loro mentre si
avviavano verso l’uscita dell’hotel in cui erano ospitati. Non sapeva
se
davvero credessero che metterli insieme in camera funzionasse da
deterrente per
qualsiasi gesto sconsiderato o se fosse perché ormai era notte fonda e
sembrava
improbabile che scappassero o che qualcuno si intrufolasse da loro,
fatto stava
che Louis ne era estremamente felice.
Sarebbe stato davvero, davvero
inconveniente se li avessero beccati ancora prima di mettere piede
fuori da lì.
Dio solo sapeva che ripercussioni ci sarebbero state su di loro
nell’eventualità.
Altra
cosa che lasciò entrambi abbastanza stupiti, fu il fatto che non ci
fossero
orde di fan appostate davanti a dove alloggiavano. Doveva essere stato
un
sotterfugio intelligente del management per raggirare i media, ma,
ancora una
volta, non potevano che esserne felici. Sembrava quasi che le stelle
stessero
prendendo chissà quale allineamento solo per permettere loro di fare
quella
follia.
Le
strade di Parigi erano silenziose, mentre si avviavano dove ricordavano
essere
la Tour Eiffel, non tanto distante dal loro hotel. Ovviamente una città
come
quella non poteva essere completamente deserta, ma la maggior parte
delle
persone che incontravano erano senza tetto potenzialmente innocui per
loro.
“Ti
giuro, per una volta sono spaventato dal fatto che ci stia andando
tutto bene.”
Bisbigliò Harry, come a non volersi far sentire, sebbene non ci fosse
nessuno
ad ascoltarli.
“Così
ci meni sfiga, sciocco!” esclamò Louis, dandogli uno spinta con il
fianco.
Harry sbandò e scoppiò a ridere, per poi restituirgli il gesto con una
linguaccia. Louis non poté che sorridere davanti a quell’espressione
semplicemente spensierata che, assurdamente, rendeva Harry ancora più
bello. Fu
terribilmente e spaventosamente naturale per lui allungare la mano e
afferrare
quella di Harry senza pensarci.
Entrambi
si ritrovarono a rabbrividire da capo a piedi per l’eccitazione quando
realizzarono
la pericolosità di quel gesto audace: si stavano tenendo per mano
all’aperto,
onesti davanti al mondo, per la prima volta. Chiunque avrebbe potuto
girare
nella loro stessa strada e riconoscerli. Una foto e tutto sarebbe
finito.
Ma
nessuno dei due lasciò la presa. Anzi, Harry rafforzò la stretta sua
mano e
riprese a camminare più deciso, con le guance arrossate per l’aria
fredda e la
felicità.
E
fu così che Louis, durante tutto il tragitto verso la Tour Eiffel, si
ritrovò a
combattere una battaglia interiore con i propri sentimenti, in cui la
sua
debole parte razionale cercò in tutti i modi di trattenerlo dal tirarsi
addosso
Harry e baciarlo fino a togliergli il fiato, esattamente come lui lo
stava togliendo
a lui con quel sorriso genuino e rilassato.
Louis
era piuttosto sicuro che Harry fosse pienamente cosciente del suo
travaglio
interiore. La cosa era ingiusta. Harry era ingiusto. Il fatto che fosse
così
bello era ingiusto. Stavano girando per le fottutissime strade di
Parigi e lui
non riusciva quasi a staccare gli occhi di dosso da lui.
Ad
un certo punto, Harry si fermò di colpo, gli occhi improvvisamente
luminosi e
spalancati per la meraviglia e fu solo quando la stretta sulla sua mano
aumentò
che Louis realizzò di essere arrivati.
La
Tour Eiffel s’innalzava, illuminata in tutta la sua maestosità, di
fronte a
loro.
Come
la prima volta che l’aveva vista, Louis si ritrovò sopraffatto dalla
sua
bellezza. Era imponente e mozzafiato e rimase ad osservarla incantato
per degli
infiniti istanti.
“E’
la cosa più bella che io abbia mai visto.” Sentì mormorare da Harry in
quel
momento.
Louis
distolse lo sguardo dalla struttura e si voltò a guardare Harry per
vedere la
sua espressione e, improvvisamente, non era più la Tour Eiffel ad
essere la
cosa più mozzafiato del posto.
Louis Tomlinson, sei il
bastardo più fortunato del mondo.
“Tu lo sei.”
Harry
sorrise imbarazzato. “Questa è la cosa più melensa che tu abbia mai
detto.” Disse,
voltandosi finalmente a guardarlo in faccia.
Louis
gli sorrise a sua volta, allo stesso modo imbarazzato. “Uhm. Sarà
l’aria di
Parigi.”
Senza
dire nient’altro, sempre con quel sorriso un po’ emozionato e le guance
arrossate e gli occhi brillanti, mollò la presa dalla mano di Louis per
avvolgerli la vita con il braccio, stringendosi impossibilmente vicino
a lui e
volgendo nuovamente lo sguardo alla Tour Eiffel.
Rimasero
così, stretti l’uno all’altro, senza dire niente finché i primi timidi
fiocchi
di neve che avevano cominciato a cadere non attirarono la loro
attenzione.
“Dovremmo
tornare ora.” Sospirò Harry.
Louis
annuì silenziosamente, ma non accennò a muoversi. L’aria della notte
cominciava
a farsi più graffiante e la neve più insistente, ma forse potevano
racimolare qualche
altro minuto da racchiudere e custodire nella loro memoria.
“Grazie
per avermi portato qui.”
“Di
niente.” Rispose Louis con un sorriso e un bacio alla sua guancia. “E’
stato
bello anche per me.”
“Perché
sei stato con la cosa più bella che tu abbia mai visto.” Lo punzecchio
Harry e
Louis proprio non riuscì a trattenersi dal baciarlo dolcemente sulle
labbra,
stavolta. Fu un contatto breve e superficiale, ma fece letteralmente
rivoltare
il suo stomaco per l’emozione che gli provocò.
Quando
si allontanò abbastanza da guardarlo ancora negli occhi, notò che un
grosso
fiocco di neve si era posato sulle sue ciglia. “Dovremmo davvero andare
ora, a
meno che non vogliamo trasformarci in due pupazzi di neve.” Mormorò
Harry, con
un sorriso beato sulle labbra.
Louis
sciolse il loro semi-abbraccio, compensando subito la mancanza di
calore allacciando
le loro dita. Lanciarono un ultimo sguardo alla Tour Eiffel,
spettatrice di
quel loro piccolo misfatto e custode di uno dei loro più bei ricordi, e
poi
Louis annuì.
“Andiamo.”
*********
Otto ore di travaglio, eppure ce l'ho fatta a finirla.So che è schifosamente melensa e che probabilmente non c'entra un fico secco con i veri Harry e Louis (la definirei OOC, ma una fic può essere OOC se i personaggi sono reali e non li conosciamo realmente? Mah lol) ma sono malaticcia e semi-depressa e mi è venuta così lol avevo bisogno di dolcezza. Spero che sia accettabile e sia piaciuta..? L'importante è il pensiero, no? Sì che lo è!
E con questo, mando un bacione a chiunque l'abbia letta e abbia pure letto le note.
Muà! :*