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Autore: Soul Sister    02/05/2014    1 recensioni
Dalla storia:
“E’ la cosa più bella che io abbia mai visto.” Sentì mormorare da Harry in quel momento.
Louis distolse lo sguardo dalla struttura e si voltò a guardare Harry per vedere la sua espressione e, improvvisamente, non era più la Tour Eiffel ad essere la cosa più mozzafiato del posto.
Louis Tomlinson, sei il bastardo più fortunato del mondo.
“Tu lo sei.”
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Marta, che mi ha inviato quella maledetta foto con Harry e Louis abbracciati e la foto della Tour Eiffel.


TU LO SEI.

Louis aveva intuito immediatamente che c’era qualcosa che non andava quando Harry non solo non gli era saltato addosso, ma non lo aveva nemmeno minimamente calcolato quando era rientrato nella camera da letto avvolto solo da un misero asciugamano intorno alla vita.

Al posto di essere nel loro letto dove pensava di ritrovarlo, se ne stava davanti alla finestra della loro stanza d’albergo, meravigliosamente nudo come lo aveva lasciato prima di farsi la doccia, e sembrava profondamente perso nei propri pensieri.

Dall’espressione che aveva e dalla tristezza nei suoi occhi, Louis era piuttosto sicuro che non fossero belli.

Silenziosamente si avvicinò a lui e circondò la sua vita con le braccia, facendo scontrare la pelle nuda e umida del suo petto con quella calda e asciutta del suo ragazzo. Sentì Harry tremare per il contatto e sciogliersi completamente contro di lui, facendosi più piccolo nel tentativo di farsi avvolgere completamente dal calore del suo corpo. Louis aumentò la stretta sulla sua vita, assecondando la sua silenziosa domanda di tenerlo stretto, e gli lasciò un dolce bacio dietro all’orecchio. Pensò di chiedergli se stesse bene, ma sapeva già che non era così. Non stava mai bene quando erano in tour e il rischio di essere beccati aumentava, costringendoli a controllare ogni singolo sguardo più di quanto potessero sopportare. “A cosa stai pensando?” chiese invece in un sussurro, per non spezzare quella bolla che li avvolgeva in quel momento.

Harry sospirò, lasciando che la propria testa si posasse contro la sua spalla. “La Tour Eiffel illuminata è meravigliosa.”

Louis allungò il collo quanto bastava per alzare un sopracciglio a Harry, che in risposta fece un cenno verso la finestra. Louis volse gli occhi verso di essa e si ritrovò a fissare ammutolito l’enorme costruzione che si stendeva davanti a sé, più vicina al loro hotel di quanto si aspettasse. Il pomeriggio, quando erano arrivati all’hotel, non l’aveva nemmeno notata. Lui e Harry avevano avuto le forze solo per trascinarsi verso il letto e crollare su di esso, addormentandosi non appena avevano saggiato la morbidezza del materasso e del copriletto. Louis si era svegliato ore dopo, al suono della voce del suo ragazzo che ringraziava qualcuno - rivelatosi poi l’addetto al servizio in camera con la loro cena.

Harry aveva pensato bene di mangiare a letto, ma avevano realizzato molto velocemente che imboccarsi morsi di crèpes alla Nutella e fragole alla panna mentre erano soli e nudi non era una buona idea, non se volevano mettere davvero qualcosa nello stomaco. Di fatto, il cibo era rimasto quasi completamente intatto sul carrello, mentre loro due testavano più approfonditamente la comodità del materasso.

In sintesi, Louis non aveva avuto modo guardarsi intorno e apprezzare ciò che lo circondava, escludendo ovviamente il letto matrimoniale e la doccia con idromassaggio della sua suite, e aveva realizzato solo in quel momento di essere praticamente nel cuore di Parigi con il ragazzo che amava. E tutto ciò che avevano fatto era dormire e fare sesso. Dell’ottimo, soddisfacente sesso, sia chiaro, ma non poteva non pensare al poco tempo che avevano e al numero di cose che avrebbero potuto vedere insieme.

“Potremmo chiedere agli altri di andare a vederla domani.” Propose Louis, posando il mento sulla spalla di Harry e accarezzando distrattamente il suo ombelico.

Harry non rispose, gli occhi sempre puntati avanti a sé, su Parigi illuminata a giorno dalle luci artificiali, perso nuovamente nei suoi pensieri. Louis poteva quasi sentirli, ribelli e rumorosi che si scatenavano nella testa del ragazzo che teneva tra le sue braccia, ma per quanto fosse incuriosito e preoccupato, decise di non interromperlo, accontentandosi di stringerlo più forte a sé e godersi la sua vicinanza e il panorama che si estendeva sotto i suoi occhi.

Con tutto il casino che comportava la gestione della loro relazione, Louis riteneva un miracolo che avessero acconsentito a farli stare nella stessa stanza per quei tre giorni, senza fare nemmeno troppe storie. Conoscendo le manovre del loro management, probabilmente era un contentino concesso ora in vista delle settimane di stretto controllo e incomodi che sarebbero venute con il proseguire del tour. Ma, per quanto l’idea già lo nauseasse e frustrasse, Louis non aveva intenzione di gettare fango su quella concessione straordinaria, qualunque fosse il motivo dietro ad essa. Quello era il massimo di romanticismo che potevano concedersi, dopotutto. Brevi, segreti momenti nascosti agli occhi del mondo, nella privacy delle loro stanze; assaggi di come avrebbe potuto essere la loro vita se solo le cose fossero state diverse; piccoli, casuali sprazzi di normalità concessi come grazie divine, che Louis cercava di fissare nella sua mente e nel suo cuore più che poteva, perché erano momenti come quelli che lo mandavano avanti.

“Sono a Parigi.” Disse infine Harry, dopo interminabili minuti, ruotando leggermente il busto in modo da guardarlo in faccia senza tuttavia sciogliere il loro abbraccio. Louis alzò un sopracciglio, incuriosito, e aspettò che continuasse. Harry si morse il labbro inferiore, portando una mano ad accarezzare la sua nuca dolcemente mentre rifletteva su cosa dire. “Sono a Parigi con il ragazzo che amo per la seconda volta e ancora non posso girarla senza avere anche i miei amici a seguirci come cani da guardia.”

“Lo sai che loro ci lascerebbero in pace. Beh, magari Niall no, lui ha la sindrome da fangirl stalker.” L’ultimo commento ebbe il potere di far comparire un sorrisetto divertito sulle labbra di Harry, ma scomparve non appena ricominciò a dare voce ai suoi pensieri.

“Lo so, è solo che.. è frustrante. Non possono davvero pensare che mi basti guardare il panorama della città dalla suite più costosa per farmi stare buono.”

“Metterci insieme a dormire è stata una mossa furba, devi ammetterlo.” Mormorò Louis lascivo, lasciando un bacio sulla sua spalla nuda. Harry lasciò cadere la testa all’indietro, un chiaro invito per lui a continuare che decisamente non voleva rifiutare.

“Mh..non è abbastanza, devono fare di meglio.”

“Ad esempio?” lo incalzò, mordicchiandogli il mento giocosamente.

“Ad esempio, smettere di affibbiarti Eleanor.”

Louis grugnì, lasciando cadere la sua testa sulla spalla di Harry. “Haz..”

“Scusa, scusa. Lo so che è una copertura e che lo vuoi quanto lo voglio io, ma non- scusa.” Harry sbuffò frustrato e Louis sollevò la testa per baciare via il broncio dal suo viso. “Fa nulla.”

“È che non mi va giù che lei avrà la possibilità di girare Parigi con te dopodomani e io no.”

“Ehy, ehy, no..” Louis gli accarezzò una guancia, strofinando il pollice contro il principio di barba che cominciava a crescere con dolcezza, un gesto che voleva essere calmante e rassicurante. Cercava di incontrare il suo sguardo, ma Harry si rifiutava, gli occhi puntati testardamente sulla moquette della stanza. Sembrava sull’orlo delle lacrime e Louis sentì lo stomaco contrarsi per quello che era un mix di senso di colpa e impotenza.

“Vorrei..vorrei, solo per una volta, fare quello che tutte le altre coppie fanno.”

“Harry..”

“Lo so che non possiamo ma- “ Harry a questo punto era ridotto ad una macchina balbettante e tremante e Louis dovette afferrargli fermamente il viso con entrambe le mani per riuscire finalmente a zittire il suo discorso sconclusionato e delirante. Gli occhi di Harry erano più chiari e lucidi per le lacrime mal trattenute e incredibilmente e profondamente feriti quando incontrarono i suoi e Louis si ritrovò a parlare prima ancora che la sua razionalità potesse filtrare le sue idee e censurarle. “No, no, noi possiamo.” Disse, rendendosi conto un istante dopo di ciò che aveva appena detto. Ma ora Harry lo stava guardando con quei suoi occhi meravigliosi spalancati, la bocca arricciata su parole che non uscivano per la sorpresa e lui seppe di essere fottuto, perché non c’era modo ora di tirarsi indietro. Anche se sapeva che sarebbero finiti molto, molto nei pasticci.

“Vestiamoci.”

“Cos-come?”

Louis si alzò sulle punte e scoccò un rumoroso bacio sulle labbra di Harry, lasciandolo – se possibile – ancora più sbigottito. “Vestiamoci. Andiamo a vedere la Tour Eiffel.”

“Ora?” pigolò incerto Harry.

“Ora. Forza, mettiti addosso qualcosa.” Louis gli sorrise e gli diede una leggera pacca sul sedere, prima di voltarsi alla ricerca dei propri vestiti.

Paradossalmente, riuscire a vestirsi con un Harry al settimo cielo che non faceva che saltargli addosso era stato più difficoltoso che sgattaiolare fuori dalla loro stanza. C’erano state un paio di volte in cui Louis aveva quasi vagliato la possibilità di abbandonare quell’idea malsana e spogliare Harry dai pochi indumenti che aveva addosso per fare una replica di quel pomeriggio, ma alla fine – non senza una considerevole forza di volontà – erano riusciti a prepararsi.

Se qualcuno li avesse visti uscire dalla loro stanza conci com’erano, non c’era dubbio che avrebbero immediatamente intuito le loro intenzioni. Tuttavia, per mano di chissà quale entità divina, non trovarono nessuno dei loro mentre si avviavano verso l’uscita dell’hotel in cui erano ospitati. Non sapeva se davvero credessero che metterli insieme in camera funzionasse da deterrente per qualsiasi gesto sconsiderato o se fosse perché ormai era notte fonda e sembrava improbabile che scappassero o che qualcuno si intrufolasse da loro, fatto stava che Louis ne era estremamente felice. Sarebbe stato davvero, davvero inconveniente se li avessero beccati ancora prima di mettere piede fuori da lì. Dio solo sapeva che ripercussioni ci sarebbero state su di loro nell’eventualità.

Altra cosa che lasciò entrambi abbastanza stupiti, fu il fatto che non ci fossero orde di fan appostate davanti a dove alloggiavano. Doveva essere stato un sotterfugio intelligente del management per raggirare i media, ma, ancora una volta, non potevano che esserne felici. Sembrava quasi che le stelle stessero prendendo chissà quale allineamento solo per permettere loro di fare quella follia.

Le strade di Parigi erano silenziose, mentre si avviavano dove ricordavano essere la Tour Eiffel, non tanto distante dal loro hotel. Ovviamente una città come quella non poteva essere completamente deserta, ma la maggior parte delle persone che incontravano erano senza tetto potenzialmente innocui per loro.

“Ti giuro, per una volta sono spaventato dal fatto che ci stia andando tutto bene.” Bisbigliò Harry, come a non volersi far sentire, sebbene non ci fosse nessuno ad ascoltarli.

“Così ci meni sfiga, sciocco!” esclamò Louis, dandogli uno spinta con il fianco. Harry sbandò e scoppiò a ridere, per poi restituirgli il gesto con una linguaccia. Louis non poté che sorridere davanti a quell’espressione semplicemente spensierata che, assurdamente, rendeva Harry ancora più bello. Fu terribilmente e spaventosamente naturale per lui allungare la mano e afferrare quella di Harry senza pensarci.

Entrambi si ritrovarono a rabbrividire da capo a piedi per l’eccitazione quando realizzarono la pericolosità di quel gesto audace: si stavano tenendo per mano all’aperto, onesti davanti al mondo, per la prima volta. Chiunque avrebbe potuto girare nella loro stessa strada e riconoscerli. Una foto e tutto sarebbe finito.

Ma nessuno dei due lasciò la presa. Anzi, Harry rafforzò la stretta sua mano e riprese a camminare più deciso, con le guance arrossate per l’aria fredda e la felicità.

E fu così che Louis, durante tutto il tragitto verso la Tour Eiffel, si ritrovò a combattere una battaglia interiore con i propri sentimenti, in cui la sua debole parte razionale cercò in tutti i modi di trattenerlo dal tirarsi addosso Harry e baciarlo fino a togliergli il fiato, esattamente come lui lo stava togliendo a lui con quel sorriso genuino e rilassato.

Louis era piuttosto sicuro che Harry fosse pienamente cosciente del suo travaglio interiore. La cosa era ingiusta. Harry era ingiusto. Il fatto che fosse così bello era ingiusto. Stavano girando per le fottutissime strade di Parigi e lui non riusciva quasi a staccare gli occhi di dosso da lui.

Ad un certo punto, Harry si fermò di colpo, gli occhi improvvisamente luminosi e spalancati per la meraviglia e fu solo quando la stretta sulla sua mano aumentò che Louis realizzò di essere arrivati.

La Tour Eiffel s’innalzava, illuminata in tutta la sua maestosità, di fronte a loro.

Come la prima volta che l’aveva vista, Louis si ritrovò sopraffatto dalla sua bellezza. Era imponente e mozzafiato e rimase ad osservarla incantato per degli infiniti istanti.

“E’ la cosa più bella che io abbia mai visto.” Sentì mormorare da Harry in quel momento.

Louis distolse lo sguardo dalla struttura e si voltò a guardare Harry per vedere la sua espressione e, improvvisamente, non era più la Tour Eiffel ad essere la cosa più mozzafiato del posto.

Louis Tomlinson, sei il bastardo più fortunato del mondo.

Tu lo sei.”

Harry sorrise imbarazzato. “Questa è la cosa più melensa che tu abbia mai detto.” Disse, voltandosi finalmente a guardarlo in faccia.

Louis gli sorrise a sua volta, allo stesso modo imbarazzato. “Uhm. Sarà l’aria di Parigi.”

Senza dire nient’altro, sempre con quel sorriso un po’ emozionato e le guance arrossate e gli occhi brillanti, mollò la presa dalla mano di Louis per avvolgerli la vita con il braccio, stringendosi impossibilmente vicino a lui e volgendo nuovamente lo sguardo alla Tour Eiffel.

Rimasero così, stretti l’uno all’altro, senza dire niente finché i primi timidi fiocchi di neve che avevano cominciato a cadere non attirarono la loro attenzione.

“Dovremmo tornare ora.” Sospirò Harry.

Louis annuì silenziosamente, ma non accennò a muoversi. L’aria della notte cominciava a farsi più graffiante e la neve più insistente, ma forse potevano racimolare qualche altro minuto da racchiudere e custodire nella loro memoria.

“Grazie per avermi portato qui.”

“Di niente.” Rispose Louis con un sorriso e un bacio alla sua guancia. “E’ stato bello anche per me.”

“Perché sei stato con la cosa più bella che tu abbia mai visto.” Lo punzecchio Harry e Louis proprio non riuscì a trattenersi dal baciarlo dolcemente sulle labbra, stavolta. Fu un contatto breve e superficiale, ma fece letteralmente rivoltare il suo stomaco per l’emozione che gli provocò.

Quando si allontanò abbastanza da guardarlo ancora negli occhi, notò che un grosso fiocco di neve si era posato sulle sue ciglia. “Dovremmo davvero andare ora, a meno che non vogliamo trasformarci in due pupazzi di neve.” Mormorò Harry, con un sorriso beato sulle labbra.

Louis sciolse il loro semi-abbraccio, compensando subito la mancanza di calore allacciando le loro dita. Lanciarono un ultimo sguardo alla Tour Eiffel, spettatrice di quel loro piccolo misfatto e custode di uno dei loro più bei ricordi, e poi Louis annuì.

“Andiamo.”

*********

Otto ore di travaglio, eppure ce l'ho fatta a finirla.

So che è schifosamente melensa e che probabilmente non c'entra un fico secco con i veri Harry e Louis (la definirei OOC, ma una fic può essere OOC se i personaggi sono reali e non li conosciamo realmente? Mah lol) ma sono malaticcia e semi-depressa e mi è venuta così lol avevo bisogno di dolcezza. Spero che sia accettabile e sia piaciuta..? L'importante è il pensiero, no? Sì che lo è!

E con questo, mando un bacione a chiunque l'abbia letta e abbia pure letto le note.

Muà! :*

  
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