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Autore: Nimue07    02/05/2014    0 recensioni
[dal sesto capitolo]
-È successo circa un mese fa- cominciò a raccontare -mi sono messo alla finestra ad aspettare.
-Aspettare cosa?- chiese Lauren dubbioso. Convinto che Ryan lo stesse prendendo in giro.
-Ad aspettare che accadesse qualcosa!- esclamò Ryan, cercando di creare la più suspense possibile -Mi sono accorto che accadeva sempre qualcosa di strano di notte, solo nelle notti in cui la luna splendeva nel cielo più visibile.
-È una di quelle storie da campeggio al chiaro di luna?- domandò il ragazzo, drizzando le ruote della sedia in modo da osservare meglio Ryan, mentre quest’ultimo si faceva serio:
-Dubitavo anch’io su quel che vidi quelle notti- disse Ryan sfoderando un suo lato nascosto, che difficilmente tirava fuori -c’è stato un momento in cui credevo di essere impazzito. Ho conosciuto una ragazza …
-No?!- esclamò divertito Lauren -C’era in giro una ragazza a Grain, con cui non eri ancora uscito? Deve essere una forestiera.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11 - ultimo capitolo
                                            Correre verso la
                                                                Fine.

 
 
Vedo i tuoi occhi ringraziarmi,
ringrazi me: l’eroe senza atto alcuno,
perché così mi sento!
Colui che ha pianificato gesta mai intraprese.
Eppure adesso posso gioire, di una vittoria
che non sento completamente mia.
 
Cos’ho fatto se non inseguire la giustizia?
Sotto le mie unghie non vi è traccia della pelle del mio nemico,
esso è al sicuro dai miei colpi, li dove non posso colpirlo.
 
Non sento vittoria, se non percuoto almeno l’animo
di chi mi ha ferito.
Non sento vittoria se non ritrovo le tue mani
tra le mie.
*.*.*.*.*.*.*.
 
Si sogna spesso che la vita diventi come una fiaba. Ogni azione avviene per un motivo ben preciso, con lo scopo di insegnarti una regola di vita fondamentale, apparentemente facilissima da apprendere e rispettare; e se anche qualcosa va storto, c’è sempre qualcuno o qualcosa che riporta tutto ad un felice quanto atteso lieto fine.
Qui non si trattava di fiabe ma, di una leggenda divenuta realtà, una crudele verità, davanti alla quale Ryan si trovava, senza poter fare nulla.
Questa sarebbe la vittoria?
La sospirata giustizia tanto richiesta e cercata, lo portava ad un vicolo cieco, con tante risposte e misteri svelati ma, pur sempre in un vicolo cieco.
Preso da un impulso immaturo, avrebbe voluto puntare i piedi in terra, arrabbiarsi con Lauren per averlo illuso portandolo ad una soluzione che non riusciva proprio a vedere, infuriato con Dafne per essere stata così responsabile da preferire un tale mutamento, pur di non macchiare il buon nome della sua famiglia, avrebbe dovuto rimproverare anche se stesso, perché se ne stava li a compiangersi. La verità non gli bastava come modello di vittoria, lui voleva lei, sana e salva, a dispetto della leggenda che condannava Dafne, ad una vita appartenente alla flora.
Osservò le sue mani, pallide come non erano mai state, risaltavano sullo scuro tronco dell’arbusto che ora tastava come stesse cercando un qualcosa al suo interno. I tremiti divennero troppo forti, e Ryan si trovò costretto a sedersi ai piedi del frutice, guardò il cielo, neppure si accorse che la pioggia era cessata. Senza paura fissava la luna, come a volerla sfidare, mentre lo mutava per la prima volta, consacrandolo come nuovo custode dell’amuleto, che avrebbe dovuto portare solo temporaneamente. Impresse le mani nel terreno, quasi a voler scaricare in esso la tensione che continuava ad accumulare attimo dopo attimo; d’un tratto ritrovò la forza perduta, acquistandone di nuova, si alzò in uno scatto veloce facendosi paura per ciò che avrebbe potuto fare, si rendeva conto in quei pochi momenti di lucidità, quanto i suoi atti fossero stati dettati da un’incoscienza rivestita di coraggio. Allargò le braccia, come a voler spiccare il volo; non gli importava più di essere visto.
Urlò al cielo, un unico grido roco e prolungato. Cominciava ad avere una strana percezione di se stesso, come si vedesse dall’esterno senza la libera scelta di come muoversi e agire. La pietra volò d’avanti ai suoi occhi, almeno è quello che riuscì ad intuire, perché la sua vista si faceva sempre più incerta. L’amuleto cominciò a muoversi, nel seguirlo girò su se stesso, trovandosi nuovamente a fronteggiare l’arbusto al quale non voleva più rivolgere lo sguardo ma, la sua volontà svaniva col passare dei secondi, fu costretto dal magico oggetto a fare qualche passo avanti; la piccola foglia andò a posarsi su di un ramo all’altezza della sua spalla, sembrava fare il verso alle comuni foglie, gelose della sua bellezza.
La vista diveniva sempre più offuscata dall’abbagliante luce della pietra, Ryan era convinto fosse un qualcosa che solo lui poteva vedere, un fastidio tutto suo, che gli fece vedere una mano al posto di quelle foglioline non più invidiose; la mano si allungò verso di lui, come alla ricerca di un appiglio, ed uscire da sabbie mobili invisibili; Ryan afferrò la mano tanto forte che rischiava di rompere le esili dita. Tirò verso di se con tutta la forza, quando vide che un robusto ramo prendeva la forma di un avambraccio, la pioggia ricominciò a cadere, rendendo la presa sfuggente, le sue mani scivolarono quel tanto da far tornare l’avambraccio di una scura sfumatura bruna.
Ryan allungò il braccio sinistro verso un ramo distante, dove aveva poggiato il lenzuolo di lana, con esso la presa sarebbe stata meno vischiosa. Con tutte le sue forze cominciò a tirare verso di se, il lato dell’arbusto che magicamente mutava in un braccio, in una spalla, all’altezza di essa un rivolo di sangue sgorgava da una bruciatura, li dove l’arbusto era stato colpito dal fulmine, la presa di Ryan divenne sempre più debole, le sue gambe puntellate nel terreno fangoso perdevano aderenza. Stava per perdere i sensi al culmine della trasformazione, come succedeva a Dafne.
-Non adesso ti prego!- urlò a se stesso, con una voce arrochita dallo sforzo.
Il tronco ebbe un sussulto …
Un ultimo strattone prima della perdita di coscienza …
La caduta inesorabile sul terriccio … non c’è due senza tre!
Questa volta però qualcuno era al suo fianco, avvolta nel suo pesante lenzuolo azzurro, azzurro come gli occhi che la fissavano, li c’era Dafne, finalmente tra le sue braccia:
-Mi hai trovato-  bisbigliò lei affaticata  -Tutta la mia vita è stata storta, non mi sono mai lasciata andare sino a questo momento, perché sapevo ci saresti stato tu a prendermi al volo!
Ryan ebbe giusto il tempo di udire le ultime parole rivoltagli, che l’udito andò via prima della vista, seguita dal tatto.
*.*.*.
Sentiva ogni cosa.
Ogni movimento in casa, il chiacchiericcio, i passi strascinati del padre in pantofole, la risata e il battito di mani di George Care ad una battuta poco pulita del suo vecchio compare. Il suo risveglio si era fermato li, alle sue orecchie.
Mise a posto i ricordi. Cosa era successo prima della sua perdita di coscienza? Niente buio, nessuna luce abbagliante, solo occhi. Sottili occhi castani sul punto di lacrimare, frasi ascoltate che presagivano vittoria, dette da labbra che divennero mute ai suoi orecchi, mimavano il suo nome ripetutamente, come a volerlo accompagnare nel sonno in qui era caduto chissà quanto tempo prima.
Ricordava gocce non di pioggia che cadevano sui suoi zigomi, cadevano dagli occhi di lei; che quelle fossero lacrime di gratitudine, gioia o tristezza a Ryan non importava in quel momento, tutto quel miscuglio di sentimenti era roba da ragazze che, uno come lui non avrebbe mai capito a fondo, gli importava del bacio a fior di labbra a cui non aveva potuto rispondere, per via della sua immobilità prima del vuoto; ed un secondo dopo era li, sdraiato sul suo letto ad ascoltare, senza ancora poter agire, e la cosa gli dava un enorme fastidio.
Finalmente riuscì a far rispettare l’ordine ai suoi occhi che si aprirono, non aveva più freddo, anzi, faceva un gran caldo, dalla finestra penetrava un sole cocente che lo colpiva in pieno. Non si sentiva ancora abbastanza in forze da destarsi, allungò la mano verso l’interruttore del ventilatore portatile, pigiando sulla programmazione a velocità massima.
Con la coda dell’occhio vide qualcuno comparire sull’uscio della sua camera:
-Stai monopolizzando il ventilatore?- si lamentò Arthur, zoppicando verso il figlio ancora sdraiato sul suo letto -Riportalo immediatamente al piano i sotto! L’ho comprato io, con i miei risparmi, e mi appartiene.
La forza arrivò improvvisamente senza mezze misure, Ryan si issò a sedere come sull’attenti.
Ciò che più lo sconvolgeva, non era il fatto che suo padre fosse in piedi li di fronte a lui ma, la strana sensazione, quasi inquietante di dejavu.
Portò la mano al collo, dove trovò la catenina di Dafne, con appesa la piccola foglia di ghiaccio perenne che tirò fuori dalla canotta. Un attimo dopo si rese conto che il padre lo stava ancora guardando, inizialmente preoccupato per aver reso pubblico il suo segreto, il padre gli disse che non vedeva nulla appeso al suo collo, ne catenina, ne amuleto.
Mentre il padre sbuffando di insoddisfazione, si lamentava col figlio di una questione appresa da George Care quella mattina, riguardante una rissa in un pub, Ryan non gli poneva il minimo interesse, l’attenzione la dedicava al suo calendario affisso al muro che, riportava la data di quel giorno: 7 maggio 1997.

*.*.*.*.*.*.*.

Ciò che vedo io, solo lei può vederlo,
colei che comparì in una sera d’estate,
con il vento tra i capelli, profumati di fiori di maggio,
quel vento
che mi somiglia,
che l’ha portata a me,
a centosette passi dietro il sempre verde,
dopo quarantatre giorni di sonno,
dopo un’estate da sogno.
Se sei un miraggio mento, perché se non esisti e come non esistessi io stesso.
Il gioco di parole mi confondeva
come tutto il resto ma, adesso son desto.
Libero di camminare verso il giudizio,
di chi dall’esterno vede ciò che passo.
Libero tu che leggi di comprendere il tuo nesso, magari
diverso dal tuo compagno,
diverso da me che scrivo
perché diverso è il cuore di ciascuno.
 
Il mio è un cuor d’alloro,
prima immobilizzato dal ghiaccio freddo della paura,
poi riscaldato dal sole d’estate e dalle calde foglie d’autunno,
è un cuore che muta, guai se non lo facesse,
cuore che cerca sempre di seguir la via adeguata,
che questa sia retta o meno non so,
nessuna strada è solo giusta o sbagliata.
Lo scoprirò a tentoni, camminando, cadendo, zoppicando, correndo, tentando.
 
 
*.*.*.*.*.*.*.
 
Salve a tutti :)
Oggi si concludono le vicende dei miei amati Ryan, Dafne e Chris, con un finale un tantino stronzo .. lo so :) ma, alla fantasia non si danno regole, e la mia fantasia ha partorito un finale ad interpretazione.
Credete quello che volete: che Ryan in realtà abbia sognato; che abbia ereditato la pazzia di sua madre; o, che sia stato messo in guardia sul suo futuro, mostrandogli come risolvere la situazione senza troppi trambusti, lasciandogli la pietra, (che solo lui può vedere) come guida e testimonianza che ciò che ha visto, non era fantasia.
 
Grazie a tutti vuoi che avete dedicato una fetta del vostro tempo, per seguire la mia storia “squinternata” , in particolare a: Ehileen, GatesIloveyou7, Angie97, Gretel85 e __DareToDream XD
…che altro dire…
Ciao, ciao
Alla prossima
Missdream XD.
  
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