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Autore: Son of a preacher man    02/05/2014    1 recensioni
«Sono a conoscenza del fatto che questo vi sembri un normalissimo video, ma sapete... chi meglio di me può ricredersi su quanto certe piccole convinzioni possano rovinarti la vita?»
Ispirato a 13, di Jay Asher, con personaggi di un'altra mia storia, ma non è necessario averla letta per capire ciò che succede in questo spin-off.
Genere: Malinconico, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Threesome
Capitoli:
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⁞ Quarto video ⁞
“Fingermi padrone di una cosa che non era più mia”
 
- Dici che Fabrizio verrà a cercarmi? – chiedo a Giulio, seduto davanti a me.
Ha tra le mani una tazza di cioccolata fumante, arancione con decorazioni nere.
- No... era piuttosto brillo.
- Oh, ok. – rispondo, dispiaciuto, appoggiando i pugni sul tavolo.
- Posso farti una domanda?
Annuisco, alzando lo sguardo per fissare i suoi occhi blu scuro.
- Perché state insieme?
Io apro la bocca per dire qualcosa, ma la verità è che nemmeno io lo so, ultimamente.
- Abbiamo passato un periodo perfetto.
- Al campo scout?
- Sì. È stata l’esperienza più bella della mia vita.
Lui annuisce, sorseggiando la cioccolata.
- Scusa se mi permetto, ma a me non sembrate molto uniti. Voglio dire, ti ha trattato male. Secondo me, almeno.
- Sì, hai ragione.
So benissimo che lo dice perché vuole che stia bene. Per qualche motivo, so anche che non me lo sta dicendo perché vuole fidanzarsi con me. Boh, in quel caso ci avrebbe già provato.
- Che poi, Fabrizio, alla festa mi ha detto che vi siete mollati.
- Cosa?
- Beh, gli faccio che eri andato via e lui si è messo a dire che era un modo per lasciarlo.
- Che minchiata. Non avevo soldi sul cellulare e non ho potuto chiamarlo.
- Vuoi che lo chiami io?
Annuisco, prima di assistere a un Giulio particolarmente disponibile che, alla sesta chiamata senza risposta, ci rinuncia.
Finita la cioccolata, noto che è mezzanotte e dieci. Prendo l’I-pad, pronto a vedere la terza ragione del suicidio di Dan. Magari sono io, lo saprò tra poco.
« Una cosa che amo di me sono le gambe. ».
- Santo cielo, puoi dirlo forte. – esclamo, ricordando quel bellissimo paio di snelle sigarette comprese tra i suoi piedi e il suo bacino.
Giulio mi guarda malissimo, quindi taccio.
« Ho un po’ di brufoletti, sopracciglia troppo folte, un labbro inferiore sempre screpolato e gli occhi da fattone. Nonostante questo, ho sempre trovato il mio corpo fantastico. ».
- Effettivamente è carino. – aggiunge Giulio, sussurrando. Io annuisco, senza guardarlo.
« Detto ciò, la prossima ragione è sempre e comunque il ragazzo più debole che abbia mai conosciuto. Non solo fisicamente. »
Non posso essere io, no. Mi ha detto che sono forte, poco meno di un mese fa.
Ero scoppiato a piangere dopo l’ennesimo biglietto pieno di battute di cattivo gusto che avevo trovato nella sacca di basket.
Certo, di solito ignoravo. Sono arrivato a non leggere neanche l’intero foglietto.
Ma quando toccano il fatto che sei orfano, perdi ogni tipo di speranza nei confronti della specie umana.
“Sei orfano perché hai mangiato i tuoi genitori”.
Perché? Me lo chiedo tutt’oggi. Perché puntare su una cosa così personale, per la quale non posso reagire in alcun modo?
Sono gay, ok. Prendetemi in giro perché ho avuto le palle di dirlo al mondo, conducetemi al suicidio o al rinnegare il mio orientamento sessuale.
Sono grasso, inoltre. Prendetemi in giro perché non ho intenzione di rinunciare al cibo per i vostri insulti, fatemi desiderare di perdere peso o di digiunare.
Ma se sono orfano... provate empatia, non scrivetemi insulti simili, perché non posso rimediare, in questo caso.
Dan si rivelò, per l’ennesima volta, un ragazzo stupendo.
Mi abbracciò, consolandomi e dicendomi che ne ho superate tante e che, un giorno, questi bigliettini saranno solo un altro ostacolo superato a testa alta. Quindi, se ora dicesse che sono la persona più debole che abbia mai conosciuto, ci rimarrei malissimo.
« Davide. In poche parole, il ragazzo sulla sedia a rotelle della nostra scuola. Un ragazzo che sogna delle gambe come le mie. »
Non ci credo.
« Non ho molto da dire su di lui, a dire il vero. Non ci siamo mai parlati seriamente. Solo due volte ho potuto contattarlo. Una due giorni fa, quando ti ho scaraventato a terra in mezzo al corridoio, dedicandoti i peggiori insulti al mondo. L’altra, invece, via Facebook. Un “Hey” a cui non hai mai risposto. Avevo le mie ragioni per cui parlarti. »
Davide è un ottimo hacker, non capisco cosa possa c’entrare con questa storia.
« Sapete tutti ciò che è successo in America. Ormai il mio nome è affibbiato a quella... cosa. Non posso nemmeno chiamarlo video, dato che non ero consapevole di essere registrato. Tantomeno di finire sui più cliccati di YouPorn. Sono venuto a saperlo insieme a voi. »
Me ne ha parlato.
Praticamente, nel college dove stava, ha partecipato ad un’orgia. Diceva di essere completamente fatto, ma vedendo il video non mi sembrava che non si stesse gustando appieno l’esperienza.
« Non sapevo che quei due ragazzi, Trevor e Sasha, fossero due pornostar in erba, pronte a utilizzare la mia verginità come “novità” del loro canale YouPorn. Beh, sapete tutti dove è stato visto il video. Non è da tutti andare sulla sezione “orgia gay”, quindi suppongo che chiunque sia riuscito a scaricare il video e metterlo su Facebook... ammettiamolo, deve essere stato davvero un bravissimo osservatore. Oltre a riconoscermi, ha avuto la brillante idea di creare un account falso per non essere riconosciuto. Non è molto utile sputtanare un ragazzo gay, se la gente non sa che lo sei anche tu, vero? ».
Quindi è stato Davide? Come diamine è possibile? Ci sono così tanti gay nella nostra scuola? Come mai non me ne sono mai accorto?
« Bene: ora come ora, nessuno potrebbe dire che è stato Davide. Avanti, è così ingenuo, innocente e indifeso, vero? Permettetemi di farvi notare una cosa. Basta essere su una sedia a rotelle per essere cattivi senza pagarne le conseguenze. Davide salta le lezioni, investe le persone, sputa sui pavimenti e si sfonda di dessert alla mensa per il semplice fatto che, se provi a dirgli qualcosa, tira in ballo il fatto che sei razzista nei confronti dei disabili. Non l’ho mai ho digerito, tantomeno quando l’ho beccato a farsi una stupenda sega con il video che lui stesso aveva trovato. »
- Oh, santo cielo. – esclama Giulio, sbattendo accidentalmente (ma forse nemmeno più di tanto) sul mio braccio.
« Eravamo in bagno, finite le lezioni. Il video era online da qualche giorno e... sapete, l’ho guardato un sacco di volte. Non volevo crederci. La mia verginità, una cosa così intima, era diventata pubblica e innegabile. Ero distrutto: la gente nei corridoi fingeva di non vedermi, ma io li vedevo, con la coda dell’occhio, pronti a sferrare le peggio battute preparate la sera prima. »
Questo è successo l’anno scorso, ancora non eravamo in confidenza. Non che lo fossimo mai stati, ma nell’ultimo periodo ci parlavamo sempre.
Ancora prima di fare teatro, riconobbi il nome a causa del video. Sì, sarò un asociale senza amici, ma anche io ho un profilo Facebook. Sono riuscito a vederlo poco prima che venisse tolto.
Non perché Dan lo richiese, ma perché il personale del social network lo ritenne “volgare”.
« Incredibile, vero? Passare dal “bravo ragazzo” al “ragazzo gay” al “pornodivo adolescente” in meno di un mese. Molti, a questo punto, si sarebbero già lanciati dall’attico del proprio palazzo. Negatelo quanto volete, ma non avreste resistito all’idea che il vostro corpo fosse diventato la fonte di maggior interesse della scuola. »
Vero. Non sarei in grado di sopportare tutte quelle battutine.
Dan sta piangendo, mi commuove. Vorrei superare la schermata e abbracciarlo, come se ci fosse un passaggio spazio-temporale tra me e lui, o una cosa del genere.
Io ci sarei stato. Sempre. Mi ha aiutato, più di una volta, ma non mi ha permesso di ricambiare il favore. Mai.
« Entrai nei bagni, pronto a vomitare dal nervoso prima di tornare a casa, quando sentii l’audio del video. Ormai lo sapevo a memoria: era diventata la mia ossessione. Sapevo ogni singolo movimento, ogni orgasmo. Ogni curva del mio corpo si muoveva prima nella mia testa e poi sul desktop, come se volessi fingermi padrone di una cosa che non era più mia. »
Giulio ha gli occhi lucidi, quindi mi fermo.
- No, no, no, vai avanti.
- Sicuro? Non voglio obbligarti a fare qualcosa che non vuoi.
- ... Sono abituato a fare cose che non vorrei fare.
Lo guardo come per dire qualcosa, ma i suoi occhi arrossati non mi permettono di reagire.
Lo abbraccio, per qualche secondo, prima di sentirlo singhiozzare.
- Finiamo questo e poi chiudiamo, ok?
Lui annuisce, tirando su col naso.
È più nervoso lui di me, ma ok.
« Non sono stupido. Ho registrato appena ho riconosciuto il video. Ho ancora quella registrazione, nel caso qualcuno non volesse credere che è stato Davide a mettere il video online. La nota vocale si trova in un cd che ho lasciato davanti scuola, sotto il vaso, assieme ad alcuni altri reperti per alcuni di voi. So benissimo che, dicendolo, ho assicurato una nottata d’incubo per Davide, che cercherà invano di raggiungere il nascondiglio e cancellare le prove. »
Non ci posso credere.
« Gli ho parlato in quel bagno, mi ha confessato tutto. In fondo, nessuno mi avrebbe creduto. Sia chiaro, non è gay, eh. Semplicemente è accidentalmente salito sulla sezione sbagliata di YouPorn e ha notato il mio fotogramma tra i “video più cliccati”, vero? Ho avuto la sfortuna di essere stato inquadrato in pieno viso, dall’armadio della stanza di Sasha. Fatto sta che, come dice nella mia registrazione, l’ha fatto per noia. Non per un motivo preciso, nemmeno per vendetta. Non lo conoscevo neanche, ma lui conosceva me. Ero il ragazzo gay della scuola... con un paio di gambe alquanto invidiabili. »
Ci son anche io tra i gay dell’Istituto, ma non mi hanno mai considerato. Che cosa triste.
« Non vi chiedo nulla al di fuori di una riflessione. Pensate a quanto sia giusto: un ragazzo che ha fatto l’errore di fidarsi troppo degli altri, gratuitamente ridicolizzato ed esposto in vetrina per il semplice gusto di farlo. Forse per invidia? Perché io posso camminare, correre, scopare, allacciarmi le scarpe... e Davide no. È giusto? Bene, rifletteteci. Perché al mio posto, chiunque l’avrebbe scaraventato a terra, prima o poi. È lui la persona disumana, non io. Un giorno lo capirete, ma sarà troppo tardi. ».
Fine del video.
Giulio continua ad abbracciarmi, sembra stanco.
Quando il silenzio cala nella stanza, alza la testa e mi guarda.
- Era in gamba.
- Vuoi che ti accompagni in stazione? – cambio discorso io, accarezzandogli un braccio.
- ... Vuoi che me ne vada? – risponde lui, quasi offeso.
- No, macché, mi sembri solo un po’ stanco.
- Sono distrutto, almeno quanto te.
In realtà voglio che se ne vada. Nel senso, prima o poi arriverà il video in cui parlerà di me. Spiffererà tutto ciò che gli ho detto, nonostante io abbia la bocca cucita sul suo conto da quando lo conosco. So che, in qualsiasi caso, Giulio verrà a saperlo comunque dato che questi video stanno facendo il giro dell’Italia e nessuno mi dice che gli amici americani di Dan non stiano lavorando ad una traduzione.
Abbasso la testa, asciugandomi una lacrima.
- Non è colpa tua, lo sai?
- Sì, invece.
- Cosa?
Ignoro la sua domanda, passando al video seguente.
- Non puoi capire.
- Sì, invece. So stupire, a volte.
- Lo so, Giulio, ma...
- Ma?
- È troppo privato.
Lui si alza, con una smorfia arrabbiata.
- Dai, me ne vado.
- No. – rispondo istintivamente, afferrandogli la mano.
Si gira, guardandomi.
- Scusami.
- Tranquillo, posso capire che non deve essere il periodo d’oro per te.
Annuisco, prima di alzarmi e aprire il frigorifero.
- Vuoi qualcos’altro?
- Oh no, tranquillo.
Estraggo un barattolone di gelato alla panna.
Lui sorride.
- Hey, sono single, no? Posso sfondarmi di cibo quanto voglio. – lo informo, prima di infilarmi il cucchiaio in bocca.
- Sei tenerissimo.
Io lo guardo, abbassando la testa e arrossendo.
- Dai, siediti.
Io annuisco, stringendomi bene l’accappatoio in vita e raggiungendo Giulio sul divano.
Posso giurare di aver sentito la sua mano sulla mia, per un istante.
   
 
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