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Autore: Akami92    22/07/2008    3 recensioni
Vide, parcheggiata alla sua destra, un luccicante Mercedes blu notte. Si domandò chi fosse tanto masochista da entrare nella scuola persino d’estate. Poi si diede della masochista.
Sentì una serratura scattare e osservò una figura uscire allo scoperto dall’interno dell’edificio. Apparve un ragazzo sui vent’anni, biondo, con in mano uno scatolone da cui fuoriuscivano molte forme scolpite nella creta.

[Risposta alla sfida con Eleanor][Coppia sorpresa]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Se avete letto la fic Epilogo di Eleanor, saprete benissimo che un giorno mi disse: «Voglio scrivere, dimmi due nomi e un luogo»

Io glieli diedi e, da buona bastarda quale sono, scelsi due personaggi che, accoppiati, non avevano nulla a che fare tra loro. E lei tirò fuori quella meraviglia che è Epilogo.

Al che, il giorno dopo, anche io decisi di fare come lei per vedere se sarei stata capace a scrivere qualcosa fuori dal mio ordine mentale (leggi: ShikaIno). Così nacque invece questa schifezz… ehm, Estate a modo mio.

Godetevi (si fa per dire) questa tentativo di scrivere qualcosa di sensato ù_ù.

 

 

 

Estate a modo mio

 

 

La ragazza passeggiava lungo il marciapiede della grande Kyoto, facendo dondolare una borsetta che teneva nella mano sinistra e guardando con attenzione le vetrine stracolme di meravigliosi vestiti che non poteva permettersi.

Che giornata stupenda.

Luglio era da sempre un mese troppo caldo, ma quell’anno sembrava che il tempo fosse stato stravolto, in quanto quel giorno era l’unico da due settimane che aveva permesso al sole di splendere in tutta la sua luminosità.

 

Il calore che bagnava la sua pelle candida era rilassante e le intorpidiva i sensi, dandole un’insolita sonnolenza. Dolce far nulla… dovrebbero santificarlo come festa. San Dolce Far Nulla.

Non suonava poi così male.

 

Attraversò la strada, rischiando di farsi tirare sotto da un’automobile a causa della sua distrazione e, una volta salita di nuovo sul marciapiede, venne travolta da un abbraccio.

«Sakura-chaaan!» urlò il terremoto che l’aveva quasi uccisa. «Da quanto tempo, Sakura-chan!» aggiunse lo sconosciuto, che oramai non era più tanto sconosciuto, sempre mantenendo un tono di voce che rasentava il milione di decibel.

 

«Naruto…» digrignò Sakura tra i denti, cercando di convincersi che i passanti la stavano guardando con tanto d’occhi perché aveva la bocca sporca di cioccolato. «… quale gioia vederti anche fuori da scuola!» sibilò con ironia, riprendendo a camminare.

 

«Già, non è meraviglioso?». Naruto si accostò a lei, senza naturalmente aver colto l’ironia nella voce della ragazza, e la prese a braccetto. «Andiamo da Ichiraku a farci un ramen?»

 

Sakura guardò il ragazzino tenero che le stava facendo gli occhioni dolci proprio davanti a lei, poi si voltò verso Naruto. «Veramente oggi avevo in programma di fare un giretto senza pretese… sai… il dolce far niente…» optò come risposta. Tra tutte le scuse che poteva rifilargli, la verità era quella che gli avrebbe fatto capire meglio che quel giorno non era l’ideale. Si sentiva strana e soprattutto odiava mentire a Naruto.

 

«Oh…» il biondino abbassò lo sguardo, ferito. «Allora che ne dici di stasera? Potremmo andare al cinema!» e le lanciò un’occhiata talmente dolce che Sakura, ipnotizzata da uno sguardo del genere, non riuscì a negargli la proposta.

«Evvai! Grazie, Sakura-chan! Ci vediamo questa sera, allora!»

 

Riprese a camminare, lasciandosi Naruto alle spalle, ed attraversando il parco a passo spedito. Non seppe che strada avesse preso o dove la stessero guidando le gambe finché non si trovò davanti ad un grande cancello in ferro battuto. Dietro questo si ergeva un enorme edificio dall’aspetto lugubre.

Perché il suo corpo l’aveva condotta nella sua scuola?

 

Si appoggiò al cancello, chiudendo gli occhi alla ricerca di una risposta logica. Fu questione di un attimo, giusto intuire che il cancello doveva essere aperto, per capitombolare a terra.

«Dannato cancello del cavolo!» esclamò, rialzandosi e massaggiandosi la parte lesa. Si accorse che non sarebbe stato molto fine farsi vedere dai passanti a fregarsi il sedere, quindi entrò nella struttura zoppicando e si sedette sulla scalinata, attendendo che il dolore si attenuasse.

 

Vide, parcheggiata alla sua destra, un luccicante Mercedes blu notte. Si domandò chi fosse tanto masochista da entrare nella scuola persino d’estate. Poi si diede della masochista.

Sentì una serratura scattare e osservò una figura uscire allo scoperto dall’interno dell’edificio. Apparve un ragazzo sui vent’anni, biondo, con in mano uno scatolone da cui fuoriuscivano molte forme scolpite nella creta.

 

«Deidara?» domandò, più a se stessa che al giovane, spalancando gli occhi totalmente incredula.

Deidara era il fratello della sua migliore amica, Ino. Si somigliavano come gocce d’acqua. Aveva terminato proprio quell’anno il liceo, dopo essere stato bocciato, e si apprestava ad andare all’università.

Era un tipo simpatico, se preso di buon umore. Come Ino, d’altronde.

 

«Sakura-chan?» rispose lui con un’espressione altrettanto stupita. «Che diavolo ci fai qua?»

 

«Potrei farti la stessa domanda!» esclamò Sakura, facendo qualche passo avanti e sentendosi la protagonista di un giallo. «Stavo passeggiando e ho pensato di fare una visitina alla mia scuola!» disse, con aria superiore.

 

«Ah, sì? E ci sei venuta rotolando? Hai tutti i vestiti sporchi di terra!» ironizzò Deidara, scoppiando a ridere nel vedere le guance di Sakura imporporarsi. «Io comunque sono qui per svuotare il mio armadietto… avendo finito la scuola devo riportare a casa le mie opere d’arte! Hun.»

 

Ah, già!, ricordò Sakura, Deidara occupava le sue giornate nell’aula di chimica a scolpire nella creta e a mescolare ingredienti così da ottenere soluzioni esplosive che lo ispiravano.

 

Ino affermava sempre che tutti i vapori esalati dalle esplosioni avevano finito per rincoglionire il fratello, ma tutti sapevano che quelle parole non erano altro che espressione di affetto nei suoi confronti. O almeno, questo era ciò che diceva sempre Shikamaru, uno degli amici storici di Ino insieme a lei, Sakura, e a Choji.

 

«Bene! Allora… ehm… come va la vita?» cercò di tirare fuori un argomento per parlare. Non le andava di stare lì immobile come un’ebete senza spiccicare parola.

 

«Sakura, Sakura…» sospirò Deidara, sedendosi accanto a lei. «Davvero sei intenzionata a fare conversazione?»

 

Semplicemente irritante. Ecco come si poteva descrivere Deidara.

 

«In realtà no, ma ho bisogno di distrarmi.»

 

«D’accordo, allora… va tutto bene. Le vacanze trascorrono come piace a me, mi sono iscritto all’università, mia sorella esce sempre con quel noioso del suo nuovo ragazzo lasciandomi la casa libera. Insomma… perfetto! Hun.» rispose il biondo, sbadigliando e rovistando nello scatolone come alla ricerca di qualcosa.

 

«Com’è che ti piacciono le vacanze? Come ti piace trascorrerle?» chiese ancora Sakura, portandosi una ciocca rosa dietro l’orecchio e guardando Deidara incuriosita. Non ci aveva mai parlato seriamente se non quando andava a dormire da Ino e lui si infiltrava in camera a fare l’incomodo.

 

Il ragazzo sorrise. «Pensa all’estate come ad un grandissimo mattone di creta e scolpisci alla perfezione una figura umana, poi tagliagli una gamba. Ecco. Così mi piace trascorrerla! Hun.»

 

Sakura lo guardò come se fosse pazzo. In quel momento l’idea del rincoglionimento da inalazione di vapori in seguito ad un’esplosione non le sembrava più tanto stupida.

 

Deidara vide l’espressione interdetta della ragazza e scoppiò a ridere. «Mi piace quando mi accade qualcosa di imprevedibile… come un incontro non premeditato! Hun.» e la guardò intensamente.

 

«Il grande Deidara Yamanaka ci sta provando con me?» domandò la rosa, in un’improvvisa ventata di sensualità. Davvero aveva detto quelle parole?

 

«Il grande Deidara Yamanaka sta scolpendo la sua estate a forma di donna, lanciando una bomba contro di lei per vedere come sarà una volta scoppiata. Hun.» disse il biondo, appoggiando il gomito al ginocchio e sorreggendosi la testa con la mano, sorridendo malizioso in direzione della ragazza.

 

Quell’incontro stava prendendo una piega che non le piaceva proprio per niente. Flirtare con Deidara era l’ultimo dei suoi pensieri. E comunque non avrebbe mai pensato che un tipo come Deidara potesse flirtare con lei.

 

Si alzò di scatto e si risistemò i vestiti, intenzionata ad andarsene al più presto da lì. Quello strano volto di Deidara l’aveva messa in soggezione.

 

«Mi dispiace, Deidara, ma ora devo proprio andare.» lo salutò velocemente e scappò in tutta fretta.

 

Il biondo rimase seduto immobile e la guardò uscire, quando non poté più seguirla con lo sguardo mise una mano dentro lo scatolone e ne estrasse una piccola statuetta un po’ bruciacchiata di una ragazza. Assomigliava terribilmente a Sakura Haruno.

Sul piedistallo c’era scritto il titolo della statuetta: Opera d’arte.

Quando sua sorella gli aveva chiesto il perché di un nome così strano, Deidara aveva risposto con estrema semplicità.

 

«Le opere d’arte, quando vengono esposte, finiscono per lasciare l’autore solo.»

 

 

 

Voilà! Eccola qui! Spero vi sia piaciuta! Come avrete capito, la risposta di Eleanor sui personaggi e il luogo è stata: «Deidara e Sakura in una scuola»

Un applauso agli eroi coraggiosi che sono arrivati fino in fondo! Ditemi cosa ne pensate!

 

Ja ne!

 

Akami/AtegeV

 

P.S. E sì, Deidara è il fratello di Ino. Punto. ù_ù

   
 
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