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Autore: Andree Nicole    02/05/2014    0 recensioni
solitudine
[so-li-tù-di-ne]
s.f. (pl. -ni)
1 L'essere solo; condizione di chi vive solo: la s. lo rendeva triste; aveva bisogno di un po' di s.; vivere in s.
2 Condizione, stato di luogo solitario: la s. delle grandi distese polari; la s. di un bosco
‖ Luogo solitario, deserto: le sterminate solitudini polari.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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https://www.youtube.com/watch?v=bLzDJK-UJrQ

Ci sono momenti in cui pensi che tutti ti odiano.
Quei momenti in cui sai, che niente andrà per il verso giusto.
Quei momenti in cui pensi che il mondo potrebbe fare tranquillamente a meno di te.
In quel caso vorresti solo prendere una vanga, scavare il più a fondo possibile, e gettarti in quella fossa appena creata, profonda, dove nessuno potrà mai raggiungerti, dove nessun problema potrebbe darti da pensare, dove nulla potrebbe succedere.

Questo era come si sentiva A., quella mattina. Quella piovosa, insulsa, mattina.
Si svegliò tardi, con i capelli tutti scompigliati, il trucco sfatto, e uno strano ma intenso dolore alla gamba.
Si guardò intorno, non ricordava nulla della serata precedente, se non che era stata a Roma, per il concerto del 1° Maggio.
Notò che la sua migliore amica ancora dormiva, dandole le spalle. Cercando di fare meno rumore possibile si alzò, prese il telefono, e si diresse in cucina. Mise su il caffè, e tirò fuori dalla dispensa due cornetti, che mise nel forno a scaldare.
Sbloccò il cellulare, e iniziò a cercare indizi per ricomporre la serata. Cominciò dando uno sguardo alle foto; la maggior parte sfocate.
Le riaffiorarono alla mente vari flashback, i gruppi che suonavano, le bottiglie di birra che si rompevano, le urla, le risate, i balli..
Sorrise. "Deve essere stata una bella serata, pensò."
Notò che le era arrivato un messaggio. Era del suo ragazzo, lo aprì. Risaliva alla sera precedente.
"Scusami. Sono un coglione, ti prego, dammi la possibilità di aggiustare le cose."
A. si bloccò. Era immobile, paralizzata; la testa che ad una velocità impressionante la bombardava con la stessa, orribile, dolorosa scena.
Lui, la sua ancora, che baciava un'altra.
Si accasciò per terra, portò le ginocchia al petto, e, per non svegliare la sua amica, pianse in silenzio.
Dopo una ventina di minuti si tirò su, andò al bagno e senza nemmeno specchiarsi si lavò la faccia.
Tornò in cucina, vide che sopra al tavolo c'erano un foglio bianco ed una bic nera. La impugnò, e iniziò a scrivere.
"Buongiorno Mela, se non mi trovi è perché sono andata a fare un giro. In forno ci sono i cornetti, e sul fuoco c'è il caffè. Torno per pranzo, non cercarmi."

Si vestì e uscì di casa.
Fu come se il mondo l'avesse investita con tutti quello che di negativo c'è.
Prese una sigaretta, la accese, e si diresse verso Nord. Vagava, ma con una meta ben precisa.
Il nulla.


N.A.
Un'altra cosa senza senso, se ci sono errori ditemelo.
Ciau, Didin.
   
 
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