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Autore: Stella_Del_Mattino    02/05/2014    4 recensioni
Trouble: in inglese "pasticcio", in particolare situazione intricata. Proprio come quella in cui si trovano si Serpeverde del terzo anno, pur senza esserne del tutto consapevoli.
Pansy Parkinson, innamorata da sempre di Malfoy e stufa di essere ignorata da lui, architetta un piano per fargli finalmente capire come ci si sente a essere solo una seconda scelta e coinvolge l'alleata di sempre Daphne Greengrass e un ignaro Theodore Nott.
Tutto sembra funzionare, ma Millicent Bulstrode, che ha un conto in sospeso con Pansy, si intromette, facendo leva sull'orgoglio smisurato di Draco Malfoy, il quale, vedendo vacillare la sua reputazione, segue le sue indicazione... E da tutta questa rete di amori, inimicizie e vendette non può che venire fuori un vero pasticcio!
{Questa one shot partecipa al contest "Slytherin Pack!" si slytherin ele sul forum}
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Millicent Bullstrode, Pansy Parkinson, Theodore Nott | Coppie: Draco/Pansy, Theodore/Tracey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Nick name forum/efp: Evelyne13211
Titolo: Slytherin trouble
Rating: Verde
Genere: Sentimentale, Generale, Slice of Life
Avvertimenti: Nessuno.
Pacchetto: Ossidiana
Note autore (eventuali): Questa storia è il mio personale “quadro” della Casa di Serpeverde ed è ambientata alla fine del terzo anno di Draco e degli altri personaggi. Tutto si basa su piani e imbrogli, ogni personaggio ha il proprio interesse e gli intrighi di alcuni di loro si incrociano, per questo la prima parte è tutta una spiegazione della situazione, per far andare ogni pezzo al suo posto.
Il titolo non è scelto a caso, ma rispecchia un po’ tutta la storia, perché “trouble” in inglese significa pasticcio, in particolare situazione intricata, come quella che segue!
Il mio pacchetto conteneva il personaggio Theodore Nott e il prompt “guanti”. Theodore in una prima versione della storia doveva essere il protagonista, ma scrivendo ho iniziato ad apportare una modifica dopo l’altra e potrei dire che la storia si è un po’ scritta da sola, cioè ogni pezzo tirava il successivo, così alla fine lui è diventato un personaggio al pari degli altri, ma è comunque l’unico a cui finirà bene (volevo ugualmente distinguerlo dagli altri visto che era il personaggio del pacchetto). I guanti invece dovrebbero essere l’oggetto risolutore della vicenda, anche se poi niente andrà come avevano previsto i personaggi.
Non mi dilungo ulteriormente per non svelare altro, buona lettura! 
 
Slytherin trouble
Theodore Nott non aveva mai avuto bisogno di presentazioni, perché la reputazione di suo padre l’aveva sempre preceduto, agevolata anche da una notevole somiglianza fisica che si era fatta più marcata a partire dal terzo anno di scuola, quando la sua corporatura alta e allampanata aveva iniziato a richiamare alla mente quella ormai incurvata dall’età del vecchio capofamiglia.
All’interno di una Casa come Serpeverde, dove i giovani rampolli si presentavano dicendo prima il cognome e solo dopo il nome, l’ombra di Nott senior non aveva  mai lasciato suo figlio, che, pur di non dover affrontare continui discorsi sulle stirpi nobili, aveva preferito isolarsi e non dare confidenza a quelli che il Cappello Parlante aveva scelto come suoi compagni. 
Quello che non sapeva, tuttavia, era che la sua indole riservata e il suo farsi sempre gli affari propri non lo avevano reso invisibile, anzi gli avevano fruttato la simpatia di coloro che segretamente non sopportavano Draco Malfoy, il quale, al contrario, non perdeva occasione di rimarcare la superiorità della sua famiglia sulle altre.
Tra questi c’era Daphne Greengrass, che da qualche settimana aveva preso l’abitudine di sedersi vicino a lui durante le lezioni di Pozioni.
“Tu ci sai fare con le pozioni, mentre a me vengono sempre male. Spero che non ti dispiaccia se mi siedo accanto a te, magari così riesco a migliorare” gli aveva detto, quando, dopo la terza volta consecutiva in cui si era ritrovato gomito a gomito con lei, le aveva chiesto spiegazioni.
Lui aveva replicato con un evasivo “Nessun problema”, che lei evidentemente aveva frainteso, perché aveva cominciato a voler studiare con lui ogni pomeriggio e a seguirlo ovunque, con la scusa di aver bisogno di ulteriori ripetizioni extra.
“Amico, credo che Daphne abbia una cotta per te.” Blaise Zabini se l’era lasciato sfuggire per scherzo, la sera precedente, con il chiaro intento di far innervosire Theodore, ma quest’ultimo aveva la fastidiosa impressione che stesse dicendo sul serio. Daphne era carina, i suoi capelli biondi conferivano un che di grazioso al suo volto, ma lui non era innamorato di lei e, per evitare di trovarsi in una posizione ancora più scomoda, doveva metterlo subito in chiaro. Proprio per questo motivo, aveva fatto ciò che qualunque ragazzo ignaro di come si rifiuta una ragazza avrebbe fatto, ovvero aveva invitato un’altra a uscire.
Non era stato difficile scegliere la “fortunata”, dal momento che, durante i loro interminabili pomeriggi di studio, Daphne aveva chiacchierato a ruota libera di tre argomenti: la moda, la gita a Hogsmeade e Pansy Parkinson.
La suddetta strategia era piuttosto comune tra i Serpeverde, che, per natura, al confronto diretto preferivano il messaggio subliminale “Esco con lei, quindi non mi interessi”, ma Pansy era per tutti la ragazza di Malfoy e, anche se i due non si erano mai messi insieme ufficialmente, nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di frequentarla. Nessuno tranne Theodore, il quale, disinteressandosi completamente del complicato equilibrio che teneva unita la Casa e conscio di non essere inferiore a Malfoy né per  ricchezza né per casato - le differenze tra Lucius Malfoy e suo padre, infatti, si riducevano al piccolo, grande dettaglio che il primo almeno ci aveva provato a fare il genitore, il secondo no -, aveva pensato esclusivamente ai propri interessi.
 
 
Sbam.
La porta si chiuse con un schianto e Tiger e Goyle, pigramente appisolati sui loro letti, sobbalzarono.
‹‹ Non sono stato io ›› borbottò Gregory, con la voce ancora impastata dal sonno. ‹‹ Non ho finito io le Cioccorane ››.
Vincent lo ignorò e si rivolse al nuovo entrato. ‹‹ Malfoy, qualcosa non va? ››
Draco osservò i suoi compagni di stanza con un misto di riluttanza e superiorità, poi rispose:
‹‹ Siete davvero inutili, a pranzo vi ingozzate e poi passate il pomeriggio a poltrire ››.
Gli altri due, abituati all’arroganza del loro leader, incassarono il colpo in silenzio.
‹‹ Pansy andrà a Hogsmeade con Nott ›› buttò lì Malfoy, ostentando un’indifferenza forzata.
‹‹ Ne sarai fel... ›› iniziò Tiger, ma il grugnito di disappunto con cui il biondo gettò i libri sul letto lo convinse a non terminare la frase.
Goyle, troppo preso da un nuovo pacchetto di dolciumi per notare il malumore del capo, non fu della stessa accortezza. ‹‹ Finalmente ti sei tolto Pansy dai piedi, non è quello che hai sempre voluto? ››
‹‹ Goyle ›› disse Malfoy con il tono fermo delle grandi notizie. ‹‹ Sei la persona più stupida sulla faccia della terra ››.
Gregory, aspettandosi un complimento per il suo intervento risolutore, ci rimase malissimo, mentre Tiger assunse un’espressione prima sorpresa, poi attonita e infine persa, così Draco fu costretto a spiegare per filo e per segno la situazione ai suoi scagnozzi.
‹‹ Possibile che non ci arriviate? ›› commentò infastidito. ‹‹ Non importa quanto Pansy sia petulante, appiccicosa e insopportabile, invitandola Nott ha invaso il mio territorio ››.
‹‹ Quindi in realtà Pansy  ti piace? ›› chiese Vincent, ancora confuso.
‹‹ No, babbuino senza cervello! È solo questione d’orgoglio ›› ribadì Malfoy, sperando di far scattare qualcosa nelle menti in letargo dei due Serpeverde.
‹‹ Io non ho capito ›› sussurrò Tiger, mentre Goyle, sebbene fosse altrettanto spaesato, non si pronunciò, memore dell’umiliazione di poco prima.
‹‹ Pansy è sempre stata dalla mia parte, lo sanno tutti a Hogwarts che è la mia dama, quando serve. Nott non doveva invitarla ›› concluse Draco a denti stretti, rivolto più a se stesso che ai compagni di Casa. ‹‹ E non esiste che lei preferisca quell’asociale a me ››.
 
 
 
Pansy era seduta in un angolo del parco di Hogwarts e aspettava irrequieta il risultato del suo piano.
‹‹ Finalmente ›› esordì seccata, quando la coda bionda di Daphne spiccò tra un gruppo di Serpeverde e la ragazza la raggiunse.
‹‹ Cambia atteggiamento, Pansy. Non sono il tuo elfo domestico ›› si lamentò l’altra, irritata dal suo comportamento dispotico.
Sulla fronte di Pansy si formarono due rughe e le labbra, già corrucciate come al solito, si piegarono in una smorfia ancora più definita.
‹‹ Se tutto è andato come abbiamo stabilito, avrai la tua ricompensa, Daphne, ma non è questo il momento di sindacare sulle mie maniere ››.
La Greengrass lasciò cadere il discorso e si decise a dare alla compagna di Casa le informazioni che agognava da ore. ‹‹ Il tuo piano sta proseguendo senza problemi, Draco è furioso. Tracey lo ha visto tornare in camera sbattendo la porta e gira la voce che, se Tiger e Goyle fossero stati con lui quando Blaise gli ha detto che uscirai con Nott, probabilmente lo avrebbe conciato per le feste ››.
Il volto di Pansy si rilassò impercettibilmente e la tensione lasciò il posto a un ghigno soddisfatto. ‹‹ Perfetto, adesso non resta altro che aspettare. Draco sarà corroso dalla gelosia e cercherà di vendicarsi, forse uscendo a sua volta con un’altra, oppure, nella migliore delle ipotesi, anche lui mi proporrà di andare a Hogsmeade insieme, sempre che non tema che io preferisca Nott a lui ››.
Daphne soffocò una risata di fronte a quel discorso intricato. ‹‹ In ogni caso, io la mia parte l’ho fatta, Pansy. Adesso tu devi rispettare la tua ››.
‹‹ Va’ in camera nostra, quello che vuoi è nascosto sotto il materasso del mio letto ››.
Pansy liquidò la complice con un gesto sbrigativo della mano e quella sparì rapidamente, diretta nei sotterranei.
Rimasta sola, la Parkinson si concesse qualche minuto per riflettere e riordinare le idee.
Per una volta tutto sembrava andare come aveva previsto: qualche settimana prima, aveva chiesto a Daphne di avvicinarsi a Nott e di parlargli spesso di lei, così, quando lui avrebbe iniziato a credere che la Greengrass fosse innamorata di lui, avrebbe subito deciso di uscire con Pansy per darle il benservito e Draco avrebbe finalmente capito cosa si prova a essere solo un ripiego.
Aveva scelto proprio Nott come “esca” perché con lui le possibilità di riuscita erano più elevate, dal momento che, nella personale catalogazione del mondo maschile di Pansy, apparteneva alla categoria B, cioè quella che comprendeva i ragazzi del tutto inesperti del mondo femminile, che non sapevano come liberarsi di una ragazza se non con il classico escamotage dell’appuntamento con un’altra. Nel gruppo A, invece, inseriva i tipi sinceri, molto rari e praticamente inesistenti tra i Serpeverde, che dicevano le cose come stavano, mentre in quello C coloro che, come Blaise, erano abbastanza abili da non creare false illusioni e da non legarsi, né stabilmente né in alcun modo, a nessuna.
Non era riuscita a collocare Draco in nessuna fazione, perché il suo egocentrismo senza pari lo rendeva un caso a parte. Era la persona più narcisista e menefreghista che avesse mai conosciuto, interessato esclusivamente al proprio tornaconto e disposto a ogni sorta di imbroglio per mantenere immacolata la sua reputazione. Dopo tre anni passati alla sua ombra, Pansy aveva imparato che con lui niente era scontato ed era proprio questo, forse unito a un pizzico di amarezza per essere dovuta arrivare a ferirlo nell’orgoglio affinché si accorgesse davvero di lei, a non farla stare tranquilla, nonostante le notizie portate da Daphne fossero più che positive.
Con Draco Malfoy non è mai detta l’ultima parola.  
 
 
 
 Se volessimo stilare una lista degli emarginati della Casa di Serpeverde, dopo il nome di Theodore Nott dovemmo inserire quello di Millicent Bulstrode. A differenza del primo, lei non si era scelta questo status, ma erano state le sue compagne di stanza - Pansy, Daphne e Tracey Davis - ad accollarglielo, chiamandola insistentemente “la versione femminile di Goyle” o “armadio con le gambe” per la sua corporatura non esattamente femminile e aggraziata. Ben presto la vergogna era diventata tale che Millicent aveva preferito non frequentare più la “gang” di Malfoy e limitarsi a diventare invisibile.
Era stata Pansy a dare inizio alle prese di giro, quando, verso la fine del secondo anno, Draco aveva cominciato a mostrare più apprezzamento per le idee della Bulstrode che per le sue, quindi, da perfetta Serpeverde, aveva deciso di distruggere la rivale, facendo leva proprio sul suo tallone d’Achille: la bassa autostima.
Quando aveva ideato i suddetti soprannomi, sapeva benissimo che Millicent non avrebbe sopportato l’umiliazione, ma ora quest’ultima aveva intenzione di fargliela pagare con la sua stessa moneta.
Non era un segreto che l’unica debolezza di Pansy fosse Draco, ma lui provvedeva già a ferirla piuttosto spesso e lei, invece, voleva abbatterla di persona, cogliendola di sorpresa, prendersi finalmente la sua rivincita e anche il posto della Parkinson come prima donna dei Serpeverde, che, senza la slealtà dell’altra contendente, sarebbe stato suo da sempre.
Da qualche ora, in Casa si diceva che Nott avesse chiesto a Pansy di uscire per far capire a Daphne che non era interessato a lei, però Millicent era certa che lui non fosse il tipo adatto alla Greengrass e lei doveva aver iniziato a frequentarlo per motivi ben diversi dal far breccia nel suo cuore. L’emarginazione forzata aveva fornito alla Bulstrode un infallibile occhio attento e critico e gli sguardi infuocati che, durante il pranzo, Malfoy aveva riservato a Nott e a Pansy, non le erano sfuggiti. Conoscendo la Parkinson, era pronta a giurare che ci fosse lei dietro a tutto ciò e ne ebbe la conferma quando, rientrando in camera, sorprese Daphne che frugava tra le coperte del letto della mora.
‹‹ Daphne, che stai facendo? ››
La bionda sobbalzò e, colta in flagrante, cercò di dissimulare al meglio. ‹‹ Niente. Pansy ha perso un orecchino mentre dormiva e mi ha chiesto di recuperarlo ››.
‹‹ Ti aiuto ››. Millicent raggiunse la compagna di stanza prima che lei potesse inventare qualche scusa per declinare la sua offerta.
‹‹ Non c’è bisogno... ›› balbettò confusamente Daphne, ma proprio in quel momento un paio di foto spiegazzate caddero sul pavimento.
La Greengrass si abbassò per riprenderle ma Millicent fu più lesta.
‹‹ Interessante ›› commentò, osservando le immagini che aveva in mano. Ritraevano Daphne che nascondeva il rospo di Paciock in una delle maniche della giacca del professor Vitious.
‹‹ Era una scommessa. Pansy mi ha sfidato a farlo e poi mi ha fotografata ›› disse la bionda.
La Bulstrode annuì, poco coinvolta, e Daphne capì che la parte che le interessava era quella che spiegava perché stesse cercando le prove delle sua piccola malefatta nel letto di Pansy. Per un momento storse la bocca, segno che stava valutando se era più conveniente vuotare il sacco e tradire la Parkinson - Millicent era sempre più sicura che lei c’entrasse qualcosa - oppure tenere la bocca chiusa e cercare di riprendersi le fotografie, che la Bulstrode non sembrava molto disposta a ridarle, con la forza.  La corporatura non trascurabile della sua avversaria la indusse a scegliere la prima opzione.
‹‹ Pansy si è tenuta le foto e mi ha detto che per riaverle dovevo aiutarla con un piano, altrimenti mi avrebbe messa nei guai con Piton ››.
Millicent si lasciò scappare una risatina per l’ingenuità della Greengrass: possibile che non avesse capito che Pansy non avrebbe mai messo in pratica quella minaccia, dal momento che così avrebbe tolto punti alla sua stessa Casa, ma la usava solo per tenerla in pugno?
‹‹ Di che piano si tratta? ››
Daphne alzò gli occhi al cielo e, seppur controvoglia, raccontò dettagliatamente le intenzioni della Parkinson.
Mentre lo faceva, l’altra Serpeverde non poté fare a meno di pensare che, nonostante non fosse stupida come Tiger e Goyle, la logica non era una delle doti della bionda. Questa piccola mancanza forse era dovuta al fatto che, dopo tre anni spesi a essere il braccio destro di Pansy, la mente era un po’ fuori allenamento.
‹‹ Adesso dammi quelle foto ›› concluse Daphne.
La Bulstrode gliele allungò senza chiedere altro e lei le strappò in fretta, poi uscì dalla stanza senza degnare di uno sguardo la compagna.
Millicent si sedette sul proprio letto e iniziò a rimuginare sulle informazioni appena ottenute.
Dunque la Parkinson aveva deciso di farla pagare a Draco e aveva usato la Greengrass per mettere in atto un piano piuttosto complesso che, per il momento, sembrava funzionare.
Era un’idea ingegnosa, doveva ammetterlo, perché di fatto era stato Nott a fare la prima mossa, il che, all’occorrenza, permetteva a Pansy di deresponsabilizzarsi completamente. Anche la mora, tuttavia, aveva dimostrato una furbizia limitata dalla scarsa osservazione di chi le stava intorno: probabilmente Daphne l’avrebbe aiutata di sua spontanea volontà, in quanto mal sopportava le manie di protagonismo di Malfoy e si era unita al suo gruppo solo per infastidirlo, quindi minacciarla con quelle prove ridicole era stato inutile.
La bionda, inoltre, aveva l’abitudine di stare dalla parte di chi le offriva il compenso migliore, o il ricatto peggiore, e Millicent, la quale aveva deciso di mandare a monte il piano della Parkinson non appena l’aveva sentito, avrebbe potuto facilmente garantirsi il suo sostegno, ma, giudicandola poco affidabile, aveva preferito lasciar perdere.
Per raggiungere il suo scopo, avrebbe sfruttato a suo vantaggio un lato di sé che aveva tenuto nascosto a tutti e che non pensava le sarebbe mai stato utile: il suo status di Mezzosangue.
 
 
 
Toc Toc.
Draco aprì la porta della sua stanza e subito il primino che aveva bussato scappò via, lasciando cadere un foglio davanti all’uscio.
 Malfoy lo raccolse e lo lesse attentamente.
 
Duello d’onore: usanza molto diffusa tra i Babbani nei secoli medievali per vendicare un’offesa, un affronto o per risolvere  dispute di tipo territoriale e amoroso. L’offeso può lanciare la sfida al suo avversario gettando un guanto ai suoi piedi, che lui dovrà raccogliere per accettare. Il tutto si concluderà con un duello. Il vincitore conserverà restaurato il proprio onore e, nel caso specifico, avrà l’esclusiva sulla donna amata.
I filo-babbani sostengono che il duello tra maghi sia un’evoluzione di questa pratica.
 
‹‹ Interessante ›› borbottò tra sé. ‹‹ Queste righe sembrano prese da un libro, forse di Babbanologia o addirittura un qualche testo babbano. Però solo i Mezzosangue leggono certe schifezze…››
‹‹ Ci sono Mezzosangue all'interno della nostra Casa? ›› si intromise Tiger, contorcendo la bocca disgustato, come se avesse appena mangiato una Gelatina Tuttigusti+ 1 al sapore di caccole.
‹‹ Ero convinto di no, ma forse dovrò ricredermi ›› rispose Draco. ‹‹ Questo è un chiaro riferimento agli avvenimenti delle ultime ore e dubito che gli studenti delle altre Case siano interessati all'appuntamento di Pansy con Nott ››. 
Il biondo stava ancora riflettendo quando un secondo messaggio fu recapitato nella sua camera, stavolta attraverso la fessura sotto la porta.
 
La Sala dei Trofei non è mai chiusa a chiave. Puoi sfidare Nott lì, stanotte. Se lo farai, ribadirai a tutti che sei tu il capo. Pensaci.
 
‹‹ Ma tu che ci guadagni? ›› mormorò Malfoy, rivolgendosi al foglio che aveva in mano come se fosse il suo aiutante misterioso.
Per un attimo fu tentato di spalancare improvvisamente la porta per cercare di coglierlo in flagrante, ma a farlo desistere fu, come al solito, il proprio interesse: in fondo che importanza aveva che il suo interlocutore fosse un Mezzosangue? Era sicuramente disprezzabilissimo, ma avrebbe provveduto in seguito a smascherarlo e isolarlo. Adesso quello che contava era che l’idea che gli aveva dato era buona. Un duello avrebbe sistemato tutto, perché non ci aveva pensato lui per primo?
‹‹ Goyle, dammi i tuoi guanti ›› ordinò a Gregory.
Quest’ultimo alzò la testa sbigottito.
‹‹ Come? ›› chiese, visibilmente confuso.
‹‹ Ti ho detto di darmi i tuoi guanti ›› ripeté Draco con aria scocciata. ‹‹ Fa’ in fretta. Non penserai mica che io voglia sciupare i miei guanti di pregiata pelle italiana buttandoli a terra davanti a Nott? ››
 
 
 
Theodore era seduto in Sala Grande insieme a Tracey Davis.
‹‹ L’Artimanzia è una pratica molto antica… ›› La ragazza stava leggendo a voce alta un paragrafo del volume di Artimanzia, mentre lui riportava rapidamente le parti più importanti su una pergamena.
Di solito preferiva studiare da solo, ma la professoressa Vector aveva assegnato ai suoi studenti un tema da svolgere in coppia e, dato che Theodore e Tracey erano gli unici Serpeverde del terzo anno ad aver scelto Artimanzia come materia facoltativa, aveva deciso che avrebbero lavorato insieme.
Il ragazzo inizialmente non era stato affatto entusiasta di dover trascorrere il pomeriggio con lei, condizionato anche dalla precedente esperienza con Daphne, ma, fortunatamente, la Davis non si era dimostrata altrettanto pettegola e soprattutto non aveva bisogno che lui le spiegasse la lezione parola per parola.
Senza poter fare niente per evitarlo, Theodore si sorprese a considerarla intelligente e persino carina e iniziò a rimpiangere di non aver chiesto a lei di uscire anziché a quell’acida di Pansy.
‹‹ Nott? ›› Tracey schioccò le dita, riportando l’attenzione del compagno di Casa sul tema che dovevano terminare. ‹‹ Non distrarti, altrimenti quando inizierà la cena non saremo nemmeno a metà ››.
Lui annuì, ma dopo qualche minuto i  suoi pensieri deviarono di nuovo. In tre anni di scuola non si era mai avvicinato a Tracey, forse perché lei spesso si univa al gruppo di Pansy e Daphne. Non capiva perché le frequentasse, lei sembrava diversa da loro, sapeva il fatto suo…
Schioc.
Un rumore secco interruppe le riflessioni del Serpeverde, facendolo trasalire. Si girò di scatto e si ritrovò davanti Malfoy, Tiger e Goyle, eretti nella posizione più minacciosa che riuscivano ad assumere.
A terra, vicino al piede di Theodore, c’era un guanto nero, ornato da una catenella all’altezza del polso. Doveva essere stata quella a fare rumore. L’altro lo indossava Draco, anche se era palese che gli stava troppo grande.
Che guanti ridicoli  pensò Theodore, ridacchiando sotto i baffi.
‹‹ Ti è caduto un guanto, Malfoy ›› disse in tono spavaldo, più per fare bella figura davanti a Tracey che per altro.
‹‹ È una sfida, ignorante! ›› ringhiò il biondo. ‹‹ Adesso tu raccogli il guanto e ci vediamo stasera nella Sala dei Trofei, per un duello. Alle dieci in punto. Chi vince esce con Pansy ››.
Nott stava per esclamare che Pansy era tutta sua e poteva tenersela, ma Malfoy aggiunse:
‹‹ Sempre che tu non abbia paura ››.
‹‹ Accetto ›› rispose di getto Theodore, consapevole che Tracey lo stava osservando.
Ormai non poteva tornare indietro, ma non sapeva se aveva preso la decisione giusta: raccogliendo la sfida non era passato per un codardo, però adesso la Davis avrebbe potuto pensare che fosse davvero interessato alla Parkinson.
La ragazza parve intuire i suoi dubbi e, quando Malfoy e i suoi scagnozzi erano già tornati nei sotterranei, provvide a fugarli:
‹‹ Hai fatto bene ad accettare, ma non devi prendere davvero parte al duello ››.
‹‹ Perché?››
‹‹ Malfoy è molto astuto, potrebbe non presentarsi o tenderti una trappola di altro genere ›› spiegò Tracey. ‹‹ Ho io l’espediente che fa al caso tuo ››.
 
 
 
Alle 21.50 di quella sera, quasi tutti i Serpeverde del terzo anno erano nascosti nella Sala dei Trofei, stipati dietro le tende o all’ombra delle vetrine contenenti le coppe. Nessuno voleva perdersi la resa dei conti tra Nott e Malfoy.
‹‹ Forza, scommettete. Due a uno per Malfoy, tre a uno per Nott ››. Daphne, aiutata da Blaise, raccoglieva i soldi delle scommesse.
‹‹ Daphne! ›› bisbigliò Pansy, accucciata dietro al mobiletto più vicino all’entrata della Sala. ‹‹ Vieni qua ››.
La bionda lasciò la busta con i Galeoni racimolati fino ad allora a Zabini e raggiunse l’amica.
Anche nell’ombra vide che la Parkinson si stava mordendo insistentemente il labbro inferiore, come faceva ogni volta che era nervosa. ‹‹ Che succede, Pansy? ››
‹‹ Non avevo previsto questo duello. Possono farsi male ››.
‹‹ Non ti capisco ›› le disse la Greengrass con un tono quasi di rimprovero. ‹‹ Dovresti essere contenta, il tuo piano è perfettamente riuscito, anche se non è stato necessario andare a Hogsmeade con Nott. Draco è talmente geloso che lo ha sfidato a duello! Se vince Malfoy, come succederà quasi sicuramente, potrai avere un vero appuntamento con lui, come sogni da anni. È così che funziona in questi casi, me l’ha detto Blaise ››.
La Parkinson annuì e riprese a fissare la porta, aspettando che i due contendenti arrivassero.   
Poco lontano, seminascosta da una tenda, Millicent aveva ascoltato la loro conversazione e ora sorrideva soddisfatta. Daphne non sarebbe stata così certa della vittoria di Draco, se solo avesse saputo che Millicent, non appena aveva compreso che lui avrebbe seguito le sue indicazioni, aveva scambiato la sua bacchetta con quella di un primino, dalle caratteristiche opposte. Malfoy avrebbe perso miseramente, la sua reputazione sarebbe andata in frantumi e Pansy sarebbe annegata nelle sue stesse lacrime per il fallimento del suo sogno.
Millicent ringraziò mentalmente suo padre per averle fatto studiare il Codice Cavalleresco dei babbani, prima che lei ricevesse la lettera di ammissione a Hogwarts. Aveva odiato quel testo, ma, a quasi quattro anni di distanza, si era rivelato utile.
‹‹ È arrivato Malfoy ›› esclamò qualcuno e subito Draco catalizzò su di sé l’attenzione di tutti.
Affiancato come sempre da Tiger e Goyle, si diresse verso il centro della Sala e si assicurò che fosse insonorizzata a dovere.
Qualche minuto dopo, sopraggiunse anche Nott e i presenti tacquero, premendo di più la schiena contro il muro o abbassandosi maggiormente dietro il mobilio, nella speranza di non essere colpiti da qualche fattura.
‹‹ Ti concedo un’ultima occasione per tirarti indietro ›› propose il biondo al suo avversario, con un sorriso di scherno a cui fecero eco diverse risatine maligne. ‹‹ Se te ne vai adesso, ti risparmierai l’umiliazione più cocente della tua vita, Nott ››.
‹‹ Iniziamo pure ›› replicò seccamente Theodore e la sua risposta fu accompagnata da diverse esclamazioni di stupore per la sua inconsueta audacia.
Draco non ribatté e i due duellanti si misero in posizione.
‹‹ Stupeficium ››. Il primo incantesimo di Malfoy fu più debole del solito e, mentre Nott lo evitava con un’agilità che non gli apparteneva, lui osservò perplesso la bacchetta che aveva in mano. ‹‹ Questa non è… ››
‹‹ Levicorpus ›› Theodore approfittò dell’attimo di distrazione del suo rivale e lo colpì in pieno.
Il biondo iniziò a fluttuare in aria, sotto gli sguardi attoniti dei presenti. I più preoccupati erano certamente Daphne e Blaise, ai quali un’eventuale vittoria di Nott avrebbe rovinato gli affari.
Nel disperato tentativo di difendersi, Draco iniziò ad agitare convulsamente le braccia e dalla bacchetta partì una fattura mal eseguita, che prima si schiantò sul muro, vicino a Millicent, poi cominciò a rimbalzare come impazzita in tutta la stanza. Si esaurì solo quando qualcuno aprì improvvisamente la porta e una figura scura la neutralizzò. Il professor Piton.
‹‹ Oh no ›› piagnucolò Pansy.
Malfoy cadde bruscamente a terra e, quando si rialzò, non si trovò di fronte a Theodore, bensì a Roger Davis, che nel frattempo aveva ripreso le proprie sembianze.
‹‹ Signor Davis, la ringrazio per avermi avvisato di questa pagliacciata e per aver evitato che degenerasse. Per le sue azioni coscienziose e responsabili, assegno 50 punti a Serpeverde ›› esordì l’insegnante. ‹‹ Tuttavia, mi vedo costretto a toglierne altrettanti per questa ridicola farsa notturna ››.
Molti studenti si rilassarono, credendo che per l’ennesima volta Piton avesse limitato i danni per non penalizzare la loro Casa, ma il professore non aveva ancora finito. ‹‹ A tutti i presenti sarà inoltre proibito prendere parte alla gita a Hogsmeade di domani pomeriggio. Nessuna eccezione ›› concluse, fissando prima Draco, poi uno ad uno anche gli altri, che stupidamente tentavano di nascondersi nel buio per non essere visti.
All’istante si levò un cicalio di lamentele, prontamente ignorate dal direttore di Serpeverde, che se ne andò senza aggiungere altro.
Draco, fumante di rabbia, fu il primo a lasciare la Sala e tornò immediatamente nei sotterranei, ricoprendo di improperi Tiger e Goyle e ripetendo che suo padre sarebbe stato informato dell’inganno di cui suo figlio era stato vittima.
Pansy gli corse dietro, elemosinando la sua attenzione, ma non ottenne il risultato sperato e rientrò piangendo nella sua stanza, disperata per il fallimento di un piano che sembrava già andato in porto.
Nel giro di cinque minuti, fu raggiunta da Daphne, demoralizzata perché Piton le aveva anche confiscato i soldi delle scommesse, e da Millicent, irritata per la punizione ma consolata almeno in parte dalle lacrime di Pansy.
Gli unici a tornare in Casa molto dopo gli altri furono Theodore e Tracey, che, dopo aver dato a Roger, il fratello di quest’ultima, la Pozione Polisucco necessaria a fargli assumere le sembianze di Nott, si erano goduti la sgridata di Piton ai loro compagni, nascosti dietro un’armatura nel corridoio.
‹‹ Tracey ››. Il Serpeverde fermò la ragazza prima che entrasse nel dormitorio femminile. ‹‹ Ti va di.. ecco… ››
‹‹ Alle tre davanti alla Sala Grande ›› terminò lei al suo posto. ‹‹ E sii in orario, Nott. Detesto i ritardatari ››.
Tracey sorrise e imboccò il corridoio che portava all'ala delle ragazze.
Theodore, rimasto solo in Sala Comune, esultò, mentre i volti austeri dei Serpeverde illustri lo fissavano dagli arazzi che monopolizzavano le pareti, come se volessero sgridarlo per quell'eccesso di euforia.
  
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