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Autore: Aryelle    02/05/2014    1 recensioni
CROSSOVER TRA PERCY JACKSON ED HARRY POTTER RECENTEMENTE SPOSTATA IN QUESTO FANDOM
Alexandra era cresciuta con poche certezze nella vita, ma su quelle poche certezze, ci aveva costruito su la sua intera esistenza.
Era cresciuta conoscendo bene il suo ruolo nel mondo, aveva imparato ad accettarlo, e a conviverci.
Era cresciuta tra una famiglia che l'amavano e la sostenevano, i Malfoy, e una famiglia che l'aveva educata in modo piuttosto bizzarro, gli Dei.
Ma si sa, anche se una guerra tra Dei e Titani non riesce a smuovere quelle poche certezze, l'adolescenza e tutti i problemi da essa portati, beh, ci riescono eccome.
Questa è la storia di una semidea la cui materia preferita è Pozioni, la storia di una guerriera il cui sogno è diventare Medimago. Questa è la storia di Alexandra, figlia di Zeus.
Questa storia era già stata pubblicata, ma ho deciso di riscriverla, cambiandola un po'. Spero che mi darete un vostro parere.
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Lily/Scorpius
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Figlia di Zeus'
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Fissava quella lettera da ore. Era arrivata a pensare che potesse consumarsi solo col suo sguardo, talmente la stava fissando. Un colpo alla porta. Fino a quella mattina era convinta della sua decisione, adesso un dubbio le si era insinuato nella sua mente. Due colpi. Aveva davvero pensato razionalmente, o aveva solo agito d’impulso, come sempre? Tre colpi. Forse avrebbe fatto meglio ad aprire la porta, ma non c’era bisogno di farlo  per sapere chi era.

-Sapevo che eri tu- Alexandra sorrise all’amica che entrò nella stanza, ispezionandola con occhio critico. Sapeva che una sfuriata era in arrivo.

-E io sapevo che non ti avrei trovata nel mezzo dei preparativi per la tua partenza-

-Annabeth, sai benissimo che ho già preso una decisione-

-Veramente, continuò l’amica, sedendosi sul letto dove erano sparse la divisa per Hogwarts e alcuni mantelli -
pensavo l’avessi presa. Ma dal momento che non hai ancora spedito quella lettera, dubito che tu sia convinta della tua decisione-

- È che non so come dirlo ai miei zii, ecco tutto. Sai benissimo che ho promesso loro otto anni fa di tornare da loro d’inverno, e che sarei andata ad Hogwarts. Mettiti nei miei panni-

-L’ho già fatto tranquilla. Ma ti conosco, e so che non sei convinta. Non sono i tuoi zii a preoccuparti. Sai che ti mancherà Hogwarts, e la tua famiglia e i tuoi amici. Ricorda che lì hai una vita-

-Ma l’ho anche qui, e mi ero promessa di mettere sempre al primo posto il Campo Mezzosangue. Non posso andarmene ora-

Annabeth sospirò, stanca di dover rifare lo stesso discorso tutte le volte-Credi di dover sempre proteggere tutti, ma pensa anche alla tua sicurezza ogni tanto. Non posso credere che stiamo facendo lo stesso discorso di quattro anni fa-

-Se per questo nemmeno a Londra è tutto rose e fiori. Tu sai cosa si sta muovendo laggiù. E sai anche che la situazione non è come quella di quattro anni fa-

-Ti stai appellando a discorsi senza senso, lo sai, vero?-

Alex fece per ribattere, quando un gong risuonò in lontananza –Hai allenamento?-

Annabeth si alzò dal letto –Si, e farei meglio a muovermi. Ci vediamo a pranzo- e uscì.

Quando l’amica si richiuse la porta dietro di sé, Alex sbuffò, sprofondando nella poltrona. Il sole entrava dalla finestra sopra la scrivania, finestra che si affacciava sulla costa di Long Island. Guardò quel mare, così limpido e calmo, da contrasto con la sua testa.

Aveva mille pensieri che le frullavano nel cervello. Hogwarts, il campo, la sua famiglia, i suoi amici, la guerra coi Titani, e poi c’era lui … non voleva ammetterlo, ma a volte, nei momenti in cui era più sola, la sua mente andava a rivisitare quei ricordi, per poi uscirne sempre più disgustata. Tutto quello che provava in quel momento era rabbia e rancore.

Odiava ritrovarsi nella stessa situazione di quattro anni prima, quando aveva ricevuto la lettera da Hogwarts. Per i suoi zii, lei era una ragazzina ansiosa di andare ad Hogwarts come suo cugino che tanto invidiava. Ma segretamente, lei sperava di non ricevere quella lettera. Un po’ per paura di non essere accettata lì al campo perché era diversa, cosa che poi si dimostrò non vera, e un po’ perché voleva allontanare il più possibile da sé quella natura ereditata da una madre che non l’aveva voluta.

Non appena nata, l’aveva scaricata sulla soglia della villa dei suoi zii, con una profezia che la riguardava.

Successivamente, quando era cresciuta abbastanza per capire, le era venuta a far visita un padre che non aveva mai conosciuto, se non in qualche sogno confuso. Le aveva spiegato e parlato del suo mondo di dei e mostri, e che lei vi apparteneva, e per un paio di giorni a settimana la portava via da Villa Malfoy, per educarla sull’Olimpo come ogni bambina greca di duemila anni prima sarebbe stata educata. Ad educarla non era personalmente il padre, solo di rado lo faceva, ma un po’ tutti gli dei. Ma lo scopo dell’educazione che le avevano dato non era per cultura personale.

L’aveva sempre visto come un lavaggio del cervello, ma suo padre l’aveva sempre convinta dicendo che doveva essere pronta per il compito che le era stato dato da quella profezia. Un po’ era intimorita da quella profezia, si sentiva come se dovesse portare un peso troppo grande, come se le spettasse un compito di cui non era capace, e quindi aveva trascorso gli ultimi anni della sua vita a cercare di rendere fiero il padre.

Ma la verità era che quella profezia le pesava, e non poco. E il fatto che lei non avesse mai potuto leggerla personalmente, beh, la seccava.

Decise che quello che ci voleva, era un po’ di allenamento, giusto per schiarirle un po’ i pensieri, e mettere ordine nella sua testa. Andò a prendere la sua armatura, ma coltandosi, il suo occhio cadde inevitabilmente sulle foto, tutte messe in ordine in varie cornici nella sua libreria. Era un assortimento di ricordi della sua infanzia al Campo, o nella villa degli zii, delle sue estati al campo e degli inverni ad Hogwarts. Ma quando vide una foto di lei, Lily e Alice nel loro dormitorio ad Hogwarts le venne un nodo allo stomaco. Ogni estate non vedeva l’ora di tornare al campo, ma poi, alla fine di ogni estate, aveva una forte nostalgia di Hogwarts. E, seppur cercava di seppellirla, aveva una forte nostalgia della sua vita a Londra.

Voleva tanto che, con lei, ci fosse sua sorella Talia. Negli ultimi anni, avevano legato molto, ed essendo sorelle, si capivano meglio di chiunque altro. Quando aveva scoperto, sette anni prima, che al campo stava arrivando un’altra figlia di Zeus, l’aveva aspettata con impazienza. Non la conosceva ancora, ma già se la immaginava come una di quelle persone coraggiose su cui puoi sempre fare affidamento. Ma poi lei era morta, e per Alexandra era iniziato un periodo difficile da affrontare a soli sette anni, un periodo in cui aveva cercato di dimenticare la morte della sorella e di andare avanti. Quando le avevano raccontato la sua storia, in qualche modo, si sentì ancora più vicina a lei, e sentiva che se non fosse morta avrebbe potuto aiutarla così come lei l’avrebbe aiutata. E la sua morte, l’aveva fatta sentire ancora più sola, fino a quando non aveva legato con Annabeth. Quando due anni prima sua sorella era come resuscitata, dopo aver superato qualche incomprensione iniziale, avevano legato, e finalmente Alex non si sentì più sola. Ma poi lei si era unita alle Cacciatrici di Artemide, e fu così, che si sentì di nuovo abbandonata da lei. Quando poteva, le faceva visita, ma non era la stessa cosa.

Distolse lo sguardo dalle fotografie velocemente, come se la spaventassero, e prese l’armatura. Dopo essersi vestita e aver preso la sua spada, uscì dalla cabina uno.

Intorno a lei, vedeva il Campo che si riprendeva dalla recente battaglia. Ovunque i danni erano stati più gravi, i semidei più grandi e robusti, riparavano ciò che potevano. Sentì una strana sensazione allo stomaco, piuttosto familiare negli ultimi tempi. Era per questo che non voleva andarsene. La battaglia decisiva era sempre più alle porte, e lei non ce la faceva a partire per Londra, quando sapeva la sua casa in quelle condizioni. 

Il campo ai suoi occhi le sembrava dimezzato. Una piccola parte dei semidei era morta nella battaglia, ma la maggior parte di loro aveva seguito Luke. Luke, l’ennesima persona che l’aveva tradita.

Un’ondata di rabbia la investì, e prima che potesse maturare ancora di più, si diresse nell’arena.

Ma l’arena era già occupata da qualcuno.

-Allenamenti dell’ultimo minuto?- Alex affiancò Clarisse La Rue, posizionandosi di fronte a lei, in posizione d’attacco, aspettando che attaccasse.

-Per niente, io non me ne vado- la figlia di Ares l’attaccò.

-Anche tu resti qua?- parò il colpo e affondò.

-Cosa? Non torni dalla tua famiglia a Londra? La cocca degli dei resta qua?- Clarisse schivò il colpo abbassandosi, colpendola agli stichi. Al contrario di molti al campo, Alex non ce l’aveva con Clarisse, ma la rispettava. Ma, inevitabilmente, si punzecchiavano sempre.

-Esatto- rotolò di lato, e stava per attaccare quando la campana della mensa suonò.

-Se può interessarti un mio consiglio, non farti condizionare dalla guerra. Manca ancora un anno, secondo te ne vale la pena restare qua a fare niente?- e senza salutare, Clarisse se ne andò, raggiungendo la sua casa.

Sembrava che si fossero messi tutti d’accordo. Parlarle, metterle confusione in testa, e andarsene.

Visto che non aveva nessun fratello da scortare in mensa, decise di farsi una doccia veloce, e poi andò a cenare. Tutti i semidei erano radunati intorno ai loro tavoli, chiacchierando animatamente con i loro fratelli. Lei, invece, era sola.

Fu un pasto veloce, non aveva molta fame, così decise di raggiungere i pochi altri semidei che avevano finito di mangiare, al falò. La affiancarono Annabeth e Percy.


-Annabeth mi ha detto che resti qua. È vero?- le chiese Percy stupito.

-Beh si-

-Ah beh, almeno non sarai l’unica Annabeth- disse Percy, rivolgendosi all’amica.

-Resti qua e non mi dici niente?- stupita Alex, si voltò verso Annabeth, che scrollò le spalle e si affrettò a chiarire.

-Non per molto. Finisco un po’ di cose e per qualche mese vado a S.Francisco, da papà, e torno qualche mese prima dell’estate-

-Io invece, a detta di Chirone, devo tornare a New York, per vivere un po’ normalmente, per quanto mi è possibile, e tornare solo quando lo vorrà lui. Sai, anche a te bisognerebbe staccare un po’ la spina- osservò Percy.

-È quello che le dico anche io, ma non mi da retta- brontolò Annabeth.

Ci risiamo, pensò Alex, roteando gli occhi, esasperata.

-Non per essere ripetitivo, ma questa guerra prima o poi finirà. E dopo la tua vita continuerà. Hai bisogno di riposarti per un po’-

-Eh già, quale modo migliore per riposarsi se non andare a studiare? Guardate ragazzi, voi si che sapete cosa significa rilassarsi- sbottò spazientita Alex. Percy rise.

-Guarda il lato positivo. Se torni a Hogwarts puoi indagare su quello che ti è successo a Hogsmeade- insisté Annabeth.

Presero posto intorno al falò, vicini ai fratelli di Annabeth.

La primavera precedente, durante una gita al villaggio, si era allontanata per poco dalle sue compagne, quando un uomo incappucciato, vestito con un mantello viola, aveva cercato di catturarla. Grazie al suo addestramento era riuscita a difendersi, ma quando stava per attaccarlo a sua volta, quell’uomo si era smaterializzato.

A distrarla fu un canto dei figli di Apollo, che narrava di un semidio a cui era stato rapito il fratello, e che era partito per cercarlo, ma solo alla fine della sua impresa, scopre che era stato arruolato nell’esercito spartano. Aveva sempre pensato che fosse una vita orribile, quella degli uomini spartani.

Quel canto le fece pensare ad una storia, che si tramandava da anni. Raramente, succedeva che dei semidei scomparivano misteriosamente. Si pensava a eroi caduti in battaglia, contro qualche mostro, ma nessuno ne era sicuro. Quella storia l’aveva sempre incuriosita.

E fu in quel momento, lì, davanti a quel fuoco, che prese una decisione. Era una delle più belle notti di fine estate, era con le persone con cui era cresciuta, a cantare a squarciagola intorno al falò, e forse sarebbe stata una delle ultime serate che avrebbero passato tutti insieme. Perché all’apparenza quel ritratto di felicità non era poi così diverso da quello di qualche anno prima. Ma le differenze c’erano: erano meno numerosi, e se si leggeva nei loro occhi, si poteva vedere tristezza, stanchezza, ma soprattutto dolore. Ma la vita andava avanti. Per tutti.

Guardò negli occhi i suoi amici, e quando incontrò quelli di Annabeth, prese la decisione definitiva. Stava crescendo è vero, la guerra li aveva cambiati, ma non poteva permettere che la guerra influisse sulla sua vita. E fu così che quando tutti quanti si alzarono per tornare nelle loro cabine, la figlia di Zeus si precipitò a preparare il baule per Hogwarts.


 
Finalmente sono ritornata con la prima storia che avevo pubblicato. Non so se l’avevate letta, ma circa un anno e mezzo fa pubblicai il primo capitolo di Figlia del Fato. Poi quest’estate, scontenta della storia, la eliminai ripromettendomi di ritornarvi. Ed eccomi qua. Le cose sono diverse rispetto all’altra storia, ma spero di renderla almeno simile a come era prima, perché per certi versi lo sarà. Seppur collegata a Luce nell’Oscurità, la trama sarà un po’ differente. Qui la minaccia nel mondo magico, è diversa. E poi c’è questa profezia, che è diversa da quella che riguarda Percy, ma in qualche modo è collegata. Spero che chi abbia letto la storia originale, mi faccia sapere cosa ne pensa. Da Luce nell’Oscurità ho preso una pausa per riordinare le idee, ma la continuerò presto. Come già detto, spero che mi darete un parere, sono ben accetti consigli di tutti i tipi, e naturalmente sono qui per chiarire ogni dubbio. Un bacione a tutti!
  
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