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Autore: JonSnow95    02/05/2014    0 recensioni
"Solo il tempo può portare alla luce la tua vera natura. Che sia essa rigogliosa o oscura, prima o poi sarà rivelata. Ma sei davvero tu a scegliere come agire e chi essere, o devi solo ricordarti chi sei veramente?" Cose strane stanno per accadere al giovane Matteo, il quale inizia ad avere strani sogni. Tutto ha inizio dal giorno del suo diciottesimo compleanno.
Genere: Azione, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Fa caldo. L'aria si fa sempre più torrida, ma ciò non mi infastidisce. Fin dove riesco a scorgere, il cielo è di un arancione più intenso del tuorlo di un uovo. Una gigantesca quercia troneggia riflessa sull'iride dei miei occhi stagliandosi all'orizzonte come una singola onda su un mare altrimenti limpido. Ai suoi piedi migliaia di germogli tempestano i ramificati rigonfiamenti provocati dalle radici senza quasi lasciare spazio per intravedere il terreno sottostante. Il mio sguardo, tuttavia, quasi come sapendo esattamente dove guardare, viene catturato da un singolo particolare. Una piccola e flebile fiamma purpurea aleggiante su di un germoglio poco lontano dal tronco rispetto a molti altri. Ma essa non è flebile perché sta per spegnersi. No. Inizio a camminare lentamente senza mai distogliere lo sguardo da quella piccola luce baluginante a tratti coperta dal resto dello spazio intorno ad essa, il quale aveva improvvisamente perso qualsivoglia importanza. Mi abbasso sulle ginocchia e protendo la mano destra quasi a volerla afferrare e non lasciarla più andare, quando ad un tratto tutto comincia a diventare più offuscato e distorto, fino a scomparire, e le mie orecchie vengono violentemente investite da un suono acuto e sordo. La mia sveglia.

 

 

Quel giorno era davvero arrivato. Molti ragazzi lo aspettano come se fosse quello più importante di tutta la vita, come se un singolo giorno cambiasse di colpo il tuo modo di vedere le cose, il tuo modo di agire. Lo festeggiano con più amici e parenti di quanti ne abbiano realmente spendendo uno sproposito ed elargendo inviti come il proprietario di un negozio che ha appena aperto elargisce dépliant. Ero diventato maggiorenne.

Ma nulla era cambiato per me. Scesi dal letto come ogni giorno, e come ogni giorno mi feci la doccia, mi vestii e andai in cucina a fare colazione. Tuttavia dentro di me sapevo che quel giorno era diverso, avevo compiuto diciotto anni, e benché per me non fosse così importante per l'intero resto del mondo lo era e dovevo accettarlo.

- Buongiorno mamma! - bofonchiai stiracchiandomi.

Mia madre era una donna di quarantadue anni sul metro e sessantacinque di altezza, aveva degli occhi color nocciola acceso quasi tendenti al rosso, come i miei del resto; aveva sempre i capelli un po' arruffati ed era un tipo alquanto abitudinario, io la adoravo. Mi aveva cresciuto da sola poiché mio padre ci aveva lasciati quando io non ero che un bambino.

- Tesoro! Vieni qui, fatti abbracciare - disse mia madre correndo verso di me e stritolandomi prima che potessi replicare.

- Buon compleanno Matteo - mi sussurrò all'orecchio lasciando la presa.

- Grazie mamma!

- Allora? Come ti senti ora che sei maggiorenne? - chiese con tono speranzoso senza però distogliere l'attenzione dalla colazione che stava preparandomi.

- Mi sento esattamente come ieri mamma.

- Non fare il guastafeste! Questo è il tuo diciottesimo compleanno e dovrai godertelo perché non arriverà più!

- Menomale - Pensai tra me e me.

Non mi era mai piaciuto molto il giorno del mio compleanno, ne odiavo ogni parte. L'attenzione rivolta su di me, lo scartare i regali facendo finta che fossero esattamente ciò di cui avevo bisogno, lo stare imbambolato come un idiota mentre amici e parenti mi cantavano 'Buon compleanno'. L'apoteosi delle convenzioni sociali insomma.

Per fortuna avevo convinto mia madre a festeggiare soltanto con qualche amico per conto mio, evitando così qualsivoglia cerimonia carnevalesca o pomposo rituale.

Dopo che mi fui affrettato a mangiare, tornai in camera mia per finire di prepararmi prima di andare a scuola.

Avevo iniziato da poco l'ultimo anno.

Frequentavo il liceo scientifico del mio quartiere in periferia di Roma. Quello era finalmente il quinto ed ultimo anno e non vedevo l'ora che volgesse al termine.

Buttai un paio di libri nello zaino e mi guardai allo specchio.

Un ragazzo castano alto un metro e settantanove, con un fisco abbastanza asciutto ma non atletico e un paio di occhiali neri che si incastravano in un volto moderatamente oblungo, sottostante ad una massa di capelli spettinati e ricoperto da una folta e regolare barba di un colore leggermente più scuro rispetto a quello dei capelli, era di fronte a me, al di là dello specchio. La mia immagine riflessa mi fissava, a volte indugiando su qualche particolare dei miei vestiti o del mio viso. Afferrai e tirai fuori il cellulare dalla mia tasca per controllare l'ora, e proprio accanto alla scritta venticinque Settembre segnava le otto in punto. Mi precipitai fuori dalla stanza dirigendomi verso la porta d'ingresso e dopo aver velocemente salutato mia madre uscii di casa per andare a scuola.

 

- Hai fatto di nuovo quello strano sogno, Teo? - disse qualcuno di familiare mentre ero sovrappensiero durante l'ora di biologia.

Era Caterina, la mia migliore amica di sempre, conosciuta ai tempi delle elementari. Le raccontavo tutto, poiché sapevo di potermi fidare di lei ciecamente.

- Si, ma stavolta era tutto più vivido e meno confuso. Bah, probabilmente sto impazzendo.

- Ma no! Vedrai che smetterai presto di farli, magari sei solamente stressato...neo-diciottenne! - disse mentre un enorme sorriso le nasceva in volto.

- Smettila, mi hai già fatto gli auguri! – borbottai ridacchiando.

Facevo quel sogno ormai da settimane, era sempre lo stesso, sempre, ma non questa volta. Questa volta era stato diverso, più reale. Ma probabilmente Caterina aveva ragione, presto avrei smesso di farlo.

- Quindi per stasera? Andiamo al pub io, tu, Michele e il suo ragazzo? - mi domandò curiosa.

Michele era un nostro amico conosciuto al liceo il primo anno, un ragazzo a posto. Tuttavia solo l'anno precedente avevamo scoperto che era omosessuale e che aveva un ragazzo, un tipo un po' scontroso e riservato, ma in fondo anche simpatico.

- Si, ci vediamo all'entrata principale alle 21:30 e...niente sorprese durante la serata...ti prego – la fulminai con lo sguardo

- Certo, sta tranquillo Teo...

Non ero del tutto certo che fosse sincera, ma non ci pensai più. Alla fine delle lezioni filai dritto a casa a studiare e prima che me ne accorgessi era già arrivato il momento di prepararmi per uscire. Mi sarei comportato come in una qualsiasi serata tra amici. Nulla di strano sarebbe accaduto, o almeno così credevo.

  
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