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Autore: Avery Silver    02/05/2014    5 recensioni
[Lux saga di Jennifer Armentrout]
[Lux saga di Jennifer Armentrout]Questo è un capitolo dedicato alla serie Lux di Jennifer Armentrout.
È il mio pensiero su come dovrebbe essere Opal.
P.s
Se qualcuna delle ragazze a cui ho consigliato Obsidian lo legge prima di aver letto il libro la sbrano *-*
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Mi rigirai per l'ennesima volta nel letto, Dee di fianco a me dormiva beatamente, le guance un po' rosse e umide per le lacrime.
La pelle fredda.
Priva di quel calore che di solito i Luxen emanavano.
Se non fossi stata sicura che era impossibile… l'avrei scambiata per un'Arum.
La perdita di Adam l'aveva fatta soffrire non poco ma alla fine mi aveva perdonata.
« È stata colpa nostra. Abbiamo deciso noi di andare a controllare, a nostro rischio e pericolo. » aveva detto. Ma i suoi occhi erano spenti, non più allegri e vivaci come prima.
Il che mi aveva portata a chiedermi se fosse stato davvero solo un fratello per lei… Adam. E non qualcosa di più.
Ma nonostante tutte le sue rassicurazioni io proprio non riuscivo a non sentirmi in colpa.
Daemon aveva sbagliato a darmi fiducia… meritavo tutta la sua collera e la loro rabbia, tutto il loro odio. 
Da Dee soprattutto.
E invece mi sono restati accanto… assieme ci siamo incontrati una notte, alle spalle di Matthew, Andrew e Ash,  e abbiamo deciso di sparire.
Di far perdere le nostre tracce al Dipartimento.
In effetti non è stato molto facile ma alla fine ce l'avevamo fatta.
Mi è dispiaciuto molto lasciare mia madre ma l'ho fatto anche per lei.
Quello che le ha fatto Will è stato per colpa mia… per arrivare a me.
Mi dava fastidio sapere che, almeno in parte, eravamo legati a quell'essere.
Io speravo che la trasformazione andasse così male da farlo decedere. Ma sapevo che sarebbe stato difficile… 
La stanza in cui dormivamo era accogliente ma non mi faceva sentire bene.
Ero inquietata.
Mi sentivo osservata, pensavo che da un momento all'altro sarebbe arrivato il Dipartimento della Difesa per imprigionarmi ancora in quelle prigioni di onice.
Daemon e Dawson dormivano nella stanza accanto alla nostra.
Sì… anche Dawson era voluto venire con noi. Appena lo avevamo trovato era shockato, profondamente segnato dalla prigionia.
Ma alla fine si era ripreso per il grande sollievo di Daemon e Dee.
In quei pochi giorni prima di sparire e andarcene ho avuto l'occasione di conoscerlo, mi ci si sono subito affezionata.
Era affettuoso e molto simpatico, gentilissimo… completamente l'opposto del gemello.
Ma era proprio per questo che amavo Daemon, a me piaceva così com'era… e secondo me non lo aveva ancora capito.
Si era comportato da stronzo soltanto perché voleva allontanarmi da sua sorella, dalla sua specie. 
Lui era il più forte… il Capo branco in un certo senso. Era logico. 
Eppure ci ero rimasta male lo stesso.
Ma in quei giorni in cui non si era comportato da stronzo insensibile e arrogante ho scoperto molto altro in lui.
Ho scoperto che sapeva essere dolce, premuroso, iperprotettivo e molto molto possessivo. Sapeva prendersi cura di chi gli stava a cuore.
Lui voleva Proteggere.
Quei due lati del suo carattere mi attiravano in ugual misura.
Quello dolce mi attirava e incuriosiva… mentre quello oscuro…mi eccitava.
Sentii una porta aprirsi con un cigolio del legno sulla parquet per poi richiudersi piano.
Il familiare calore al collo mi fece capire subito chi era appena uscito…
Mi irrigidii, tutti i sensi in allerta, gli occhi fissi alla porta, ma il corridoio ritornò silenzioso come prima.
Avevo un brutto presentimento…
Mi alzai facendo attenzione a non svegliare Dee e a piedi nudi andai verso la porta. La aprii piano e sbirciai fuori.
Il corridoio era deserto.
Okay… calma Katy, calma…
Feci un respiro profondo e mi staccai dallo stipite della porta, afferrai le scarpe più comode e silenziose che avevo e me le infilai. Indossai il giaccone direttamente sopra il pigiama e uscii in corridoio.
Sentii subito quel calore sul collo che ci legava appena misi un piede fuori.
Seguii la sua scia stando attenta a non fare rumore. E alla fine arrivai davanti a una porta che portava sul tetto dell'albergo.
Aprii la porta e il mio primo pensiero fu quello che faceva molto freddo e che avevo bisogno di un golf e dei pantaloni un po' più pesanti… 
Ma quel pensiero fu scacciato subito da un'altro appena vidi chi, con aria assorta e le cuffie nelle orecchie, scrutava attentamente al città sotto di lui.
  
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