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Autore: Stria93    02/05/2014    6 recensioni
Un misterioso pugnale nascosto nelle profondità del Castello Oscuro, una ragazza curiosa che ha fame di avventure, una Regina Cattiva che trama nell'ombra e un folletto costantemente in bilico tra luce e oscurità.
Cosa accade quando il più grande segreto del Signore Oscuro viene inconsapevolmente violato dall'ultima persona che egli si sarebbe aspettato?
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Regina Mills, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un mese dopo...


- Dearie, domani dovrò recarmi nel reame di Re George per un certo affare. Partirò alle prime luci dell'alba e tornerò verso sera. Bada di non trascurare le tue faccende mentre sono via. -
Belle annuì e si lasciò sfuggire un sospiro, un po' rattristata. Ultimamente gli accordi di Rumpelstiltskin lo portavano ad allontanarsi sempre più spesso dalla sua dimora, lasciandola sola. Se non fosse stato per la compagnia dei suoi amati libri, quei giorni le sarebbero sembrati insopportabili e tremendamente lunghi.
Il folletto studiò per un attimo l'espressione della sua domestica, cercando, forse, di decifrare quel velo di malinconia che era calato sui suoi occhi di cielo, poi riprese a filare. - Molto bene. Ora puoi anche andare a dormire. Direi che per oggi hai finito. -
La ragazza si congedò con un sorriso forzato, cercando di celare il proprio dispiacere, e un lieve cenno del capo: - Buonanotte, Rumpelstiltskin. -
- Buonanotte, dearie. -


La mattina dopo, Belle si presentò, come di consueto, nella sala dove ogni giorno serviva la colazione al folletto, ma la trovò deserta e silenziosa. Evidentemente il Signore Oscuro era già partito.
La giovane sospirò, delusa; non aveva neanche fatto in tempo a salutarlo e augurargli un buon viaggio.


Come previsto, la giornata trascorse lenta e monotona.
Belle terminò tutte le faccende entro il pomeriggio e si ritrovò a vagare per il castello in cerca di una qualche occupazione per poter ingannare il tempo, in attesa del ritorno di Rumpelstiltskin.
Da lettrice appassionata qual era, si diresse immediatamente in biblioteca e iniziò a scorrere con lo sguardo i titoli dei numerosi volumi conservati sugli antichi scaffali.
Solitamente, quelle parole, vergate elegantemente sul dorso delle rilegature, a lettere dorate e decorate con intricati ghirigori, esercitavano su di lei un richiamo irresistibile; la seducevano con promesse di avventure intessute di pericoli e adrenalina, e la invitavano con insistenza ad allungare la mano e iniziare a sfogliarne le pagine per poi perdersi nel loro vortice di emozioni e dimenticare ogni preoccupazione.
Ma non quel giorno.
Nemmeno i suoi preziosi compagni di carta e inchiostro riuscirono a distogliere la ragazza dal pensiero di Rumpelstiltskin. Il viso ghignante dell'Oscuro continuava ad infilarsi, prepotentemente e senza invito, tra le pieghe della sua mente, rendendo impossibile l'impresa di concentrarsi sulla lettura.
Belle sbuffò e richiuse il libro con un gesto secco, sollevando una piccola nube di polvere.
Perché la lontananza di quel folletto la turbava tanto? Perché non faceva altro che guardare l'orologio, sperando di vedere le lancette compiere più velocemente il loro giro intorno al quadrante? Perché ogni due minuti le sembrava di udire il rumore del portone che si spalancava per poi rimanere grandemente delusa quando realizzava che lui non era tornato e che si era solo immaginata tutto?
Scosse la testa per scacciare quelle domande inopportune, poi gettò un'occhiata fuori dalla finestra e scorse all'orizzonte dei fitti e minacciosi nuvoloni neri che si stavano avvicinando al castello molto rapidamente. L'idea di uscire in giardino e spendere qualche ora all'aria aperta era decisamente inattuabile.
La ragazza sospirò e lasciò la biblioteca, prendendo a gironzolare per il Castello Oscuro, senza meta, come uno di quegli spiriti che, nelle vecchie storie, infestavano i luoghi antichi e caduti in rovina con la loro malinconica e funesta presenza.


La giovane salì e scese infinite rampe di scale, percorse innumerevoli corridoi, entrò e uscì da centinaia di stanze, e, pian piano, la noia cedette il posto alla curiosità e ad un'irrefrenabile voglia di esplorare ogni angolo del grande maniero di Rumpelstiltskin.
Mentre passava da una sala all'altra, Belle sorrideva, ripensando alla sua infanzia al palazzo reale di Avonlea: anche da piccola aveva sempre avuto una grande passione per quel genere di “avventure”. Le piaceva girovagare per la reggia facendo finta di essere una degli eroi dei suoi libri e immaginare di partire per un'impresa gloriosa e irta di pericoli.
All'epoca era solita scorrazzare in giro per il palazzo sotto lo sguardo benevolo e divertito di alcuni e guardata con disappunto e perplessità da altri, che ritenevano il suo comportamento decisamente inadeguato per una principessa, anche se ancora bambina.
Durante quelle “esplorazioni”, Belle aveva scoperto l'esistenza di molti passaggi segreti e stanze nascoste; aveva perfino disegnato una mappa del castello che custodiva gelosamente in uno dei suoi libri preferiti. Ovviamente si trattava di un'opera molto rudimentale e imprecisa, ma la piccola ne andava assai fiera.
La ragazza si riscosse da quei dolci ricordi d'infanzia e tornò al presente.
Anche il Castello Oscuro celava di sicuro molti segreti tra le sue mura e i suoi corridoi, e la tentazione di svelarne quanti più possibile era irresistibile per una mente curiosa e vivace come la sua.
In fondo, che male c'era in questo?


Cammina cammina, Belle si ritrovò in cima a una delle torri più alte del castello, in una stanza circolare simile a quella che Rumpelstiltskin utilizzava come laboratorio, ma molto più piccola e spoglia.
L'unico elemento di arredo era costituito da un vecchio arazzo tutto impolverato, appeso alla parete di pietra.
Belle si avvicinò e lo studiò con attenzione: un tempo i colori della trama dovevano essere stati un rosso acceso e un dorato luminoso, ma ora erano quasi del tutto sbiaditi, spenti dal tempo e dalla polvere; la decorazione era ormai talmente rovinata che non si distinguevano più i contorni delle figure.
La giovane non vi trovò nulla di interessante così fece per tornare sui suoi passi, quando venne investita da uno spiffero freddo che, ne era sicura, proveniva da dietro il pannello di tessuto polveroso. Evidentemente in quell'innocua stanzetta c'era molto di più di quanto apparisse ad un primo sguardo.
La ragazza allungò una mano con cautela e scostò il pesante tessuto, sollevando una densa nuvola di polvere che la fece tossire e le provocò un lieve bruciore a occhi e gola; ma ella non ci badò e il suo entusiasmo salì alle stelle quando si rese conto che l'arazzo nascondeva, in realtà, l'entrata di un corridoio buio e freddo. Gli spifferi arrivavano proprio da lì.
Belle rabbrividì e si strinse nelle spalle, contemplando il passaggio segreto davanti a sé, che, più avanti, sembrava finire completamente inghiottito dalle tenebre.
Il buonsenso le diceva che non era affatto una buona idea avventurarsi là dentro. Non sapeva nemmeno dove quell'oscuro tunnel l'avrebbe condotta. Ma, in fondo, non era proprio questo il bello delle avventure? Non erano forse l'ignoto, il pericolo e il mistero ad affascinarla?
Così, la curiosità mise presto a tacere la prudenza.
Tuttavia, la ragazza decise di procurarsi almeno una fonte di luce prima di addentrarsi in quell'angusta galleria, così tornò al piano di sotto, afferrò una candela e in pochi minuti si ritrovò di nuovo di fronte all'arazzo.
Prese un gran respiro per darsi coraggio dopodiché si addentrò nella piccola apertura.


Era una fortuna che fosse così minuta, perché il soffitto era molto basso e Belle doveva procedere, a tratti, chinandosi leggermente.
La flebile luce della candela non era di molto aiuto e sembrava che l'oscurità di quel luogo potesse divorarla da un momento all'altro. Le pareti erano umide e scivolose, inoltre il freddo aumentava sempre di più man mano che la giovane proseguiva il cammino.
Non aveva idea di dove stesse andando. Lo stretto percorso proseguiva in discesa e curvava in più punti.
Il rumore dei suoi passi e del suo respiro affannato risuonavano tutt'intorno e, più di una volta, la ragazza ebbe l'impressione di non essere sola in quel cunicolo.
Non essere sciocca, Belle. Non c'è nessun altro qui. Ricorda: fa' una cosa coraggiosa e il coraggio verrà da sé.
Si ripeteva in continuazione quelle parole, come un mantra.
Fa' una cosa coraggiosa e il coraggio verrà da sé. Fa' una cosa coraggiosa e il coraggio verrà da sé.


La giovane non sapeva da quanto tempo stesse camminando nell'oscurità: minuti o forse ore, non avrebbe proprio saputo dirlo. Il tunnel sembrava non avere fine.
Le facevano male i piedi, rabbrividiva in continuazione, batteva i denti e aveva perso la sensibilità delle dita a causa del freddo, inoltre la candela si era quasi del tutto consumata.
Belle stava giusto prendendo in considerazione l'idea di tornare da dov'era arrivata, quando intravide una luce fioca e tremolante in lontananza e pensò con sollievo di essere vicina all'uscita di quell'angusto budello scavato nella roccia.
Avanzò verso il barlume e si accorse che il corridoio si faceva sempre più largo.
Infine, arrivò in una sorta di anticamera quadrata. Di fronte a lei ardevano due torce accese, affisse alla parete, ai lati di una porta di legno, con i battenti in ottone che raffiguravano il muso feroce di una terribile bestia.
Belle deglutì: aveva un brutto presentimento riguardo ciò che avrebbe trovato una volta varcata la soglia, ma era arrivata fin lì e non aveva la minima intenzione di tirarsi indietro dopo tutta quella strada.
Fa' una cosa coraggiosa e il coraggio verrà da sé.
Prese un grande respiro, appoggiò una mano intorpidita dal freddo sulla superficie di legno e spinse con poca convinzione.
Con sua grande sorpresa, l'uscio si aprì immediatamente, emettendo un cigolio sinistro che riecheggiò tutt'intorno.
La giovane sfilò con fatica una delle due torce dal proprio sostegno arrugginito, poi mosse qualche passo incerto oltre la porta.
L'ambiente nel quale si ritrovò era meno soffocante del lungo tunnel che aveva percorso per giungere fin lì. Il soffitto era più alto e, nonostante la mancanza di finestre o aperture verso l'esterno, l'odore di chiuso e muffa impregnava molto meno l'aria.
Belle tenne la fiaccola alta davanti a sé e la sua luce calda rivelò uno sgangherato tavolino di legno: l'unico mobile presente in quel luogo spoglio e freddo.
Sopra di esso, la ragazza notò un curioso oggetto: uno strano pugnale era sospeso a mezz'aria a pochi centimetri dalla superficie del tavolo e pareva emanare un tenue bagliore. Una campana di vetro piuttosto impolverata lo proteggeva, come se fosse stato un fiore delicato.
Sempre più incuriosita, Belle avvicinò la torcia per poter osservare meglio l'oggetto e avvertì un tuffo al cuore quando notò una scritta a lettere nere come la pece che spiccava sulla lama, curiosamente ricurva ai lati.
“RUMPELSTILTSKIN”.
Cosa significava? Perché il nome del Signore Oscuro era scritto su quell'arma?
Esitò un istante, poi rimosse con delicatezza la campana di vetro e strinse le dita tremanti intorno all'elsa, sollevando il coltello e studiandolo attentamente.
Qualunque cosa fosse, doveva essere importante. Possibile che il folletto l'avesse nascosto volontariamente nelle viscere del castello per tenerlo al sicuro?
La giovane tracciò con l'indice il contorno della R e fu come se una strana e maligna energia si sprigionasse dal freddo metallo della lama.
All'improvviso Belle avvertì una tremenda sensazione stringerle lo stomaco. La sensazione di aver appena violato un arcano segreto, di cui lei non poteva in alcun modo comprendere l'antico e oscuro potere; perché quel coltello era chiaramente impregnato di magia nera e sembrava pulsare di vita propria.


Rumpelstiltskin si materializzò davanti al portone del suo castello, ben felice di essersi finalmente potuto congedare da Re George e di essere di nuovo a casa.
In realtà non aveva mai considerato quell'imponente maniero una vera e propria casa; semmai un luogo particolarmente isolato e lussuoso dove vivere e potersi dedicare alla magia e alle arti oscure in completa solitudine.
Ma, da qualche tempo, gli veniva curiosamente spontaneo pensare al Castello Oscuro come ad un luogo in cui poter ritrovare l'atmosfera calda e intima che caratterizza un vero focolare domestico.
Sebbene proficua, la visita a Re George era stata tutt'altro che piacevole.
Come il folletto aveva previsto, l'arrogante principe James era morto, il sovrano aveva chiesto il suo aiuto per sconfiggere il drago che terrorizzava il regno di Re Mida e così era giunto il momento di far entrare in scena un'altra pedina fondamentale del suo piano: il fratello gemello del principe.
Il Signore Oscuro aveva provato grande disprezzo e un profondo disgusto per il re che, davanti alla salma del figlio, era parso molto più interessato alle casse del regno e all'alleanza con Re Mida, e poco importava che James non fosse sangue del suo sangue. Un figlio è pur sempre un figlio.
Era stata una lunga giornata e ora Rumpelstiltskin aveva solo voglia di rivedere il sorriso con il quale Belle avrebbe accolto il suo ritorno. Sì, sembrava strano anche a lui formulare certi pensieri, ma, in un certo senso, quella piccola sfrontata, sempre con la testa fra le nuvole, gli era quasi mancata quel giorno.
Senza indugiare oltre su quelle scomode riflessioni, il folletto spalancò il portone d'ingresso ed entrò nell'atrio.
- Belle! Sono tornato! - Annunciò.
Quando non ottenne alcuna risposta alzò gli occhi al cielo: sicuramente la sua domestica si era rintanata in biblioteca a leggere, estraniandosi dal mondo e da tutto ciò che la circondava.
Si diresse a grandi falcate al piano di sopra ma trovò il locale completamente deserto e silenzioso, come lo era stato per molti anni. Di Belle nessuna traccia.
Dove poteva essersi cacciata? Forse era già intenta a preparare la cena?
Rumpelstiltskin stava giusto per andare a cercarla nelle cucine, quando avvertì un'improvvisa e sgradevole sensazione alla bocca dello stomaco, come una morsa, poi l'immagine chiara e distinta del suo pugnale balenò nella sua mente per qualche secondo, prima di svanire con la stessa velocità con cui era apparsa.
Ciò poteva significare solo una cosa: per quanto fosse difficile da credere, qualcuno doveva aver trovato l'unico oggetto in grado di controllare il Signore Oscuro...e di ucciderlo.


Rumpelstiltskin si precipitò come un fulmine all'entrata del passaggio segreto che conduceva al nascondiglio del coltello, mentre una miriade di pensieri e domande presero a vorticare nella sua testa, come uno sciame di api impazzite: chi mai era riuscito a penetrare nel suo castello e a scovare il tunnel segreto dietro l'arazzo? E Belle? Le era stato fatto del male? Era ancora viva oppure...?
La sua stessa mente si rifiutò di soffermarsi su quell'ultima fosca possibilità. No, Belle non era morta. Non poteva esserlo!
Arrivò al buio corridoio in un istante e imboccò, senza la minima esitazione, lo stretto passaggio che portava alla stanza segreta.
Corse a più non posso e raggiunse il luogo in cui aveva riposto il suo pugnale moltissimi anni prima, quando si era insediato in quel castello.
Si arrestò sulla soglia della porta socchiusa e fece apparire una sfera di fuoco scarlatto nella mano destra, pronto ad usare la magia contro gli intrusi, chiunque essi fossero.
Ma si sentì gelare il sangue nelle vene quando scorse la persona che si rigirava tra le mani quel potente oggetto con fare curioso e, allo stesso tempo, diffidente.
Belle?!
Non era possibile. Come aveva scoperto quel posto? Che fosse una spia di Regina? L'aveva ingannato per tutto quel tempo? Il suo unico obiettivo era sempre stato solo il suo pugnale?
Rumpesltiltskin vacillò per la sorpresa, ma solo un momento, poi riprese il controllo della situazione e parlò con voce glaciale e incredibilmente calma: - Cosa stai facendo quaggiù, dearie? -
La ragazza venne colta di sorpresa e sussultò; per poco l'arma non le sfuggì di mano.
- Rumpelstiltskin! Io...io non... - Belle non sapeva proprio cosa dire. Per quanto il tono del Signore Oscuro fosse sembrato pacato, era piuttosto ovvio che fosse adirato con lei; il suo sguardo gelido sembrava volerla trafiggere come una lama di ghiaccio.
In quel momento desiderò di non essere mai scesa per quel dannato corridoio, desiderò di essere rimasta in biblioteca e di non aver mai trovato quel malefico pugnale.
Il folletto le si avvicinò e le strappò di mano l'oggetto: ora i suoi occhi mandavano lampi e la mascella era contratta per la furia. Ogni traccia di calma era svanita.
- CHE COSA CREDEVI DI FARE, EH?! - Sbraitò, poi la prese saldamente per le spalle e iniziò a scuoterla in malo modo.
- VOLEVI FORSE USARE QUESTO PUGNALE PER COSTRINGERMI A LASCIARTI ANDARE?! E COME FACEVI A SAPERE DI QUEST'ARMA E DEI SUOI POTERI?! CHI TE NE HA PARLATO?! -
Belle rimase paralizzata dal terrore, senza capire il significato di quelle accuse. Non aveva mai visto Rumpelstiltskin perdere il controllo in quel modo, preda di una furia cieca e incontrollabile.
I tratti bestiali del suo volto si erano fatti ancora più marcati e feroci, rendendo il suo aspetto perfino meno umano del solito.
- Io non...io non volevo... - La voce le uscì roca e debole.
- Ti avevo ordinato espressamente di stare lontana dall'ala ovest del castello, eppure tu mi hai disubbidito! -
La ragazza si sentì mancare. In tutto quel suo distratto girovagare, non si era neanche accorta di essersi avventurata proprio nella zona del Castello Oscuro alla quale le era interdetto l'accesso.
- Mi dispiace, io non sapevo... -
Ma il folletto non la lasciò finire e prese a trascinarla con forza fuori dalla stanza. - Sta' zitta! Non voglio più sentire una sola parola da te! -
La giovane non osò replicare, terrorizzata com'era, ma grosse lacrime calde presero a scivolarle lungo le gote.


Il percorso per tornare all'arazzo sembrò molto più breve rispetto all'andata.
La presa ferrea delle dita di Rumpelstiltskin sul suo polso le faceva male, ma Belle non si lamentò né cercò di divincolarsi.
Il Signore Oscuro non parlò più e non si voltò a guardarla neanche una volta; si limitava a trascinarsela dietro con malagrazia, come se fosse stata una bambola di pezza.
La giovane non aveva la più pallida idea di dove la stesse portando.
Cosa voleva farle? L'avrebbe punita? Le avrebbe fatto del male?
Presto però riconobbe le scale che portavano alla sua cella, nei sotterranei del castello.
Il folletto aprì la porta con la magia e, con uno strattone, la spinse dentro, facendola cadere in ginocchio sul freddo pavimento di pietra.
Prima che lei potesse dire o fare qualunque cosa, Rumpelstiltskin richiuse a chiave l'uscio e se ne andò, lasciandola sola.
- Aspettate, vi prego! Lasciatemi spiegare! -
Ma l'unica risposta che ricevette fu il suono dei passi del folletto che si allontanavano e il secco rumore della porta delle segrete che sbatteva con furia.
Allora Belle si accasciò sul pagliericcio e pianse, maledicendosi per non essere rimasta in biblioteca e per aver ceduto alla sua fatale curiosità.




Da Stria93: Ma buongiorno, splendori! :)
Come promesso, ecco qui l'aggiornamento di questa storia!
Ovviamente la principale fonte d'ispirazione per la stesura di questo secondo capitolo è stata, ancora una volta, il capolavoro firmato Disney “La Bella e la Bestia”, anche se ho volutamente attinto anche alla scena di Skin Deep che ha spezzato il cuore a noi rumbellers per la prima volta.
So di essere stata un po' cattiva, specialmente con la nostra eroina che si trova a subire l'ira del Signore Oscuro senza poter fare nulla per contrastarlo, ma non odiatemi per aver fatto emergere il lato peggiore di Rumpel e per aver fatto litigare i RumBelle; ogni cosa verrà risolta. Abbiate fede! ;)
Detto ciò, non posso esimermi dal ringraziare infinitamente claraoswald, dagaz, Euridice100, gionem, Nimel17, padme83, PoisonRain, Rosaspina7 per le bellissime parole che hanno speso per il capitolo precedente; annachiara27, Araba Shirel Stark, Beabizz, claraoswald, dagaz, Euridice100, gionem, padme83, S05lj per aver inserito questa storia tra le seguite/preferite/ricordate; e ultimi, ma non meno importanti, tutti i lettori silenziosi. :)
Alla prossima, dearies! <3
Baci!

  
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