Giochi di Ruolo > Vampiri: la masquerade
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Autore: Jake Blake The Heartquake    03/05/2014    1 recensioni
Il Mondo di Tenebra è oscuro, tetro e spietato. Ogni notte ci si sveglia, si esce dai propri rifugi e si lotta con le unghie e con i denti per la propria scalata sociale all'interno della Società Vampirica. Ma a volte, capita che qualcosa di profondo e inusuale sbocci in maniera del tutto naturale fra due Fratelli. E quando l'amore sboccia l'eternità non sembra più poi così brutta, fino a quando non si è messi di fronte ad una scelta
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTE PERSONALI: dedico questa storia a due dei miei personaggi preferiti di VTM nella cronaca di Verona, in particolare ad Artemis Hide(profilo qui--->http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=75234) , la quale mi ha spinto a ricominciare a pubblicare. Spero possiate, leggendo, apprezzare questa one shot tanto quando ho apprezzato io scriverla. Piccola nota, per goderla al meglio cercatevi "What i have become" di Zack Hemsey. Artemide era appoggiata alla balconata che dava sulla sua città. Quella notte, così carica di nubi, si stava mostrando un vero flagello per Vicenza. La pioggia battente colpiva le strade senza remore, il vento implacabile andava a infrangersi contro gli edifici, rievocando antiche urla provenienti dalle fondamenta di quella città così bella, ma così letale. Tante cose erano accadute, lì, e tante ne sarebbero dovute accadere. Sorseggiava tranquilla dal suo calice quando, dopo una folata di vento particolarmente forte, decise di voltarsi. Un lampo illimunò a giorno il balcone, e Namantus era lì, che la guardava. Non si chiese da quanto era lì o perchè lo fosse, si limitò a tornare a guardare la città che veniva scossa nel profondo da quella mistica tempesta. Lui si avvicinò a lei, fiero, tranquillo, con quel suo portamento regale chiaramente appartenuto ad epoche passate. Non parlò, ma ogni volta che un lampo squarciava il cielo, illuminandolo, la sua espressione risultava sempre più distesa, rilassata. Quando si affiancò a lei, iniziò a guardare la città, ascoltandone i rumori, i lamenti, le preghiere. Passarono istanti, istanti che parevano essere eterni. "artemide, amor mio, mi dispiace" queste, le parole che, leggiadre, uscirono dalla bocca del gangrel dopo un terrificante fulmine che andò ad abbattersi poco distante dai due. Lei, scossa dalle sue parole, nascondendo la sua reazione, non si voltò a guardarlo. Si limitò ad allungare la mano. Mano che fu subito presa dal gangrel, andando a intrecciare le dita di lei con le sue. Il sorriso illuminò il volto di Namantus, che si portò la mano alle labbra, baciandola. Un lampo illuminò nuovamente la notte, ma stavolta venne illuminato qualcosa di diverso. Un lungo e acuminato paletto fuoriusciva dal petto del gangrel, una figura ammantata alle sue spalle. Artemide lasciò la sua mano, voltandosi dalla parte opposta. Il gangrel, con questa ultima visione negli occhi, si accasciò a terra. La figura ammantata si caricò in spalla il gangrel, osservando tranquillamente la Lancia del dominio "Lunga notte, signorina Castaldi. Grazie dell'aiuto" disse, con un ghigno malefico sul volto, mentre usciva, lasciando artemide sola, con il suo bicchiere, con i suoi pensieri, con la sua città. Un lampo illuminò a giorno la notte, mostrando il volto di Artemide rigato di lacrime e sangue
  
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