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Autore: GirlWithChakram    03/05/2014    5 recensioni
Pochi mesi sono passati dalla morte di Xena e Gabrielle deve trovare il coraggio di andare avanti per dimostrare al mondo di essere la degna erede della Principessa Guerriera. Ma cosa accadrebbe se, in una terra lontana, trovasse qualcuno disposto a darle una seconda possibilità per stare con la donna che ama?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Gabrielle, Un po' tutti, Xena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SECOND CHANCE
 

 

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CAPITOLO 1: Lasciare il passato alle spalle
 
These wounds won’t seem to heal
This pain is just too real
There’s just too much that time cannot erase
(Evanescence – My immortal)
 
Il calore del sole sulla pelle, il rumore delle onde e la piacevole sensazione dei granelli di sabbia sotto i piedi le portarono alla mente ricordi di avventure lontane, ripensava alla sua prima visita alla Terra dei Faraoni, il luogo in cui si sarebbe diretta a breve. Quanto tempo era passato? Non sapeva dirlo con certezza. Dovevano essere trascorsi ben più di cinque lustri secondo il normale corso degli eventi, ma c’era da considerare il periodo che aveva trascorso intrappolata nel ghiaccio tra la vita e la morte. Per lei dunque erano pochi anni appena.
Gabrielle pensava ad Eve, che all’epoca del loro viaggio in Egitto era solo una neonata, e al fatto che l’idea di rincontrarla, già donna ormai da tempo, le metteva addosso un’indescrivibile malinconia.
Calde lacrime spuntarono agli angoli dei suoi occhi, mentre immergeva le punte dei piedi nella sabbia. La sua malinconia era probabilmente dovuta alla notizia che doveva riferirle.
Come faccio a dirle che sua madre è…
Non riuscì neppure a completare il pensiero. La sua mente si rifiutava categoricamente di accettare la morte di Xena.
Sfiorò con la mano destra il Chakram che portava appeso in vita. Era l’oggetto più caro che avesse con sé. Fino a poco tempo prima aveva protetto anche le ceneri della sua compagna, per riportarle, come lei avrebbe voluto, ad Amphipolis nel luogo dove era sepolto suo fratello Lyceus e dove avrebbero potuto riposare fianco a fianco per l’eternità.
In quel momento, però, si preparava per una nuova avventura, in una terra lontana dalla sua patria, pronta a dimostrare al mondo il valore dell’erede della Principessa Guerriera. Eppure un incolmabile vuoto si faceva via via largo nel suo animo, un vuoto che né il suo spirito di avventura né la sua determinazione erano in grado di colmare. Gabrielle si augurava che parlandone con Eve parte del proprio dolore si sarebbe attenuato, ma sapeva di illudersi.
Attese per diverse ore l’arrivo della messaggera di Eli e alla fine, quando ormai il sole non era altro che un bagliore all’orizzonte, un piccolo corteo di fedeli fece capolino tra le dune della spiaggia.
«Gabrielle!»  esultò la ragazza mora in testa al gruppo.
La donna bionda sorrise debolmente mentre Eve le correva incontro. Gabby strinse forte a sé la giovane, come per paura che anche lei potesse scomparire tra le sue braccia.
Quando sciolsero l’abbraccio avevano entrambe gli occhi lucidi. Eve sapeva che per nessuna ragione al mondo sua madre avrebbe abbandonato la compagna. Se la poetessa era sola ci poteva essere un’unica spiegazione.
Piansero entrambe a lungo, mentre il resto del gruppo si disponeva per la notte.
«Come è successo?» volle sapere la ragazza. Allora la bionda raccontò del viaggio fino ai confini dell’Oriente, oltre il Celeste Impero, e della missione di Xena per redimersi, un’ultima volta.
Dopo il racconto calò il silenzio. Eve era stanca per il viaggio. Non appena aveva ricevuto il messaggio in cui Gabrielle chiedeva un incontro, si era messa in marcia e non si era fermata. Crollò addormentata con la testa poggiata in grembo alla persona che le stava amorevolmente carezzando i capelli.
I ricordi travolsero con violenza la mente di Gabby: la donna che stava cercando conforto accanto a lei era la stessa neonata che lei e Xena avevano portato nel mondo.
Sua figlia… pensò. Nostra figlia… le fece eco una voce lontana. Xena lo ripeteva spesso: Eve era la loro bambina e nulla lo avrebbe mai potuto cambiare.
Il mattino seguente il velo di tristezza che si era posato sulle due sembrò alleggerirsi quando iniziarono a raccontarsi delle avventure passate. La Principessa Guerriera riviveva negli occhi celesti brillanti della figlia e nelle pergamene della poetessa. Ne aveva portate alcune con sé per lasciarle alla giovane. «Così la sentirai più vicina» le aveva detto.
Il momento dell’addio arrivò troppo presto. Eve e i suoi seguaci dovevano tornare a diffondere la parola di Eli. «Sicura di non voler venire con noi? So che hai seguito la via della pace in passato, puoi farlo di nuovo.»
Gabrielle scosse la testa. «No, il mio posto adesso è in Egitto. È dove avevamo intenzione di andare prima…» Un altro nodo le serrò la gola, ma Eve aveva capito.
Si scrutarono tristemente. Entrambe sapevano che quello sarebbe probabilmente stato il loro ultimo incontro. La mora voleva piangere ancora, per lei era come perdere la sua intera famiglia in un solo giorno.
La vuota promessa di rivedersi non colmò la distanza che si stava inesorabilmente formando tra le due.
«Abbi cura di te» disse Gabby posando un delicato bacio sulla fronte della ragazza.
«Anche tu, mamma» rispose Eve con gli occhi sempre più lucidi.
Gli stessi occhi cerulei…
 
Dopo che i messaggeri di pace furono scomparsi dalla sua vista, Gabrielle si preparò, con un sospiro, ad intraprendere il proprio viaggio in solitaria. Doveva tornare a recuperare Argo che aveva lasciato libera di pascolare in una pineta poco lontana e con lei si sarebbe diretta al più vicino porto per imbarcarsi. Probabilmente avrebbe dovuto vendere il cavallo, ma non voleva pensarci troppo. Aveva denaro sufficiente per la traversata e per un numero adeguato di provviste, ma una volta arrivata in Egitto non aveva idea di come avrebbe rintracciato gli uomini alla ricerca della ragazza con il Chakram.
Con calma si diresse verso la macchia di alberi dove la attendeva la giumenta. Quando si trovò abbastanza vicina, però, percepì degli strani rumori. Con naturalezza portò le mani agli stivali per estrarre i suoi fidati sai, pronta in caso di pericolo.
Silenziosamente si addentrò nella pineta, senza lasciare la presa sulle armi. Doveva recuperare Argo alla svelta e poi andarsene, non aveva voglia di combattere.
Intravide il pelo color miele poco lontano da lei e, come guidata da un riflesso naturale, fischiò per richiamare l’attenzione della cavalcatura, la quale, dal canto suo, girò le orecchie di scatto e si avviò verso la donna al piccolo trotto.
Gabby emise un sospiro di sollievo, si considerava salva, ma uno schiocco alle sue spalle la riportò alla realtà: lei ora era una guerriera e non sarebbe mai stata salva. Non si era sbagliata, c’era qualcun altro lì e lei lo avrebbe dovuto affrontare.
Si voltò agilmente, pronta a colpire, ma fermò il braccio a mezz’aria quando vide una faccia sorridente ornata da una ribelle chioma bionda.
«Ma guarda che accoglienza!» esclamò Aphrodite senza smettere di sorridere. «Io vengo a trovare la mia amica poetessa e lei cerca di infilzarmi!»
«Non ti lamentare» le rispose una voce profonda «Io non sono mai stato accolto così bene» le parole erano state pronunciate dal fratello della dea: Ares.
Gabrielle rimase interdetta. Non si aspettava che anche loro venissero a salutarla prima della partenza.
«Credevi che ti avremmo lasciata andare via così?» chiese la dea mentre le abbassava il braccio, ancora levato per sferrare il colpo.
La donna si scosse e recuperò la lucidità con un sorriso. «No… È solo che… Non immaginavo di significare tanto per voi.»
«Infatti!» si intromise secco Ares «Io ancora non ho capito perché siamo qui!»
«Suvvia fratello» lo rimproverò Aphrodite, tirandogli un buffetto dietro la nuca «Gabby è nostra amica e, che tu lo voglia ammettere o no, sappiamo che le vuoi bene.»
Il dio della guerra sbuffò stizzito, il che non fece che confermare le parole di sua sorella.
«E così…» riprese la dea «Egitto, eh? Io non ci sono mai stata, ma ho sentito dire che è una terra piena di gioielli e di cibi prelibati!»
Gabrielle non poté fare a meno di ridere.
«Ma tu vai per combattere, giusto?» chiese Ares in tono solenne.
«Onestamente non so cosa risponderti. So solo che cercano una ragazza con un oggetto particolare» e così dicendo sganciò il Chakram facendoselo roteare tra le dita.
«Oggetto particolare che si dà il caso sia un’arma» concluse soddisfatto il dio.
«Ma non sai per quale ragione ti stiano cercando?» domandò Aphrodite.
«No…» rispose sincera «E non ci ho neppure mai pensato. Però so di dover andare e farei anche meglio a sbrigarmi.»
Il sorriso svanì dalle labbra della dea dell’amore. «Quindi questo è un addio?»
Gabby non sapeva cosa dire. Aveva da poco salutato per sempre Eve, che lei considerava come ultimo membro rimasto della sua famiglia, ed ora si vedeva costretta di nuovo ad abbandonare persone, o meglio divinità, a cui comunque era legata.
«Non posso garantire che tornerò» sentenziò dopo alcuni attimi di silenzio «Ma vi prometto che, anche se saremo lontani, io continuerò a pensarvi. Dopotutto siete i miei dei preferiti.»
Ares sorrise per nascondere lo sconforto che provava, ma la cosa durò poco perché quando vide Aphrodite versare una lacrima, non poté fare a meno di sentire un tonfo al cuore. Sua sorella non aveva mai pianto, se non in circostanze estreme.
Quella ragazza ha cambiato tutti noi. Lei ha cambiato Xena. Ogni volta che se lo diceva sentiva un moto di stizza. Nemmeno lui, potente dio della guerra, sarebbe riuscito là dove la bionda poetessa aveva invece compiuto una specie di miracolo.
La separazione fu dolorosa per tutti e tre, ma alla fine, con un rapido fruscio, i due fratelli fecero ritorno al loro solitario Olimpo mentre Gabrielle, col volto rigato di lacrime, sistemava la sella di Argo per il nuovo viaggio.
 
Alcuni giorni più tardi, Gabby solcava il mare a bordo di una rapida trireme diretta verso la Terra dei Faraoni. Aveva portato con sé solo lo stretto necessario: il Chakram, i fidati sai, qualche abito di cambio e poche provviste, il tutto saldamente assicurato alla sella di Argo.
La bionda non aveva avuto il coraggio di separarsi anche dalla giumenta, dopotutto anche l’animale faceva parte del lascito di Xena.
Convincere il quadrupede ad intraprendere il viaggio per mare aveva richiesto parecchio tempo e la collaborazione di diversi marinai, ma alla fine, sebbene adirata e contrariata, Argo era salita a bordo. Il bardo non sapeva come il cavallo avrebbe reagito al deserto, ai luoghi così diversi dalla tanto familiare Grecia, ma era certa non l’avrebbe comunque abbandonata.
Sorrise ripensando alla volta in cui lei ed Argo, la madre di quella attuale, erano state rimpicciolite per via di un incantesimo.
Era stato prima o dopo Eve? rifletté, poi si ricordò che Joxer era con lei quando era successo. Quella del suo coraggioso amico era un’altra perdita che Gabrielle non era riuscita a superare, così come la scomparsa di Ephiny, di Amarice e tanti altri. Le dispiaceva perfino per Callisto, sebbene fosse stata la causa di infiniti dolori sia per lei, sia per Xena.
Cercò di distrarsi osservando il moto delle onde. Ricordava i primi viaggi per mare in compagnia della Principessa Guerriera, per meglio dire, ricordava perfettamente il mal di mare e poco altro. Ma il rollio della barca ormai non la infastidiva più, anzi, le ricordava l’ondeggiare di una culla, come se l’acqua volesse amorevolmente accoglierla tra le proprie braccia.
Lei, però, non desiderava l’abbraccio dell’acqua salata. Ciò che voleva era ormai perduto per sempre.
Ogni volta che chiudeva gli occhi pregava intensamente di sentire il tanto familiare tocco sulla spalla che indicava la presenza di Xena dietro di lei e ogni volta nessun dio ascoltava la sua richiesta.
 
Il gran sacerdote percorse in fretta lo spazio fino all’altare e si chinò con un gesto ormai divenuto abituale. Il suo copricapo, ben stretto in testa, arrivò a sfiorare i gradini che portavano al luogo più sacro del tempio.
Attese in quella posizione fino a che la familiare voce della divinità non gli comunicò di alzarsi.
«Porto notizie, vostra magnificenza» disse con fare cerimonioso «Un messaggero è giunto ora dalla costa e ha confermato la partenza della ragazza.»
Il silenzio calò nella sala illuminata solo dalle candele cerimoniali.
«Sei sicuro che sia lei?» tuonò la voce che aveva ben poco di umano.
«Bionda, giovane e forte. Ovviamente ha con sé il cerchio.»
«Perfetto… Inizia a dare disposizioni. Dobbiamo essere pronti per quando la ragazza con il Chakram arriverà.»


 
Note dell’autore: ho voluto lasciare i nomi originali perché ritengo che tutto sia migliore nella propria forma prima, per cui, giusto per chiarire le idee:
Gabrielle – Olimpia
Eve – Evi
Amphipolis – Anfipoli
Lyceus – Linceo
Eli – Belur
Aphrodite – Venere
Ares – Marte
Joxer – Corilo
Ephiny – Anfitea
Amarice – Andromeda

Un piccolo, ma dovuto, spazio per ringraziare in primo luogo coloro che hanno avuto il coraggio di arrivare fino in fondo a questo scritto, in secondo luogo i miei più sentiti ringraziamenti a Wislava per avermi trascinata nel mondo delle fanfiction e per essersi offerta "molto volontariamente" come mia correttrice. Spero che abbiate apprezzato questo mio lavoro e vi invito a darmi la vostra opinione a riguardo così da potermi migliorare.
   
 
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