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Autore: DiEli    03/05/2014    1 recensioni
Ci sono 356 chilometri a dividerci, però ora siamo insieme, questo è l'importante no? Ma se io dovessi partire oggi? Se dovessi dirgli addio?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono stesa a letto, ho gli occhi chiusi e una luce fioca entra dalla finestra. Non serve girarmi, lo sento al mio fianco. Respira irregolarmente, come se avesse un sonno pieno di incubi. Lo guado e mi scappa un sorriso. Gli carezzo una guancia, lui storge il naso, mugugna e si gira verso di me stringendomi. Sua madre era contraria a farci dormire insieme. Però è l'ultima sera e ha fatto un eccezione. Gli carezzo i capelli e tento di imprimere sulle mie mani la sensazione di morbidezza che rilasciano, il loro profumo. Poi apre un occhio e mi guarda, poi sorride.

“Pensavo fosse un sogno di averti veramente qui..” mi stringe più saldamente per i fianchi e mi stampa un bacio a fior di labbra

“Buon giorno amore” sussurro.

“Giorno” domanda ancora frastornato.

“Che ore sono?” domanda

“Le cinque più o meno” sbuffa appena e affonda la testa ancora di più nel cuscino.

“A che ora hai il treno?” domanda con voce incerta

“Alle undici..” sospiro e chiudo gli occhi.

“Dio, quanto vorrei che fosse tutto un brutto sogno. Svegliarmi domani e vivere qui a Firenze. Vederti a scuola tutti i giorni, uscire i pomeriggi...” mi mordo un labbro. Nessuno dei due parla per un po'. Poi mi alzo.

“Dai andiamo a fare colazione” gli sorrido porgendogli la mano. Lui l'afferra e mi ritira a letto.

“Dai cretino! Alzati! Io ho fame!” rido e lui mi morde una guancia.

“Potrei mangiare te... sarebbe una delle migliori colazioni della mia vita.” ride anche lui pero poi mi bacia e si decide a alzarsi. Scendiamo in cucina e troviamo Cristina che sorride vedendoci entrare mano nella mano. Questa giornata cominciata talmente bene deve finire male... Cristina, quanto amo quella donna. Ha gli stessi occhi del figlio e le stesse splendide fossette, un senso dell'ironia pessimo, tipico degli inglesi. Però è tanto buona e simpatica come severa e rigida. Quando l'ho conosciuta la prima volta ne ero rimasta intimorita, però non posso negare che se un giorno avrò un figlio, anche io sarò scettica quando mi presenterà la sua ragazza soprattutto se vive a 356 chilometri da mio figlio. Dopo colazione ci dirigiamo in stazione. L'aria è fredda,pizzica la pelle. E quei pochi chilometri che separano casa sua dalla stazione sembrano una marcia funebre. Mi tiene per meno per consolarmi, forse, ma non ci riesce. Arriviamo in stazione, gremita di persone. Ci abbracciamo e la gente intorno a noi sparisce. Sento il suo mento sulla mia testa. Mi scende una lacrima e tiro appena su col naso. Si stacca e mi guarda:

“Avevi promesso...” annuisco però le lacrime continuano a scendere. Mi guarda negli occhi e quei occhi che mi hanno fatta innamorare quel settembre panchina. Il freddo di inizio gennaio mi fa sussultare. Lui mi stringe e sussurra

“Sono solo due mesi, passano veloci. Verrò a trovarti ogni volta che posso amore giuro.”

mi sorride ma è su sorriso triste. Poi mi bacia e capisco che è solo per distrarmi. È arrivato il treno. Mi stracco mordendomi il labbro, guardo il pavimento, lui porge le valige al controllore e mi si mette nuovamente davanti. Mi abbraccia.

“Passeranno presto vedrai. Te lo prometto” annuisco.

“Ti amo, ricordalo.”
“ti amo anche io.” poi salgo sul teno che mi porterà a 356 chilometri da lui. Addio amore mio. Addio.

  
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