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Autore: mychemicalfrnk    04/05/2014    3 recensioni
Ti capita mai di sentirti stanca/o di te stessa/o? Di voler cambiare radicalmente la tua vita? Di voler ricominciare? Ecco, Quinn si sente esattamente così, da molto tempo ormai. Finalmente però, ha la possibilità di cambiare le carte in gioco, di cambiare se stessa e di apparire in maniera differente, ed è assolutamente decisa a farlo. Ma questa nuova vita è esattamente come se la aspetta? E tutto perfetto come pensava? Oppure la sua nuova vita si rivelerà un totale disastro?
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Puck/Quinn, Quinn/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Inutile dire che feci appena in tempo a salire le scale e ad aprire la porta del bagno prima che la birra si riproponesse.
 
Non ero ubriaca, ma non essendo abituata a bere passai comunque la notte più lunga della mia vita, dovendomi alzare più volte per rimettere. In più, non riuscivo a smettere di pensare agli Skanks.
 
Erano simpatici, spontanei, naturali e menefreghisti. Erano davvero un bel gruppo ed erano molto uniti. Era questo che mi preoccupava maggiormente. Sarei riuscita a integrarmi? O sarei rimasta per sempre quella nuova?
 
Puck era gentile con me, e così lo erano Sam Mike e Sebastian, ma a Santana, a quanto pare, non andavo giù. Si capiva da come mi guardava, nei suoi occhi vedevo odio e diffidenza. Forse mi aveva smascherato? Aveva capito che per me quello era uno stile di vita del tutto nuovo? Oppure gli stavo semplicemente antipatica senza una vera ragione?
 
Nonostante questo, non potevo fare a meno di pensare a lei. C'era qualcosa nel suo sguardo determinato che mi piaceva, che mi affascinava, e non riuscivo davvero a spiegarmi come mai.
La mia mente vagava, ma alla fine ritornava sempre a lei.
 
 Anche alla Macchia non piacevo, ma lei era più intimidita che altro. Era evidente che era innamorata persa di Puck. Lo si vedeva ogni volta che lo guardava, solo che lui era troppo impegnato a bere e ridere con Sam per notarla.
 
Sebastian mi sembra quello più a posto di tutti. Era l'unico che non aveva preso nemmeno un sorso di birra, e alzava raramente la testa, solo per sorridere, per fare qualche commento sarcastico o qualche battuta: se ne usciva con una battuta o un commento di tanto in tanto, ma sempre al momento giusto e riusciva a far ridere tutti.
 
Se Puck non fosse stato negli Skanks, Sam sarebbe stato sicuramente il leader. Faceva ridere tutto il gruppo con le sue imitazioni ed era la spalla di Puck; coglieva ogni sua battuta e stava sempre al gioco.
 
Mercedes stava in disparte e rideva spesso, specialmente alle battute di Sam, e la avevo beccata più volte a guardarlo di sottecchi mentre beveva la sua birra. Pensandoci bene, mi era parso di vedere anche Sam lanciarle qualche sguardo di tanto in tanto, o sorriderle timidamente alzando solo gli angoli della bocca. Pensandoci ancora, aveva una bocca davvero enorme. Tralasciando questi piccoli momenti di debolezza però, Mercedes sembrava comunque una ragazza indipendente forte e determinata.
 
Brittany non si staccava un momento da Santana, o forse era il contrario, fatto sta che quelle due erano costantemente appiccicate, anche se non si stavano baciando, erano sempre sedute una sulle gambe dell'altra, e sempre mano nella mano. Brittany sembrava un po' fuori luogo in quel posto: era dolce e sembrava non sapere dove fosse. Era sulle nuvole, nel suo mondo, e i suoi occhi chiari erano quasi sempre persi nel vuoto. Era diversa da tutte le persone lì, era innocente. Non parlava mai e non rideva alle battute. Se ne stava lì, passiva, e sorrideva a Santana che la guardava o le stringeva la mano.
 
Hunter era decisamente arrogante. Quando l'atmosfera cominciava ad essere tesa, lui era sempre in mezzo. Capivi che ti stava sfidando quando alzava il mento e serrava la mascella, guardandoti fisso negli occhi e parlando con voce tagliente. Lui e Mike avevano avuto una piccola discussione, a proposito di un episodio successo tempo prima.
 
Mike era divertente e spesso al centro dell'attenzione. Non si era seduto un momento ed era rimasto tutto il tempo vicino alla colonna, ma anche da lì, seguiva benissimo la conversazione e stava al gioco ogni volta che Puck e Sam facevano uno dei loro scherzi.
 
Le amiche della Macchia non avevamo fiatato nemmeno una volta per tutto il pomeriggio.
 
Tutto sommato, quel gruppo mi piaceva. E parecchio, pensai mentre mi alzavo dal letto per l'ennesima volta quella sera. Mi piaceva come scherzassero e come riuscissero a capirsi al volo, tra di loro c'era una forte intesa e si vedeva. Un gruppo così è difficile da trovare.
 
 
Non importava quanto fossi stata male durante la notte, “la scuola aspetta” come aveva detto mia madre appena mi aveva visto scendere le scale la mattina dopo, con le occhiaie e i capelli arruffati, reduce da al massimo tre ore di sonno.
 
“Non ho dormito molto bene mamma” le dissi mentre mi sedevo e attaccavo una fetta di pane con la marmellata.
 
“Hai già fatto troppi ritardi e assenze, sono sicura che ti sveglierai appena arriverai lì” rispose mia mamma con quel suo tono tranquillo ma pur sempre severo, che usava quando non voleva arrabbiarsi ma voleva comunque che il suo volere fosse rispettato.
 
Sbuffai e mi trascinai fuori di casa, prendendo lo zaino e salutando distrattamente.
Arrivai davanti alla scuola dieci minuti prima e mi appoggiai all’edificio con le cuffie nelle orecchie.
 
“Quinn, siamo qui!” sentii chiamare alla mia destra. Era Puck. Gli Skanks al completo erano seduti sul muretto che costeggiava l’edificio e mi facevano segno di raggiungerli.
 
“Wow, che ti è successo? Sembri uno zombie, o qualcosa di simile” fece Puck, facendo riferimento alle mie occhiaie e alla mia faccia, che era pallida e smunta, e porgendomi una sigaretta. Come rifiutare.
 
“Stai molto bene anche tu questa mattina Puck, grazie” risposi con un sorriso sarcastico, mentre lui si avvicinava con l’accendino. “Non ho dormito molto bene questa notte” dissi con una scrollata di spalle e aspirando dalla sigaretta.
 
“Lo vedo” disse Sam nascondendo una risata e beccandosi una spallata da Puck, che lo guardò male.
 
“Smettila di prenderla in giro” disse serio, e poi, avvicinandosi a lui e sussurrando come se non volesse essere sentito “Hai visto come è irritabile”. Tutti risero, coprendo quasi il suono della campanella che stava suonando.
 
“A dopo ragazzi” disse Puck. Il gruppo si sciolse e entrammo tutti a scuola.
 
 
Andare a scuola dopo tre ore scarse di sonno è difficile. Andare a scuola dopo tre ore scarse di sonno e un mal di testa martellante provocato dalla sigaretta è veramente dura. Ma andare a scuola dopo tre ore scarse di sonno, con un mal di testa martellante e avere due ore di storia, è davvero una tortura.
 
Per questo, lo scontro con la prof fu inevitabile.
 
“…Perché secondo lei, signorina Fabray?” sentire il mio nome mi riportò alla realtà. Ero distratta e avevo appoggiato la testa sul banco per un paio di minuti. O forse per un po’ più di tempo, visto che non avevo la minima idea di cosa stesse parlando.
 
Alzai di scatto la testa “Come scusi?” chiesi tornando con i piedi per terra.
 
“Ho fatto una domanda, signorina Fabray, era per caso disattenta?” Il suo tono riusciva ad infastidirmi sempre e comunque, qualsiasi cosa stesse dicendo.
 
“Mi sono distratta un attimo” cercai di giustificarmi.
 
“Non ci si distrae mai nella mia classe” rispose lei con il suo solito tono altezzoso.
 
“Forse dovrei cambiare aula allora, così non dovrei più starla ad ascoltare” borbottai a bassa voce.
 
“Come scusi?” Non era bassa abbastanza. Mi aveva sentita
 
“Nulla” ma ormai il danno era fatto.
“Se vuole cambiare aula, che ne dice di quella delle punizioni?” Dovevo aspettarmelo. Sapevo che cercare di negoziare sarebbe stato del tutto inutile.
 
Abbassai la testa e emisi un grugnito che somigliava lontanamente ad un “sì”.
 
“Perfetto, oggi alla fine delle lezioni. Sa già dove andare suppongo” Era sempre quella voce irritante.
 
Un altro grugnito, e la lezione riprese normalmente.
 
Alla fine delle lezioni, dunque, mi trovavo già davanti all’aula delle punizioni. Entrai e mi sedetti allo stesso banco della volta precedente, poggiai la borsa a terra e sbuffai.
 
“Lo dirò ancora una volta” esordì Puck quando entrò e mi vide al “suo” banco.
Si avvicinò a me tanto che i nostri nasi erano a pochi centimetri. “Quello. E’. Il. Mio. Banco.” Disse scandendo parola per parola. Poi scoppiò a ridere e si allontanò.
 
“Facevo quasi paura vero?” Disse mentre prendeva una seda e ci si sedeva al contrario davanti a me.
 
“Davvero molta” risposi ridendo di rimando. “Come mai qui?” Chiesi.
 
“E’ ancora solo la seconda volta per te, dunque te lo spiegherò” fece serio. “Io sono praticamente sempre qui, ogni giorno. Vero professor Schue?” Disse alzando la voce e girandosi verso il professore, che si mise a ridere e fece segno di sì con la testa.
 
“Non c’è sempre bisogno di sapere perché sono qui, a volte non lo so nemmeno io” concluse ridendo.
 
“Ricevuto” feci sorridendo.
 
“Allora, come ti sembrano gli Skanks?”
 
“Fantastici” risposi io, provocando una risata da parte di Puck. “No, dico sul serio!” dissi quando lui cominciò a ridere. “Sono simpatici, tutti quanti” affermai.
 
“Felice di sentirtelo dire” disse Puck.
 
Ripensandoci però, avevo una domanda da fargli. “Ho per caso fatto qualcosa a Santana?” Chiesi di punto in bianco
 
“Cosa?” fece lui confuso.
 
“Non mi sembra di starle molto simpatica…” iniziai io
 
“Non ti preoccupare” mi interruppe lui “lei è così con tutte le nuove ragazze che entrano nel gruppo. E’ protettiva verso Brittany, forse si sente minacciata dalle altre ragazze, ha paura che possano portargliela via” disse alzando le spalle. “Non è un tuo problema, ha fatto così anche con Mercedes e con La macchia, quando sono arrivate”
 
“Fantastico, pensavo di aver detto qualcosa di sbagliato” risposi sollevata.
 
“Non hai detto nulla di sbagliato” mi rassicurò ancora una volta. “Ti adorano tutti nel gruppo, persino Hunter, anche se non lo da a vedere” Disse, abbassando il tono di voce sull’ultima parte.
 
“Davvero?” chiesi, sorpresa. Il gruppo mi piaceva, ma non pensavo che piacessi così tanto anche a loro.
 
“Mh-mh” confermò lui annuendo. Le mie guance dovevano aver assunto un colorito tendente al rosso, e se ne accorse anche Puck.
 
“Non montarti la testa eh” disse, sorridendo alzando solo un angolo della bocca come faceva sempre.
 
“Tranquillo, non sono il tipo. Non mi servono le attenzioni degli altri” feci scrollando le spalle, cosa che lo fece ridere. “Lo trovi divertente?” chiesi alzando un sopracciglio, divertita a mia volta.
 
“No, affatto, è solo che a me sembra che tu abbia bisogno di qualcuno che ti dia attenzioni e che si prenda cura di te” rispose guardandomi negli occhi e sorridendo in una maniera diversa dal solito. Non era il solito sorriso da strafottente, era diverso, più moderato. Era forse timido? Le mie guance erano molto probabilmente passate da “tendente al rosso” a bordeaux.
 
Rimasi in silenzio per alcuni secondi. Non riuscivo a pensare, tanto meno a formulare una frase che avesse un senso. Feci probabilmente la cosa peggiore che potessi fare, cioè rimanere lì paralizzata, con le mie guance bordeaux in contrasto con i segni scuri sotto i miei occhi, a fissarlo imbambolata. Mi riscossi appena in tempo.
 
“Forse” dissi sorridendo timidamente a mia volta.
 
Aprì la bocca per dire qualcos’altro ma fu interrotto dal suono della campanella che segnava la fine della punizione.
 
“Devo andare, a domani” dissi velocemente alzandomi e prendendo le mie cose. In men che non si dica ero fuori dalla porta
 
Che avevo fatto? Ero scappata, avevo avuto paura ed ero scappata cogliendo l’occasione. Sarei dovuta rimanere lì? Avrei dovuto aspettare che mi dicesse quello che voleva dirmi? Ovviamente si. “Stupida” sussurrai a me stessa mentre acceleravo il passo.
 
“Con chi parli?” mi voltai. Puck era lì, che mi seguiva a passo d’uomo sulla sua moto.
 
“Con nessuno” dissi scuotendo la testa e continuando a camminare.
 
“Ti serve un passaggio?” Mi chiese porgendomi il casco mentre continuava a seguirmi sulla moto.
 
“No grazie, casa mia è vicina” risposi continuando a guardare in basso e a camminare.
 
“Insisto” disse sorridendomi al suo solito modo e allungando il braccio e mettendomi in mano il casco.
 
“Va bene” dissi rassegnata, scuotendo la testa sorridendo. Salii dietro di lui sulla moto e mi strinsi con le braccia la sua vita per non cadere.
 
Fummo a casa in pochissimi minuti. Scesi velocemente dalla moto e tolsi il casco.
 
“Grazie” dissi porgendoglielo e sorridendo.
 
“E di che” fece lui alzandosi dalla moto e sistemando il casco dietro.
 
“A domani” dissi girandomi e incamminandomi verso la porta di casa.
 
Non avevo fatto più di tre passi che sentii qualcuno fermarmi prendendomi il polso. Mi girai.
 
Puck era dietro di me. Si avvicinò di più e senza dire nulla posò le sue labbra sulle mie.
 
Prima che riuscissi a pensare e a decidere se ricambiare il bacio, il mio corpo agì per conto suo, facendomi indietreggiare.
 
“Ci vediamo domani” ripetei prima di girarmi ed entrare in casa. 
 
Ci tengo a precisare:
1. No, non sono morta
2. Si, oggi è domenica e non giovedì, ma ho deciso di aggiornare comunque.
Salve a tutti.
Chiedo umilmente perdono per la mia assenza di... quante, due settimane? 
Sono stata impegnata durante le vacanze di Pasqua e con la scuola, dunque non sono riuscita ad aggiornare, ne a rispondere alle recensioni (cosa che farò appena postato il capitolo)
Siete liberi di lanciarmi qualsiasi oggetto vogliate lol
Ad ogni modo, sono tornata con il settimo capitolo.
Che ve ne pare del coportamento di Quinn? Ha fatto bene ad andarsene? Sarebbe dovuta rimanere con Puck?
Siamo all'ultimo mese scolastico aka il mese delle verifiche e delle interrogazioni, ma cercherò comunque di aggiornare il più presto possibile.
Al prossimo capitolo :)
-Alice
  
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