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Autore: Cecily_herondale    04/05/2014    3 recensioni
Salve, eccomi qui con un'altra one shot su Cecily. Amo davvero questo personaggio, e uno dei personaggi che più amo della saga. In questa breve one shot parlo di una Cecily persa in ricordi lontani, mentre bussa alle porte dell'istituto per portare indietro il suo Gwilym. Se riceverò delle recensioni, apparte ovviamente il mio Jemmo, potrei continuare a pubblicare qualche altro frammento dei pensieri di questa giovane cacciatrice.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cecily Herondale
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Cecily aveva il respiro affannato, mentre fissava l'enorme costruzione stagliarsi imponente davanti a lei. Così era quello l'istituto? Pensò, mentre gli occhi osservavano ogni minimo particolare. Il cuore che sembrava impazzito nel petto, sembrava quasi che  potesse scoppiare da un momento all'altro. Sfiorò con le dita il metallo freddo del cancello, quasi timorosa. Oh, suvvia, Cecily. Fatevi coraggio, non morde mica. Fissò un ultima volta dietro di se, era ancora in tempo per andarsene, ma le gambe erano come liquefatte. Dopo che prese un respiro profondo, si fece forza, e prese il battente fra le mani e lentamente batte due colpi. Le vennero i crampi allo stomaco per l'ansia, mentre mille domande, mille dubbi passavano veloci nella sua testa. Si sarebbe ricordato Gwilym di lei? Sarebbe stato felice di rivederla? Come avrebbe accolto la sua chwaer fach? Ormai era li e non poteva, non voleva, tirarsi indietro. Per un attimo ebbe il timore di aver bussato troppo piano, ma mentre riportava la mano al battente, l'enorme portone di legno si aprì. Ne venne fuori un uomo, che camminava con una piccola lanterna in mano. Il leggero bagliore gettava un ombra sul suo viso, che non le permetteva di vedere che espressione avesse in volto. Era un uomo abbastanza alto, di corporatura abbastanza normale. La studiò per qualche minuto, così si tolse il cappuccio del mantello cossichè pottesse vederla in viso, e cercò di dare alla mia voce un tono normale, fermo.
<< Buona sera, scusate la mia incursione, ma devo parlare col capo dell'istituto.>> prese un repiro profondo e continuò << sono Cecily Herondale, e vorrei parlare con mio fratello, William Herondale>>. L'uomo la fissò qualche secondo, ma poi dopo averle lanciato un ultima occhiata si mise ad armeggiare con la serratura.
<< E quindi voi siete la sorella del signorino William? Scusate la mia curiosità, ma lui non parla mai della sua famiglia>>. Le rivolse un sorriso gentile, mentre le faceva strada dento l'istituto. Il suo passo era veloce, sembrava quasi impaziente.
<< Non vi preoccupate, ne ero sicura>> dissecon un velo di malinconia, infondo ci aveva abbandonati, che motivo aveva di parlare di lei, o dei loro genitori?
<< Aspettemi qui mentre vado ad annunciarvi alla signora Charlotte>>. Dopo averle rivolto un ultimo sguardo incredulo, si avviò in corridoio. Si guardò intorno, stranamente ammaliata da quel posto. Dipinti che raffiuguravano scene della vita dei Nephilim, o per lo meno così credeva, adornavano le pareti. La stanza era illuminata da un leggero chiarore, alzai lo sguardo e notai che, disposte a una  distanza regolare, vi erano delle strane pietre che brillavano di luce propria, diffondendo un leggero chiarore. Cecily dovete essere forte, non dovete farvi ammalliare da tutto questo. Ricordati il motivo per cui sei qui. Il motivo per cui avete abbandonato la vostra famiglia. Bastarono quelle frasi, dette per autoconvincersi, che la portarono indietro, facendole fare un salto nel passato, in ricordi che non sarebbe mai riuscita ad eliminare.

Cecily si era svegliata senza il solito bagliore mattutino che illuminava la stanza, quindi dedusse che fosse ancora presto. Qualcosa l'aveva svegliata, ma intontita dal sonno, non era riuscita a capire cosa, finchè un rantolio sommesso raggiunse la sua camera da letto. Sgusciò fuori dal letto e sbirciò fuori dalla porta. Il corridoio era immerso nel buio e sarebbe sembrato tutto normale, se non fosse stato per quei singhiozzi povenienti dal piano inferiore. Dei colpi bassi e profondi la fecero sussultare per lo spavento, facendola indietreggiare involontariamente.  Sgattaiolò fuori dalla stanza, cercando di non fare rumore, e bussò alla porte di Ella, ma non ricevette nessuna risposta. Quando provai ad abbassare la maniglia, questa era chiusa a chiave. Andò in camera di Gwilym, per vedere se erano li, magari stavano giocando di nascosto. I miei piedini sbattevanio sul pavimento, mentre entrava quasi correndo nella camera di William, ma il suo letto era vuoto. Andò alla prima finestra per vedere se erano usciti in giardino, ma di loro nessuna traccia.
<< Gwilym? Ella? Dove siete?>> gridò aspettando la risposta, o che saltassero fuori facendola spaventare, ma l'unica risposta che ricevette furono i singhiozzi disperati di mia madre. Scese velocemente le scale, mentre il pianto adesso si faceva più forte, man mano che si avvicinava. Quando arrivò in cucina , non si aspettava di trovare quel pandemonio. Vi erano i cocci di un vaso che si era schiantato a terra, una sedia col piede rotto abbandonata a terra in un angolo, ma la cosa più brutta di tutta quella scena era sua madre che piangeva disperata, e suo padre con lo sguardo perso nel vuoto accanto a lei.
Indugiò un secondo, prima di avvicinarsi titubante a loro.
<< Madre, dove sono Gwilym ed Ella?>> disse con voce rotta dalla paura. La madre la strinse fra le sue braccia, così forte che Cecily ebbe l'impressione che volesse incollarla al suo corpo. Dalla sua gola usciva un rantolio appena percettibile , ma lei riuscì a cogliere le sue parole.                                  
<< C'è li hanno portati via, Cecily>>.

Solo anni dopo, Cecily, aveva capito il significato di quelle parole. Quella vita tanto detestata da suo padre, dalla quale si era allontanato per vivere una vita il più tranquilla possibile con sua madre, le aveva strappato, in modi diversi, le persone che amava di più al mondo.
I suoi pensieri vennero interroti, non appena sentì i passi dell'uomo fare ritorno.
<< Seguitemi, signorina Herondale>>. Seguì quell'uomo, con la mente finalmente lucida. Sapeva qual'era il suo scopo, adesso nessuno l'avrebbe fermate. Lei doveva tornare a casa, con il suo Gwilym.
  
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