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Autore: merryluna    24/07/2008    10 recensioni
Opinione comune vuole che Ronald Bilius Weasley sia considerato uno zio perfetto, ma i suoi fratelli sanno che ha i suoi scheletri da nascondere nell'armadio...
Scritta su spunto del Pannolini!Challange!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Sirius Potter, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Nota dell'autora in vacanza: Questa sottospecie di fic è stata scritta per Il pannolini!Challange!
Mi chiedo ancora perché la stia postando -.- .


Professione Zio



Ron Weasley era uno zio buono: Ginny lo ripeteva al proprio pancione tutte le volte che si presentava a casa sua, alle ore più improbabili della notte e del giorno, con un sacchetto pieno delle cose, ancora più improbabili, che lei gli mandava a chiedere via gufo. Fragole in dicembre, sacher torte in febbraio, squacquerone in marzo - per inciso: Ron, prima dell'arrivo di Errol Secondo, non sapeva neanche l'esistenza di un formaggio del genere. E dovette usare tutta la sua influenza di eroe di guerra per poter ottenere la passaporta giusta, per procurarselo - e sciarpa di seta in aprile. Per quanto fosse convinto del fatto che la sciarpa di seta non c'entrasse niente con le voglie da gestante della sorella, ma che piuttosto fosse legata ai ripensamenti dopo il pomeriggio di shopping di Ginny con Hermione, credeva che la parte peggiore della gravidanza fosse passata con la nascita di James.
Ed era assolutamente certo che Harry non dovesse poi rimpiangere più di tanto il non essere potuto starle vicino in quei mesi. A suo parere, Harry James Potter doveva solo che essergli grato per avergli risparmiato così tante rogne.

Ron Weasley era stato uno zio bravo il giorno in cui aveva accettato di dare il biberon al pargolo. E divenne uno zio ancora più bravo qualche secondo dopo che il biberon fu svuotato quando, dando dei piccoli colpetti alla schiena del bambino, in attesa del fatidico ruttino, il cucciolo aveva rimesso metà della poppata sulla sua schiena, rovinando il completo che aveva ritirato da Madama McClan quella mattina stessa.

Poi era venuta la volta della bava: non riusciva a capacitarsi della strana legge dell'anatomia umana per la quale, nonostante i litri di saliva che uscivano dalla bocca sdentata di suo nipote primogenito, il piccolo non rimanesse disidrato. Una sera, mentre Hermione stava baciandolo in modo particolarmente appassionato per consolarlo dell'estenuante giornata di lavoro dal quale era reduce, si staccò velocemente dalle sue labbra, fulminato nuovamente da quel pensiero: lei era una donna intelligente, lo era sempre stata ed era sicuro che potesse essere la persona giusta a svelare l'arcano.

L'espressione del viso di sua moglie, dinnanzi a quella richiesta di spiegazioni, era mutata velocemente dal sorpreso, all'allibito, allo schifato, al decisamente incazzato.

Neanche lui, nei giorni e negli anni a venire, sarebbe riuscito a capire come si fosse delineato nel suo cervello atrofizzato - testuali parole di lei - il collegamento balzano tra il bacio della donna da lui amata e la salivazione di suo nipote. Fatto rimaneva che Hermione si fosse rifiutata di “consolarlo” per un paio di settimane e, per qualche tempo, notò come avesse quasi paura di infilargli la lingua in bocca.

Se Ronald Bilius Weasley aveva sempre ritenuto che non c'era niente di più terrificante di un ragno gigante o, in alternativa, di un soggiorno nel territorio di Aragog&Family, niente di più puzzolente di un troll di montagna rinchiuso in un bagno di Hogwarts e niente di più terrificante della sua esperienza nella stanza dei cervelli al Ministero, in novembre dovette ricredersi - Hermione, più tardi, gli aveva fatto notare che era in uno stato di percezione alterata, in quell'ultima occasione, ma lui preferì ignorare quella precisazione.

James aveva ormai sei mesi: lo zio tenero guardava impotente le foglie rossastre che il vento faceva cadere al di là del vetro e tentava in ogni modo di non pensare al suo sgambettare allegro.

Ed al tanfo proveniente dal suo pannolino.

Avevano appena finito di mangiare, si era appena ripulito da un mezzo piatto di semolino sputato dritto dritto sulla sua faccia lentigginosa e, non appena s'era avvicinato nuovamente al seggiolone di James, aveva inizialmente pensato ad una qualche fuga di gas.

Solo in un secondo momento aveva ricordato che non si trovava nel mondo babbano, ma alla Tana. Ed i suoi neuroni, avevano poi formulato l'informazione che, quel fetore, aveva poco a che fare con il gas: si era guardato intorno disperato, sperando di ricevere un qualche aiuto, almeno spirituale, dagli occupanti della cucina.

Inutile dire che non era arrivato. Anzi: sembrava quasi che tutti lo stessero ignorando di proposito.

“Ehm...” fece, tossendo lievemente per attirare la loro attenzione.
“Ehm...” ripeté, imbarazzato, indicando James, intento ad agitare per aria un sonaglino colorato e portandoselo, di tanto in tanto, alla bocca, con un'espressione semplicemente giubilante.
“Sì?”: Charlie aveva tutta l'aria di uno che voleva concedersi una sana risata ma che, per un qualche recondito motivo, si stava trattenendo, con il risultato che sbuffava ad intervalli più o meno regolari. Chi non lo conosceva, avrebbe potuto tranquillamente scambiarlo per uno evaso dal reparto malattie mentali del San Mungo.
“Ci sarebbe da cambiare nostro nipote...” buttò là, togliendo il bambino dal seggiolone e tenendolo a debita distanza dal proprio corpo.
“Trasfigura quel coso in un fasciatoio” suggerì Bill, muovendo un pezzo sulla scacchiera: le partite con George potevano durare ore ma, quel pomeriggio, sembrava che lui stesse avendo la meglio dopo soli trenta minuti di gioco.

Ron fece come gli era stato detto ed attese speranzoso che qualcuno facesse qualcosa.

“Cosa aspetti?” s'informò pacato Percy, avvicinandosi alla dispensa. “Non ti aspetterai che anche questa volta uno di noi faccia il lavoro sporco al tuo posto?”

Ron lo guardò senza capire.

“Ma quant'è buono, lo zio Ron!” scimmiottò George.
“Ma quant'è bravo, lo zio Ron!” fece Charlie.
“Ma quant'è tenero, lo zio Ron!”: bofonchiò Percy.
“Ma quanto...”

Ad un cenno di Bill, i fratelli Weasley si acquietarono ed attesero che parlasse.

“Ron, quando dirai a nostra sorella che in sei mesi non hai mai cambiato un pannolino?”: fu come se la terra venisse meno sotto i piedi del miglior amico di Harry Potter, presagendo già cosa sarebbe stato aggiunto poi. “Od hai oggi la tua prima volta, o lo diremo a Ginny”
“Non...non...”
Non cosa?” ghignò George.

Erano seri. Erano maledettamente seri.

Ron deglutì, s'armò di coraggio e fronteggiò l'esserino di sei mesi adagiato sul fasciatoio.

“Non è poi così terribile!” esclamò ridendo Bill, tenendogli gli occhi incollati addosso.

“Certo che non lo è!” rincarò Charlie, godendosi appieno la faccia tetra ed il colorito verdognolo del fratello.
“Ma non siete voi due a dover far i conti con...quella roba!” fece schifato il più piccolo dei maschi Weasley, alzando con l'indice la veste del pupo e studiando l'espressione di James, i suoi gridolini eccitati e la goccina di bava che gli colava da un lato della bocca. “Oh, Merlino! Come accidenti fa! Ha solo sei mesi ed eppure fa più...” s'interruppe, rendendosi conto che, con il suo comportamento, stava scatenando ancor più l'ilarità dei fratelli maligni - per non parlare del fatto che Percy, intento a bersi un succo di zucca, stava rischiando di morire soffocato per la ridarella che l'aveva colto. Solo qualche anno addietro, quella di strozzarsi era la fine che gli avrebbe augurato con tutto il cuore. In quel momento, i suoi desideri più oscuri non erano poi così diversi da quelli di allora: si chiedeva solamente come avesse fatto ad adorare gli altri suoi fratelli maggiori.

Ronnino” cinguettò George, posandogli con solennità una mano sulla spalla, mentre tutti gli altri fratelli si stringevano a cerchio attorno a loro. “Prima o poi, sarebbe arrivato questo momento...lo sapevi tu, come lo sapevamo noi...”

Ron li guardò con occhi da cucciolo ferito e portò di nuovo l'attenzione sul pargolo che continuava ad agitarsi sotto di lui.

“Ricorda che sei stato un Grifondoro” lo incitò Bill.

Oh quanto avrebbe voluto che invece che per le risate, fossero tutti accasciati in terra per morte.

Memore del Torneo Tre Maghi, Ron evocò un incantesimo testa-bolla, chiamò a sé fazzolettini umidificati, borotalco ed un pannolino pulito: era un eroe di guerra, era sopravvissuto alla gravidanza di Ginny ed alla furia cieca di Hermione, dopo che, durante uno dei suoi esperimenti per i Tiri Vispi Weasley, aveva fatto esplodere la biscottiera che le aveva regalato sua madre per Natale. Un pannolino, non poteva essere peggio di tutto ciò, no?

Cinque minuti dopo, si rese conto di quanto si stesse sbagliando.
  
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