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Autore: RoseDust    05/05/2014    5 recensioni
Un inconto tra un Haymitch triste e irritato e una Posy allegra e innocente, prima che la vicenda di Katniss abbia inizio.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Haymitch Abernathy, Posy Hawthorne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa FF partecipa al terzo turno del contest "1 su 24 ce la fa!" di ManuFury. Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 
Il dolore e l'innocenza
 
Davanti ai miei occhi, ancora una volta, un bambino viene fatto a pezzi.
Lo schermo mi mostra immagini che mai più potrò dimenticare e lo fa, a sentire chi organizza tutto questo, per il mio divertimento.
Ancora una volta, torno a casa sconfitto.
 
I Tributi che mi erano stati affidati quest'anno erano più giovani della media; questo non ha fatto che accrescere il mio dolore.
Mi trascino per il Forno alla ricerca di Ripper, la sola persona in questo posto che abbia la possibilità di vendermi l'unico antidoto alla mia condizione, il fluido vitale che mi trasporta in un mondo diverso, migliore.
Per la strada incontro una bimbetta; avrà due o tre anni e gli occhioni sgranati indicano una meraviglia per il mondo che la circonda che mi è impossibile comprendere.
Inizialmente la ignoro e continuo a cercare Ripper; non la vedo da nessuna parte, ma oggi ho davvero bisogno di lei, perché le mie scorte di alcol sono quasi esaurite.
Sobbalzo quando una vocina dietro di me esclama:
« Ciao! Io sono Posy! Tu come ti chiami? »
Mi giro e osservo la bimbetta per qualche secondo, incredulo. La sua voce allegra stona con questo luogo triste.
Emetto una specie di grugnito e mi allontano; non capisco cosa voglia quella bambina da me, ma oggi non è proprio la giornata adatta per scoprirlo.
« Perché non mi rispondi? Non hai la lingua? »
Questa frase innocente, detta con così tanta leggerezza, dentro me scatena una marea di ricordi e sensazioni che fanno aumentare il mio bisogno di alcol.
Ma dov'è Ripper?
Finalmente la individuo a poca distanza da me; abbandono la bambina al suo destino e compro diverse bottiglie di liquore.
Quando mi giro nuovamente, mi rendo conto di una cosa a cui prima non avevo fatto caso: la bambina è sola. Non ci sono adulti con lei, né fratelli maggiori.
È soltanto una bambina di due o tre anni che si trascina per le strade con lo sguardo meravigliato e la vocetta allegra.
Penso che non siano fatti miei e che la mocciosa troverà sicuramente qualcun altro che la aiuti a ritrovare la strada di casa.
Non ho fatto che pochi passi, quando la solita vocetta insiste:
« Allora, non ce l'hai un nome? »
Sospiro, rendendomi conto che ormai non posso più ignorare la situazione.
« Haymitch. Mi chiamo Haymitch. Non sei un po' piccola per andare in giro da sola? Che fine hanno fatto i tuoi genitori? »
« Non sono sola! Ci sei tu con me! Perché sei triste? »
« Perché lo sono. E tu sei troppo piccola per capire. Come si chiama tuo padre? Andiamo, ti riporto da lui. »
Le prendo la mano e comincio a trascinarla fuori dal Forno.
« Non lo so come si chiama, ma tanto ormai non c'è più. Ci sono solo la mamma e Gale e Rory e Vick. »
Non ho idea di chi siano Rory e Vick, ma mi sembra di ricordare qualcosa di un Gale con un padre morto in un incidente nella miniera; dev'essere successo qualche anno fa. Se solo riuscissi a ricordarmi il loro cognome, o il volto della vedova...
« Quando io sono triste, la mia mamma mi canta sempre una canzone » riprende la bambina.
« Posso cantarti una canzone, se vuoi. Ne conosco soltanto due e sono corte, ma possono renderti felice! »
« Bambina, ti prego, ho mal di testa. Non cantare. Non mi farà felice. »
« Mi chiamo Posy, non Bambina! E tu devi essere felice come lo sono io! Non hai una mamma che ti abbraccia e ti prepara una tisana calda e ti canta le canzoni? »
« No, bambina. Non ce l'ho. »
Comincio ad essere davvero infastidito da questa bimbetta e non so come potrò trovare la sua abitazione.
Forse dovrei andare a casa del Sindaco e chiedergli il cognome di quell'uomo morto tanti anni fa. Oppure potrei lasciarla direttamente nella casa del Sindaco e farla diventare un problema suo; sì, penso che farò così.
« Non ce l'hai? Ecco perché sei triste. Allora d'ora in poi sarò io la tua mamma! »
La bambina mi abbraccia le gambe e mi tiene stretto. Non riesco a muovermi, mi ha intrappolato, ma per una volta non mi sento in gabbia.
Mi sorprendo di questa insolita emozione che sento dentro di me: sembra quasi... dolcezza.
Dura soltanto pochi secondi, ma è come se per qualche attimo quella bambina mi illudesse che ci sia ancora qualcosa di buono nel mondo.
Quando si stacca da me, la bimbetta sorride.
« Andiamo, Posy: cerchiamo la tua mamma. »
  
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